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NBA 08/04/2016, 15.19

538: Dopotutto, per Anthony Davis questo anno di stanca potrebbe essere buono

La traduzione da 538 parla della difficile stagione di Anthony Davis dei Pelicans

NBA

Proprio mentre, al termine della scorsa stagione, Stephen Curry e LeBron James si davano battaglia sotto i riflettori delle Finali NBA, tutti quanti erano sicuri che presto i due avrebbero dovuto fare spazio lì in alto ad Anthony Davis, il futuro della lega. Quest’anno però siamo ormai giunti ai playoff e certamente Davis e i suoi New Orleans Pelicans non ne faranno parte. È quindi forse il caso di rivedere quei giudizi dell’anno passato, e non solo perché nel frattempo Curry sia diventato ancora più superlativo.

Quest’anno Davis si è fermato. I Pelicans sono nettamente peggiori di quanto fossero un anno fa, e i numeri di Davis hanno subito una brusca frenata. Secondo il Box Plus/Minus, il suo calo dal +7,1 del 2014-2015 (sesto nella lega) al magro +2,5 (33esimo) di questa stagione gli vale l’undicesima piazza nella classifica dei maggiori regressi da una stagione all’altra da quando la NBA ha introdotto la linea dei 3 punti, nel 1979-1980 (sono considerati solo i giocatori che hanno giocato almeno 1500 minuti per due stagioni consecutive).



Sulla base dello storico di Davis prima dell’inizio della stagione, avremmo previsto che c’era solo lo 0,2% di probabilità che le sue statistiche subissero un crollo così drastico.

Non va tutto male e non è tutta colpa di Davis

Alcune sue difficoltà possono essere spiegate, e parte del suo calo offensivo (da un BPM di +4,2 su quel lato del campo a un +1,0) potrebbe persino essere funzionale per uno sviluppo più completo. Per esempio, nel corso delle sue prime tre stagioni NBA Davis a malapena usciva dalla linea dei 3 punti (meno dell’1% dei suoi tiri dal campo erano presi da oltre il perimetro), mentre quest’anno il 9,2% delle sue conclusioni è una tripla. Il tasso di conversione, circa il 32%, non è eccezionale (la media della lega è del 35%), e la sua efficienza offensiva ne risente, dal momento che l’alternativa è tirare il 51% da 2 punti (l’equivalente di segnare le triple con il 34%). Tuttavia l’eventuale aggiunta di un piazzato affidabile da dietro l’arco renderebbe Davis il realizzatore più temibile dopo l’alieno Curry.

C’è da dire che molti indicatori statistici di Davis sono scarni perché quest’anno è chiamato a fare un po’ di più con un bel po’ in meno. Prima della stagione 2014-2015 una proiezione semplice del roster dei Pelicans suggeriva che l’attacco avrebbe dovuto essere 0,3 punti sopra la media (su base 100 possessi) anche se Davis fosse stato rimpiazzato con un giocatore nella media (con Davis New Orleans era destinata a produrre 2,6 punti in più della media ogni 100 possessi); seguendo lo stesso procedimento quest’anno sarebbe stato prevedibile un attacco di 1,3 punti sotto la media (sempre su base 100 possessi) senza Davis (mentre con lui la squadra è 0,6 punti sotto la media ogni 100 possessi). Eric Gordon, Jrue Holiday e Ryan Anderson sono un terzetto offensivo affidabile, ma a Davis è capitato anche di trovarsi spesso sul parquet insieme a quei relitti di Alonzo Gee, Dante Cunningham, Norris Cole e Omer Asik.

Un abbassamento generale della qualità dei compagni di squadra non è sempre associato a un declino delle prestazioni offensive di un giocatore, ma nel caso di Davis può invece contribuire a spiegare come mai la sua percentuale d’impiego si è alzata, l‘efficienza realizzativa si è abbassata e le palle perse sono aumentate. Oltre a caricare Davis di maggiori responsabilità offensive, New Orleans ha anche deciso di farlo giocare molto di più in post basso; secondo i dati di Synergy Sports Technology, Davis è stato chiamato a giocare spalle a canestro 1,3 volte in più a partita rispetto allo scorso anno, per un’azione che ora occupa più del 18% dei suoi possessi offensivi. Questo può spiegare perché Davis non regala più tanti assist (secondo i dati di SportVU da NBA.com, gli assist sono circa il 20% meno comuni nelle azioni di post) e forse anche perché il suo tasso di tap-in e altri rimbalzi d’attacco è in ribasso. (Banalmente, la scorsa stagione Davis aveva spesso modo di raccogliere gli errori al tiro dei compagni di squadra, mentre quest’anno la palla è molto più spesso fra le sue mani e questo non è più tanto possibile.)

E la difesa?

