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NBA 21/11/2012, 15.08

L.A. Confidential: è successo tutto in poche ore, forse pochi minuti

L'intricata vicenda in casa Lakers dall'esonero di Mike Brown alla firma di Mike D'Antoni

NBA

E’ successo tutto in poche ore, forse pochi minuti. E d’altronde non poteva non essere così.


Venerdì 9 Novembre 2012, mattina.
 

Mike Brown, coach dei Los Angeles Lakers, è al El Segundo, il centro di allenamento, seduto nel suo ufficio assieme agli assistenti. Stanno discutendo il game plane da attuare nella gara della sera, quella contro i Warriors, che potrebbe valere la panchina dello stesso Brown. Solo poche ore prima attorno ad un tavolo si sono seduti i grandi capi per discutere del suo futuro. Mitch Kupchak, il General Manager ha dichiarato alla stampa che 5 partite non sono sufficienti per silurare un coach. Un dose di moderata fiducia, ma Mike è nella NBA da troppo per non sapere che una sconfitta contro la non imbattibile Golden State equivarrebbe alla ghigliottina.

Il coach discute anche di questo con i suoi collaboratori. Poi nella stanza irrompe una segretaria. Lo vogliono al piano di sopra, al piano che conta. Passano pochi minuti. Mike Brown rientra con un sorriso. Amaro. “Mi hanno licenziato” le parole ai suoi fedelissimi.

Fine dell’era Brown a L.A.

E’ corretto (lasciamo la morale al di fuori della discussione, dato che il buon Mike se ne va da LA Land con un buyout di 11 milioni) al fine di rendere una squadra il più competitiva possibile cacciare l’allenatore dopo così poche gare per giunta con gli infortuni che hanno limitato e non poco parte dello starting five? Fossimo ad altre latitudini la risposta sarebbe un facile no. 

Ma qui, fra oceano e palme, non si può perdere. Anche se si tratta di sconfitte abbastanza irrilevanti all’interno di una lunga stagione. Una franchigia che ha speso 130 milioni per assemblare un roster di All Star no, non può partire 1-4.

Gerald Hatten Buss, Jerry, per gli amici. 

Da anni ormai il potere decisionale non è più nelle sue mani, ma in quel del figliol prodigo Jim. Eppure il grande magnate non ha mai abbandonato i suoi Lakers, nonostante la veneranda età e questo lo sanno tutti a L.A., specie chi sborsa centinaia di migliaia di dollari per sedersi a bordo campo o chi si è separato da molto molto più per acquistare i diritti TV. Ed è da lui che sono andati a lamentarsi: “Jerry così non va.” 

E Mr. West lo sa che così non va. I suoi Lakers non deludono mai le aspettative, specie quelle d’inizio stagione. 

E quindi chiama il figlio e preme il grilletto. La colt è puntata su Mike Brown e gliel’ha fornita Kobe. 

A questo punto un solo uomo sulla terra può essere in grado di sedersi su quella panchina. Lo sanno anche i tifosi che allo Staples lo invocano a gran voce: we want Phil!


Sabato 10 Novembre 2012.

Ora se mai dovessimo definire con un aggettivo coach Zen, noi opteremmo per perfido. E di lunga memoria. Mitch Kupchak e Jim Buss si recano a casa sua il sabato mattina. Phil gli stava aspettando. Jeanie, la sua fidanzata, apre la porta e saluta il fratello. Si avete letto bene, il fratello. Per chi non lo sapesse Jeanie fa Buss di cognome ed è la figlia del Jerry di cui sopra. 

Sembra cosa fatta. Il perfetto copione Hollywoodiano. L’allenatore più vincente di sempre che torna per salvare capra e cavoli e magicamente ci riesce. 

Ma Phil ha altro in testa: una vendetta.

Come detto, solo qualche anno fa Jerry Buss ha lasciato la gestione della squadra al figlio Jim. E il figlio l’ha presa sul serio, mostrando un’autorità gerarchica e gestionale che non è andata a genio a molti, soprattutto a coach Zen. Così quando lo staff Lakers si è seduto sul divano di casa sua, Phil ha bluffato. Ha finto di voler allenare di nuovo, finto che i cori sentiti allo Staples l’avessero davvero colpito nel profondo e, ancora di più, finto di tenere alle sorti del suo ex club. Ma ha posto anche delle condizioni: revisione dei calendario trasferte (ovvero “io non mi faccio ore di aereo per allenare una gara contro i Raptors”), staff  accuratamente selezionato da lui stesso e ovviamente una marea di soldi che è l’ultimo dei problemi. Poi l’ultimo colpo, alla giugulare: una parte della proprietà, un pacchetto di azioni Lakers. 

