Seattle Basketball- Part 1: Il titolo NBA 1979
La storia di Seattle e della sua franchigia NBA
Ci sono luoghi destinati a dividere. A creare un varco, uno spartiacque tra il prima e il dopo. Posti che magari non abbiamo nemmeno visitato, ma la sola coscienza che quel posto esiste, ti fa cambiare totalmente la percezione del mondo. Per tutti noi appassionati di questo giochino, gli States sono un pò come il paese dei balocchi, l'ultima frontiera, il nirvana. Un posto sognato ed ammirato fin da piccoli, dove, mentre le persone normali impazzivano alle 3 di una domenica pomeriggio, noi, impazzivamo alle 3 di notte, tutte le notti.
In questo piccolo grande mondo a stelle e strisce, c'è una città che si distingue da tutte le altre, una pecora nera. Si trova nello stato di Washington, nel Nord-Ovest circa 150 km sotto il confine canadese. Si chiama Seattle. Seattle è una magnifica città, capoluogo della Contea di King, situata in un braccio di terra affacciato sull'oceano pacifico, chiamato Puget Sound e confinato ad est dal lago Washington. Seattle nasceva come avamposto per i cercatori d'oro dell'Alaska e trova la sua municipalità nel 1869, diventando un porto importante per le relazioni commerciali asiatiche.
E' soprannominata Emerald city (la città smeraldo) per via di quei magnifici colori smeraldi che la dipingono dovuti alla grande quantità di pioggia che la bagna e ai sempreverdi alberi sparsi nell'area circostante alla città.
Seattle ha una cultura che si stacca completamente da metropoli come New York, Los Angeles o Chicago. Una città stupenda e in rapida ascesa, che conta quasi 3.500.000 abitanti, e che gode del più alto rendimento scolastico tra le grandi metropoli statunitensi con un 25enne su 2 ad anavere una laurea triennale.
Da li sono venute persone che hanno cambiato la storia del mondo: Jimi Hendrix, Bill Gates, Bruce Lee. La scena musicale Grunge è partita da con personaggi locali come Kurt Cobain e i Nirvana o i Pearl Jam. E' sede della Microsoft, della Boeing, di Starbucks. Già, Starbucks. Il proprietario di Starbucks è un certo Howard Schultz. Schultz è un newyorkese grande tifoso dei Knicks, che dopo aver messo da parte i soldi necessari, ha comprato gli allora cinque locali con l'insegna Starbucks fuori dalla porta. Dopo di chè, nel 1983, ha fatto un viaggio a Milano, dove ha affinato le sue conoscenze sul caffè. Starbucks da vita alla "Coffee Culture". Tutti in città sono stregati dal caffè. La vita ruota tutta intorno alle caffetterie. Schultz da lì farà nascere l'impero che conosciamo oggi, aprendo locali in tutto il mondo e incrementando i propri introiti. Ormai divenuto imprenditore di successo decise di seguire la passione cestistica diventando così il proprietario dei Seattle Supersonics. la squadra locale già campione NBA nel 1979. Ma chi sono i Supersonics? Perchè si chiamano così?
Occorre salire sulla nostra macchina del tempo e fare un passo indietro.
I Supersonics sono una delle franchigie più datate della storia della NBA. Nel 1966, viene assegnato all'imprenditore Sam Schulman e ad altri soci di minoranza, un franchise NBA per la città di Seattle. La squadra si chiamerà Supersonics e dove tale nome ad un progetto della Boeing, famosa impresa che opera nel campo della costruzione di aereoplani, chiamato 2707 o SST. Il progetto sarà poi accantonato ma il nome rimarrà.
Nel 1967 venne disputata la prima stagione di questa neo franchigia; allenata da Al Bianchi, metteva a roster giocatori come Walt Hazzard, Bob Rule e Al Tucker. Quella stagione però non fu molto fortunata. Il record finale recitava 23 vittorie e 59 sconfitte. Contrariata, la dirigenza decise di scambiare Hazzard con gli Hawks, portandosi a casa il futuro Hall of Famer Lenny Wilkens, immenso playmaker di New York che alla prima stagione nello stato di Washington, realizzò una media di 22 punti a partita con 6 rimbalzi e 8 assist. Anche Bob Rule, 206 cm per 100 chili, fece una grande stagione, chiudendo con 24 punti e 11 rimbalzi di media. I Sonics però migliorarono molto poco il loro record e finirono con appena 30 vittorie. Dopo la seconda stagione perdente, il coach Al Bianchi venne licenziato e gli successe proprio Lenny Wilkens che quindi si trovava a svolgere il doppio compito di allenatore giocatore.
