Pagellone di mercato dei GM NBA: Northwest Division
A mercato ormai concluso valutiamo i GM delle squadre NBA. Chi ha operato meglio?
Il mercato NBA si è ormai chiuso e quindi diamo i voti ai GM delle varie squadre. Qui analizziamo la Northwest Division:
DENVER NUGGETS (Tim Connelly): 5,5 non ce ne voglia il novello GM Tim Connelly, ma il mercato dei Nuggets non ci convince per niente. Troppi i giocatori firmati senza un apparente motivo tecnico per poter ambire alla sufficienza. Vediamo perché: Hickson a 5 milioni economicamente va benissimo, ma non risolve problemi difensivi diffusi della ex squadra di George Karl, in quanto lo scorso anno si è distinto come uno ei peggiori lunghi difensivi dell’NBA; inoltre se firmi Hickson insieme a JaVale McGee non comprendiamo a quel punto a cosa serva rinnovare ancora Timofey Mozgov (altra panchina?). Decisamente migliore lo scambio Darrell Arthur per Kosta Koufos ma non può bastare. L’aggiunta di Nate Robinson pare altrettanto inutile avendo Ty Lawson e Andre Miller. Si poteva andare un su giovane playmaker da lanciare in attesa che Miller finisca il suo ultimo anno di contratto (Kendall Marshall per dirne una). Non rimpiazza adeguatamente Andre Iguodala lasciando una voragine nel ruolo di guardia tiratrice, perchè con tutta la stima per Foye ma tra i due giocatori c’è un abisso. A occhio ci sembra una squadra difficilmente disegnabile e molto anarchica; non esattamente il tipo di squadra che vorrebbe il nuovo allenatore Brian Shaw. A proposito mezzo voto in più per la scelta di Shaw come allenatore, che tutti volevano ma nessuno prendeva. Il resto convince poco, ma veramente poco e per 67 milioni di salari è un fattore molto negativo.
MINNESOTA TIMBERWOLVES (Flip Saunders): 6,5 altro GM al primo anno, ma qui il risultato è ben diverso. Saunders dimostra non solo capacità di saper leggere il mercato in maniera economica, ma anche di aver bene in mente le lacune della squadra. Fa fuori Stiemsma e lo rimpiazza con il solido rookie Gorgui Dieng (cambio ideale di Nik Pekovic), poi si gioca la scommessa che paga grazie alla gentile concessione di Sam Presti. Rischia a non scegliere Shabazz con la 9, ma lo pesca alla 14 via Utah Jazz ottenendo anche una chiamata in più. Condotta eccellente anche nell’operazione free agents: Chase Budinger viene pagato il giusto, Kevin Martin è un vero colpo, giocatore ideale per giocare con Ricky Rubio ad un prezzo sinceramente irrisorio per una guardia da 17/18 punti a gara. Qui veniamo però alle noti dolenti: troppo lunga la trafila per rinnovare Pekovic, l’idea di aspettare le offer sheets funziona, perché nessuna squadra si avvicina al montenegrino, ma adesso il gioco delle parti rischia di far spezzare la corda e Pekovic inoltre dovrà saltare l’europeo per motivi contrattuali; l’accordo al ribasso non è accettato e sarà d’obbligo concedergli un pluriennale (giusto per carità) ma a cifre piuttosto considerevoli. Inoltre in assoluta sincerità la pagliacciata del biennale ad un giocatore tecnicamente inutile come Turiaf si poteva evitare senza alcun problema. Rimane comunque un’ottima gestione economica che mette i Timberwolves in zona limite con la luxury tax, ma completi in ogni reparto.
