Al Harrington su The Players' Tribune: 9 Motivi per finire la guerra contro la marijuana
Il pezzo su The Players' Tribune di Al Harrington e della sua guerra alla marijuana
Mi ricordo la prima volta in cui mia nonna ha provato la cannabis. Aveva 80 anni. Eravamo seduti nel mio garage a Denver nel 2011. Stavo letteralmente per cadere dalla sedia quando mi disse che avrebbe voluto provarla. Era seria al 100%.
Ma tutto questo è ancora più pazzesco se vi dico chi è mia nonna. È una dolce, minuta e cristiana signora del sud di nome Viola che mi chiama ancora Baby Doll. E sapete cosa? Non sono arrabbiato per questo soprannome. Siamo sempre stati molto legati l’un con l’altro.
Ah, un’altra cosa, lei è sempre stata spaventata dalla marijuana. È cresciuta credendo a ciò che il governo diceva sulla marijuana – su quanto fosse così pericolosa come altri tipi di droghe come l’ecstasy e l’eroina. Sapete, tutta quella roba che tutti noi sentiamo su come la marijuana ti renda un criminale, una cattiva persona … un delinquente.
Insomma, tornando al 2011, eravamo io e mia nonna – la donna che, quando viaggia, porta ancora con sé una Bibbia – e ci annoiavamo nel garage trasformato in un rifugio, il mio rifugio. Ed eravamo seduti lì a parlare quando lei mi confessò tutto: stava lottando con un dolore cronico da molto tempo.
Fu un giorno che non dimenticherò. Mia nonna non mi aveva mai detto niente di questo dolore. Iniziò a raccontarmi del pulsare costante dietro ai suoi occhi. Stava peggiorando, al punto che anche la sua vista ne risentiva. Era dura per me vederla in quel modo.
“Sei tu Baby Doll? Riesco a malapena a vederti.” Diceva cose così. Era difficile per me.
Mi disse che i suoi medici le avevano prescritto antidolorifici e altri medicinali. Non la stavano aiutando, anzi le causavano sonnolenza e depressione. Era triste. Questa cosa è andata avanti per anni.
La marijuana era già legale in Colorado, ma io non ci avevo niente a che fare. Ero ancora nella Lega e la NBA faceva dei test. Ma più che altro, avevo una visone antiquata su di essa. La vedevo nel modo in cui la consideravo da bambino, come una droga pericolosa e niente di più.
Ma durante il secondo giorno che era a casa mia, mi sorprese nel dire che avrebbe voluto provarla. Dovete ricordarvi, questa è una vecchia signora del Sud, timorata di Dio, che non aveva mai provato una droga nella sua vita. Era addirittura astemia e non le piaceva nemmeno andare a cena fuori nei ristoranti. Mia nonna, accidenti … vecchia scuola fino al midollo. Ma era in cerca disperata di un’alternativa.
Niente è stato più come prima da quando l’ha provata.
Il giorno dopo provò la cannabis per la prima volta, chiamò mia mamma per dirle tutto. Mia madre registrò la conversazione perché era shoccata. Nella registrazione, si può sentire mia nonna che dice come il mondo intero le sembrasse migliore. Diceva che era un miracolo. “Posso leggere di nuovo la mia Bibbia!” - diceva. Da questo evento in poi, mia nonna ha continuato ad assumere cannabis trovando la giusta dose per i suoi sintomi. Ha molto meno dolore, è incredibile.
Ora sapete un po’ di cose su mia nonna. È una tipa tosta.
Allora permettetemi di chiedervi, mia nonna sta facendo qualcosa di sbagliato? Stando alle leggi federali, sì. Sta commettendo un crimine. Siamo arrivati a questo punto? Stiamo davvero cercando di mettere in prigione le nonne per aver usato la marijuana a scopo curativo?
Vi dirò quale penso sia la statistica più importante sulla marijuana.