La stagione successiva, sempre la coppia Wilkens-Rule venne invitata a rappresentare la squadra di Seattle all' NBA All Star Game, svoltosi a Philadelphia e che vide prevalere la Eastern Conference guidati da Willis Reed, MVP dell'incontro, con 21 punti e 11 rimbalzi. I due non giocarono molto ma si fecero comunque notare: Lenny Wilkens registrò 12 punti e 4 assist, Rule realizzò 5 punti e 4 carambole in 13 minuti di utilizzo. Lenny Wilkens si rifarà l'anno dopo, a San Diego, dove verrà nominato MVP dopo aver segnato 21 punti ed aver condotto alla vittoria la Western conference.
In questo piccolo grande mondo a stelle e strisce, c'è una città che si distingue da tutte le altre, una pecora nera. Si trova nello stato di Washington, nel Nord-Ovest circa 150 km sotto il confine canadese. Si chiama Seattle. Seattle è una magnifica città, capoluogo della Contea di King, situata in un braccio di terra affacciato sull'oceano pacifico, chiamato Puget Sound e confinato ad est dal lago Washington. Seattle nasceva come avamposto per i cercatori d'oro dell'Alaska e trova la sua municipalità nel 1869, diventando un porto importante per le relazioni commerciali asiatiche.
E' soprannominata Emerald city (la città smeraldo) per via di quei magnifici colori smeraldi che la dipingono dovuti alla grande quantità di pioggia che la bagna e ai sempreverdi alberi sparsi nell'area circostante alla città.
Seattle ha una cultura che si stacca completamente da metropoli come New York, Los Angeles o Chicago. Una città stupenda e in rapida ascesa, che conta quasi 3.500.000 abitanti, e che gode del più alto rendimento scolastico tra le grandi metropoli statunitensi con un 25enne su 2 ad anavere una laurea triennale.
Da li sono venute persone che hanno cambiato la storia del mondo: Jimi Hendrix, Bill Gates, Bruce Lee. La scena musicale Grunge è partita da con personaggi locali come Kurt Cobain e i Nirvana o i Pearl Jam. E' sede della Microsoft, della Boeing, di Starbucks. Già, Starbucks. Il proprietario di Starbucks è un certo Howard Schultz. Schultz è un newyorkese grande tifoso dei Knicks, che dopo aver messo da parte i soldi necessari, ha comprato gli allora cinque locali con l'insegna Starbucks fuori dalla porta. Dopo di chè, nel 1983, ha fatto un viaggio a Milano, dove ha affinato le sue conoscenze sul caffè. Starbucks da vita alla "Coffee Culture". Tutti in città sono stregati dal caffè. La vita ruota tutta intorno alle caffetterie. Schultz da lì farà nascere l'impero che conosciamo oggi, aprendo locali in tutto il mondo e incrementando i propri introiti. Ormai divenuto imprenditore di successo decise di seguire la passione cestistica diventando così il proprietario dei Seattle Supersonics. la squadra locale già campione NBA nel 1979. Ma chi sono i Supersonics? Perchè si chiamano così?
Occorre salire sulla nostra macchina del tempo e fare un passo indietro.
I Supersonics sono una delle franchigie più datate della storia della NBA. Nel 1966, viene assegnato all'imprenditore Sam Schulman e ad altri soci di minoranza, un franchise NBA per la città di Seattle. La squadra si chiamerà Supersonics e dove tale nome ad un progetto della Boeing, famosa impresa che opera nel campo della costruzione di aereoplani, chiamato 2707 o SST. Il progetto sarà poi accantonato ma il nome rimarrà.
