Gary Payton su The Players' Tribune: O.G.’s (Original Gangster) Only
Payton racconta il suo anno da rookie ai Supersonics (Conoscevamo tutti i bar di Seattle"), l'insegnamento del padre e del suo trash talking, la sfida di Michael Jordan ("E tutte quelle ca**ate in preseason?") e l'amicizia con Kemp
O.G.'s ONLY
Oggi non esco più tanto spesso come prima.
Sono un padre ora, ragazzi.
Nel ‘91-’92 era diverso, stavo per entrare nella lega. I Sonics mi presero con la seconda scelta. Shawn era lì già da un anno. Credevamo di essere in cima al mondo.
Seattle era il centro di tutto.
Le persone dimenticano che i Sonics erano già una buona squadra prima della mia presa, a quei tempi era diverso. Oggi le prime scelte vanno ai team peggiori ma l'anno prima del mio arrivo Seattle fece 41-41. Subito prima arrivarono a un soffio dalle finali della Western. Forse i Sonics tankarono un pochino per prendermi, bisogna anche avere fortuna, ma la lotteria è andata come è andata e fine della storia.
Sapete una cosa? La mia Draft Class non ha nessun altro Hall Of Famer. Ho pensato al perché di questa cosa e credo che la ragione principale sia il fatto che capitai subito in una buona squadra. I Sonics avevano questi veterani O.G. (Original Gangster - ndr) che se ne fregavano altamente di chi fossi o di cosa avessi fatto prima. Combattevo con loro per tutto ma avevano sempre la meglio.
Nel mio anno da rookie KC Jones era il mio coach. KC credeva che io fossi un idiota. Lo ero.
Diceva sempre "non sei pronto, non sei pronto". Io credevo di esserlo, mi ha insegnato una lezione. Il primo anno non mi avrebbe fatto giocare. Era una cosa del tipo " ti metto in quintetto perché devo, perché sei la seconda scelta - ma se non fai bene McMillan giocherà tutti i minuti. Poi ti rimetterò nel terzo quarto perché sono obbligato, m*rda, poi non ti farò più rientrare perché non puoi fare nulla di utile per me".
Spesso gli rispondevo, oggi apprezzo ciò che fece.
Come dicevo, i primi due anni io e Shawn, i giovani della squadra, ne combinammo di ogni... Uscivamo sempre, bevevamo sempre. Conoscevamo tutti i bar di Seattle, abbiamo fatto chiusura in ognuno di loro. Avevamo 22, 23, 24 anni. In quattro anni a Oregon State sono cresciuto molto, ma rimanevo un ragazzo di East Oakland. Sempre Oakland. E di notte i soldi della NBA sembrano infiniti.
Quando sei un novellino e provi a fare il duro anche in campo la cosa smette di funzionare dopo poco. La mia fortuna è stata quella di avere vicino quei veterani. Nate McMillan, Eddie Johnson, Xavier McDaniel.
Ero il rookie di Xavier quindi dovevo fare tutto ciò che mi diceva. Un giorno ne ebbi abbastanza, gli dissi "Basta con queste stron*ate, non farò più un ca**o di quel che dici", Xavier mi fissò e disse "Ragazzino non hai ancora combinato un ca**o in questa lega e vieni a dire a me cosa posso o non posso fare? Devi pagare il dovuto come io ho pagato il mio".
Risposi "cosa intendi fare? Io non ti pagherò un ca**o".
Ed ecco cosa fece: mi prese per il collo, nel bel mezzo dell'allenamento, e mi buttò su uno di quei materassini dove tutti potevano vedere. Stavo quasi per svenire quando lasciò la presa. Disse "ti picchierò fino a quando non mi ascolterai".
È stata una specie di epifania. Dopo quel giorno feci tutto ciò che mi diceva. La cosa divertente è che io e Xav ancora oggi siamo legatissimi. In tutta onestà, non credo che la mia carriera sarebbe stata la stessa se fossi stato scelto da una squadra con tutti i ragazzi della mia età. Lo so per certo. La maggior parte delle squadre oggi non ha gente come Xav che le regole te le fa imparare con ogni mezzo, che ha attenzione nei tuoi confronti.
Il primo biennio è stato così per me e Shawn, dovevamo capire il contesto.
Ci dicevamo sempre "questa sarà la nostra squadra, questa sarà la nostra città".
E dopo non molto lo erano.
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La verità è che, e chi mi conosce lo sa, non avrei mai avuto quella boccaccia se non fosse stato per mio padre.
Era Al Payton ma ad Oakland tutti chiamavano mio padre Mr. Mean (Cattivo - ndr). Aveva quel nome pure sulla traga dell'auto - MRMEAN. Molte persone ne erano spaventate. Noi ne avevamo paura. Divenni bravo nel trash talking per un'unica ragione, perché vidi mio padre farlo spesso nelle strade. Se qualcuno gli diceva qualcosa lui lo annichiliva. L'ho visto succedere centinaia di volte e le persone imparavano a non ripetere lo stesso sbaglio.
