Pagellone di Mercato NBA dopo la dealine: Eastern Conference
I voti ai direttori sportivi delle 15 squadre della eastern conference
Ecco il pagellone di mercato anche per la Eastern Conference, dove si sono registrati i maggiori movimenti e dove una sola squadra è rimasta inoperosa.
ATLANTA HAWKS (Danny Ferry): 5,5 in estate si era mosso piuttosto bene, costruendo una squadra economica e di valore, con l’aggiunta di un allenatore interessante. In questo mercato però Danny Ferry si dimostra pigro e sonnolento. La squadra ha diverse carenze nel settore lunghi per via dei vari infortuni e rischia di uscire dal treno per i playoff dopo una prima parte di stagione di alto livello. Non crederà che Dexter Pittman sia la soluzione vogliamo sperare, perché qui serviva almeno un lungo di stazza per tamponare le assenze di Brand e Horford. Non capiamo bene quale sia in tutto questo il senso di tagliare un giocatore utile come Jaminson.
BOSTON CELTICS (Danny Ainge): 6 il disastro lo ha combinato in estate con la trade Pierce-Garnett troppo affrettata e di cui ora sente il peso, ma almeno nella sessione di mercato invernale riesce a fare quel poco di utile che si renda doveroso. Scambia Lee con Bayless per scendere sotto la luxury tax e si prepara alla prossima estate con la scadenza di moltissimi contratti. Nonostante sia un dirigente navigato e vincente la situazione non sarà per nulla facile da sbrogliare, perché Bradley con il rinnovo leverà spazio salariale per operare in free agency e ad ogni modo la squadra rimane comunque prigioniera del contratto di Gerald Wallace. Si doveva fare un tentativo per scambiare Jeff Green, ma questo alla luce della stagione non va a pesare sul suo voto, perché è un discorso che si potrà riaprire in estate.
BROOKLYN NETS (Billy King): 7 è difficile analizzare una squadra che paga 102 milioni di salari, ma c’è da dire che Billy King ha mostrato sangue freddo in questo primo scorcio di stagione. L’inizio disastroso, le voci sull’esonero di Kidd e alla fine la situazione che ha iniziato a funzionare va tutto a suo merito, per non essersi fatto prendere dalla smania di voler tutto e subito e aver aspettato. Brooklyn adesso veleggia in una posizione relativamente tranquilla e pare in crescita. Opera molto bene nella deadline, liberandosi di Evans (inutile con Teletovic entrato in rotazione) e di Terry (costoso e rotto), per mettersi dentro il contratto sì esoso, ma anche utile di Marcus Thornton, uno che si adatta perfettamente alla small-ball voluta da Kidd con Pierce quarto lungo e Johnson da tre. Da un punto di vista offensivo, vero problema dei Nets fin qui è un notevole passo avanti, con maggiore possibilità di allargare il gioco sul perimetro per aprire le difese avversarie. Vediamo come reagisce Marcus, ma sulla carta è un ottimo scambio.
CHARLOTTE BOBCATS (Rich Cho): 7 la squadra ha trovato un sistema, un coach di livello e un record soddisfacente, che li ha portati nella notte alla sesta piazza nella eastern conference (leggasi incrocio molto interessante ai playoff con Toronto). La premiata ditta Cho-Higgins opta per movimentare due pedine che nell’immediato aumentino ulteriormente la qualità della squadra, assicurandosi Luke Ridnour e Gary Neal dai Bucks in cambio di Ramon Sessions in scadenza e Jeff Adrien. I Bobcats dalla prossima stagione torneranno a chiamarsi Hornets, il record di 5 vittorie di fila non si raggiungeva dalla stagione dei playoff e tutti gli investimenti si stanno rivelando azzeccati. C’è tutto per crescere e migliorare moltissimo negli anni a venire.
CHICAGO BULLS (Gar Forman): 6 Forman ci ha abituati a non forzare o lavorare su scambi durante il epriodo invernale. Questa volta decide di salvare qualche dollaro scambiato Marquis Teague con Toko Shengelia, ma alla prova dei fatti non è uno scambio che smuove le acque, né i risultati del club, che nonostante l’assenza di Rose continuano ad essere strabilianti. Note spinose per l’estate: scade un gregario utilissimo e sempre sano come Kirk Hinrich e dovrebbe sbarcare il tanto atteso Nikola Mirotic…che sia l’ora dell’amnesty per Boozer?
