Da Sam Hinkie a Bryan Colangelo, i Sixers continuano ad avere un grosso problema di trasparenza
Se uno dei motivi che aveva portato all'addio di Sam Hinkie era la sua scarsa comunicazione con i media, Colangelo non sta facendo nulla per cambiare la situazione
Quando il 6 Aprile del 2016 Sam Hinkie decise di dare le dimissioni dal suo ruolo di GM e presidente esecutivo dei Philadelphia 76ers, molti imputavano la sua 'caduta' ad una patologica mancanza di comunicazione e trasparenza nei confronti dei media. I silenzi di Sam Hinkie in determinate situazioni, soprattutto quelle legate al secondo infortunio al piede di Joel Embiid e al caso Jahlil Okafor (coinvolto in una rissa dopo una gara contro i Boston Celtics), erano diventati eccessivamente pesanti da gestire. I Sixers, nel corso della stagione 2015-2016, avevano chiesto più volte ad Hinkie di cercare e assumere una figura che si occupasse di tutti gli aspetti che l'ex GM non sembrava tenere in grande considerazione, rapporti con i media e miglioramento delle relazioni con gli agenti, ma il creatore del 'Process' non aveva granchè voglia di avere un'altra persona che potesse inficiare la sua idea di base. A quel punto la proprietà di Philadelphia, anche su suggerimento della lega, decise di portare dentro la franchigia un uomo di grande esperienza come Jerry Colangelo proprio per colmare questo vuoto a livello comunicativo e di immagine che sembrava allargarsi sempre di più. Dopo l'arrivo di Jerry Colangelo, in molti pensavano che Hinkie avesse i giorni contati e così effettivamente accadde. Qualche mese dopo, infatti, Hinkie decise di lasciare il suo incarico, nonostante la franchigia gli avesse proposto di rimanere in un ruolo più defilato, e a stretto giro di posta i Sixers annunciarono Bryan Colangelo come nuovo GM-
L'arrivo del figlio di Jerry venne visto da molti come l'effettiva fine del 'The Process' di Hinkie e l'inizio di un'era dove la trasparenza e la comunicazione avrebbero regnate sovrane in quel di Philadelphia. In questa stagione, però, le cose non sembrano essere andate esattamente in questa direzione e a Philadelphia si sono creati diversi casi, che Colangelo ha fatto fatica a gestire in maniera trasparente e sincera. Cerchiamo, allora, di capire, caso per caso, che cosa non ha funzionato a livello comunicativo in quel di Philadelphia.
L'infortunio al menisco di Joel Embiid
Lo scorso 20 Gennaio Joel Embiid, finalmente tornato in campo dopo aver saltato i primi due anni della sua carriera NBA, accusa un problema al ginocchio dopo una schiacciata nella gara contro i Portland Trail Blazers. Embiid rientrerà in campo ma uscirà nuovamente pochi minuti dopo, chiaramente non al 100%. Il lungo camerunense rimarrà fuori per qualche giorno a causa di quella che viene definita dai Sixers come una semplice contusione al ginocchio. Embiid viene mandato in campo nella gara contro gli Houston Rockets, una delle poche partite della stagione dei Sixers che viene trasmessa in diretta nazionale. Dopo la gara contro Houston, però, Embiid non gioca più una partita e rimarrà fuori fino alla pausa per l'All-Star Game. Saltare tutte quelle partite per una semplice contusione al ginocchio pare quantomeno strano ma Colangelo non fornisce approfondimenti particolari. Il 10 Febbraio il GM dei Sixers fa una delle sue rare apparazioni pubbliche, intervendo in un programma radio di Philadelphia. Ovviamente durante la trasmissione gli viene chiesto di fornire degli aggiornamenti sulla situazione di Embiid ma Colangelo nicchia, usa la scusa dell'assicurazione medica come motivazione per non poter rivelare particolari dettagli. Anche questa è una spiegazione quantomeno discutibile, considerando che i GM forniscono regolarmente aggiornamenti sulla situazione degli infortunati, assicurazioni mediche o meno. 24 ore dopo l'intervento in radio di Colangelo, Derek Bodner, probabilmente il miglior reporter dell'area di Philadelphia, lancia la 'bomba': Joel Embiid ha subito una lesione al menisco e non una semplice contusione al ginocchio. Fortunatamente, la lesione non pare di grave entità e il giocatore dovrebbe rientrare in campo poco dopo la pausa per l'All-Star Game. Nel frattempo Embiid fa il giro del web per il suo balletto a torso nudo sul palco del rapper di Philadelphia Meek Mill. Insomma, 48 ore tutt'altro che semplici per il reparto PR dei Sixers. I giornalisti, non riuscendo ad ottenere risposte dal front-office, continuano a tartassare coach Brett Brown sulla situazione di Embiid. Ma l'allenatore, visibilmente frustrato dalla situazione, ad un certo punto mette fine alla discussione, chiedendo alla stampa di rivolgersi direttamente a Colangelo per questo tipo di questioni. Il GM, alla fine, si rende disponibile a parlare con i giornalisti e fa capire che i Sixers sapevano fin dal 20 Gennaio, cioè dopo la gara contro Portland, che Embiid aveva subito una lesione al menisco. Al giocatore era stato permesso di disputare la gara contro i Rockets il 27 Gennaio perchè i sintomi fino a quel momento non erano stati particolarmente presenti, e che solo dopo la partita contro Houston il giocatore ha iniziato ad accusare problemi che gli hanno impedito di giocare nelle gare successive. Colangelo aggiunge che aver visto Embiid ballare sul palco del rapper Meek Mill 'non è la cosa migliore da vedere quando ti svegli la mattina e vedi le reazioni della gente'.