Crescendo, al campetto, mio padre mi diceva sempre "Se ti offendono tu rispondi", diventai bravo a farlo perché era come un'arma, una distrazione per l'avversario. Mentre loro erano concentrati su di me io ero concentrato sul gioco. Cominciai da piccolo e non mi preoccupavo di cosa usciva dalla mia bocca perchè ero bravo e fintanto che le giocate riuscivano potevo permettermelo. Molti ragazzini non ci riuscivano. Nemmeno nella lega ci risecono in molti, alcune persone non riescono a far seguire i fatti alle parole, capite che intendo? Ci provano ma non ci riescono.
Aprivo bocca in continuazione durante quelle partite al campetto al punto che la gente si arrabbiava sul serio. Mi ricordo di quando complottaano a bordo campo, cose tipo "metteremo le mani addosso a quel Payton" e cose del genere. Ma se mio padre sentiva qualcosa del genere li andava a prendere. " Nessuno farà un ca**o, è un bambino, se volete prendervela con qualcuno ci sono qui io". A volte andava così, avevo 10, 12 anni e mio padre era in mezzo a una rissa nel playground.
Ecco perché in NBA non ho mai avuto paura di nessuno. Venendo da East Oakland ho imparato che ci sono i tizi grossi e i tizi di strada: i tizi grossi sono grossi, ma quelli di strada sono ben più duri. Alcuni ragazzi nella lega sono cresciuti nel modo in cui sono cresciuto io, ma non era veramente "nelle strade". Forse erano cresciuti in quartieri difficili e duri ma non erano mai parte di quella durezza, non so se mi spiego.
Mio padre ha fatto la sua parte, se si parla di dirle e di darle. Ma il rispetto è arrivato anche da altri aspetti. Lui era come un padre di tutti nel quartiere. La maggior parte dei miei amici viveva con le madri, non avevano nessun padre in giro. Per me è stato l'opposto perché quando i miei divorziarono dissi a mio padre che volevo stare con lui. Quindi mio padre fu come un padre per alcuni ragazzi della zona. C'erano molti pericoli e molte brutte tentazioni attorno a noi mentre crescevamo e mio padre mi diede la consapevolezza di saperdire no a quelle cose, fu molto importante per me.
Mio padre creò una lega estiva a Oakland, era come la AAU prima della AAU. Si chiamava ONBL, Oakland Neighborhood Basketball League. Nacque quando ero in quinta elementare, avevamo partite il martedì e il giovedì. Amavamo giocare ed è stato il vero motivo per cui io e i miei amici siamo rimasti fuori dai guai. Potevo essere fuori in strada, a spacciare droga o chissà cos'altro ma non lo feci per merito di mio padre. È andato giù duro con me. Lavorava molto ma aveva l'abitudine di chiamarmi dal lavoro (era un cuoco e faceva grandi catering) per dirmi cose tipo "Arrivo tra poco, stai in casa e fai quel che devi. Non uscire fuori". Quindi quando ero un bambino se non ero al campetto a giocare ero chiuso a chiave in casa, da solo. Gli davo ascolto.
Mio padre è sempre stato il mio coach ma non mi ha mai fatto complimenti. Non c'è mai stato un momento in cui mi ha detto "bella partita, hai giocato bene". Era sempre un "puoi fare di meglio". Mi ricordo di gare in cui facevo 50 punti, giuro, e lui riusciva a dirmi "Senti testa di ca**o non sei ancora nessuno. Non difendi, non fai questo o quello, potevi farne 60 o 70". A quell'età piangevo.
Se non eravamo sopra di 40 contro una squadra con cui lui pensava dovessimo essere sopra di 40, panchinava i titolari fino a quando non dimostravano di giocare più duramente.
Le partite della ONBL erano intense. Per motivarci prima dell'incontro diceva "se loro combattono farete meglio a combatterli o lo farete con me... Con chi preferite scontrarvi, con loro o con me?" Eravamo in prima media! Funzionava, ragazzi. I panchinari giocavano 10 volte più duramente dei titolari perché avevano paura di lui.
Ma mio padre ci apprezzava. Se battevamo qualcuno di 50 ci portava a mangiare o comprava a tutti un paio di scarpe quando nessuno dei ragazzi poteva permetterselo. O non dicva nulla dopo la partita, lì sapevi che era contento di come avevamo giocato.
Quando ho avuto la borsa di studio per il college mi ricordo che le persone non riuscivano a credere che ce l'avrei fatta. Sembra un po'strano ancora oggi. La gente chiede "Come hai fatto ad arrivare ad Oregon State da East Oakland?"
Mr. Mean, ecco la risposta.
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Ho una storia su MJ da raccontarvi.
Era una gara di pre stagione contro i Bulls nel mio anno da rookie. Era il 1990. Erano i Bulls ma non ancora i Bulls di Michael Jordan, mi spiego? Prima del primo Three-Peat. Venivano ancora battuti da Detroit nei playoff, nell'88 e '89.
E quindi mi presento, pre stagione, seconda scelta al draft. Non mi frega nulla di chi sia Jordan. Lo osservavo prima di arrivare professionista. Per me era bravo ma non 'sto gran che.