OKLAHOMA CITY THUNDER (Sam Presti): 4 uno dei migliori GM NBA che resta immobile senza migliorare la propria squadra è abbastanza incomprensibile. La situazione salariale per Oklahoma City non è delle migliori questo è certo, ma continuare ad insistere con Kendrick Perkins, quando è apparso pressoché evidente che il giocatore sia inadeguato è essere masochisti. Nessuno critica la gestione sportiva del GM dei Thunder, che anche quest’anno si è assicurato un gran bello steal al draft prendendo Andre Roberson, ma rischia di finire con la sindrome Rick Sund, meglio nota come la sindrome centro dominante. Ha la chimata 12 e pesca Steven Adams, un giocatore che ci pare un Perkins non coloured e che non aggiunge nulla dal punto di vista offensivo alla squadra. Ci chiediamo per quanto tempo abbia intenzione di attaccare in 2 uomini (2 e mezzo considerando Ibaka) senza dare un adeguato equilibrio al roster. Una squadra che ha 9 milioni di trade exceptions, una mid level da 5 milioni e una biannual da 2 milioni possibile che non riesca a trovare un centro accettabile? Basterebbe amnistiare Perkins e tagliare due contratti non garantiti per scendere in soft cap e poter firmare chi si vuole. Ci sembra altamente grottesca questa difesa ad oltranza dell’ex centro dei Celtics; e il risultato è che OKC dipende sempre solo ed esclusivamente dalle lune di Durant e Westbrook. Ha da augurarsi che Reggie Jackson e Jeremy Lamb esplodano e diano quel qualcosa in più, ma dal giorno della trade Harden il GM dei Thunder non sembra più averci capito molto. Solo una semplice considerazione: è vero che J.J. Hickson sarà pure un pessimo difensore, ma firmarlo a 5 milioni con la mid level e metterlo di fianco ad Ibaka sembra un’idea consì insensata? Bocciato senza attenuanti, ancora più grave perchè rischia di perdere un’altra finale NBA per gli stessi motivi della precendente.
PORTLAND TRAIL BLAZERS (Neil Olshey): 8,5 probabilmente il migliore dell’anno. Il mercato dei Trail Blazers ha fatto fare il salto di qualità ad una squadra che lo scorso anno ha mostrato gravi carenze in panchina, carenze che non si vedranno più senza dubbio. Qui è esattamente l’opposto di OKC: il centro viene trovato ed è pure quello giusto. Andiamo di rassegna: Robin Lopez al posto di Hickson è perfetto (giocatore più difensivo e che gioca vicino al ferro senza pestare i piedi a LaMarcus), Thomas Robinson dalla panchina al posto di Jared Jeffries ci sembra un upgrade interessante sotto ogni profilo, poi ci sono i piccoli: quintetto confermatissimo e super rodato, a cui si aggiungono Allen Crabbe, C.J. McCollum, e Dorell Wright. Insomma una squadra che diventa profondissima e assolutamente pericolosa da ogni posizione del campo. In tutta sincerità non ci convince moltissimo il cambio play, dove si poteva fare di meglio avendo ancora spazio salariale, ma si tratta di cercare il pelo nell’uomo. I Trail Blazers sono la squadra più migliorata rispetto alla scorsa stagione e i playoff quest’anno sono assolutamente alla portata. Poi tutto dipenderà dall’architettura del gioco difensivo di Terry Stotts, uno che ha dimostrato di saper far attaccare benissimo ma non saper fare altrettanto bene la fase difensiva. A nostro avviso caro Neil Olshey un bel assistant-coach con spiccate attitudini defensive non guasterebbe.
UTAH JAZZ (Dennis Lindsey): 6,5 Utah Jazz o meglio conosciuti come sucursale di San Francisco. Ovviamente si scherza, ma il mercato orchestrato dal GM dei Jazz è stato davvero interessante, per la mole di scelte ottenute prendendosi I contrattoni in scadenza degli Warriors. La situazione salariale è perfetta per far crescere i giovani e presentarsi ai prossimi draft con molte possibilità di pesca. Insomma il terreno per costruirsi il futuro se lo è preparato, ma adesso deve fare in modo di raccogliere la semina. Giudicare il roster è pressoché impossibile: la regola dell’NBA impone di avere almeno 52,7 milioni di salari per ogni stagione e quindi è d’obbligo tenere anche giocatori con accordi pesanti ma funzionali a questa regola. Per il resto ci piacciono le socmmesse che si gioca: puntare tutto su Kanter e Favors nel frontcourt e lasciare il backcourt nelle mani del rookie Trey Burke (supportato da John Lucas III e Ian Clark). Se pagasse sarebbe il GM dell’anno, ma è abbastanza plausibile credere che quest’annata sia di trasizione totale. Almeno lui fa dei movimenti atti a migliorare la squadra, invece di restare fermo immobile con la paura di ottenere un record troppo alto e perdere una chiamata importante. Qui il concetto è di squadra snella che può stupire e se non riesce comunque di chiamate al draft ce ne sono a iosa.