538: LeBron ha smarrito il tiro da 3 punti
La traduzione di oggi parla di come LeBron James abbia "perso" il suo tiro dall'arco
Nel 2011, al termine della sua ottava stagione nella NBA, LeBron James poteva vantare un discreto curriculum: due titoli di MVP, due finali NBA, cinque volte nel miglior quintetto NBA, un premio come miglior marcatore, tre volte nel miglior quintetto difensivo, sette presenze all’All-Star Game e (perché no?) anche un premio di rookie dell’anno. Tuttavia, malgrado tutti questi onori, a livello di gioco ancora non aveva raggiunto l’apice. A quel punto del suo percorso, la percentuale da 3 in carriera era ben sotto la media NBA, e in nessuna stagione singola ne aveva tenuta una che superasse la media del resto della lega: la prova certificata che anche una leggenda nel fiore degli anni ha margini per migliorare alcuni aspetti tecnici.
Bisogna riconoscergli però che a partire dalla stagione 2011-2012 il suo tiro da dietro l’arco è migliorato sensibilmente, e forse non è un caso che in quell’anno abbia vinto il suo primo titolo NBA. Se prima di quella stagione la percentuale da 3 punti di LeBron era 2,9 punti percentuali al di sotto della media di lega, nelle successive quattro stagioni è schizzata a 2,1 punti percentuali al di sopra della media. Detta in altre parole, sostanzialmente James è passato dal far parte, per le sue prime otto stagioni, del 25% dei peggiori tiratori da 3 punti della NBA al 25% dei migliori per le successive quattro.
Quando un giocatore che era già inarrestabile nelle penetrazioni a canestro obbliga le difese a temerlo anche sul perimetro, bè, vi ricordate cosa può succedere. La cosa impressionante è che questo miglioramento al tiro a carriera già inoltrata non è stato semplicemente frutto delle perle con metri di spazio create dai ben oliati meccanismi offensivi di Miami prima e di Cleveland poi. Nel 2013-2014 (il primo anno per cui sono disponibili i dati di SportVU), più della metà dei tentativi da 3 punti di LeBron sono venuti dal palleggio; nel 2014-2015 siamo passati quasi al 60%. È noto che tirare da 3 dal palleggio sia difficile, ma James ne ha segnati così tanti che l’immagine di lui che si prepara a far partire una tripla dal mezzo angolo (il corpo più imponente della lega che caracolla verso l’arco, uno sguardo al canestro e poi tutta la sapienza di una gru che si leva in alto per poi, inevitabilmente, infilare la palla nell’anello) è diventata una delle giocate simbolo di queste ultime stagioni NBA. Così facendo LeBron ha smussato una delle sue ultime imperfezioni, nel contesto di un giocatore quasi perfetto: quando gioca al massimo fa vedere livelli di pallacanestro fra i più alti mai ammirati.
Veniamo però alla stagione in corso. Il livello di gioco di LeBron è ancora altissimo (anche se non è più il miglior giocatore in assoluto), ma è accaduta una cosa curiosa relativamente a quel tiro da 3 punti così migliorato: non c’è più. Intendo proprio dire che è svanito nel nulla. Il suo attuale 27,6% dall’arco potrebbe rappresentare a fine stagione il peggior dato in carriera. Invece di continuare sulla strada della trovata abilità dal perimetro, oggi James è, fra i tiratori da 3 punti con un numero sufficiente di tentativi, il 16esimo peggiore. A dispetto di tutte le storie sulla continua evoluzione tecnica di LeBron, il suo tiro da lontano è inaspettatamente precipitato più o meno da un giorno all’altro.
Qui sotto potete vedere le mappe di tiro di James riguardo le ultime due stagioni fornite da NBA.com.
Questo tipo di crollo improvviso ogni tanto si verifica, ma non spesso. Prima dell’inizio della stagione, delle proiezioni semplici di Basketball-Reference.com prevedevano per James un 36,3% da 3, vale a dire 8,6 punti percentuali al di sopra della sua media attuale. Da quando la NBA nel 1979-1980 introdusse la linea da 3 punti, 822 giocatori hanno iniziato una stagione con una mole di triple tirate in precedenza (parlando della somma ponderata dei tentativi nelle tre stagioni precedenti) pari a quella di James, per poi tirarne altrettante nella stagione oggetto della proiezione. Bene, di questi solo 10 (1,2%) sono andati sotto le aspettative con una differenza più ampia rispetto agli attuali 8,6 punti percentuali di LeBron.