Nel 1967 venne disputata la prima stagione di questa neo franchigia; allenata da Al Bianchi, metteva a roster giocatori come Walt Hazzard, Bob Rule e Al Tucker. Quella stagione però non fu molto fortunata. Il record finale recitava 23 vittorie e 59 sconfitte. Contrariata, la dirigenza decise di scambiare Hazzard con gli Hawks, portandosi a casa il futuro Hall of Famer Lenny Wilkens, immenso playmaker di New York che alla prima stagione nello stato di Washington, realizzò una media di 22 punti a partita con 6 rimbalzi e 8 assist. Anche Bob Rule, 206 cm per 100 chili, fece una grande stagione, chiudendo con 24 punti e 11 rimbalzi di media. I Sonics però migliorarono molto poco il loro record e finirono con appena 30 vittorie. Dopo la seconda stagione perdente, il coach Al Bianchi venne licenziato e gli successe proprio Lenny Wilkens che quindi si trovava a svolgere il doppio compito di allenatore giocatore.
La stagione successiva, sempre la coppia Wilkens-Rule venne invitata a rappresentare la squadra di Seattle all' NBA All Star Game, svoltosi a Philadelphia e che vide prevalere la Eastern Conference guidati da Willis Reed, MVP dell'incontro, con 21 punti e 11 rimbalzi. I due non giocarono molto ma si fecero comunque notare: Lenny Wilkens registrò 12 punti e 4 assist, Rule realizzò 5 punti e 4 carambole in 13 minuti di utilizzo. Lenny Wilkens si rifarà l'anno dopo, a San Diego, dove verrà nominato MVP dopo aver segnato 21 punti ed aver condotto alla vittoria la Western conference.
Erano solo gli inizi ma il proprietario Schulman sognava in grande: dopo una lunga battaglia legale, riuscì a mettere sotto contratto niente meno che Spencer Haywood, che a fine carriera vedremo pure in Italia con la maglia di Venezia, ed allora Matricola dell'anno e MVP della ABA.
Nel 1972, data 3 marzo, Seattle ha un record di 46 vinte e 27 perse con 9 incontri rimanenti sul calendario; ne perderà 8 per via dei molteplici infortuni che la colpirono proprio sul finale di stagione. Quella squadra che doveva arrivare ai Playoffs per la prima volta nella sua storia, fallì nel suo intento. La scontentezza era tanta. La delusione pure. La dirigenza decise quindi di andare incontro ad un cambio radicale: il leggendario Lenny Wilkens venne spedito a Cleveland. I tifosi non erano per niente soddisfatti. Senza la loro guida sulla panchina e sul campo, finirono la stagione con un record negativo di 26-56.
Nonostante le sconfitte continue, l'anno seguente arriva in città un campione: un signore che ha già vinto 11 anelli con i Celtics. Il signor William Felton Russell, da tutti chiamato "Bill", venne assunto come Head Coach dalla dirigenza dei Supersonics. Bill russell farà un grande lavoro: Nel 1975 condusse ai playoffs per la prima volta la squadra di Seattle. Tra le fila di quel roster si contava il solito Spencer Haywood, la guardia Fred Brown, il playmaker Slick Watts ed il centro roccioso Tommy Burleson. Al primo turno incontrarono i Detroit Pistons, dove giocava Bob Lanier e Dave Bing. Seattle vinse la serie per 2 a 1, grazie ai 23 punti di media di "Downtown" Fred Brown ed ai 22 punti di Burleson. Approdarono alla fase successiva e si ritrovarono di fronte gli agguerritissimi Golden State Warriors capitanati da Rick Barry. Seattle lottò con tutte le forze, come una squadra ma dopo 6 estenuanti partite si arresero allo strapotere di Golden State, che infatti arrivò fino alla vittoria finale.
I Sonics continuavano ad inanellare vittorie fino alla stagione 1976-77, dove finirono con un record perdente di 40-42. Niente playoffs e posto da allenatore cha passava a Bob Hopkins. Hopkins però durò solo 22 partite; il record in quel momento era di 5 vittorie e 17 sconfitte. Silurato, al suo posto si sedette una faccia conosciuta, un fantasma di New york: Lenny Wilkens.