L'atteggiamento del GM dei Sixers in questo caso sembra errato sotto diversi punti di vista. Prima di tutto, fin dall'inizio della stagione Philadelphia è stata estremamente cauta sulla gestione del minutaggio di Embiid, limitandolo a 28 minuti a partita ed evitando di farlo giocare in situazioni di back to back. Fargli giocare una gara pur sapendo che ha subito una lesione al menisco al ginocchio sembra un calcio in faccia a tutto quanto di buono fatto per riportare in campo il lungo ex Kansas. Inoltre, non si spiega affatto perchè la franchigia non abbia subito comunicato l'entità dell'infortunio e si sia sostanzialmente inventata una presunta contusione al ginocchio, quando fin dall'inizio sapessero che si trattava di qualcosa di più serio. La sensazione è che Colangelo volesse cavalcare il momento positivo che la squadra stava vivendo e abbia rischiato Embiid per il semplice fatto di avere la sua stella in diretta nazionale contro i Rockets, un atteggiamento vagamente suicida, considerando la storia di infortuni del lungo camerunense.
L'affollamento nel reparto lunghi, la gestione di Jahlil Okafor
Che il reparto dei lunghi di Philadelphia sia piuttosto affollato non è una novità. Da inizio stagione Brett Brown sta cercando di gestire i minuti del reparto lunghi ma trovare minuti per Embiid, Okafor, Noel e Holmes è pressochè impossibile. Ad inizio stagione Noel si era lamentato in maniera esplicita di questa situazione, dicendo che non avrebbe portato da nessuna parte. Qualche giorno fa i Sixers sembrano ad un passo dal cedere Jahlil Okafor, con Pelicans e Blazers in prima fila per accaparrarselo. L'ex lungo di Duke viene anche tenuto fuori per due partite perchè la trade sembra praticamente fatta e diversi giornalisti a seguito della squadra segnalano che Okafor ha già salutato tutti i componenti dello staff. Solitamente, un giocatore viene informato di una trade a cose fatte, quando c'è già un accordo di massima raggiunto. Il problema in questo caso è che i Sixers non avevano neanche lontanamente un accordo di massima con nessuna squadra. Come riportato da John Gonzalez di The Ringer, i Sixers avevano parlato sia con New Orleans che con Portland di Okafor ma con nessuna delle due squadre c'era un'intesa di massima per il lungo. New Orleans, infatti, stava contemporaneamente parlando anche con altre franchigie, inclusi i Brooklyn Nets, per trovare un lungo. In un eventuale affare per Okafor New Orleans voleva che i Sixers si accollassero il contratto di almeno uno tra Asik e Ajinca, cosa che Philadelphia non aveva intenzione di fare. Inoltre, non c'era nessuno accordo sulla protezione della scelta che i Pelicans avrebbero dovuto mandare ai Sixers. Philadelphia voleva una protezione tra top 5 e top 10, mentre i Pelicans volevano che la scelta fosse protetta in lottery. Sostanzialmente il discorso tra le due franchigie non è mai stato così avanzato come alcuni report avevano fatto credere. Situazione simile anche per la trattativa con Portland, che alla fine ha virato su Jusuf Nurkic dei Denver Nuggets. Sempre secondo Gonzalez, Colangelo ha sostanzialmente organizzato una messa in scena. Ha parlato con Okafor facendogli credere che una trade per la sua cessione era praticamente fatta, il giocatore ha salutato tutti e i giornalisti hanno abboccato, riportando il fatto e facendo credere che Okafor fosse già stato ceduto. Il GM dei Sixers sperava in questo modo di fare crescere l'interesse nei confronti del giocatore, operazione, però, clamorosamente fallita visto che, dopo due partite saltate, Okafor è tornato con la squadra per la trasferta di Boston, l'ultima gara prima della pausa per l'All-Star Game. Un altro errore di comunicazione e trasparenza piuttosto madornale. Adesso Brett Brown si ritrova in gruppo un giocatore che aveva già la testa da un'altra parte e lo stesso giocatore ha amesso che avere a che fare con tutte queste voci sul suo futuro è tutt'altro che semplice. Ovviamente non è escluso che Okafor possa ancora partire entro la deadline del 23 Febbraio ma dopo l'episodio avvenuto è estremamente difficile che i Sixers riusciranno ad ottenere qualcosa di sostanzioso in cambio.
