Philadelphia 76ers: una storia di ultimi step mai realizzati
Una breve analisi sul recente passato, presente e futuro dei Sixers
Solo un ultimo passo, manca solo quello, qualcosa in più e il risultato sarà raggiunto, mancano 50 centesimi per fare un euro. Tutte frasi piuttosto note per chi è sempre ad un passo dal realizzare i propri obiettivi nella vita ma anche nello sport. Tutto questo dovrebbe risultare noto anche ai tifosi dei Philadelphia 76ers, squadra che dopo la finale persa nel 2001 contro i Los Angeles Lakers non è stata più in grado di fare quell'ultimo step necessario per provare a vincere il titolo.
Prima l'era Iverson, con il titolo sfiorato appunto ma mai raggiunto. The Answer è troppo individualista dicono in molti, è un mangiapalloni, è arrogante, la squadra non può vincere se è lui la star, critiche che trovano fondamenti nel carattere tutt'altro che facile di Iverson ma che, forse, tralasciano un aspetto altrettanto importante, ovvero che i Sixers non sono quasi mai riusciti a costruire un supporting cast degno di questo nome per Iverson. I vari Mutombo,Kukoc,Keith Van Horn,Theo Ratliff,Chris Webber (a fine carriera), solo per citarne alcuni, non sono stati sufficienti. Dopo quella finale del 2001 The Answer e soci non sono stati più gli stessi e il titolo si è trasformato in una vera e propria utopia.
Il non vincere porta frustrazione e comporta separazione. Nel 2006 Iverson viene ceduto ai Denver Nuggets in cambio di Andre Miller e Joe Smith, insieme a due prime scelte future. C'è bisogno di ricostruire, di ripartire, magari non da zero, ma sicuramente da un nucleo meno ambizioso e performante, da un veterano come Andre Miller. Nel Gennaio 2007 viene dato l'addio anche allo strapagato Chris Webber con una buonuscita da 36 mln di dollari. L'anno successivo al draft viene selezionato Thaddeus Young con la 12esima chiamata assoluta e la squadra viene data in mano ad Andre Miller e Andre Iguodala, nuova speranza dei Sixers, ribatezzato il nuovo A.I. dai tifosi di Philly. Arriva anche un nuovo GM, Ed Stefanski, che sostituisce il disastrato Billy King, autore di scelte assolutamente prive di senso. Quell'anno la squadra inizia male ma si riprende e arriva ai playoffs, per la prima volta dal 2005. Arriva l'eliminazione da parte dei Detroit Pistons al primo turno per 4-2 ma i Sixers se la sono comunque giocata e il futuro sembra di nuovo luminoso.
Allora scatta di nuovo quel pensiero: manca solo un ultimo step, forse serve solo un grande giocatore da piazzare vicino ad Iguodala e Miller. Così nell'Estate del 2008 viene firmato Elton Brand, star dei Los Angeles Clippers, con un contratto di 5 anni da quasi 80 mln di dollari. A Philadelphia si inizia a pensare al titolo, alla possibilità di arrivare fino in fondo ma, ancora una volta, le cose non vanno come previsto. L'inizio è balbettante, solo 9 vittorie e 14 sconfitte. Coach Cheeks viene licenziato e al suo posto subentra Tony DiLeo, ex assistente GM di Philadelphia. Arrivano anche i problemi di infortuni e i Sixers sono costretti a mettere sotto contratto veterani come Ratliff,Donyell Marshall e Kareem Rush. La stella di Brand non riesce a splendere e il suo infortunio alla spalla gli fa saltare il resto della stagione. I Sixers, però, riescono comunque a qualificarsi per la post-season, al primo turno incontrano gli Orlando Magic. Giocano 3 partite di altissimo livello e vanno avanti per 2-1 nella serie, prima di crollare e perdere per 4-2. Ancora un'altra eliminazione al primo turno, un altro progetto infranto. La situazione salariale è piuttosto bloccata, oltre agli 80 mln di Brand, ci sono stati i rinnovi quinquennali di Lou Williams e Andre Iguodala, rispettivamente per 25 e 80 mln di dollari.