Grazie alla sua combinazione di atletismo, mobilità e lunghezza (da ricordare l’apertura delle braccia di 227 centimetri, praticamente un albatro), Davis è il prototipo di lungo difensore per un’era che predilige la velocità e non la mole. È dunque lecito aspettarsi che un giocatore con delle caratteristiche così fuori dalla norma sia il pilastro di una difesa solida, e per le sue prime tre stagioni Davis era sulla strada per raggiungere proprio quello. In quel periodo ha fatto registrare il settimo miglior BPM difensivo tra tutti i giocatori di massimo 21 anni dal 1973-1974, mentre il suo Plus-Minus reale difensivo (una statistica ancora più precisa del BPM, ma disponibile solo da alcuni anni, che arricchisce i numeri del tabellino con dati play-by-play al fine di stimare l’impatto in campo di un giocatore dopo aver ponderato la qualità di compagni e avversari) era addirittura migliore. Insomma, Davis stava chiaramente seguendo il percorso difensivo già tracciato in passato dai giovani Tim Duncan, Dwight Howard e Kevin Garnett.

In questa stagione però Davis ha imboccato un’altra strada. All’età di 22 anni Duncan, Howard e Garnett avevano un BPM difensivo medio di +3,0 (vale a dire 3 punti sopra la media per ogni 100 possessi giocati), mentre le rispettive squadre di media concedevano 3,3 punti in meno della media NBA su base 100 possessi. Il BPM difensivo di Davis invece è solo +1,5 (il PMR è +1,9, non molto meglio) e i suoi Pelicans concedono 2,5 punti in più della media NBA.

Non dovrebbe quindi sorprendere sapere che difensivamente il resto dei Pelicans fa ridere. Le guardie sono degli scolapasta (sto dicendo a voi, Holiday, Gordon e Norris Cole!), Anderson, il compagno di reparto di Davis, è uno dei peggiori lunghi difensivi della lega e il compassato Asik, l’unico altro Pelican capace di proteggere l’area, è stato azzoppato dagli infortuni e sta giocando solo 17 minuti a partita nel sistema rapido di Alvin Gentry (ci ritorneremo). Però i compagni di squadra di Davis erano difensivamente ridicoli anche l’anno scorso, e comunque il rating difensivo generale è peggiorato.

Inoltre, il senso ultimo di un parametro come il PMR è quello di scremare le alterazioni dovute alla qualità dei compagni grazie a un complesso metodo basato su una regressione per isolare così le prestazioni individuali di un giocatore. E le statistiche dicono che la tendenza della difesa di Davis è inclinata verso sud: tra i lunghi che questa stagione hanno accumulato almeno il suo stesso numero di minuti solo Serge Ibaka di OKC ha avuto un peggioramento maggiore del PMR difensivo rispetto alla stagione scorsa.

Un nuovo ruolo difensivo

C’è chiaramente qualcosa che non va nella difesa di Davis e dei Pelicans. Se però scendiamo al livello di valutare quanto le singole azioni siano difese individualmente dai giocatori non riusciamo ad avere contezza del peggioramento. Secondo Synergy la distribuzione dei tipi di azione sui quali Davis deve difendere non è cambiata granché rispetto all’anno scorso. Oltre il 66% dei suoi compiti difensivi prevede ancora combattere sui pick-and-roll (cambia sul palleggiatore circa il 70% delle volte) o andare a chiudere su un tiratore che si è allontanato dall’area per prendersi un tiro sullo scarico; su una stima azione per azione, è migliorato in entrambe le circostanze. Inoltre, sebbene quest’anno la sua difesa sul post sia stata leggermente meno efficace, Synergy la classifica ancora come “media”.

Sostanzialmente i valori statistici difensivi individuali di Davis non hanno subito una grossa variazione dalla stagione passata. Ma la questione è anche questa: considerata la trasformazione notevole del suo ruolo in difesa, i suoi numeri sarebbero dovuti cambiare. Il fatto che non siano cambiati spiega in maniera indiretta il declino della difesa di New Orleans.

In parole povere, questi non sono gli stessi Pelicans della stagione scorsa. Con la guida di Gentry sono una squadra molto più piccola e più veloce rispetto alla gestione Monty Williams, coincisa con le prime tre stagioni NBA di Davis, che ora sta quindi giocando molti più minuti da centro rispetto a un anno fa. Con Williams più della metà del minutaggio di Davis era passata sul parquet insieme ad Asik, un centrone difensivo tradizionale e uno dei migliori protettori del canestro della lega. Lo stesso Davis era sotto media secondo i parametri di protezione del canestro di SportVU, ma il duo formato con Asik rappresentava la migliore combinazione difensiva per New Orleans, perché ciascuno compensava le mancanze dell’altro.

Quest’anno invece meno di un terzo dei minuti in campo di Davis lo hanno visto dividersi il reparto con Asik, per cui era spesso lui l’unica presenza difensiva nell’area dei Pelicans. È un ruolo in cui sta migliorando (secondo i parametri di Nylon Calculus si sta infatti avvicinando alla media) ma non si trova ancora perfettamente a suo agio. La situazione è peggiorata naturalmente dal fatto che quasi la metà dei minuti in campo di Davis lo hanno visto giocare da 5 a fianco di quella zavorra difensiva di Anderson. Come soci della APBR, non abbiamo ancora strumenti ottimali per considerare questi cambiamenti nel ruolo di un giocatore, specialmente per quanto riguarda la difesa, aspetto in cui i nostri plus-minus basati sul “con o senza te” hanno un ruolo molto centrale per il nostro metodo di valutazione.

