Boston-Golden State. Una sfida di altissimo livello. Le quote
I Celtics partono con gli sfavori del pronostico a quota 3.45, mentre gli Warriors partono favoriti a quota 1.33
I Celtics partono con gli sfavori del pronostico a quota 3.45, mentre gli Warriors partono favoriti a quota 1.33.
Secondo i bookmaker UNIBET sarà una partita senza storia, ma questo match potrebbe rivelarsi molto più equilibrato del previsto. Soprattutto potrebbe essere un errore sottovalutare la squadra di casa che sta attraversando un momento di forma strepitoso, ecco perché giocare i Celtics vincenti di almeno 1.5 punti a quota 3.70 potrebbe davvero risultare un’opzione interessante. D’altro canto, la vittoria degli Warriors non è una follia, anzi. Per ciò la quota Golden State vincente di almeno 14.5 punti a quota 3.80 risulta molto affascinante (anche perché quando gli Warriors vincono lo fanno spesso con un ampio margine di vantaggio). Sarà anche una sfida fra il miglior attacco della lega con 119 punti segnati per partita, Golden State, e Boston che, pur essendo il 23esimo attacco dell’NBA, è una delle prime difese per punti concessi agli avversari. In sostanza se gli Warriors dovessero segnare e giocare al loro ritmo allora state sicuri che l’over 225.5 a quota 3.55 è quello che fa per voi, mentre se si andasse al ritmo dei Celtics potrebbe essere una partita con punteggio modesto e dunque l’under 204.5 a quota 3.60 è la giocata giusta.
In qualsiasi caso sarà una sfida fra due contender al titolo NBA, due delle squadre più in forma della lega. I padroni di casa, infatti, arrivano da 13 vittorie consecutive, ottenute senza l’apporto dello sfortunatissimo Hayward, il quale è stato perfettamente sostituito da un sistema di squadra efficace, condotto da un direttore d’orchestra spettacolare: Brad Stevens. Nel caso dei Celtics è lui a fare la differenza, sono le sue idee a rendere Boston una squadra così particolare, una squadra che non molla mai e che rimane attenta e vigile fino alla sirena finale. Con Stevens anche Irving è cambiato e ora sembra molto più uomo squadra di quanto non fosse ai Cavs. Le sue cifre sono molto importanti e lui senza dubbio si sta affermando come giocatore simbolo di questa giovane brigata: 20 punti a 5 assist a partita. Al suo fianco c’è il lungo più sottovaluta dell’intera lega per apporto difensivo, offensivo e di leadership: Al Horford. Per il centro domenicano 15 punti a partita con 9 rimbalzi e 5 assist. Il posto di Hayward è stato preso dai due giovanissimi Brown (15 punti di media con 7 rimbalzi) e il rookie Tatum (14 punti e 6 rimbalzi). Attenzione anche a Marcus Morris, che sembra aver trovato stabilità ed equilibrio in quel di Boston. E poi c’è il sistema che permette a giocatori come Smart, Theis, Rozier, Ojeleye e Larkin di essere protagonisti a modo loro, riconoscendo a ciascuno di essi un ruolo fondamentale nell’economia della squadra.
Dall’altra parte del campo ci saranno i campioni in carica degli Golden State Warriors, forse una delle squadre più forti mai viste nella storia del basket americano. Con 9 vittorie nelle ultime 10 e 7 successi consecutivi si sono ripresi in mano la testa della Western Conference, che avevano perso a nelle prime partite a causa di un inizio sciagurato con 2 sconfitte nelle prime 3. Il roster fa davvero paura, pieno zeppo di fuoriclasse, dai giocatori agli assistenti allenatori fino al coach stesso, insomma una squadra di fenomeni: Curry (25 punti a partita con 7 assist), Durant (25 punti a partita con 7 rimbalzi e 5 assist di media), Green (11 punti, 8 rimbalzi e 7 assist di media), Thompson (21 punti e 4 rimbalzi di media) e Kerr, allenatore capace di rivoluzionare la pallacanestro grazie alle sue intuizioni geniali. Una volta letto il roster sembra superfluo fare osservazioni aggiuntive, non servono. E invece gli Warriors hanno dimostrato come il talento non basti, ma serva abnegazione e spirito di sacrificio, trovando un’identità difensiva degna di nota, capace di sconfiggere tutti e tutto, senza nessuna difficoltà. Le partite degli Warriors sembrano delle passeggiate per la facilità con cui gli Warriors alla fine le vincono, ma è soltanto la testa, il carattere e la volontà a rendere un gruppo di individui una squadra, unita, affiatata e così vincente. In questo anche Boston ha dimostrato dei passi avanti rispetto alla meravigliosa stagione appena conclusa. Stanotte in campo avremo due squadre di basket vere, due sistemi preparati, studiati e applicati da due geni dell’arte dell’allenare.