Bruciare il villaggio per poterlo salvare
La filosofia di Sam Hinkie nel processo di ricostruzione dei Philadelphia 76ers
Sono passati 4 giorni dallo scadere della trade deadline in NBA e una delle squadre più attive in quella giornata sono stati i Philadelphia 76ers, gestiti dal GM e presidente esecutivo Sam Hinkie. Alcune delle mosse fatte il 20 Febbraio non sono state comprese da tutti, in special modo la cessione di Evan Turner e di Lavoy Allen agli Indiana Pacers.
Per cercare di spiegare il perchè di queste mosse bisogna tornare un pò indietro, ad un Venerdì sera di inizio Novembre. Sam Hinkie è seduto a bordo campo al Wells-Fargo Center e sta guardando lo shoot-around della sua squadra, in particolar modo quello di Michael Carter-Williams. Tutto questo avviene poco prima della gara contro i Cleveland Cavaliers, gara vinta dai Sixers che migliorarono il loro record, portandosi a 4 vittorie e 2 sconfitte (eh si, i Sixers hanno avuto un recordo positivo quest'anno, scioccante, non è vero?). In quel momento Carter-Williams era sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori della NBA, il rookie viaggiava a quasi 20 punti di media a gara, conditi da 7 assist e 3 palle rubate ad allacciata di scarpe, e proprio per queste cifre i Sixers sembravano in grado di poter fare una stagione al di sopra delle aspettative. Il giornalista Mike Sielski, presente a quello shoot-around prima della gara di inizio Novembre contro i Cavs, chiese a Sam Hinkie: 'Allora Sam, devi essere entusiasta di questo rookie, non è vero?"
Hinkie non tolse lo sguardo dal campo neanche per un secondo e rispose: 'E' troppo presto...è ancora troppo presto..."
E' proprio questa affermazione che spesso viene dimenticata troppo facilmente nel giudicare quello che Sam Hinkie sta cercando di fare a Philadelphia. In più di tre decadi, i Sixers hanno avuto solo 2 grandi stagioni, quella del titolo del 1983 e la finale raggiunta nel 2001, quando la squadra venne trascinata dalle prestazioni di Allen Iverson. Da allora tutti stanno ancora aspettando di poter tornare a quei livelli e ci si è resi conto di quanto tempo ci stia volendo per provarci. E se anche i Sixers non arriveranno ad alti livelli nel giro di qualche anno, non hanno il diritto di cercare di rimette in campo una squadra davvero competitiva ad alti livelli in tutti i modi possibili?
Hinkie apprezza l'idea ma rifiuta questa strategia. L'uomo arrivato dagli Houston Rockets deve svolgere il ruolo di GM a Philadelphia dopo 11 anni di pessime manovre dirigenziali da parte dei Sixers, 11 anni di speranze inutili e di ragionamenti raffazzonati e istintivi.
"Se solo trovassimo un altro realizzatore da affiancare ad Allen Iverson....se solo Elton Brand tornasse ad essere il giocatore in post-basso che era ai tempi dei Clippers....se solo Andrew Bynum fosse sano e avesse la testa focalizzata sul gioco...."
Troppi ragionamenti affrettati, troppe mosse non sufficientemente calcolate, e dove hanno condotto queste mosse? Da nessuna parte, non c'è neanche bisogno di sottolinearlo.
Quindi il ragionamento di Hinkie è il seguente: 'Devo bruciare questo villaggio per poterlo salvare". Il GM dei Sixers ha fatto scorta di seconde scelte con le trade effettuate il 20 Febbraio e ha creato una grandissima flessibilità salariale in ottica futura e l'unica cosa scandalosa in tutto questo è che la franchigia abbia dovuto aspettare così tanto prima di muoversi in questo senso.
Gli argomenti utilizzati contro la strategia di Hinkie sono ovvi e triti, ovvero che c'è ben poco onore nel costruire una brutta squadra, con pochissimi giocatori degni della NBA, e guadagnarsi una delle prime scelte al draft dell'anno prossimo. Ma c'è una grossa falla in questa logica: se siete degli abbonati dei Sixers o semplicemente degli sportivi moralisti e avete voglia di lamentarvi, bè non chiamate Sam Hinkie. Scatenate la vostra ira da moralisti verso la NBA e il suo commissioner Adam Silver, e ancor di più al suo predecessore David Stern, che hanno creato e stabilizzato un sistema che premia il fallimento e la mediocrità.
Tutto quello che Sam Hinkie sta facendo è massimizzare le sue opportunità di riuscire a portare a Philadelphia "dei grandi giocatori", e nessuno dei giocatori che sono stati ceduti lo scorso 20 Febbraio rientravano in quella categoria. Chiamatelo tanking, chiamatelo perdere di proposito (cosa senza senso, fra l'altro. Nessuno perde di proposito, le squadre perdono perchè sono inferiori agli avversari, punto.), usate il nome che preferite ma Hinkie sta semplicemente usando una strategia che viene concessa dalla NBA stessa, non c'è niente di schifoso in questo, anche se, ovviamente, non è una cosa semplice da accettare per i tifosi più legati alla squadra.
Evan Turner è stato la seconda scelta assoluta del draft del 2010 e i Pacers hanno dovuto sacrificare "solamente" Danny Granger (in declino dal punto di vista fisico e con un contratto pesante in scadenza) e una seconda scelta per accaparrarselo. Forse Turner potrà diventare un importante elemento del supporting cast dei Pacers ma non poteva essere il pezzo attorno a cui costruire il nuovo nucleo di Philadelphia, e le sue tre precedenti stagioni in maglia Sixers lo dimostrano perfettamente.
Quello che è successo con Evan Turner può servire da monito ai 76ers per capire che niente è garantito nella loro corsa al fondo della classifica e anche Hinkie ha capito questo. Ci sono diverse cose che potrebbero andare storte, scegliere i giocatori sbagliati al draft, fare brutte scelte nella free-agency, il progetto potrebbe non portare a nulla di buono e saltare di nuovo in aria. Ma, allo stesso tempo, ci sono anche buone possibilità che il progetto funzioni e che si riesca a costruire una squadra in grado di dire la sua per diverso tempo ai vertici della Eastern Conference. Una cosa soltanto è certa: i vecchi metodi non avevano funzionato e mai avrebbero funzionato, come dimostrato dai fatti.
"L'obiettivo principale per me rimane sempre lo stesso," dichiarò Hinkie in un'intervista ad inizio stagione. "Cercare di capire quali cose ci aiuteranno a raggiungere il nostro obiettivo nel futuro e quali no. Cosa è giusto fare in questo contesto e cosa non è giusto fare. Il resto è solo rumore. Se non riesce a trovare un modo di agire differente da quello degli altri, si finirà per ottenere esattamente quello che ottengono tutti gli altri."
Ritornando a quella notte di Novembre, quando tutti sembravano esaltare Michael Carter-Williams tranne l'uomo che lo aveva scelto al draft. Guardate le ultime 10 partite giocate da MCW, sta tirando solo con il 37% e sta perdendo 4.9 palle di media a gara, la stessa cifra dei suoi assist a gara. E i Sixers hanno perso tutte le partite del periodo preso in considerazione.
Carter-Williams potrebbe diventare un gran bel giocatore, forse anche una superstar, ma non c'è niente di sicuro e Hinkie aveva ragione quando parlava del ragazzo e dei suoi Sixers in generale. Era troppo presto allora, in quella notte di Novembre, ed è troppo presto adesso. It's too early.
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