Prima di tutto dobbiamo tornare indietro agli anni ‘80. A Orange, New Jersey, dove sono cresciuto e vissuto fino a che ho frequentato la high school. Sapete no come alcune persone dicono sempre frasi del tipo: “ Non sai da dove vengo?” Orange è quel tipo di posto di cui le persone dicono proprio questa frase. Se lo sapete, avete già capito.
Per farvi capire dove vivevo, immaginate un enorme complesso di appartamenti a forma di U. Ci saranno stati centinaia di appartamenti in quel complesso. Nel mezzo della U, c’era un grosso campo di erba dove io e altri bambini giocavamo a football, calcio e baseball quando avevamo più o meno 10, 11, 12 anni. Praticamente ogni giorno, dopo che finivamo di giocare, andavamo tutti al mini market all’angolo di Tremont e Scotland. Solitamente prendevo una bottiglietta d’acqua e un pacchetto di patatine. Possibilmente, se c’erano, le Now and Laters. In tutto spendevo circa 65 centesimi. Nel retro del negozio avevano una sala giochi – Street fighter e NBA Jam. Se ci avanzavano un po’ di soldi, ci giocavamo. Altrimenti restavamo fuori con gli altri bambini a riposarci.
Sono cresciuto durante la Guerra agli stupefacenti. Non sapevo come la chiamavano. Ma capivo ciò che vedevo. Quasi ogni settimana, ad un’ora non ben precisa, una macchina della polizia si fermava all’angolo della strada. Se c’era un gruppo di giovani ragazzi neri che stavano appollaiati all’angolo, era solo una questione di tempo. Quello era la normalità per noi. Anche se fossimo stati semplicemente fuori a rilassarci, la polizia sarebbe spuntata fuori e ci avrebbe fatto svuotare le tasche. Ci perquisivano facendoci mettere contro il muro, l’intera routine insomma. “Chi ha droghe? Fatemi vedere le droghe.” Ma io e i miei amici non ne avevamo nessuna. Non ho mai avuto niente a che fare con la marijuana quando ero un ragazzo. Sapevo che mia mamma mi avrebbe ucciso se fosse successo. Ma non vi dico bugie, non mi sono mai messo a cercarla, ecco. Avevo 12 anni, cavolo – quella merda faceva paura. Le sirene della polizia si spegnevano e poi venivi perquisito da dei tizi con le pistole. È pazzesco – mi sono sempre sentito come se stessi facendo qualcosa di sbagliato anche se non lo stavo facendo.
A Orange, cercavano soprattutto la marijuana. Sono sicuro che lì girava anche roba più pesa, ma sembrava che fosse perlopiù solo per la marijuana. Era il ghetto – e ghetto significa erba a buon mercato. Così le persone venivano da ogni dove per comprarla.
A volte, i ragazzi venivano presi in custodia. A volte, non sentivi più parlare di loro, non si sapeva nemmeno che cosa li era accaduto. Oggi ho 37 anni e qualche volta mi chiedo ancora cosa sia successo a quei ragazzi. Forse ce l’hanno fatta e se la sono cavata. Ma andiamo dai, se vieni dal ghetto, hai sentito anche troppe storie dall’esito opposto – vite e relazioni cambiate per sempre, uomini afro che non trovano lavoro perché hanno precedenti non violenti per marijuana sulla loro fedina penale.
Mi trasferii da Orange in un bel quartiere per frequentare la high school, dopodiché entrai direttamente nella Lega. Per la prima volta nella mia vita stavo conoscendo persone che provenivano da diverse estrazioni sociali. Qualcuno aveva avuto una buona educazione, altri venivano da posti come Orange. La maggior parte di loro era andata al college.