Nel 1972, data 3 marzo, Seattle ha un record di 46 vinte e 27 perse con 9 incontri rimanenti sul calendario; ne perderà 8 per via dei molteplici infortuni che la colpirono proprio sul finale di stagione. Quella squadra che doveva arrivare ai Playoffs per la prima volta nella sua storia, fallì nel suo intento. La scontentezza era tanta. La delusione pure. La dirigenza decise quindi di andare incontro ad un cambio radicale: il leggendario Lenny Wilkens venne spedito a Cleveland. I tifosi non erano per niente soddisfatti. Senza la loro guida sulla panchina e sul campo, finirono la stagione con un record negativo di 26-56.
Nonostante le sconfitte continue, l'anno seguente arriva in città un campione: un signore che ha già vinto 11 anelli con i Celtics. Il signor William Felton Russell, da tutti chiamato "Bill", venne assunto come Head Coach dalla dirigenza dei Supersonics. Bill russell farà un grande lavoro: Nel 1975 condusse ai playoffs per la prima volta la squadra di Seattle. Tra le fila di quel roster si contava il solito Spencer Haywood, la guardia Fred Brown, il playmaker Slick Watts ed il centro roccioso Tommy Burleson. Al primo turno incontrarono i Detroit Pistons, dove giocava Bob Lanier e Dave Bing. Seattle vinse la serie per 2 a 1, grazie ai 23 punti di media di "Downtown" Fred Brown ed ai 22 punti di Burleson. Approdarono alla fase successiva e si ritrovarono di fronte gli agguerritissimi Golden State Warriors capitanati da Rick Barry. Seattle lottò con tutte le forze, come una squadra ma dopo 6 estenuanti partite si arresero allo strapotere di Golden State, che infatti arrivò fino alla vittoria finale.
I Sonics continuavano ad inanellare vittorie fino alla stagione 1976-77, dove finirono con un record perdente di 40-42. Niente playoffs e posto da allenatore cha passava a Bob Hopkins. Hopkins però durò solo 22 partite; il record in quel momento era di 5 vittorie e 17 sconfitte. Silurato, al suo posto si sedette una faccia conosciuta, un fantasma di New york: Lenny Wilkens.
Al suo ritorno nella città dello smeraldo, Lenny Wilkens vinse 11 delle prime 12 partite, chiudendo con un record personale di 42-18 e complessivo di 47-35. Il roster era di tutto rispetto e nei Playoff lo dimostrarono: Batterono i Lakers in 3 gare al primo turno, poi i Blazers in 6 nelle semifinali di conference ed accedettero alla finale con la vittoria sui Nuggets in 6 straordinarie partite.
Finali NBA. Avversati gli Washington Bullets di Alvin Hayes. La partita durò ben 7 partite. Ma non andò bene. I Seattle Supersonics, persero la loro prima finale NBA disputata. Avrei voluto esserci nello spogliatoio dei Sonics, dopo quell'infausta gara 7. Avrei voluto essere li, vedere la delusione di Gus Williams, di Fred Brown, sentire le parole di Coach Wilkens. Perchè qualunque cosa sia successa in quel momento ha gettato le basi per qualcosa di grande.
Finali NBA. Avversati gli Washington Bullets di Alvin Hayes. La partita durò ben 7 partite. Ma non andò bene. I Seattle Supersonics, persero la loro prima finale NBA disputata. Avrei voluto esserci nello spogliatoio dei Sonics, dopo quell'infausta gara 7. Avrei voluto essere li, vedere la delusione di Gus Williams, di Fred Brown, sentire le parole di Coach Wilkens. Perchè qualunque cosa sia successa in quel momento ha gettato le basi per qualcosa di grande.
Stagione 1978-79.
Il solo a lasciare la squadra è Marvin Webster, direzione New York, poi la rosa poi rimane intatta: Oltre a Fred Brown e Gus Williams, il roster annoverava pure il playmaker titolare Dennis Johnson (che poi sarà in squadra con Larry Bird ai Boston Celtics degli anni 80), il centro Jack Sikma (inventore del Sikma move, cioè partendo da una posizione spalle a canestro, arriva fronte, ruotando sul perno), le ali John Johnson e Lonnie Shelton e la riserva Paul Silas, poi divenuto allenatore NBA.
Quella squadra non doveva vincere, non era partita con le previsioni a favore ma in panchina c'era Lenny Wilkens e sai allora che tutto è possibile.
