NBA on fire: Joakim Noah
Il big man dei Bulls tra le chiavi della recente serie positiva che ha rilanciato la squadra verso i playoff
Dopo lo storico back to back firmato con Al Horford e Corey Brewer a Florida, Joakim Noah è atterrato in NBA senza grandissime aspettative: scelto dai Bulls al numero 9 del Draft 2007 - prima di lui oltre ad Horford e Brewer, anche Jeff Green, Yi Janlian e Brandan Wright-, pian piano è diventato uno dei pilastri della franchigia, grazie alla sua proverbiale intensità sui 28 metri e ad un basketball IQ decisamente sopra la media.
Con il suo stile aggressivo spesso incorre in problemi fisici, spesso ignorati per il bene della squadra, giocando sul dolore fino al limite della sopportazione, come negli ultimi playoff.
Dopo la cessione di Luol Deng, a sua volta elemento fondamentale negli schemi di coach Thibodeau, in molti si aspettavano un calo verticale dei Bulls, che invece hanno collezionato 5 vittorie consecutive e sono attualmente quinti nella Eastern Conference con un record di 17 vinte in 35 partite giocate.
Nella serie positiva è chiara l'impronta del big man della nazionale francese, ecco la sua mappa di tiro del periodo in questione:
Le cifre - 13.6 punti, 12.6 rimbalzi, 5.6 assist e 2.4 stoppate con il 44% dal campo ed il 75% ai liberi- non spiegano l'intensità e la ferocia agonistica con cui Noah affronta gli avversari, che hanno segnato appena 91.2 punti ogni 100 possessi, numero che scende a 88.5 considerando solo i minuti con lui in campo. Nelle ultime 5 solo Indiana ha fatto meglio con 87.2.
Prossimo passo l'All Star Game?