La moneyball è arrivata a Philadelphia
Analisi e possibili conseguenze delle scelte al draft dei Sixers
I Philadelphia 76ers sono state tra le squadre più attive durante la notte del draft, tante trade e tante scelte interessanti che, per certi versi, hanno fatto girare la testa un pò a tutti. Al Barklays Center è successo praticamente di tutto, si è svolto uno dei draft più folli e imprevedibili degli ultimi 10 anni e i Sixers sono stati al centro delle danze.
La off-season era iniziata con diversi addii, a partire da quello di Doug Collins, coach che ha lasciato la squadra dopo tre anni. Subito dopo hanno salutato due dei dirigenti più longevi in casa Sixers, Rod Thorn, presidente esecutivo, e Tony DiLeo, GM ma che per un breve periodo è stato anche allenatore della squadra. C'era bisogno di una nuova guida, di una persona che fosse in grado di cambiare il volto della franchigia e da Houston è arrivato tale Sam Hinkie. Quando il nome di Hinkie è stato annunciato ufficialmente, molti sostenitori dei Sixers sono rimasti delusi, ci si aspettava una nome di maggiore prestigio e spicco. I tifosi meno attenti si chiedevano: "E questo chi è? Mai sentito nominare, i Raptors trattano con Phil Jackson e noi ci accontentiamo di questo Hinkie?". Scetticismo comprensibile dopo una stagione andata a farsi benedire a causa, soprattutto, delle ginocchia ballerine di Andrew Bynum e di una trade che si è rivelata sciagurata per Philadelphia. Gli esperti di NBA, però, dicono che Philadelphia ha fatto un affare a prendere Hinkie, che l'ex dirigente di Houston è una delle persone più preparate in circolazione e che macina statistiche meglio di un computer. Hinkie, infatti, è una persona di grandissima intelligenza e capacità. Laureatosi all'Università di Oklahoma, master conseguito a Stanford, Hinkie ha lavorato come consulente per diverse franchigie NFL, per cercare di migliorare le loro scelte al draft. Nel 2007 sbarca nel mondo del basket diventando vice-presidente delle operazioni sportive degli Houston Rockets, dove diventa il braccio destro del GM Daryl Morey.
Hinkie è un teorico della strategia delle statistiche avanzate, la cosiddetta moneyball, utilizzata, inizialmente, nel baseball ma poi sviluppatasi anche nel mondo della NFL e della NBA. Ai Rockets, insieme a Morey, costruisce una squadra con intelligenza e capacità, applicando l'uso statistico in modo massiccio. Scova giocatori sottovalutati, che molti considerano non adatti alla NBA, e li trasforma in membri produttivi della squadra. Due esempi? Aaron Brooks e Carl Landry, la maggior parte degli scout li considerano troppo piccoli per giocare nelle loro rispettive posizioni, non hanno la fisicità adeguata per rendere al meglio in NBA. I Rockets,invece, li scelgono molto prima del previsto e li fanno rendere al meglio. Brooks vince il premio di Most Improved Player Of The Year nel 2010, mentre Landry diventa un giocatore chiave nelle rotazioni fin dall'inizio, dando un contributo decisivo alla striscia di 22 vittorie consecutive dei Rockets nel 2008 e, a fine stagione, viene nominato nel secondo quintetto All-Rookie.
Dopo quattro anni spesi alla corte di Daryl Morey, per Hinkie è arrivato il momento di guidare una sua squadra e l'opportunità dei Sixers sembra l'ideale per lui. Inizialmente il neo GM e presidente esecutivo si muove molto nell'ombra, le ricerche per il nuovo allenatore vanno a rilento e molti si chiedono il perchè. Quasi tutte le franchigie rimaste senza allenatore trovano la loro nuova guida, ma su Philadelphia non si sa quasi nulla, qualche rumors ma nessun contatto concreto. Come si fa a ristrutturare una squadra senza un allenatore? Per Hinkie non è un problema, ha già in mente delle mosse che rivoluzioneranno il roster e scegliere un allenatore prima di compiere tali mosse non avrebbe senso. Prima si fa la squadra, poi si sceglie l'allenatore.
Arriva la notte del draft e Hinkie decide di entrare in azione. Nerlens Noel, da tutti visto come la prima scelta del draft, scende di posizione, evidentemente ci sono dei dubbi sulla sua tenuta fisica. Alla 6 lo chiamano i New Orleans Pelicans, sembra una scelta piuttosto strana, in quella posizione i Pelicans hanno già Anthony Davis, grande stoppatore e giocatore molto atletico, Noel rischierebbe di pestargli i piedi. Passa qualche minuto e arriva la notizia: i Pelicans hanno scelto Noel per i Philadelphia 76ers, che in cambio cederanno Jrue Holiday e la 42esima scelta assoluta. Philadelphia, oltre a Noel, ottiene anche una prima scelta del 2014, protetta per le prime 5 chiamate.
