Vlado Micov: 'I miei segreti a Cantù'
Il serbo è tornato in Brianza per il Trofeo Lombardia
Vlado Micov nel weekend è tornato in Brianza, a Desio, per giocare il Trofeo Lombardia con il CSKA Mosca, sua nuova squadra. Per il serbo è stata anche l'occasione per parlare del suo addio a Cantù dove ha vissuto per tre anni. Ecco le sue parole rilasciate a La Provincia.
"Mi si è presentata l'occasione di fare un bel salto di qualità dal punto di vista professionale, mettendomi alla prova a un livello più alto. Dopo tre anni ottimi e indimenticabili a Cantù, verso la fine di giugno mi erano arrivate alcune offerte, io avevo la possibilità di uscire dal contratto con Cantù e quando mi ha chiamato il Cska ho capito che mi si presentava una opportunità irrinunciabile. Può capitare anche una sola volta nella vita di poter entrare in una squadra che ambisce a vincere I'Euroiega, e che è comunque sempre al top in Europa. Quando mi hanno cercato era già sicuro il ritorno di Messina, e l'arrivo di nuovi giocatori, dopo un'Eurolega persa di un punto in finale. Adesso ci mancano ancora i serbi impegnati con la Nazionale (Teodosic, Krstic ed Erceg, e poi è ai box Weems visto a Desio lo scorso anno con la maglia dello Zalgiris, ndr) e ci aspettiamo di giocare una grande stagione. Cantù? Tre stagioni bellissime, quando sono arrivato eravamo da medio-alta classifica nel campionato italiano, poi siamo cresciuti, con le finali di coppa Italia e quella scudetto, la partecipazione all'Eurocup e poi all'Eurolega, giocata qui a Desio in un impianto bellissimo e sempre pieno. È stato un grande onore per me giocare per Cantù, un club che ha i migliori tifosi d'Italia, ed è stato un passo molto importante nella mia carriera, che mi ha portato fino al Cska e posso solo ringraziare tutti per questo. Il mio addio a Cantù per via dell'infortunio al ginocchio? No, non è stato per quello, anche se c'è voluto un po' troppo per capire quale fosse il problema, l'infezione batterica, e come curarla. Ora? È tutto ok. devo solo lavorare ancora sul potenziamento muscolare, ma il ginocchio non dà più fastidi. Auguro a chiunque tre anni "italiani" come quelli che ho vissuto io; non va bene cambiare squadra ogni stagione, io ho avuto la fortuna di arrivare in un club che è come una famiglia e sono sicuramente grato ai signori Cremascoli, ad allenatori e dirigenti e ai compagni che ho avuto, un'esperienza che consiglio a ogni giocatore. Messina? Mi sono fatto spiegare da Lele Molin cosa il coach vuole dai suoi giocatori. Io sindaco di Mosca (a Cantù la segnalazione aveva riscosso successo, ndr) No, non ancora, ma Mosca è una città troppo grande complicata per quel compito, meglio di no. La battuta di indicarmi come sindaco di Cantù era stata comunque divertente, ed era una delle conferme che mi ero trovato in un ambiente ideale e nel quale era proprio bello giocare".