Che succede a Kyrie Irving?
Complicato inizio di regular season per il playmaker di Cleveland
Nella scorsa stagione, la sua seconda in NBA ad appena venti anni, Kyrie Irving ha giocato così bene da debuttare nell'All Star Game. Solo Kobe Bryant, Russell Westbrook e Carmelo Anthony hanno superato il suo 29.8% di possessi di squadra giocati in prima persona, un carico pesante di responsabilità per un giocatore così giovane, ma Irving se l'è cavata alla grande, chiudendo con percentuali di tutto rispetto - 47% da due, 39% da tre, 85% ai liberi-. Nella metà campo difensiva la storia ovviamente è stata diversa sia per lui che per la squadra (quartultima per punti subiti ogni 100 possessi sia nel 2012/13 che nel 2010/11. A dir la verità prima era ancora più giù, ma Kyrie ancora non era arrivato...), ed è questo il motivo per cui la proprietà ha puntato sul cavallo di ritorno Mike Brown, chiamato a catechizzare difensivamente un gruppo pieno zeppo di giovani talenti, compreso Anthony Bennett, prima scelta assoluta nello scorso draft.
Irving durante la offseason aveva manifestato il proposito di giocare di più per la squadra, per sfruttare le nuove armi a disposizione e selezionare così ancora meglio le proprie iniziative.
Come possiamo vedere dalla tabella,che indica i 25 giocatori con il maggiore USG%,in realtà, complici anche una serie di situazioni sfuggite completamente dal suo controllo, l'ex playmaker di Duke (per sole undici partite...) ha addirittura aumentato le iniziative personali, arrivando al 30.9%, quarto NBA dietro l'inarrivabile DeMarcus Cousins ed i 'soliti' Westbrook e Anthony.
I risultati però non sono stati quelli auspicati, e solo grazie ad un paio di exploit recenti Irving è sopra il 40% dal campo, ed il calo in termini di efficienza è abbastanza pesante per la squadra, che ha assoluto bisogno dei suoi punti e dei suoi assist per cercare di agganciare uno degli ultimi posti playoff (missione non impossibile nella Eastern Conference, anche se magari sarebbe meglio non arrivarci per avere l'ennesima scelta in lotteria...). Non a caso nelle 9 vittorie conquistate fino ad ora Irving ha 26.7 punti e 7.5 assist di media con il 45% totale ed il 40% da tre, numeri che nelle sconfitte scendono a 17.7 punti e 5.3 assist con il 38% totale ed il 27% da tre.
L'arrivo di Jarrett Jack avrebbe dovuto sgravare Irving dal portare palla, consentendogli di giocare sui blocchi in un modo simile a Stephen Curry nella scorsa stagione, ma fino ad ora la coppia non ha funzionato (-9.5 tra punti segnati e subiti ogni 100 possessi nei 339 minuti giocati insieme dai due), come non ha funzionato quella con il problematico ma talentuoso Dion Waiters (-9).
Mike Brown ha anche provato a schierare insieme i tre (162 minuti totali in 20 partite, 8 di media) senza ottenere grossi risultati in attacco: -8.3 net rating, appena 94.4 punti ogni 100 possessi, solo il terzetto composto da Irving, Thompson e Bynum ha segnato con meno frequenza tra quelli più impiegati.
Con il roster assemblato in modo a dir poco particolare ( tante ali forti e guardie piccole, ruoli non chiari, onesti giocatori come C.J. Miles e Alonzo Gee che diventano fondamentali molto più del dovuto ) , ma con tanti asset appetibili da altre squadre, il mercato delle trade dovrebbe portare delle novità, a questo punto indispensabili se l'obiettivo è la postseason. Nella Eastern Conference basta veramente poco per risalire, a patto però che Irving torni vicino agli standards delle due scorse stagioni