Con la stagione 2009 arriva un altro cambiamento, DiLeo torna dietro la scrivania e viene ingaggiato Eddie Jordan come capo allenatore. Al draft viene selezionato Jrue Holiday, promettente point guard uscita da UCLA. Le cose, però, si mettono subito male. La squadra non riesce a trovare ritmo, il sistema della Princeton Offense utilizzato da Jordan sembra essere totalmente fuori luogo per i giocatori dei Sixers. Brand, la star da 80 mln di dollari, finisce addirittura in panchina. Si fa male anche Lou Williams, il play titolare della squadra, e allora si realizza il clamoroso ritorno a Philadelphia di Allen Iverson. Il 13 Dicembre del 2009 il ritorno di The Answer è ufficiale ma l'euforia dura ben poco, visto che già a Febbraio il giocatore annuncia di dover lasciare la squadra per stare vicino alla figlia e di fatto non rientrerà più. La stagione si trasforma in un vero disastro, 27 vittorie e 55 sconfitte, è la stagione peggiore dal 1998. Coach Jordan viene licenziato poche ore dopo la fine dell'ultima partita di regular season. Punto e a capo, si deve ripartire, ancora una volta.
Il nuovo profeta è Doug Collins, allenatore molto esperto e in grado di tirare fuori il meglio dai giovani. I Sixers hanno la seconda chiamata assoluta al draft e scelgono Evan Turner, guardia uscita da Ohio State. La stagione inizia male ma poi la squadra sale di rendimento e chiude con un record di 41 vittorie e altrettante sconfitte. Arriva un'altra eliminazione al primo turno dei playoffs contro i Miami Heat per 4-1 ma nei tifosi c'è di nuovo speranza, la squadra sembra poter crescere.
Nell'Estate del 2011 la franchigia cambia proprietà, Joshua Harris sgancia 280 mln per prendersi i Sixers, aiutato da alcuni investitori celebri come il rapper e attore Will Smith e sua moglie Jada Pinkett Smith. La nuova proprietà sembra ambiziosa, il palazzo torna ad essere popolato come ai bei tempi. La squadra parte alla grande, 20 vittorie e 9 sconfitte, poi cala drasticamente ma si qualifica comunque per i playoffs. Sembra di nuovo pronta un'altra eliminazione al primo turno contro i Bulls di Derrick Rose, ma al termine di gara 1 Rose si fa male ed è costretto a saltare il resto della stagione. I Sixers ne approfittano e vincono la serie per 4-2 grazie ad uno straordinario Andre Iguodala e ai canestri di Lou Williams. In semifinale di Conference arrivano i Celtics, Philadelphia se la gioca fino a gara 7 quando viene sconfitta, ma l'orgoglio a Philadelphia è tornato.
Nonostante la grande stagione, sicuramente favorità da un pò di fortuna, la proprietà decide di cambiare e muoversi forte sul mercato. Lou Williams, in scadenza di contratto, non viene confermato. Andre Iguodala, leader indiscusso, viene ceduto ai Denver Nuggets nell'ambito di una mega trade che porta Dwight Howard ai Lakers e Andrew Bynum ai Sixers. Nella trade Philadelphia cede anche i giovani Vucevic e Harkless agli Orlando Magic, insieme ad una prima scelta futura, e riceve in cambio Jason Richardson.
In città scoppia l'entusiasmo, tutti pensano che con Bynum i Sixers possano arrivare davvero lontano, era da tempo che mancava un giocatore così, potenzialmente,dominante. Viene rinnovato anche il contratto di Holiday per 4 anni, arrivano dei buoni tiratori come Nick Young e Dorrell Wright. Ma le cose, ancora una volta, non vanno come previsto. Bynum si opera al ginocchio e sembra non rientrare più, la squadra non trova continuità, i nuovi, come Wright e Brown, deludono parecchio. Solamente Holiday,Evan Turner e Thaddeus Young sembrano riuscire a tenere la squadra in piedi. Adesso perà anche Young dovrà stare fuori per 3 settimane, Jason Richardson è costretto ad operarsi al ginocchio e rimarrà fuori per il resto dell'anno. A Philadelphia cominciano a chiedersi se anche questo ennesimo ultimo step sia stato fallito, è valsa davvero la pena sacrificare gente come Iguodala e Williams per prendere Bynum che finora non ha giocato un minuto? Era così necessario dare via un giovane promettente come Vucevic, che si sta realizzando ad Orlando? La stagione sembra già compromessa e la prossima estate sarà ancora fatta di grandi interrogativi e poche certezze. Ancora una volta sembra che l'ultimo step non voglia proprio arrivare.