CLEVELAND CAVALIERS (Chris Grant/David Griffin): 7,5 da un punto di vista del puro mercato non si può dire assolutamente nulla. Il livello della squadra durante l’inverno è cresciuto esponenzialmente nei suoi uomini. Il problema di Cleveland quest’anno è qualcos’altro rispetto al campo. Il GM Chris Grant ha pagato con il licenziamento (nonostante sia riuscito a prendersi Luol Deng in cambio di Bynum), mentre il sostituto ad interim David Griffin ha smosso le acque alla deadline portandosi a casa l’utile Spencer Hawes in cambio di due seconde scelte e l’inutile Earl Clark. La squadra dà timidi segnali di risveglio, ma i playoff sono ancora molto molto lontani (4.5 gare da Brooklyn, che sono molte più di quelle che sembrano) e raggiungerli con una squadra così altalenante sarà un’impresa non da poco. Inoltre in estate ci saranno altre grane: Deng sarà libero e non vuole saperne (almeno così si dice) di rinnovare, Hawes è in scadenza, Varejao non è garantito e sarà tagliato e Irving comincia a palesare mal di pancia. Se si smettesse di pensare al ritorno di LeBron e ci si concentrasse su obiettivi più plausibili magari la squadra soffrirebbe di meno. I tifosi dei Cavaliers lo sanno bene: volente o nolente chi tifa questa squadra è destinato a soffrire.
DETROIT PISTONS (Joe Dumars): 4,5 gli diamo mezzo voto in più per aver esonerato Maurice Cheeks, che si stava rivelando come una piaga d’Egitto, ma tutto il resto è fallimentare a dir poco. Doveva essere la stagione di Detroit e lo sarebbe stata se si fossero usati i nuovi acquisti con un criterio, invece si è preferito mettere Josh Smith fuori ruolo squilibrando e sfasciando tutto (i risultati sono sotto gli occhi di tutti). La cosa che non piace assolutamente è come Dumars non dica nulla a riguardo di questa oscenità tattica che viene propinata al pubblico ogni sera. Ha una sola soluzione: scambiare Monroe e rimettere Smith nel suo ruolo con un 3 di livello (lo spazio salariale ci sarà in estate), ma questa soluzione per salvare la stagione si poteva già pensare qualche settimana fa, invece chiuderà un’annata disastrosa senza aver nemmeno provato a fare qualcosa ad eccezione di cacciare l’allenatore appena firmato. Disastroso e probabilmente al capolinea dopo le ennesime decisioni sbagliate; molte voci danno Gores come pronto a silurarlo.
INDIANA PACERS (Kevin Pritchard): 8 zitti e muti fino a 5 minuti dal termine, poi ti parte il colpo che potrebbe darti anche il titolo. Pritchard e Bird scambiano Danny Granger, in scadenza e ormai con un ruolo di secondo piano, per Evan Turner, risparmiando persino 5,5 milioni di dollari. Turner potrebbe anche essere il nuovo Granger, ma se serviva qualcosa di veramente utile uscendo dalla panchina per puntare all’anello beh è stato trovato. Questa è la differenza tra chi è stato un grande giocatore e poi si è confermato un grande GM (Bird) e chi ha pensato di saperlo fare solo perché fu un grande giocatore (Jordan e Dumars su tutti). I Pacers hanno un progetto che ormai da anni è lì lì per diventare vincente. Che sia la volta buona?
MIAMI HEAT (Pat Riley): 6 sostanzialmente senza voto, ma lui sfrutta la deadline per salvare lo stipendio in esubero di Roger Mason in cambio di cash. Per adesso Miami dorme tranquilla, perché una lunga serie problemi arriverà in estate e potrebbe iniziare proprio da LeBron James e dalla sua opzione contrattuale che pende sul futuro della squadra.
MILWAUKEE BUCKS (John Hammond): 6 la squadra si è squagliata come neve al sole, troppo poco esperta e troppo anarchica, priva di playmaking e con problemi caratteriali del giocatore di riferimento. Ci sarebbe abbastanza per mettersi le mani nei capelli, invece John Hammond offre carta bianca a Larry Drew per lanciare chi vuole e panchinare chi gli sembra opportuno. Mayo finisce in punizione e Giannis Antetokounmpo in quintetto, mostrando tutto quel grandissimo potenziale che è valso la chiamata a draft. Ora la probabile prima scelta in arrivo porterà un giocatore di potenziale pari o superiore di quello di Giannis. Bisogna però costruirci intorno qualcosa e lui inizia a liberare i 3 milioni dello scontento Neal e si prepara alla prossima free agency con 15-16 milioni da spendere. La squadra può essere rivoltata nel bene o nel male, è tutto nelle sue mani.
