NBA Top 10 Power Forwards: le 10 migliori ali forti della Lega
Penultima puntata del viaggio nelle Top 10 ruolo per ruolo della NBA
10. Paul Milsap
Una delle storie che fanno più piacere della NBA. Si perché Paul è entrato nella NBA come un grande punto interrogativo, scelto alla 47esima posizione nel secondo giro del draft 2007. E invece l’ex Lousiana Tech University (la stessa di Karl Malone) ha dimostrato non solo di essere un giocatore NBA, ma di essere addirittura uno che sposta. E lo ha fatto dal primo giorno che ha messo piede in un parquet di quelli che contano. Considerato prima solo un uomo d’area che grazie alla tenacia e alla forza fisica riusciva a produrre bene per la sua squadra, Millsap ha, negli anni, costruito un interessante gioco offensivo, con un affidabile tiro da fuori e anche qualche movimento spalle a canestro. Le sue cifre (quasi 17 punti e 9 rodmans di media la scorsa stagione) e la sua determinazione ne hanno fatto uno sui cui puntare nella terra dei mormoni e vedremo se riuscirà a continuare la sua evoluzione fino a raggiungere, magari, un All Star Game.
9. Zach Randolph
Z-Bo è da anni uno dei personaggi più divertenti, controversi e chiaccherati della Lega. Oltre ad essere un signor giocatore. Lo inseriamo in classifica perché dovrebbe essere definitivamente guarito dall’infortunio che l’anno passato lo ha limitato moltissimo e se guardiamo alla stagione 2010-2011 poche ali forti sono state più efficienti di Zach. Il suo tiro dalla media, effettuato con uno stile molto particolare, mette in difficoltà tutti o quasi, anche perché Randolph è bravissimo poi nel usare il suo corpaccione spalle a canestro dove con la sua prediletta mano sinistra pennella tiri impossibili da contrastare, frutto di una grandissima tecnica e un ottimo senso del canestro. La cavalcata dei playoffs del 2010 portò il suo nome e a Memphis è chiaramente il più amato dei tifosi. Dovrà dimostrare di essere tornato a quei livelli di gioco.
8. Josh Smith
Continua da essere misteriosamente escluso dai circoli che contano NBA. Josh Smith è un giocatore molto discutibile, sotto diversi punti di vista, ma quello che non si può discutere è il suo talento e soprattutto il suo impatto nelle partite. Senza Joe Johnson è ormai definitivamente la sua squadra anche se ne viene messo sul mercato a giorni alterni. Quello che, a nostro avviso, è sfuggito a molti è stato il suo progressivo miglioramento che lo ha portato dall’essere un’ala atletica e da rifinire ad un giocatore completo, con doti di passaggio e palleggio superlative per la stazza e anche un più che discreto tiro da fuori. In difesa, se lo volesse sarebbe uno dei migliori 3, ma nonostante questo si fa sentire specie con le stoppate. Il 2013 sarà il suo anno verità per uscire dal limbo dei buoni giocatori e diventare, finalmente per gli Hawks, un giocatore franchigia.
7. Serge Ibaka
Il ministro della difesa dei Thunder. Per quanto ci riguarda il miglior difensore d’area della NBA e le sue 3.6 stoppate per gara sono una parte del successo di OKC della passata stagione. Il congolese è uno di quelli destinati a dominare le aree pitturate NBA per i prossimi 10 anni. Si avete capito bene, dominare perché, ad eccezione di Dwight Howard, nessuno più di lui è capace di alterare un attacco avversario con la sua presenza. Il suo processo di comprensione del gioco è ancora da migliorare così come tutto il suo repertorio offensivo, ma il suo tiro dai 5 metri è di una costanza che fa ben sperare. Giocare con la nazionale Spagnola gli ha fatto solo bene e non ci sorprenderemmo se si presentasse alla nuova stagione con una gamma di movimenti in più spalle a canestro, magari frutto di un paio di dritte dei fratelli Gasol. Se arriva la doppia doppia di media unita a quel numero di stoppate allora in giugno parleremo di un All NBA.
6. Amar'e Stoudemire
A differenza dei giocatori sopracitati, STAT rischia di non far parte delle 10 migliori ali forti della lega la prossima stagione e la posizione numero 6 gliela diamo più sulla fiducia. Se il tempo si fosse fermato al dicembre 2010, parleremmo di un giocatore offensivamente straordinario, probabilmente il miglior lungo per giocare il pick n’roll (anche senza Nash) e con una capacità di concludere al ferro eccezionale, frutto di doti atletiche, coordinazione e tecnica. Aggiungeteci anche un tiro da fuori che converte con ottime percentuali.
Poi arriva Melo, la palla che si ferma nelle mani del 7 e gli infortuni che lo costringono quando ai box, quando a prestazioni insufficienti soprattutto per il titolare di un contratto da faraone. E’ difficile prevederne un futuro, visto che anche questa stagione la comincerà in ritardo a causa dell’ennesimo guaio fisico. In estate ha lavorato tanto con Hakeem e i suoi movimenti spalle a canestro risulteranno più vari ed efficaci, ma il problema è che forse NY non è più la squadra ideale per lui. Vedremo.