MJ era in oanchina per la maggior parte della partita - non capivo che era solo preseason e Michael non giocava troppo duro. BJ Armstrong difendeva su di me, gliene feci 19. Ero un rookie quindi iniziai a parlare come un matto, offendevo BJ, passavo vicino la panchina dei Bulls e offendevo MJ, guardavo i giocatori di traverso. Mi sentivo benissimo.
Poche settimane dopo avevamo i Bulls per la partita inaugurale in casa a Seattle.Ho lavorato tanto, l'ho aspettata tanto, ero pronto. Tutti discutevano del fatto che i Bulls e Michael stavano arrivando in città e io pensavo Ok, gliene ho messi 19. So di poterlo fare su MJ, nessun problema.
Andammo in campo prima del fischio e tutti si strinsero la mano a centrocampo.
Michael non me la strinse.
Si girò verso BJ e disse "lasciate il fo**uto rookie a me" in modo che tutti potessero sentire.
Oh me*da, ok - pensai. Fanc*lo, fatti sotto.
La partita entrava nel vivo. Ero su Michael e vedo Phil Jackson iniziare a chiamare giochi per lui 4, 5, 6 volte di seguito. E Michael segna 4, 5, 6 volte. Era a un livello che non credevo possibile.
In pochi minuti mi ritrovo con problemi di falli. KC mi panchina. Non sono praticamente più rientrato in partita. Ricordo di aver finito con zero punti giocando circa sette, otto minuti. MJ ne fece 33.
Ma non era finita lì. Verso la fine della partita ero seduto in oanchina, MJ si avvicina e si mette di fianco a me con la partita ancora in corso. Il Coach era in piedi lì vicino. Tutti in panchina si voltano a guardarlo.
Mi fissa e dice "E tutte quelle ca**ate in preseason?"
E non era nemmeno arrabbiato, masticava la sua fo**uta gomma!
"È adesso che si fa sul serio, benvenuto nell'NBA, pivello".
I Bulls vinsero il titolo quell'anno e altri cinque prima che lui smettesse.
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Io e Shawn siamo ancora molto uniti, sono come un fratello maggiore per lui. Ci vediamo ancora di tanto in tanto. Sappiamo ancora come divertirci - non facciamo più stupidaggini ma passiamo del bel tempo. Ora le nostre vite sono per i nostri figli. I ragazzi, Gary II e Shawn Jr. Hanno circa la stessa età e sapete qual'è la vosa divertente? Che non ci ascoltano, proprio come joi non ascoltavamo nessuno allora!
Due anni fa io e Shawn siamo tornati a Seattle perché i nostri figli giocavano uno contro l'altro - suo figlio per Washington, il mio per Oregon State. Ci sedemmo a bordo campo per osservarli. È stato stupendo. Shawn mi fissò durante la partita mentre si stava scaldando come è solito fare. Inizia a sudare quando lo fa. "Riesci a credere che noi facevamo questo e che ora stiamo guardando i nostri figli farlo?"
Scossi la testa: non riuscivo a crederlo nemmeno io. Se ci avessero chiesto nel 1991 come avremmo immaginato il nostro futuro non ne avremmo avuto alcuna idea.
Mi rende felice vedere Shawn essere padre. Ha avuto alcuni anni difficili, molte persone sanno che ha avuto problmi ed ha dovuto affrontare enormi difficoltà e aggiustare tante cose ma non hanno mai avuto una visione di insieme completa.
Nel corso degli ultimi due anni Shawn si è rivolto a me per dei consigli riguardo cose di cui non crede di poter parlare con chiunque. Gli dissi "Qualsiasi cosa tu stia passando, ci pensiamo insieme. Ne usciremo fuori, hai altre persone per cui vivere, molte persone". Ho cercato di essere il suo motivatore.
Dovreste vederlo quando è accanto ai suoi figli... È semplicemente un padre, una grande persona. Loro si divertono sempre molto. Come genitori ci somigliamo, vogliamo che i nostri figli sappiano di poter stare con noi e di poter parlare di qualsiasi cosa. Vogliamo che sappiano che i loro padri sono loro amici. E Shawn lo fa bene. È interessante perché siamo genitori piuttosto giovani, i miei avevano 30, 35 anni di differenza con me, io ne ho solo 20 di più di Gary II quindi il rapporto può essere ancora più speciale. Gran parte di ciò che sono però lo devo a mio padre e a ciò che è stato lui per m. Ci ha lasciati due anni fa. Mi manca. Sono felice che Gary II abbia passato del tempo con lui.
Dopo la partita a Seattle con Shawn siamo usciti a festeggiare con amici e parenti. È stato bello tornare a Seattle. Io e Shawn ci siamo andati leggeri ma abbiamo provato a far ubriacare tutti gli altri che erano nel bar. Siamo bravi a farlo, se ci impegniamo.
Ho guardato Shawn e ho pensato Cavolo, tutto cambia e tutto rimane uguale.
Traduzione di Michele Da Campo
The Players Tribune: OG's Only