Trade deadline is gone: un'analisi sui movimenti effettuati nell'ultimo giorno di mercato
Valutazioni e possibili scenari futuri sui movimenti delle squadre che hanno effettuato delle trade nell'ultimo giorno
Giovedì è andata in scena la trade deadline NBA, l'ultimo giorno utile per poter effettuare delle trade. Rispetto all'anno scorso c'è stato sicuramente meno movimento ma questo non vuol dire che non ci sia nulla di cui discutere. Ci sono stati diverse operazioni interessanti, soprattutto i Detroit Pistons hanno spiazzato in molti, facendo dei movimenti inaspettati. Cerchiamo di capire, allora, cosa è successo e cerchiamo di dare delle valutazioni sui movimenti effettuati, squadra per squadra.
MIAMI HEAT: Gli Heat hanno approcciato la trade deadline con una sola intenzione in testa: uscire dalla luxury tax. E l'obiettivo è stato raggiunto, cedendo Jarnell Stokes, Chris Andersen e Brian Roberts (che era appena arrivato da Charlotte). Stokes mandato a New Orleans insieme a cash, Andersen mandato ai Grizzlies insieme a due future seconde scelte e Brian Roberts spedito a Portland insieme ad una seconda scelta futura. In queste trade gli Heat hanno guadagnato solamente una seconda scelta protetta da New Orleans, che probabilmente non vedranno mai. Ma Miami non ha fatto queste operazioni per guadagnare asset ma semplicemente per libearsi di stipendi non più graditi e di scendere dalla luxury tax. 25 mln di dollari risparmiati, una manna per il proprietario. Pat Riley è riuscito nell'operazione, certo la squadra adesso è ancora più corta, considerando anche i problemi di Bosh, ma si può sempre rimediare qualcosa dal mercato dei buyout o dai giocatori che torneranno dall'esperienza in Cina. Da questo punto di vista, c'è sicuramente da tenere d'occhio Dorell Wright, che ha già vissuto un'esperienza agli Heat. Voto: B+
PORTLAND TRAIL BLAZERS: Neil Olshey è un GM molto intelligente e fa esattamente quello che ci si aspetta da lui. Sfrutta lo spazio salariale a disposizione per assorbire contratti che le altre squadre vogliono scaricare e in cambio ci guadagna degli asset futuri. E' così che si usa lo spazio salariale a disposizione. Portland si prende il contratto di Varejao da Cleveland e ci guadagna anche una prima scelta del 2018 protetta in top 10, poi si prende il contratto di Brian Roberts che Miami voleva scaricare e per il disturbo ci guadagna una seconda scelta futura. I Trail Blazers non sacrificano nulla in queste operazioni, usano semplicemente il loro spazio salariale, cosa che gli permette di raggiungere anche il salary floor (non che ci sia una reale punizione per non raggiungere il salary floor, semplicemente a fine stagione si redistruibisce ai giocatori sotto contratto il denaro sotto al cap). Ottime operazioni per una squadra che sta sorprendendo tutti. Dovevano stare sul fondo della Western Conference e invece hanno ottime possibilità di andare ai playoffs, il tutto in una stagione dove hanno perso LaMarcus Aldridge, Nicolas Batum, Wes Matthews e Robin Lopez. Applausi. Voto: A-
CHARLOTTE HORNETS: Charlotte vuole raggiungere a tutti i costi i playoffs, al momento sono settimi ma nella dirigenza c'era la volontà di aggiungere un altro pezzo, soprattutto dopo il nuovo infortunio alla spalla di Kidd-Gilchrist. Ecco dunque la volontà di spingere con Memphis per Courtney Lee, che era in scadenza di contratto. Gli Hornets lo portano a casa pagando due seconde scelte future, che sono un prezzo onesto per un giocatore come Lee. L'ex guardia dei Magic è un giocatore estremamente utile su entrambi i lati del campo ed è ormai abituato ai cambiamenti in corsa, ci sono pochi dubbi che si adatterà anche a Charlotte. Buona mossa per aggiungere profondità al reparto esterni, e se il giocatore farà bene, ci saranno sicuramente le chances per poterlo trattenere anche negli anni successivi. Voto: B+