Il silenzio sulla situazione di Ben Simmons
La prima scelta assoluta dei Sixers non ha ancora giocato un minuto in questa stagione, una sensazione già ben nota a Philadelphia. Il giocatore australiano sta recuperando da una frattura al piede, che in termine medico viene definita Jones fracture, estremamente delicata e che può avere tempi di recupero che vanno dai 3 ai 5 mesi. La sensazione era che Simmons potesse rientrare tra la fine di Gennaio e la pausa per l'All-Star Game. Da almeno un mese Simmons ha iniziato a fare lavoro sul campo e ha partecipato ad una serie di 5 vs 0. Coach Brown, però, ha dichiarato che un ritorno immediatamente dopo la pausa per l'All-Star Game è impossibile, visto che il giocatore non ha ancora fatto neanche una sessione di 5 vs 5 in allenamento e senza vederlo in almeno un paio di allenamenti del genere è improbabile buttarlo in campo. Circa un mese fa Colangelo aveva dichiarato che Simmons aveva fatto l'ultima radiografia al piede e che la situazione era sotto controllo. Peccato che qualche giorno fa si sono diffusi alcuni rumors su un recupero non ancora ottimale dalla frattura del piede e che Colangelo abbia fatto marcia indietro, dicendo che quello di un mese fa non era l'ultimo controllo al quale il rookie si sarebbe dovuto sottoporre. In definitiva è estramente difficile capire come Simmons stia davvero e stimare una data credibile per il suo ritorno in campo. La trasparenza sul suo infortunio è stata davvero ridotta ai minimi termini e la gestione complessiva del caso è un altro grosso elemento di distrazione per la squadra e soprattutto per i tifosi.
L'infortunio di Jerryd Bayless
Jerryd Bayless era stato una delle principali aggiunte della free agency dei Sixers. Un giocatore che avrebbe dovuto portare esperienza e rappresentare un'arma in più sul perimetro per la squadra. Bayless ha giocato tre partite in tutta la stagione. Per almeno due mesi i Sixers hanno dichiarato che Bayless era non a disposizione a causa di un dolore al polso. Poi, tutto ad un tratto, è stato annunciato che il giocatore si sarebbe dovuto operare al polso e che avrebbe saltato il resto della stagione. Ora tra un dolore al polso e un problema ai legamenti del polso c'è una differenza sostanziale e ancora una volta non si riesce a capire perchè i Sixers non abbiano trasmesso più chiarezza fin dall'inizio. Nelle partite giocate da Bayless in stagione era abbastanza evidente che il giocatore non fosse neanche lontanamente intorno al 50%, c'è stato veramente bisogno di due mesi per capire che il problema al polso non era solo un dolore ma qualcosa di molto più serio?
L'infortunio al ginocchio di Jahlil Okafor
Nel Marzo 2016 venne annunciato che Okafor si sarebbe operato per risolvere un problema al menisco del ginocchio e che sarebbe stato fuori tra le 4 e le 6 settimane. Sette mesi dopo, i Sixers annunciarano che Okafor non era pronto per giocare nella pre-season. Nel corso di questa stagione Okafor ha avuto a che fare spesso con problemi al ginocchio operato e ancora una volta i Sixers non hanno mai fornito nessun tipo di aggiornamento o approfondimento sulla situazione. Anche in questo caso pare abbastanza evidente che l'operazione non ha risolto definitivamente il problema e potremmo non avere mai idea del reale problema di Okafor, considerando che il giocatore potrebbe partire a breve.
Tutti questi episodi vanno a costruire un quadro tutt'altro che edificante. Se durante la gestione Sam Hinkie abbiamo imparato che la mancanza di comunicazione e trasparenza può costare il posto ad un GM NBA, Bryan Colangelo non sta facendo nulla per migliorare la situazione. La sua costante mancanza di sincerità e trasparenza nelle situazioni analizzate è preoccupante e rappresenta un grosso limite per la franchigia. In questa stagione i Sixers stanno iniziando a mostrare dei miglioramenti sul campo e i tifosi dovrebbero gioire di questo aspetto. Invece, purtroppo, sono costantemente distratti dagli episodi extra-campo e dall'attenzione mediatica che arriva dagli episodi negativi elencati in precedenza. Se la volontà dei Sixers era davvero quella di fornire maggiore serenità e trasparenza con l'ingresso di Bryan Colangelo in franchigia, quell'obiettivo, almeno per il momento, pare non essere stato raggiunto.
Ovviamente si spera che Colangelo e l'intera organizzazione dei Sixers possano imparare da questi errori di gestione e fare meglio nel prossimo futuro, ma considerando la storia recente della franchigia di Philadelphia e il passato di Colangelo, lo scetticismo rimane piuttosto elevato, almeno in merito al discorso trasparenza. Per una franchigia che negli ultimi anni ha basato tutto sulla filosofia del 'Trust The Process', è piuttosto strano vedere la quasi totale assenza di fiducia e comunicazione verso i tifosi.
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