La reazione dei tifosi sui social network è abbastanza attonita, non capiscono che senso abbia cedere il proprio miglior giocatore, un play di 23 anni nominato all'All-Star Game, per ricevere in cambio un lungo, certo talentuso e con un potenziale difensivo pressochè illimitato, ma afflitto da problemi fisici simili a quelli che hanno tenuto fuori Bynum per tutta la stagione. La spiegazione, in realtà, è molto più semplice di quella che possa sembrare. Philadelphia era in un limbo, la squadra, nel migliore dei casi, poteva puntare ad un primo turno dei playoffs, non di più. Rifirmare Bynum avrebbe significato ingolfare parecchio il cap e accollarsi i rischi delle sue precarie ginocchia. Quali erano le alternative? Trovare un sostituto sul mercato dei free-agent, uno come Al Jefferson ad esempio, avrebbe comportato un esborso economico notevole ma senza garanzie di reale miglioramento. Hinkie allora passa all'azione e decide di sacrificare il miglior giocatore della squadra, Holiday, per arrivare ad un lungo di grande potenziale e che può garantire quella difesa interna di cui i Sixers hanno disperatamente bisogno.
Ma perchè cedere proprio Holiday? Perchè è l'unico giocatore veramente spendibile sul mercato, Holiday è una delle migliori point-guard della lega, ha soli 23 anni, è un grandissimo difensore, ha atletismo e negli ultimi anni è diventato anche un realizzatore efficace. Holiday aveva appena rinnovato il contratto e sarebbe entrato nel primo anno del nuovo accordo, da 11 mln di dollari l'anno, dunque la sua cessione comporta un ulteriore abbassamento del cap. Hinkie trova subito anche il sostituto di Holiday, scegliendo Michael Carter-Williams, play di Syracuse, con la 11esima chiamata. Carter-Williams assomiglia, per molti versi, alla versione di Holiday che entro nella NBA qualche anno fa. Giocatore lunghissimo, con grande atletismo e con una visione di gioco impressionante, discreto difensore ma con un tiro piuttosto scostante e con una capacità di decision-making non sempre impeccabile. Nonostante i difetti, però, Carter-Williams è uno dei playmaker più puri del draft ed è ricco di potenziale. Hinkie vuole costruire un asse play-centro giovane e molto futuribile.
Al secondo giro viene scelto Glen Rice Jr. che, però, viene subito spedito a Washington, ricevendo in cambio la scelta numero 38 e la 54. Con la 38 Philadelphia sceglie Nate Wolters, altro grande tiratore, ma lo manda a Milwaukee in cambio di Ricky Ledo, il quale, a sua volta, viene ceduto a Dallas in cambio di una seconda scelta del 2014. Con la 54 i Sixers si assicurano Arsalan Kazemi, scelta passata molto inosservato. Kazemi, uscito da Oregon, è una macchina da rimbalzi ed un difensore straordinario sulle situazioni di pick and roll, inoltre è il primo giocatore iraniano ad essere scelto al draft. Hinkie non si ferma lì e decide di mettere sotto contratto Rodney Williams, ala in uscita dall'Università di Minnesota, non scelto durante il draft. Williams è un giocatore incredibilmente atletico ed esplosivo, grande difensore e attaccante sottovalutato.
Nel giro di una notte Sam Hinkie ha rivoluzionato non solo il roster dei Sixers ma anche il futuro dell'intera franchigia. La trade per Noel indebolisce la squadra nell'immediato, privandola della sua stella Jrue Holiday, ma permette ai Sixers di avere grandi speranze per il 2014. Due potenziali prime scelte top 10 in un draft come quello dell'anno prossimo sono un lusso non da poco, inoltre l'asse Carter-Williams-Noel è molto intrigante e ricca di potenziale. Se Noel supera i suoi problemi fisici, come sembra probabile che farà, e riesce a costrursi un gioco offensivo più efficace, può diventare un prospetto pazzesco fra i lunghi della NBA. Carter-Williams è uno dei giocatori più intriganti di tutto il draft, braccia infinite, grande visione di gioco, capacità difensive notevoli e un atletismo invidiabile. Ovviamente anche lui ha dei limiti da superare ma con un coach all'altezza tutto è possibile per il giocatore uscito da Syracuse. Sarà importante mettere al centro del progetto un giocatore come Evan Turner, mai esploso del tutto finora ma in grado di poter trascinare la squadra in determinati momenti.
Ci sarà da soffrire nell'immediato ma a Philadelphia sembra esserci, finalmente, un piano a medio/lungo termine, fondamentale se si vuole cercare di eccellere in questa lega. I tifosi di Philadelphia, dal canto loro, sperano che i tempi del navigare a vista siano finiti qui e che i Sixers possano tornare nel più breve tempo possibile nell'elite della Eastern Conference. Una cosa è certa: la moneyball è arrivata a Philadelphia, sperando che porti uno strike-out e non una palla curva che finisca in ball.