Pagellone di mercato dei GM NBA: Pacific Division
A mercato ormai concluso valutiamo i GM delle squadre NBA. Chi ha operato meglio?
Il mercato NBA si è ormai chiuso e quindi diamo i voti ai GM delle varie squadre. Qui analizziamo la Pacific Division:
GOLDEN STATE WARRIORS (Bob Myers): 7 avrebbe preso 9 se gli fosse riuscito pure il colpo Howard, ma giustamente i Lakers di uscire dalla partita come vittime sacrificali pure consenzienti proprio non ne avevano voglia; quindi decaduta la possibilità di sign and trade rimane comunque una squadra molto rinforzata rispetto alla scorsa stagione. L’inserimento di Andre Iguodala in un organico già forte e rodatissimo (merito del tecnico Mark Jackson) fa fare quel salto di qualità necessario dal punto di vista difensivo al team di Oakland-Berkeley. Certo sono stati persi per strada due pezzi importantissimi come Jarrett Jack e Carl Landry, ma se per il secondo siamo certi che Mareese Speights posa sostituirlo a dovere, qualche dubbio ci resta sulla coppia Nemanja Nedovic-Toney Douglas per quanto concerne il playmaker. Non si vorrebbe credere che in caso di infortunio di Curry la situazione dal punto di vista delle point-guards faccia scendere il livello del gioco del roster, ma purtroppo il rischio è quello. Il mercato comunque nel complesso piace e parecchio, erchè consegna a Mark Jackson una squadra mel complesso rinforzata e ancora piuttosto snella nel salario, perchè il contratto di Bogut in scadenza libera almeno 11 milioni di salario nella prossima stagione permetterà la firma di un nuovo pivot. In attesa di questo ci sono almeno due stagioni ancora con Thompson e Barnes a contratti bassi. Magari non sarà la squadra più rinforzata dell’anno, ma siamo pronti a socmmettere che Golden State darà fastidio eccome nei prossimi playoff. È l’appeal ritrovato verso il team la più grande vittoria del GM (come testimonia Iguodala che per giocarci ha rinunciato a parecchi soldi).
LOS ANGELES CLIPPERS (Gary Sacks): 6 il voto è per l’allenatore, ma per quanto concerne il mercato siamo assolutamente insufficienti. I Clippers rischiano di trovarsi impantanati in una situazione contrattuale assolutamente pesante e sproporzionata su giocatori che non meritano le cifre che prendono. Ci si affida al Doc per costruire una squadra vincente e solida, ma il roster consegnatogli non convince; manca un’ala piccola pesante e almeno che Reggie Bullock non si riveli uno steal in quella zona del campo si soffrirà. Assolutamente insensato il contratto da 10 milioni per 3 anni di Matt Barnes, così come è pressoché folle il quadriennale da 27 milioni a J.J. Redick. Sembra un mercato dove Sacks deve dimostrare di avere tanti soldi e poterli spendere a piacimento. Piace invece Collison come cambio play ora che è partito Bledsoe, mentre non si capisce l’utilità di tenere Willie Green. Ottima la mossa Byron Mullens a meno di un milione, ma sotto i tabelloni sono le solite scene: Jordan e Griffin devono imparare devi movimenti in post affidabili e nel caso del secondo anche un jumper mortale (ci si può lavorare). In questo momento non ci sentiamo di poter considerare I Clippers una contender, nemmeno con Doc in panchina, perchè le incognite della scorsa stagione non sono risolte e come è stato dimostrato non basta Chris Paul a trascinare una squadra a traguardi ambiziosi.
