L'analisi di Luca Banchi: Milano a Istanbul per la sopravvivenza, Brown pericolo numero uno
Il coach di Grosseto commenta per noi l'EuroLeague: a Zizic consiglio di restare in Europa altri due anni. Questa competizione richiede un salto di qualità di staff e strutture, e l'Olimpia in questo ha saputo stare al passo con i tempi
Proprio dall’ultima giornata abbiamo ereditato una grossa novità. Davanti, per la prima volta, non abbiamo il Cska…
Non me lo sarei mai aspettato. Il Cska, nella prima parte di stagione, è parsa sopra tutti, ma non tanto per il semplice talento, quanto per contenuti tecnici e organizzazione di gioco. Mostrava uno sprint diverso, eppure nel girone di ritorno si deve confrontare con un record 3-3. Evidentemente, anche il Cska, come tutte le pretendenti, non è immune agli infortuni, e una flessione è nell’ordine delle cose. Per certi versi, arrivare ai playoff senza un momento «di calo» avrebbe potuto essere un «pericolo». Così non sarà.
Per il resto, nelle prime posizioni, la classifica pare delineata.
Sì, i primi quattro posti sono di Real Madrid, Cska, Fenerbahce e Oliympiacos. Queste squadre hanno mostrato un vantaggio evidente sui «competitors» e nel primo turno playoff il fattore campo potrebbe amplificare il tutto. Se per le prime tre le aspettative sono state rispettate, diverso discorso si può fare per l’Olympiacos: i greci sono stati molto bravi ad andare oltre le difficoltà nonostante un roster non all’altezza, sulla carta, di chi ne condivide le posizioni.
Una classifica che si delinea, ma anche tanto equilibrio nei singoli confronti. Come si sta evolvendo dal punto di vista del gioco questa «new era»?
Abbiamo assistito ad un avvio di competizione veloce, con gioco spumeggiante e alte medie realizzative. Ora il ritmo si è abbassato, ma nel contempo è cresciuto il livello di conoscenza reciproco. Siamo spettatori di un prodotto senza precedenti da cui partire, e che al contempo richiede un immediato innalzamento dell’asticella. Partiamo dagli staff: bisogna produrre conoscenza giocando anche ogni 48 ore e viaggiando da un’arena all’altra. Qui poi entrano in gioco le società stesse: l’organizzazione pretende arene importanti, ma il gioco non si ferma qui. Servono strutture di allenamento all’avanguardia, centri di riabilitazione e fisioterapici a portata di mano, addirittura itineranti. In questo senso, l’Olimpia Milano è stata al passo con i tempi. Penso a dove allenavo io, il Palaliido, e a dove si allena oggi, la nuova secondaria del Forum. Un bel salto di qualità, a cui con piacere posso dire di aver contribuito in prima persona, visti alcuni volti dell’attuale staff.
Olimpia Milano quindi, giovedì pomeriggio a Istanbul contro l’Anadolu Efes.
Due squadre che si assomigliano, con attacchi importanti viste le medie realizzative che dopo 21 gare non possono più essere casuali. Sarà una gara tosta tra due coach che possono attingere a numerose risorse, e dove certamente l’aspetto emozionale potrà fare la differenza. Milano si giocherà la sopravvivenza, l’Efes una necessità di continuità. E’ una squadra in fase positiva e di crescita, ma se fossi in loro non sarei così ottimista sul successo.
Dunque, valuta il fattore-pressione sulla squadra di Perasovic?
Possono eliminare una diretta concorrente e continuare a sfruttare il momento di appannamento del Darussafaka. Giocatore chiave è Derrick Brown. Un elemento dal potenziale sconfinato, che in Europa può giocare in tre ruoli, dall’ala piccola al centro. Per tante ragioni non ha ancora saputo sfruttare tutto questo, ma il momento è propizio. Ed anche il roster è passato per alcuni momenti di riflessione: oggi, senza Omic e Korkmaz, abbiamo un disegno non superiore a quello di inizio stagione per livello qualitativo, ma certamente più ordinato nei valori e nelle gerarchie. Mi attendo così un avvio di gara prepotente e aggressivo, sfruttando le potenzialità di Dunston e Brown. Ma l’Olimpia ha dalla sua altre grandi opportunità, come contrapporre Sanders e McLean.
Da Istanbul a Belgrado, per parlare del fenomeno Stella Rossa.
Ad inizio stagione non consideravo la squadra di Radonjic, così come il Baskonia, a livello playoff. Questo perchè ritenevo Milano, e soprattutto il Barcellona, un gradino sopra, pur non disegnandone le potenzialità. Tuttavia ci sono i valori, e il roster della Stella Rossa non è paragonabile a quello delle avversarie, e ci sono i contesti. E qui siamo al cospetto di ambienti di grande tradizione, totalizzanti, coinvolgenti. Un esempio? Quincy Miller. Negli Stati Uniti nessuno sottovalutava il suo potenziale, ma vi era poi la natura di un giocatore «freddo». A Belgrado abbiamo assistito ad un’esplosione accecante. Per certi versi sono due piazze che paragono a Siena per capacità di ricerca e valorizzazione.
Dalla piazza al singolo, Ante Zizic del Darussafaka. Europa di passaggio prima dell’Nba.
Ha raccolto una grande opportunità venendo catapultato in un contesto molto differente da quello di provenienza (il Cibona Zagabria, ndr). I lunghi, come noto, hanno una maturazione diversa, e lui sta vivendo un processo di crescita che rischia di interrompersi. Ha potenzialità inespresse, e per questo sarebbero opportune altre due stagioni importanti in Europa prima del grande salto in Nba. Una situazione ben diversa da quella di Luka Doncic: riesce a stregarmi gara dopo gara, soprattutto per un body language che racconta serenità. Siamo di fronte ad un’eccezione.
Chiusura, inevitabile, sulla lunga crisi del Barcellona.
Parliamo di Xavier Munford. Credo che preferissero un giocatore di esperienza europea, e che in questo momento fornisse un immediato salto di qualità, non semplicemente una risorsa. Il suo arrivo è singolare e al tempo stesso indicativo dei tempi. Lo conosco bene, ha potenziale, è un giocatore da arresto e tiro dalla media e non da mero attacco in uno contro uno. Tuttavia il suo inserimento nel gioco europeo è tutt’altro che scontato, così come le sue percentuali dall’arco, in crescita negli ultimi due anni, ma in un contesto come la D-League, totalmente differente da quello europeo. E’ una mezza scommessa quando serviva una certezza, eppure torniamo all’origine. L’EuroLeague chiede un innalzamento dell’asticella: tutti vogliono un play, ma tutti questi play, evidentemente, non esistono se il Barcellona deve virare su una mezza-scommessa.
Nb. Ecco le prime due analisi di Luca Banchi per noi (prima puntata, seconda puntata)