Due chiacchiere sulla NBA con George Karl
L’ex coach di Denver e Coach of the Year in carica, è a Reggio Emilia dal figlio Coby.
Intervista per Sportando di Alessandro Caraffi
Arrivato a Reggio Emilia per una visita al figlio Coby, che sta giocando con rendimento alterno alla Grissin Bon, coach George Karl sta assistendo agli allenamenti della squadra biancorossa e, al termine di uno di essi, ha parlato di basket italiano, europeo e soprattutto NBA.
Lui, che è stato scaricato dai Denver Nuggets al termine di una stagione comunque positiva ma che, come troppe volte gli è accaduto, lo ha visto uscire precocemente ai playoff, resta comunque uno degli allenatori più vincenti dalla storia a stelle e strisce e durante il tempo trascorso alla palestra nella quale si allena Reggio, è quasi venuto naturale scivolare a parlare di quel che è e sarà la stagione del campionato USA iniziata da un mese.
Coach Karl, che giudizio può dare sulla stagione NBA fino a questo punto?
Vedo un allargamento della forbice tra West ed East rispetto a quella che già c’era nelle passate stagioni. Nella prima ritengo vi siano almeno una dozzina di squadre che possono giocarsi i playoff con realistiche possibilità, al netto di infortuni vari, mentre nella East il numero delle pretendenti agli otto posti buoni è calato. Però se diamo un’occhiata a quanto successo la scorsa stagione, i campioni sono gli Heat e credo che quest’anno siano ancora migliori.
Certo che questo squilibrio non aiuta, soprattutto quando verrà la primavera e le partite conteranno. Non aiuta lo spettacolo e non aiuta l’appetibilità del prodotto NBA…
Certamente. Ma non è un problema di quest’anno, è così da tante stagioni, solo in questa stagione vedremo squadre che resteranno fuori con 46-47 vittorie da una parte e altre che accederanno alla post season con 38-39 dall’altra. Però non crediate che la situazione a oggi sarà quella di aprile…
…cosa intende?
Ho la netta sensazione che questa sarà una stagione che sarà ricordata per il gran numero di trade, forse come mai prima. Davanti abbiamo un draft profondo, di qualità e sono tante le squadre che giocano per esso. Non stupiamoci se da qui a gennaio, febbraio e fino alla trade dead-line, almeno tre-quattro squadre cambieranno pelle e obiettivi.
Proviamo a chiederglielo anche se probabilmente non vorrà sbilanciarsi: è già a conoscenza di alcuni scambi?
No (ride, ndr), sono rumors che circolano e ancora non sono per nulla ufficiali. Però ci sono davvero molte franchigie che stanno già pensando al futuro e hanno pianificato, da qui a fine febbraio, qualcosa per cercare di smuovere una situazione che si è fatta stagnante. Ma non solo tra le contender, anche tra le squadre che di seconda o terza fascia. Per intenderci: se Turner andrà a Chicago, come sembra molto probabile, Philadelphia perderà un giocatore che in questo inizio sta facendo bene e, anche se il loro obiettivo resterà il prossimo draft, potrebbe cambiare la scelta in quel contesto; per Chicago, invece, dopo la perdita di Rose, potrebbe voler dire riprendere quota.
Che squadre l’hanno colpita fino a ora?
San Antonio resta la squadra che gioca, di gran lunga, il basket più bello da vedere ed efficace. Credo che Belinelli possa dare loro qualcosa in più anche rispetto alla scorsa stagione. Poi mi piace molto Golden State, che ha perso Iguodala ora, ma gioca un basket molto intenso e che non vorrei incontrare ai playoff. I Clippers stanno crescendo molto dal punto di vista mentale e dopo l’All-Star break credo si vedrà quanto varranno.
A Est invece?
Miami, come detto, è campione e credo sia migliorata, mentre mi piace davvero tanto Indiana: hanno un gioco intenso difensivamente e sono mentalmente forti e pronti a vincere, o meglio stanno imparando a farlo. Vogel sta lavorando alla grande.