Prima ho parlato di Duncan e Garnett come esempi per Davis. Tuttavia nelle migliori squadre difensive di cui questi hanno fatto parte (per Duncan gli Spurs versione 2003-2004, per Garnett i Celtics 2007-2008), giocavano da ala grande al fianco di un pesante colosso come Rasho Nesterovic o Kendrick Perkins, più o meno come il duo Davis-Asik dell’anno scorso. Quelle coppie però funzionavano in una lega in cui la stazza la faceva da padrona, mentre contro gli Warriors attuali sarebbero impiegate con il contagocce. Per avere successo nella NBA odierna Davis non può più permettersi il lusso di giocare da 4 insieme a un centro massiccio.

Forse allora i Magic 2008-2009 di Dwight Howard potrebbero fungere da modello per il tipo di squadra che potrebbe fare molto bene con Davis nel ruolo di unico centro difensivo dominante e tutti gli altri ad aprire il campo grazie all’abilità al tiro (ed è curioso che Anderson, che negli ultimi Magic di Howard faceva una sorta di Rashard Lewis 2.0, sia il ponte tra i Magic di Howard e i Pelicans di Davis). A 22 anni Howard era un protettore del ferro e un difensore uno contro uno in post migliore del Davis di adesso, che ha quindi ancora da lavorare sotto quegli aspetti. Ma se tutto va nel verso giusto potrebbe diventare un giocatore offensivo molto più versatile di Howard, mantenendo al tempo stesso un impatto difensivo analogo.

Per far sì che ciò avvenga per prima cosa Davis deve emergere dal ginepraio di questa stagione. Se poi il suo gioco si adatterà come sperato, potrebbe trovarsi a dividere il palco centrale con Curry e James prima di quanto potremmo aspettarci.

Traduzione di Giacomo Sauro
Articolo di Neil Paine
Titolo: This Down Year Could Be Good For Anthony Davis After All

© Riproduzione riservata
G. Sauro

G. Sauro

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 7 Commenti
  • StefanoCelticsDavis 10/04/2016, 18.45

    Già l'anno scorso era una stella, non capisco i giudizi in generale perchè sembra che non abbia combinato nulla. Quest'anno come già detto, ha cambiato modo di giocare. Molto probabilmente per completarsi ancora di più, forse sfruttando un anno in cui i Pelicans sapevano di avere poche chance di arrivare ai play off allora hanno deciso di migliorare ancora il fenomeno. Mi viene proprio da ridere a sentire chi parla di lui come di uno che ha deluso. Anche io mi aspettavo ancora un boom in su quest'anno ma addirittura dubitare che non sarà mai quello che dicevano è detto tanto per, perchè già così è una stella e sono sicurissimo che prossimamente farà ricredere un bel pò di gente, motli dei quali dopo il rpimo anno hanno parlato di bust

  • MostVassilisPlayer 08/04/2016, 21.08
    Citazione ( )

    *** Commento moderato da Sportando ***

    ahahah,mi aspettavo una risposta simile.Il Real plus minus rispetto al normale plus minus tiene conto della forza di avversari e compagni,in sostanza valuta quanti punti un giocatore aggiunge o toglie in 100 possessi rispetto al giocatore NBA medio.Altro aspetto positivo è che dà uguale peso a difesa e attacco,mentre gli indicatori tradizionali stile PER danno più importanza all'attacco.C'è da dire che in questa statistica i lunghi hanno un vantaggio per la difesa e i piccoli per l'attacco.E' un indicatore utile anche per paragonare due giocatori della stessa squadra,perchè tiene conto della compatibilità sul campo tra i giocatori.Come statistica non è di certo la bibbia,ma è in sintonia con quanto dicono Drtg,DBPM e quello che ho visto in tutto l'anno.

  • sonoio 08/04/2016, 20.29 Mobile

    Io più che altro spero si sia messo a posto dal punto di vista fisico. Pare di cristallo..

  • MostVassilisPlayer 08/04/2016, 19.55

    Arlex ecco perchè Love non è un problema in difesa [ link ] addirittura decimo nel ruolo,mentre Irving si [ link ] ottantesimo...se non piace il real defensive plus minus per valutare un giocatore in difesa,lamentarsi con gli esperti del settore e anche con l'autore dell'articolo.

  • AVS 08/04/2016, 17.48 Mobile

    Pezzo interessante. Praticamente è stato messo in condizioni di affrontare direttamente le sue lacune e non ha risposto come ci si aspettava, questo significa abbia ancora molta strada da fare, ma persino abbia capito la retta via per esprimere il proprio potenziale al massimo.

  • PierreMcDunk 08/04/2016, 16.15 Mobile

    E' cambiato il modo di giocare suo e della squadra, gli infortuni che si portava appresso e un suo calo, ecco una stagione ben al di sotto delle aspettative ma secondo me presto diventerà la stella che tutti si aspettano