5. LaMarcus Aldrige
Dalla “partenza” di Brandon Roy, l’ex Texas è semplicemente esploso diventando non solo un All Star, ma anche uno dei top player NBA. Uscito dal college promise che sarebbe diventato uomo da 20 punti a gara e ha tenuto ampiamente fede alle sue parole. In post basso, è uno dei primissimi, non solo nel suo ruolo, con ottime letture della posizione del difensore e sapiente uso del corpo. Reattivo a rimbalzo sia da una parte che dall’altra del campo, sarebbe adattissimo a giocare a fianco di un altro lungo passatore grazie alla sua abilità nel ricevere anche in movimento. In difesa si arrangia, ma certo non primeggia. Giocare a Portland non aiuta è la sensazione è che sia un po’ sottovalutato dagli addetti ai lavori, ma certo qualunque ala se lo troverà di fronte non sarà felicissima.
4. Dirk Nowtizki
Il tramonto sta arrivando per questo inaggettivabile giocatore di basket che ha scritto parte della storia NBA. Quel ginocchio che tutti pensavano guarito continua, invece, ad infastidirlo ed è probabile che questo limiti il suo rendimento per tutta la stagione. Ma anche al 50% Wunderbar è praticamente immarcabile: nessun lungo nella storia ha tirato da fuori meglio di lui e con gli anni il suo gioco spalle e fronte a canestro è diventato semplicemente perfetto. Ci proverà di nuovo a portare i Mavs oltre il primo turno dei playoffs, ma nell’ovest di oggi non sarà facile.
3. Blake Griffin
I così detti puristi del gioco seguitano a criticarlo. Lo definiscono come un’ atleta favoloso, ma nulla di più, uno senza carisma che mai potrà essere il giocatore franchigia di una squadra vincente. E lui non risponde, fa parlare i fatti: 20 e 10 ogni sera tirando col 55% dal campo e soprattutto trasformando (ok con CP3) i Clippers da comici a vincenti. E se la sua tecnica, peraltro sottovalutata, non è ancora eccellente in tutte le fasi del gioco Blake colma le lacune con una cattiveria e una tenacia degne di chi vuole davvero arrivare più in alto degli altri. Nei suoi primi playoffs è stato limitato e questo per lui sarà motivo di rivalsa, orgoglioso com’è. I problemi al ginocchio che lo hanno tenuto fuori dalle Olimpiadi hanno fatto scattare qualche campanello d’allarme, ma visto ciò che ha fatto in pre season per ora possiamo stare tranquilli.
2. Paul Gasol
El Rey. Le ultime Olimpiadi hanno aggiunto solo altre gemme alla sua corona e la sua faccia al termine della finale ha mostrato quanto ci tenesse e soprattutto quanto fosse convinto di poter battere anche gli imbattibili U.S.A. Anche per lui gli anni si faranno sentire, ma con quella tecnica e quelle mani potrà giocare tranquillamente fino al 2022. In post basso, come tutti sappiamo, è un professore, capace di segnare in mille modi differenti e soprattutto con entrambe le mani, cosa che lo rende difficilissimo da marcare. In più è anche un eccellente passatore, non solo leggendo i tagli dei compagni ma anche nel così detto gioco “alto-basso” dove è solito far partire lob dalla lunetta verso il compagno di frontcourt che schiaccia al volo. E poi il suo tiro dalla media, talvolta anche da tre punti che molti considerano occasionale, ma che invece fa parte del suo repertorio. Il pick n’roll con Nash sarà uno dei più belli, tecnici e inarrestabili della storia NBA. Al momento, probabilmente, il miglior Europeo del globo.
1. Kevin Love
Può un bianco californiano, alto poco più di 2 metri e non famoso per saltare le macchine essere la miglior ala forte della lega? La risposta è sì e si chiama Kevin Wesley Love. Certo non ha ancora disputato una singola partita di playoffs. Certo deve ancora dimostrare di essere un vincente vero, uno che migliora anche di chi ha intorno. Ma è solo questione di tempo e neanche tanto. Love è la dimostrazione vivente di cosa vuol dire sapere giocare bene a pallacanestro. In un mondo dominato da super atleti Kevin mette insieme sera dopo sera cifre pazzesche per tutti (la scorsa stagione 26 punti e oltre 13 rimbalzi di media) grazie al magistrale uso del corpo, alle letture, alle ore passate in palestra a tirare che gli permettono buone percentuali anche da oltre l’arco. Poco flashy, ma tanto tanto concreto, con Rubio di nuovo operativo i T-Wolves saranno una delle squadre del futuro a ovest e KL continuerà a spadroneggiare in mezzo all’area. Ha già fatto intendere che vuole vincere e lo vorrebbe fare in tempi brevi stimolando il management agli acquisizioni di quest’estate. Un super oggi e per i prossimi dieci anni.
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