La stagione regolare andò molto bene: finì con un record di 52 vittorie e 30 sconfitte. Arrivati ai playoffs sbrigarono la pratica "primo turno" con scioltezza ed alle semifinali di conference trovarono Kareem Abdul-Jabbar e i Los Angeles Lakers. La serie fu vinta dai Supersonics in 5 partite: Gus Williams fu autentico mattatore della serie con 30 punti di media che sovrastarono i 28.8 di Abdul-Jabbar. Il secondo realizzatore per Seattle fu Dennis Johnson con 21 di media.
Finali di Conference: Phoenix Suns. Paul Westphal e Walter Davis i migliori per la squadra dell'Arizona. La serie è stupenda! Il fattore campo prevale nelle prima 4 partite, dove i Sonics vanno avanti 2 a 0 ma vengono rimontati 2 a 2 dopo le partite in trasferta di gara 3 e gara 4. In gara 5 c'è il primo vantaggio Suns della serie che con una vittoria per 99-93 in trasferta, si ritrova 3-2 e match point sulla racchetta. Dennis Johnson e Jack Sikma non ci stanno ed in gara 6 combinano per 44 punti totali, vincendo di un solo punto, 106-105, e riportando la serie in parità con la decisiva gara 7 in casa. La "Bella" è memorabile: Westphal e Davis combinano per 51 punti, 25 il primo e 26 il secondo, ma Seattle ha un trio delle meraviglie che gioca col cuore: Sikma chiuderà con 33 punti e 13/15 dal campo, Dennis Johnson ne piazzerà 26, e Gus Williams, partendo dalla panchina ne scriverà addirittura 29! Vittoria per 114 a 110, e seconda finale NBA consecutiva per la squadra della Emerald City. Ancora un ostacolo separa i Supersonics al titolo, all'anello, alla storia, e quell'ostacolo si chiama Bullets.
Nel rematch delle finali NBA, dopo la stagione precedente, le due compagini si ritrovano ancora una volta l'uno contro l'altro. La sconfitta è stata un boccone amaro per i ragazzi di Lenny Wilkens e se lo ricordano bene. Williams, Brown, Sikma e tutti gli altro tengono bene a mente quanto sia stata dura da mandare giù quella maledetta gara 7, sanno già quanto di sale sappiano le sconfitte. Ma ora sono pronti a sfidare i loro fantasmi. Gara 1 e Gara 2 si giocano a Washington e coach Wilkens sprona i suoi guerrieri alla vittoria perchè sa che se riesce a portare a casa una vittoria in trasferta, può avere delle grosse possibilità di vittoria finale. Gara 1 però, nonostante i 32 di Gus Williams, finisce 99 a 97 per Washington, con Larry Wright (guardia scelta nel 1976 dai Bullets) che ne firma 26 e Bob Dandridge che ne mette 23.
Si va a gara 2, ed è Gus-Dennis Show: 43 punti combinati(23 il primo e 20 il secondo), vittoria 92 a 82 e fattore campo acquisito. Seattle ci crede: vittoria in gara 3 per 105 a 95 e poi gara 4, in una partita che rimarrà nel cuore di tanti tifosi: Per i Bullets il trio Halvin Hayes-Charles Johnson-Kevin Grevey segnano 18 punti a testa, più 16 di Wes Unseld, per un totale di squadra di 112 punti. Per i Sonics invece sono 68 punti. In due. Gus Williams e Dennis Johnson segnano rispettivamente 36 e 32 punti, più 20 di Jack Sikma per un totale di squadra di 114 punti! 3-1! Si torna a Washington. I Sonics sono carichi, gli manca solo una partita, anche se in trasferta ma sentono l'odore del sangue: il primo giorno di giugno del 1979, i Supersonics battono a domicilio gli Washington Bullets per 97 a 93: Sul referto di Seattle si leggerà di Gus Williams, Dennis Johnson, Fred Brown, Lonnie Shelton, Jack Sikma e John Johnson tutti in doppia cifra per punti (Williams il migliore con 23), mentre per Washington, il solo a cercare di confinare i dirompenti avversari era Hayes che chiuderà con 29 punti. Al 48esimo minuto era ufficiale: I Seattle Supersonics sono campioni NBA! E' il primo titolo per la franchigia creata da Sam Schulman nel 1967. MVP delle finali sarà Dennis Johnson, che terrà una media nei playoffs di 20.9 punti, 6.1 rimbalzi e 4.1 assist.