Come dire nessuno mi ordinerà mai più niente perché sarò anche proprietario.

Ecco la vendetta: se mi vuoi Jim, mi avrai a delle condizioni che sarebbero più che inaccettabili per qualsiasi altro allenatore sul pianeta. 

Se mi vuoi Jim, ti piegherai a me.

Kupchak e Buss minore sono sconvolti. Lasciano casa Jackson con la promessa di concludere la trattativa nei giorni immediatamente successivi.  

Phil sa che lo richiameranno per accettare la sua proposta. Come detto è l’unico che può allenare quella squadra, soprattutto in questo momento.


Sabato 11 Novembre 2012.

Ricevuta la notizia delle condizioni di Jackson, Jerry Buss non è scosso anzi. 

Se l’aspettava. Conosce Phil e sa che non sarebbe mai rientrato in sordina.

Ma un’idea gli gira in testa.  Qualcosa che non lo ha mai abbandonato e che da qualche giorno si è fatto più intenso. Un amore passato che torna, un amore che non si è mai spento del tutto nonostante tanto sia passato da corte. Un amore per una filosofia che lo rese felice come mai nella sua vita.  Riportarlo in superficie, rianimarlo. Ecco l’idea. Innamorarsi di nuovo: riportare a Los Angeles lo showtime.

Buss senior non si è mai accontentato di vincere. E’ un esteta, amante delle cose belle. Jerry Buss ha sempre voluto vincere e divertire. 

E negli anni 2000 un solo uomo ha saputo esprimere lo showtime, il gioco in velocità, fatto di assist e schiacciate. Lo spettacolo appunto.

E’ sabato sera quando chiama l’unica altra persona in grado di porre un veto alla sua idea: Kobe Bryant. 

“Non prenderemo Phil, ma D’Antoni, che ne dici?”

Jerry sa che Phil Jackson è l’unico allenatore che Bryant abbia mai davvero ascoltato, ma sa anche che il baffo con il Mamba se la dice, un po’ per il passato italiano comune, un po’ perché Mike è stato vice allenatore con la nazionale americana dove KB era guardia titolare e lì i due hanno legato.

Kobe da l’ok. 

Jerry Buss chiama il suo General Manager e gli comunica che il nome del nuovo allenatore non è Jackson Phil, ma D’Antoni Mike. “Riporteremo indietro lo showtime, Mitch!” 

Kupchak trova la soluzione geniale. Chiama anche Jim e in poco tempo la trattativa con l’agente di D’Antoni è conclusa. Per i prossimi 4 anni sarà l’ex Olimpia Milano l’allenatore dei Los Angeles Lakers. 

Rimane una sola cosa da fare: avvertire Phil Jackson.


Domenica 13 Novembre 2012, notte.

Coach Zen sta dormendo, è da poco passata la mezzanotte e il suo è un sonno sereno. I Buss si piegheranno alla sua volontà, perché sono costretti a farlo.

Squilla il telefono.

Dall’altro capo della cornetta Mitch Kupchak comunica al maestro che i Los Angeles Lakers hanno optato per D’Antoni. 

Phil non crede alla sue orecchie.

Vicino a Kupchak c’è Jim Buss che sorride.


Lunedì 14 Novembre 2012.

Comincia l’era D’Antoni.

© Riproduzione riservata
E. Carchia

E. Carchia

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 7 Commenti
  • DAVE88 22/11/2012, 09.10

    Se D'antoni fa un flop a sto giro coach Zen chiede il 51% dei Lakers per allenarli...

  • Baker 21/11/2012, 20.20

    Behh verissimo..sembra un copione o una sceneggiatura di un film.....adesso vediamo come va a finire .....e se il baffo riuscirà a fare qualcosa di buono.....e non intendo solo "fare spettacolo" ma vincere il titolo .... oppure no.......ps: io propendo x la seconda.........

  • leomin 21/11/2012, 17.48

    Speriamo che D'antoni vada bene se no ci sarà un altro capitolo...

  • OlimpiaMilano 21/11/2012, 16.18

    Cazzo grande narrazione, in vero stile Holliwooddiano!!

  • 69Chevy 21/11/2012, 15.46

    Anche a me sembra una "storia" veritiera...... Se Mike porterà veramente l'anello a L.A., potrebbe anche scattare davvero una sceneggiatura, con lieto fine Hollywoodiano..... :-)

  • antiVirus 21/11/2012, 15.31

    sono un fan di Ellroy e lo trovo scritto davvero bene! Good!

  • Maz199 21/11/2012, 15.16

    A breve nelle sale cinematografiche ... only in USA .. ma soprattutto only at LA