Parlando con loro, ho visto un altro lato della Guerra agli stupefacenti. Il modo in cui alcuni ragazzi la descrivevano, la marijuana era ovunque sia nelle periferie che nei college. Ma alla polizia non importava granché. Sentivo racconti di persone che vendevano erba come se nulla fosse – non venivano mai arrestati, di come tutti fumassero occasionalmente erba nei college come se fosse tutto normale. In pratica, la polizia in alcune comunità non controllava davvero nel modo in cui ero abituato io.
Ok, ora finalmente vi dirò la statistica. È venuta fuori un po’ di anni fa:
L’uso di marijuana è piuttosto simile in tutte le comunità razziali. Ma le persone di colore hanno quasi quattro volte in più la possibilità di essere arrestati.
Pensateci per un secondo. In altre parole, beh … tutti usano la marijuana con la stessa incidenza ma non tutti sono puniti allo stesso modo.
Far rispettare le leggi sulla marijuana allo Stato costa più o meno 3.6$ bilioni di dollari ogni anno ma questo non ha fermato il suo consumo o ha fatto decrescere la sua reperibilità.
Ancora più importante, intere vite di persone sono state cambiate per aver usato o venduto qualcosa che al giorno d’oggi è legale in molti Stati. Oggi, l’industria della cannabis guadagna bilioni di dollari e ci sono ancora persone in altre parti del paese, principalmente minoranze etniche se stiamo alle statistiche, che sono in carcere per la medesima sostanza.
Forse non conoscevo la definizione di Guerra agli stupefacenti quando avevo 12 anni, ma ora sì. Non era una guerra agli stupefacenti. Era una guerra a determinate persone che usavano droghe. E questo è un fatto.
Ho incontrato molto presto il dolore nella mia carriera. Poi ho trovato quelle pillole che dicevano che mi avrebbero aiutato. Sono stato fortunato a non esserne mai stato dipendente.
Dopo il mio secondo anno nella Lega, dovevo fare un intervento alla schiena. Era la mia prima volta che conoscevo un vero e duraturo dolore. L’infiammazione alla schiena, e poi successivamente alle mie ginocchia, è stata una battaglia con cui ho combattuto per tutta la mia carriera. I medici mi dettero il Vicodin e altri forti antidolorifici per i due mesi successivi all’operazione, quando insomma il dolore era davvero insopportabile. Ma in seguito smisi di prenderli. Non mi piaceva affatto il modo in cui mi sentivo. Stavo avendo molti effetti collaterali – dolori di stomaco, sensazioni di spossatezza e vertigini. Era terribile.
Tuttavia mi ritengo fortunato, non forte. Era una finestra sul mondo degli oppiacei. Gli antidolorifici fanno proprio quello che dice il loro nome. Scacciano il dolore. Ma è temporaneo … e poi ne hai sempre più bisogno solamente per mascherare il medesimo dolore. Forse avete letto questa statistica: questo anno 64,000 persone in America sono morte a causa di un overdose di oppiacei. Quando ho letto questo, il mio primo pensiero è stato quanta dipendenza inizia con un infortunio, come quello che ho avuto alla schiena. E quanto uno vada poi fuori controllo. Questo è il motivo per cui mi considero fortunato.
La cosa più comune che mi avevano prescritto per l’infiammazione era qualcosa chiamato Celebrex. Ho giocato per 16 anni nella mia carriera, e per tutta la mia dannata carriera ho preso pillole per il dolore. Prendevo due Celebrex al mattino e uno la sera per l’infiammazione, solamente per essere in grado di allenarmi, giocare o finire la giornata. Probabilmente ho ancora confezioni di Celebrex in qualche cassetto a casa mia. Ripensandoci, chi sa quale effetto avranno su di me a lungo termine. Ma nessuno parla degli effetti collaterali o dei problemi a lungo termine. Dovresti prendere una pillola e farle fare il suo lavoro. Avete presente queste pubblicità in TV dove il narratore sembra sempre super felice mentre elenca i 43 effetti collaterali? “Ti curerà questo ma i tuoi occhi cadranno per terra!” … “ Ti sentirai più felice ma c’è la possibilità di una morte improvvisa!”. È pazzesco, accidenti. Siamo arrivati al punto in cui gli effetti collaterali sono come una sorta di rumore in sottofondo. Vi sfido a dirmi quanti casi di overdose a causa di cannabis ci sono stati.