Uno di questi giocatori è Kyle Korver di Atlanta, che è 8,8 punti percentuali sotto la sua proiezione (ah ma forse non sapete che nonostante la sua percentuale da 3 sia “deludente” è comunque 3,4 punti percentuali sopra la media NBA). Considerando le tendenze generali, ci aspetteremmo che un giocatore NBA ogni due o tre stagioni subisca un calo al tiro simile, ma l’uso sempre più estensivo delle soluzioni da lontano dà ai giocatori contemporanei una probabilità più ampia di unirsi al gruppo (e di mancare di brutto le aspettative) rispetto ai giocatori delle generazioni passate.
Nonostante tutto, un crollo come quello di James è piuttosto raro.
Qual è dunque il motivo della regressione di LeBron? Certamente non dipende dall’aumento dei tiri presi, perché quest’anno, sul totale dei tiri, le triple occupano una percentuale minore rispetto alla stagione scorsa; parlando in proporzione quest’anno siamo sui livelli del 2012-2013, stagione in cui James fece registrare il 40,6% da 3 punti, il dato migliore. Non è neanche una questione di zone di tiro, perché, considerando la distribuzione delle sue triple secondo le aree del campo, ci aspetteremmo una percentuale addirittura migliore; sta tirando più triple dagli angoli, vale a dire le triple più facili perché meno distanti dal canestro.
Sorprendentemente, il colpevole per la percentuale calante di James non è da ricercare neanche nelle condizioni in cui deve prendersi le triple.
La scorsa stagione James beneficiava di un assist solo nel 46,7% dei canestri da 3 punti; quest’anno siamo persino al 62,1% (non abbiamo dati disponibili su quante delle triple sbagliate sarebbero state servite da un potenziale assist). Forse non è casuale che la scorsa stagione James ha anche tirato più triple dal palleggio (non so se avete presente, quelle che Steph Curry fa sembrare la migliore soluzione offensiva possibile). Quest’anno l’11% di quel tipo di triple (e di altri tipi che non appartengono a una categoria specifica) sono diventate triple prendi-e-tira, molto più facili. Inoltre, rispetto alla stagione passata, una quota minore di tentativi da 3 è arrivata quando il cronometro dei 24’’ stava per scadere (situazioni che NBA.com definisce “Tardive” o “Molto tardive”) o contro un’asfissiante pressione difensiva (le telecamere di rilevazione di SportVU le classificano come triple “Marcate” o “Molto marcate”).
Sostanzialmente quasi ogni indicatore statistico suggerisce che James quest’anno dovrebbe tirare meglio, non peggio. Una regressione già di per sé improbabile è resa ancora più sconcertante dalla mancanza di spiegazioni logiche, nonostante con tutti i dati e le tecnologie che abbiamo a disposizione penseremmo di essere in grado di sezionare un caso del genere e identificarne la soluzione. James ha più spazio e tempo in misura verificabile e si sente anche molto meglio rispetto all’anno scorso, ma i tiri semplicemente non gli entrano.
Neanche lui sembra avere risposte. “Non mi potrebbe importare di meno di come tiro da 3”, ha detto al Cleveland Plain Dealer a inizio febbraio. “Non è il mio tipo di gioco… cioè sicuramente quando smetterò non diranno che LeBron era un grande tiratore da 3. Continuerò a prendermi le triple, mi continuerò ad allenare. Se entrano bene, altrimenti mi baserò su quello che produco in area. Non sono un tiratore da 3 punti e non lo sarò mai. Se tiro bene tanto meglio, ma non sono le triple che definiscono il mio gioco”.
In qualche modo questa formula funziona per James. I Cavaliers sono quarti per punti su base 100 possessi, mentre LeBron sta mantenendo, malgrado l’altalenante tiro dal perimetro, il terzo migliore Plus-minus reale offensivo della NBA. Forse tutto ciò non dovrebbe sorprendere, perché dopotutto la produzione di James da giovane era già qualcosa di inedito ancora prima di sviluppare un tiro credibile da dietro l’arco. Se non altro sappiamo che Cleveland potrebbe salire nuovamente sul trono della Eastern Conference anche se la sua stella non dovesse recuperare le triple perdute. Rimane il fatto che dal punto di vista statistico siamo di fronte a un tracollo al tiro quasi senza precedenti. Anche in quest’era moderna di statistiche avanzate applicate alla pallacanestro, a volte siamo costretti a usare l’equivalente analitico dello shruggie.
Traduzione di Giacomo Sauro
Articolo di Neil Paine
LeBron’s 3-Point Shot Has Abandoned Him