NEW YORK KNICKS (Steve Mills): 4 a sua parziale discolpa potremmo dire che non sappiamo quanto potere abbia con un presidente come Dolan, ma il fatto che la squadra sia indecente e che lui non faccia proprio nulla per cambiarla è veramente una pietra tombale bella grossa sulla sua poltrona. Ad onor del vero stava per spedire Shumpert e Felton ai Clippers per Collison e Barnes, ma a salvarlo dalla follia ci ha pensato il ginocchio di Iman. Non vorremmo nemmeno iniziare un discorso su cosa potrebbe o non potrebbe servire ai Knicks, perché si parlerebbe per tre pagine. Ci limitiamo a questo: 1) servirebbe un proprietario che capisca di basket, 2) servirebbe ricostruire dalle fondamenta, facendo fuori tutto il marcio del roster e non dando più contratti folli per almeno due o tre stagioni. Tanto il palazzo a NY sarà sempre pieno, quindi non ci si rimetterebbe nemmeno economicamente.
ORLANDO MAGIC (Rob Henningan): sv la strada tracciata è “tankare fino alla morte e anche oltre” e la si sta perseguendo decisamente bene. La costruzione via draft stile Thunder ha portato l’innesto di Oladipo e fin qui l’opera di Rob Henningan è assolutamente esemplare. Il mercato come sempre è immobile o quasi, ma la prossima estate ci saranno 25 milioni da spendere in free agency; vediamo se il GM dei Magic vorrà finalmente rinforzare la squadra anche con un pezzo grosso visto che l’ossatura ormai è definita. Azzardiamo un giocatore che potrebbe far comodo? Greg Monroe.
PHILADELPHIA 76ERS (Sam Hinkie): 7 a noi Hinkie piace, perché a differenza di Henningan ha un diverso stile nel tank. Sam non si fa problemi a rivoltare la squadra ogni sessione di mercato e inserire giocatori via trade, cosa vietatissima ad Orlando, dove vige l’immobilismo cronico e le uniche trade che vennero fatte furono per liberare Howard e Redick in scadenza. Hinkie questa volta ci riserva un Moreyco colpo di teatro andando a prendersi Danny Granger in cambio di Evan Turner. Ora stiamo cercando di capire che senso abbia discutere il buyout con Danny, che in questi mesi rimanenti potrebbe dare una grossa mano ai tanti giovani in roster e rilanciarsi lui dopo molta inattività. Almeno dagli l’occasione di giocare Sam, perché sennò è come aver regalato gratis Turner. Chi non garantisce che in cambio di un buon contratto non voglia sposare il progetto Sixiers? Da qualche veterano bisogna pur partire e nessuna squadra di soli giovani ha mai vinto nulla. Menzione su come riesca a portarsi a casa due seconde scelte in cambio di Spencer Hawes in scadenza. A proposito delle pick: due prime e tre seconde al prossimo draft; questo è tankare con stile.
TORONTO RAPTORS (Masai Ujiri): 8 i risultati parlano per lui e in soli 6 mesi ha trasformato una squadra perdente con una brutta situazione salariale in una vincente (terzo posto nella conference) con un monte ingaggi snello ed equilibrato. Questione di capacità che il predecessore non aveva. Ujiri consegna a Casey una squadra riequilibrata nei ruoli e il coach mostra finalmente le sue qualità trovando la quadra lanciandola in alto in classifica. In questa stagione il valore di tutti i giocatori di Toronto sta aumentando esponenzialmente ed è il caso che Masai si metta a valutare bene la situazione Lowry: il giocatore ha letteramente preso in pugno la squadra da quando Gay è stato scambiato e merita un congruo rinnovo (senza eccessi), mentre si devono valutare ancora le situazioni inerenti a Vasquez, Salmons e Johnson. Tutti stanno dando il contributo e tenere le due ali ad una cifra inferiore a quella odierna sarebbe un buon affare…poi mancherebbe sempre il top player per fare il salto, ma per pensare a quello c’è tempo. Una nota finale: il bistrattato Casey ha mostrato di essere un allenatore capace, rinnovo o cambio?
WASHINGTON WIZARDS (Ernie Grunfeld): 7,5 serviva un cambio play ed è arrivato il migliore disponibile, in cambio oltretutto dell’esautorato Vesely e di un Maynor sempre afflitto da problemi fisici. Grunfeld mette il mattone decisivo sulla post season con un grande colpo e cerca anche il bersaglio grossissimo proponendo Ariza per Deng, ma trovando chiuse le porte in Ohio. In ogni caso tassello per tassello la squadra sta acquisendo forza, tecnica e compattezza. Per Wittman vale lo stesso discorso fatto per Casey e il suo buon lavoro sta permettendo la costruzione di un sistema funzionante. Il suo contratto è anche in scadenza…si continua con lui o si vuole andare su uno più esperto? Il rendimento nella post-season ormai quasi raggiunta peserà molto sulle decisioni future.
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