Come dicevo, non ho mai fatto uso di marijuana mentre ero nella Lega, ma ho provato ogni cosa i medici mi dicevano. Dopo la mia carriera, quando avevo più o meno 32 anni, dopo aver visto cosa aveva fatto la cannabis a mia nonna, ho provato il cannabidiolo, che è la forma non psicoattiva della marijuana – ottieni gli effetti antinfiammatori e allevia il dolore senza il THC, la parte chimica della marijuana che ti fa sballare. Ho assunto il cannabidiolo (CBD) come crema o olio che può essere applicato localmente.
E guardate, non sto cercando di darvi pareri medici, così vi dirò solamente questo – per me, la cannabis ha cambiato la mia esperienza con il dolore. Ha funzionato in modo migliore, con meno effetti collaterali, di qualsiasi altra datami da un medico. Ad oggi, all’età di 37 anni, dopo 16 anni di carriera NBA, un intervento alla schiena e le centinai di miglia fatte dal mio corpo, sto continuando a giocare a basket ogni settimana a L.A. Mi trovate là fuori se non ci credete. Giochiamo la sera del martedì e del giovedì. E non volete niente di tutto questo!?
Un po’ di anni fa ho fondato un’azienda che produce cannabis non psicoattiva così come prodotti a base di THC. La marijuana ha cambiato la mia vita per quanto concerne il dolore. Ora è la mia seconda vocazione dopo il basket. E in un certo senso, tutto risale a quel giorno di sette anni fa nel garage con mia nonna.
Essere una minoranza nell’industria della cannabis mi ha fatto capire quanto è ancora una cosa insolita. Questo è il motivo per cui sono un attivista nel Minority Cannabis Business Association (MCBA). L’MCBA si occupa di migliorare l’accesso e l’emancipazione delle minoranze nell’industria della cannabis. È venuta fuori praticamente così: siamo le comunità principalmente colpite dalla Guerra agli stupefacenti. Ora che la marijuana è legale in molte parti del paese, non dovremmo essere lasciati senza un posto al tavolo mentre il settore (della cannabis) decolla.
L’abuso di alcool e la NBA. Non se ne sente parlare molto, ma è una realtà che esiste. Passa inosservato.
Questa è davvero la realtà: i giocatori NBA sono affetti da ansia e stress. Siamo come qualsiasi altra persona con un lavoro a tempo pieno che comporta alti e bassi emotivi e fisici.
Molti giocatori NBA si fanno un paio di drink alcolici al giorno. Ho visto l’evoluzione del passare da un “paio” a “molti” - solamente per staccare un po’ la spina o per alleviare il dolore. In poco tempo, è facile farlo dopo ogni partita. Questo lo paghi a caro prezzo. Il dolore è solo una parte degli sport. Gli atleti cercano modi per alleviare il dolore.
Non farò nomi, ma nei miei 16 anni di carriera nella lega, ho conosciuto perlomeno 10 o 12 giocatori che hanno avuto le loro carriere stroncate dall’alcool. Non li ha danneggiati né fisicamente o mentalmente, l’alcool ha abbreviato le loro carriere in un modo o nell’altro. Non dò nessun giudizio, dico solo i fatti. Dovremmo essere tutti sinceri. È abbastanza risaputo in che modo gli alcolici possono rovinare le vite delle persone. Però perché siamo ancora qui a demonizzare la cannabis mentre l’alcool viene pubblicizzato agli eventi sportivi? Tutto inizia con un po’ di sincerità.
Jeff Sessions (Ministro della Giustizia), cazzo. L’ho lasciato quasi sempre fuori da questa storia … perché solitamente non mi piace entrare nelle faccende politiche.
