Luca Banchi alla conquista della Grecia: Bello vivere in una città che respira basket
Il coach degli scudetti di Siena e Milano ai nastri di partenza con l'Aek: Società giovane con basi importanti. L'Olimpia Milano? Mercato da sogno che rivela importanti ambizioni
Insomma, nulla di semplice, come ogni sfida raccolta da Luca Banchi nella sua ormai navigata carriera: «Ho accettato questa opportunità fors’anche con un pizzico della mia solita incoscienza. Ma è bello essere qui, in una città che vive di basket, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto». Il coach grossetano è questo, testa, che lo ha reso il secondo di sempre a vincere due titoli LBA in fila con due squadre diverse (dopo Carlo Recalcati). Ma anche cuore e passione, come quel «one shot» vissuto al Bamberg, e chiuso con una buona semifinale scudetto.
Ora è Grecia, lontano da casa, ma di nuovo al centro del campo: «Sono appena rientrato da Istanbul, dove abbiamo chiuso la preseason battendo Banvit e Besiktas. Non male, visto che Vasileios Kavvadas non è ancora stato disponibile, e Howard Sant-Ross ha tentato il rientro, ma dopo 15’ con il Banvit ha avvertito un nuovo fastidio».
Il valore dell’ex Darussafaka resta centrale: «E’ un giocatore caratterizzante, per atletismo, fisicità e anche presenza difensiva. Ci porta in una dimensione differente. Ma poco male: ho garantito minuti da “3” a Jonas Maciulis e da “2” a Malcolm Griffin. Le alternative ci sono».
Questo il gioco, il campo. Poi c’è il club, la nuova casa, la nuova vita: «Aek, un nome importante, ma che può essere per certi versi ingannevole. Il marchio è storico ma la società giovane, visto che solo cinque anni fa retrocedeva in terza serie per annullare i debiti».
Gioventù nella tradizione, con basi giuste: «Makis Angelopoulos ha una visione, grande ambizione e volontà di investimenti. In quattro anni sono arrivati una Coppa di Grecia e una Champions League. C’è positività, voglia di fare e di costruire, arrivando un giorno anche ad una nuova casa, visto che oggi dividiamo l’Oaka con il Panathinaikos».
In giallonero, per Luca Banchi, sarà tutto nuovo: «Stimolante allenare chi non ha mai lavorato con me in precedenza. Il gruppo recepisce comunque bene, ma mi piace pensare di avere in mano tre nuclei importanti. Il primo è quello composto dai “confermati” della passata stagione, un’annata vincente e un percorso virtuoso. Tra questi, il capitano Sakota mi conosce, e questa è già una buona partenza. Nel secondo troviamo elementi di esperienza, vincenti, come Sant-Roos e Maciulis. Infine ecco un gruppo di giovani “virgulti” che può aggiungere qualcosa di inatteso. Intanto, diamogli modo di adattarsi ad una nuova dimensione».
E arriviamo a quelli che sono i temi salienti della stagione. Panathinaikos contro Olympiacos, eterna lotta del basket greco: «Un dualismo vivo in Europa, e che a livello continentale è percepito maggiormente. Nel momento in cui arrivi in Grecia, guardi l’albo d’oro e scopri che il Panathinaikos, negli ultimi vent’anni, ha vinto sedici campionati, lasciandone tre all’Olympiacos e uno all’Aek Atene. Diventa difficile scalfire una simile epopea, anche per David Blatt».
Sul campo, il mercato ha parlato chiaro. «Il Panathinaikos ha un roster simile a quello dell’anno scorso, con due perdite eccellenti (James e Singleton, ndr) e arrivi importanti (Lasme e Langford, ndr). Prosegue il suo percorso tecnico con Xavi Pascual, e sono incuriosito dall’inserimento di Ioannis Papapetrou. Con il rinnovo di Nick Calathes, importante a livello economico, lanciano un messaggio: il simbolo è lui».
Di fronte l’Olympiacos: «Che risponde al “vantaggio storico” degli avversari con una scelta importante, quella di David Blatt. Un coach con cui puoi aspirare a qualsiasi traguardo, e che si somma scelte di mercato intriganti. Faccio due nomi. Zach LeDay lo conoscevo poco, ho avuto modo di studiarlo e sono rimasto impressionato. E poi c’è Nigel Williams-Goss: sarà un top di EuroLeague e un prospetto per la Nba».
Dunque, il pronostico? «Partono alla pari in EuroLeague, in Grecia vedo ancora avanti il Panathinaikos».
E arriviamo all’Italia, al passato, a Olimpia Milano: «Sta dando spazio a quelle che sono le sue grandissime potenzialità. Credo che nessun tifoso potesse chiedere di più a questo mercato. La società dovrà scalare posizioni dopo due annate complicate, ma senza mascherare le sue ambizioni».
Insomma, per il collega Simone Pianigiani le carte sono di alto livello: «Ho avuto modo di confrontarmi con staff tecnici di EuroLeague, dunque più attenti alle dinamiche della competizione. Parlo di Panathinaikos, Khimki, Olympiacos e Maccabi Tel Aviv: tutte ritengono che il mercato di Milano sia stato tra quelli più importanti, se non il più importante. La somma è un Mike James impattante, un ottimo elemento come Nemanja Nedovic, e la conferma di giocatori in crescita come Arturas Gudaitis e Kaleb Tarczewski. Ma dico di più: nei mesi ci si è forse dimenticati di Mindaugas Kuzminskas. Milano lo soffiò a grandi club europei, ora potrà lavorare con i compagni da subito».
Fondamentale, quindi, sarà il salto di qualità in EuroLeague: «Hanno deciso di iniziare prima, di immagazzinare lavoro subito producendo poi la rifinitura a Zara. Sarà fondamentale un avvio felice nella competizione, in modo da aumentare il livello di consapevolezza per quella che sarà la fase calda. L’EuroLeague può produrre grandi flessioni, per poi non perdonarle».
Il tutto, in uno scenario europeo sempre più confuso: «Non posso parlare per me, le finestre FIBA non hanno falcidiato il mio roster. Ma penso a molti miei colleghi: ci troviamo di fronte a giocatori che avviano un lavoro con il loro club, partono per affrontare gare di alta competitività in Nazionale, per poi rientrare in una squadra che, nel frattempo, ha continuato a camminare. E’ uno scontro di calendari, con in mezzo i problemi di programmazione delle società».
Luca Banchi volge lo sguardo in avanti, alla sua nuova casa. L’Aek lo attende, la campagna di Grecia è iniziata.