Finali di Conference: Phoenix Suns. Paul Westphal e Walter Davis i migliori per la squadra dell'Arizona. La serie è stupenda! Il fattore campo prevale nelle prima 4 partite, dove i Sonics vanno avanti 2 a 0 ma vengono rimontati 2 a 2 dopo le partite in trasferta di gara 3 e gara 4. In gara 5 c'è il primo vantaggio Suns della serie che con una vittoria per 99-93 in trasferta, si ritrova 3-2 e match point sulla racchetta. Dennis Johnson e Jack Sikma non ci stanno ed in gara 6 combinano per 44 punti totali, vincendo di un solo punto, 106-105, e riportando la serie in parità con la decisiva gara 7 in casa. La "Bella" è memorabile: Westphal e Davis combinano per 51 punti, 25 il primo e 26 il secondo, ma Seattle ha un trio delle meraviglie che gioca col cuore: Sikma chiuderà con 33 punti e 13/15 dal campo, Dennis Johnson ne piazzerà 26, e Gus Williams, partendo dalla panchina ne scriverà addirittura 29! Vittoria per 114 a 110, e seconda finale NBA consecutiva per la squadra della Emerald City. Ancora un ostacolo separa i Supersonics al titolo, all'anello, alla storia, e quell'ostacolo si chiama Bullets.
Nel rematch delle finali NBA, dopo la stagione precedente, le due compagini si ritrovano ancora una volta l'uno contro l'altro. La sconfitta è stata un boccone amaro per i ragazzi di Lenny Wilkens e se lo ricordano bene. Williams, Brown, Sikma e tutti gli altro tengono bene a mente quanto sia stata dura da mandare giù quella maledetta gara 7, sanno già quanto di sale sappiano le sconfitte. Ma ora sono pronti a sfidare i loro fantasmi. Gara 1 e Gara 2 si giocano a Washington e coach Wilkens sprona i suoi guerrieri alla vittoria perchè sa che se riesce a portare a casa una vittoria in trasferta, può avere delle grosse possibilità di vittoria finale. Gara 1 però, nonostante i 32 di Gus Williams, finisce 99 a 97 per Washington, con Larry Wright (guardia scelta nel 1976 dai Bullets) che ne firma 26 e Bob Dandridge che ne mette 23.
Si va a gara 2, ed è Gus-Dennis Show: 43 punti combinati(23 il primo e 20 il secondo), vittoria 92 a 82 e fattore campo acquisito. Seattle ci crede: vittoria in gara 3 per 105 a 95 e poi gara 4, in una partita che rimarrà nel cuore di tanti tifosi: Per i Bullets il trio Halvin Hayes-Charles Johnson-Kevin Grevey segnano 18 punti a testa, più 16 di Wes Unseld, per un totale di squadra di 112 punti. Per i Sonics invece sono 68 punti. In due. Gus Williams e Dennis Johnson segnano rispettivamente 36 e 32 punti, più 20 di Jack Sikma per un totale di squadra di 114 punti! 3-1! Si torna a Washington. I Sonics sono carichi, gli manca solo una partita, anche se in trasferta ma sentono l'odore del sangue: il primo giorno di giugno del 1979, i Supersonics battono a domicilio gli Washington Bullets per 97 a 93: Sul referto di Seattle si leggerà di Gus Williams, Dennis Johnson, Fred Brown, Lonnie Shelton, Jack Sikma e John Johnson tutti in doppia cifra per punti (Williams il migliore con 23), mentre per Washington, il solo a cercare di confinare i dirompenti avversari era Hayes che chiuderà con 29 punti. Al 48esimo minuto era ufficiale: I Seattle Supersonics sono campioni NBA! E' il primo titolo per la franchigia creata da Sam Schulman nel 1967. MVP delle finali sarà Dennis Johnson, che terrà una media nei playoffs di 20.9 punti, 6.1 rimbalzi e 4.1 assist.
Sono passati 34 anni, ma dopo tutto questo tempo, quella squadra rimarrà nel cuore di tanti, perchè non doveva vincere. Ha combattuto e, semplicemente, si è rifiutata di perdere.
Qui per la seconda parte: 90's Sonics.
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