Tuttavia ho pensato, non possiamo permettere che questi politici la passino liscia.
Forse avete visto come Sessions, il Ministro della Giustizia, abbia detto, giusto un po’ di giorni fa, che ha in programma di far rispettare le leggi federali sulla marijuana anche negli stati in cui è già legale. Sessions dice che la marijuana è un problema federale.
Credo, però, che sia confuso sulle sue stesse idee politiche.
Quando si tratta di ottenere i voti delle persone negli stati dove la cannabis è già legale, Sessions dice che è solo una questione del potere del governo federale. Ma quando si tratta di leggi che renderebbero più semplice per le minoranze votare (per la legalizzazione), lui è l’uomo dei diritti dello stato!?
Jeff Sessions, cavolo.
I giovani devono candidarsi per una carica o un mandato. Questo è il mio primo pensiero su questo argomento.
Ma non solo questo, ho qualche consiglio per tutti voi: se volete vincere, fate della legalizzazione della marijuana uno dei vostri temi principali. Potrebbe bastare questo punto per farvi vincere, ne sono veramente convinto. Perché non è solo una cosa che riguarda legalizzazione, è anche un qualcosa che implica reprimere il razzismo, moderare la polizia, il sistema penitenziario e le disposizioni legislative – tutto questo. Depenalizzare la marijuana è uno di quei temi che attraversa i confini dei partiti politici.
Alcuni politici stanno iniziando a capire cosa dobbiamo fare. Sono contento che il senatore del New Jersey, Cory Booker, abbia introdotto il Marijuana Justice Act, un disegno di legge ispirato alla Proposition 64 della California che fa terminare il divieto federale sulla marijuana e mette al centro le comunità maggiormente devastate dalla Guerra agli stupefacenti. Ho collaborato con la Drug Policy Alliance per supportare la Proposition 64 qui in California. Ora sto continuando a sostenere il progetto di legge del senatore Cory Booker. Spero che vi informerete su questa cosa e vedrete perché tale disegno di legge abbia senso sul piano dei diritti civili e del buonsenso.
È mia opinione che il 70/80% degli attuali giocatori NBA faccia uso di marijuana in qualche modo (crema, olio ecc). Non sto esagerando. Non ho fatto alcun tipo di sondaggio formale o qualcosa del genere. Ho solamente giocato nella Lega per 16 anni, e questo è il mio parere.
A causa del divieto della NBA sulla cannabis, la maggior parte dei giocatori la utilizza durante l’estate. Ma sono veramente convinto che il numero di coloro che ne fanno uso sia così elevato.
Ecco perché vi sto dicendo questo. Questi ragazzi sono superstar NBA. Non è l’ultimo tizio seduto in panchina che se ne sta sul suo divano a sballarsi. Questi sono icone globali – leader, compagni di squadra, genitori, cittadini. Questi sono atleti a livello mondiale, cavolo. Provano dolore, stress e ansia e tutte le altre cose che una persona può avere. La NBA non è mai stata così ricca di talento o divertente da guardare.
Allora ditemi: la cannabis sta rovinando le vite di questi atleti? O sono le nostre leggi e idee che sono antiquate?
Ho iniziato con una statistica, allora concluderò con una statistica. È un “riempi tu lo spazio vuoto”. Ogni risposta è la medesima parola.
1. Una stima approssimativa di 88,000 persone muore annualmente per complicanze relative a __________ .
2. Nel 2014, l’Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato che _______ ha contribuito a provocare più di 200 tipi di patologie e malattie potenzialmente pericolose per la salute.
3. Consumare ________ aumenta il rischio di cancro alla bocca, all’esofago, alla faringe, alla laringe, al fegato e al seno.
Suggerimento: la riposta è marijuana o alcool.
C’è bisogno che ve lo dica io?
Al Harrington
Traduzione di Davide Battente