LOS ANGELES LAKERS (Mitch Kupchak): 5,5 è chiaro che Kupchak non ha colpe se Howard non vuole restare a Los Angeles, ma la sua vera colpa è sottovalutare la cosa convinto che bastino vessilli fuori dallo Staples per convincerlo a sposare un progetto che non voleva e nel quale non si è mai trovato. I segnali del suo malcontento erano chiari già da mesi, ma Mitch ha sempre sganciato ottimismo a raffica convinto che bastasse il blasone dei Lakers per farlo rimanere. Invece adesso si trova in una situazione di totale ricostruzione nella quale dovrà dimostrare di essere il grande GM che tutti dicono. Il problema ora che Jerry Buss è morto è che stanno già iniziando i quel di L.A. i voli pindarici su LeBron e Carmelo Anthony quando la squadra ha bisogno di tutto. La bravura di Mitch dovrà essere dimostrata anche nell’opera di persuasione su Kobe nel non chiedere il massimo salariale per mutilare la ricostruzione. Certamente con 50 milioni di spazio salariale il margine di manovra per mettere in piedi un bel roster c’è tutto, ma non è così sicuro che l’appeal di Los Angeles sia rimasto immutato dopo le ultime situazioni verificatesi. Chi arriverà dovrà costruire tutto da capo pur sapendo che ci sarà sempre Kobe a fare il primo violino almeno per altre 3 stagioni. La corsa al sesto anello per ora è lunga e faticosa, ma trattandosi di Kobe non giocheremmo a scommetterci contro. P.S. ottima la firma del rookie Elias Harris.
PHOENIX SUNS (Ryan McDonough): 6 il roster è un vero casino e le trade messe in piedi non aiutano certo a migliorarlo, ma il nuovo GM Ryan McDonough, scuola Danny Ainge, qualche intuizione interessante ce l’ha avuta. Iniziamo ovviamente dalla scelta di Jeff Hornacek come allenatore, uno degli assistant-coach di cui si è parlato meglio durante le passate stagione, che ha pure già dichiarato di volere una squadra dall’alto punteggio per far divertire i tifosi, poi andiamo con la chiamata al draft di Archie Goodwin, che puzza di steal lontano un chilometro. La giovane guardia ha pagato la disastrosa stagione di Kentucky, ma ha l’aria di poter diventare un giocatore assolutamente completo ed interessante. Non ci sbilanciamo sulla scelta di Alex Len, perché sul giocatore sono state date opinioni contrastanti, ma ci teniamo a dire che lo hanno collocato nella situazione ideale: un anno dietro a Gortat e poi il posto è tutto suo. Non convince invece la gestione del roster: una squadra da run and gun sicuramente deve avere una squadra lunga e profonda per poter tenere alto il ritmo, ma prechè accollarsi il contratto di Gerald Green ci risulta oscuro. Per le scelte? Andrebbe anche bene come idea, ma a patto che il giocatore vada in scadenza. Nel roster restano sempre zavorre Babbyche del calibro di Channing Fyre. Permane inoltre una certa leggerezza nel settore ala grande, dove I gemelli Morris paiono inadeguati al ruolo. Squadra ancora tutta da costruire che però si è assicurata una coppia di play come Bledsoe e Dragic di ottima qualità. McDonough avrai altri momenti per stupirci
SACRAMENTO KINGS (Pete D’Alessandro): 7 in un’annata di nuovi GM si distingue piacevolmente l’ex assistente di Masai Ujiri Pete D’Alessandro. Il GM chiamato a ridare un senso ai Sacramento Kings, per volere di Vivek Ranadive si muove subito con grande padronanza del banco di prova e mette a segno operazioni mirate ed intelligenti. Pesca McLemore dal draft per dare subito leadership ad una squadra di che ne ha bisogno come il pane, poi ricava Greivis Vasquez dalla sign and trade con Tyreke Evans (offer sheet che fa benissimo a non pareggiare). Nel mezzo rinforza il ruolo nervalgico di ala piccolo con il roccioso Luc Richard Mbah A Moute in cambio di una semplice seconda scelta e complete il roster con la firma ad ottime cifre di Carl Landry. Ora tutto dipende da come gestisce l’affaire DeMarucs Cousins, noto nell’ambiente per bizze e capricci e che sta già chiedendo il massimo salariale. Chiaramente non c’è l’intenzione di concederglielo, perchè più il tempo passa meno il centro mostra maturità dentro e fuori dal campo. Ci piace anche la scelta di Ray McCallum a cui viene subito data fiducia. Sono sostanzialmente due i casi irrosolti nel roster: Jimmer Fredette e Isaiah Thomas. La firma di McCallum è un chiaro segnale del non voler puntare su Thomas, che comunque è stato uno dei più positivi data la chiamata numero 60, mentre per quanto concerne Jimmer si ha avuto a subito l’impressione che fosse nel posto sbagliato, ma appoggiamo la scelta del GM di attendere l’amalgama del roster da parte di Mike Malone per capire se il ragazzo potrà ritagliarsi un ruolo alla J.J. Redick. Promosso.