NEW ORLEANS PELICANS: L'unica operazione dei Pelicans è fare un favore a Miami e prendersi il contratto di Stokes, immediatamente tagliato poi, dando via una seconda scelta iper-protetta. Per il resto il nulla più totale. Si doveva fare decisamente di più. Anderson doveva essere ceduto per cercare di guadagnarci qualcosa nell'immediato, perchè le chances che il giocatore rimanga a New Orleans, considerando anche il contratto che andrà a prendere in Estate (si parte minimo da una base di 18 mln di dollari e non sto scherzando), sono davvero molto basse. Il roster dei Pelicans è un mezzo disastro, attorno ad Anthony Davis c'è praticamente il nulla e gli infortuni a ripetizione certo non hanno aiutato. La dirigenza ha avuto la sfortunata idea di pensare che aver raggiunto i playoffs l'anno scorso, fosse la prova che serviva per confermare il nucleo attuale. Quello che a New Orleans hanno dimenticato è che i playoffs dell'anno scorso sono stati anche frutto delle disgrazie altrui (soprattutto OKC), forse anche più dei meriti propri. Questa deadline segna la fine, più che probabile, di Dell Demps come GM di New Orleans. A fine stagione ci sarà qualcun'altro, probabilmente Joe Dumars. Se Holiday sta bene, è uno dei pezzi da tenere attorno a Davis. Il resto, però, è praticamente tutto da rifare. Voto: C-
ORLANDO MAGIC: La sensazione è che questa deadline rappresenti un po' la sconfitta del GM Rob Hennigan. Tobias Harris era un suo pupillo, in estate ha fatto capire a tutti che lo avrebbe rinnovato e gli fa firmare un contratto da 64 mln di dollari in quattro anni. Pochi mesi dopo viene ceduto a Detroit, senza neanche guadagnarci uno straccio di scelta futura. Questa operazione è stata voluta da altri, il CEO Alex Martins e il coach Scott Skiles, che ha un certo peso dirigenziale. La proprietà di Orlando voleva iniziare a prendere giocatori più pronti, in grado di portare la squadra più vicina ai playoffs. Da Detroit arrivano Ilyasova e Jennings, due che hanno già lavorato con Skiles a Milwaukee. Come stretch-four Ilyasova è sicuramente più credibile di Harris, tira meglio da 3 punti e in generale è più adatto a quel tipo di ruolo, Jennings da un'alternativa credibile a Payton in uscita dalla panchina, considerate le difficoltà di C.J. Watson. Nell'immediato è una mossa che può anche avere senso ma è difficile, comunque, che bastino Ilyasova e Jennings, fra l'altro entrambi in scadenza di contratto (il turco in realtà ha un altro anno di contratto ma è totalmente non garantito, quindi saranno i Magic a decidere il suo destino), a portare Orlando ai playoffs. Non che la distanza dall'ottavo posto sia eccessiva, anzi, ma è proprio il messaggio che passa dalla trade di Harris ad essere confusionario. Hennigan ne esce delegittimato, perchè cede un suo pupillo e lo fa senza guadagnarci niente di sostanzioso. In un mercato dove anche Jeff Green, che era in scadenza, ha portato a Memphis una prima scelta futura, non riuscire a prendere almeno una scelta protetta per Harris rappresenta un grosso fallimento. Senza contare che Channing Frye, un altro dei principali investimenti di Hennigan, è stato praticamente regalato ai Cavs (una seconda scelta futura e Jared Cunningham). Certo, adesso è stato liberato parecchio spazio salariale per la off-season e i Magic saranno sicuramente aggressivi, ma siamo così sicuri che i vari Al Horford o DeMar DeRozan abbiano i Magic tra le loro preferenze? Orlando, al momento, non ha esattamente un core in grado di attirare giocatori di primo profilo, l'unica soluzione rischia essere quella di strapagare qualcuno, il classico tipo di enigma davanti al quale si trovano squadre che storicamente hanno difficoltà ad attirare nomi top in free-agency. Bene ma non benissimo. Voto: B-
DETROIT PISTONS: Stan Van Gundy did it again!! Il coach e presidente esecutivo dei Pistons, insieme al fidato GM Jeff Bower, mette insieme una serie di movimenti che ci danno un'idea sempre più precisa di quella che sarà la base sulla quale lavorare, andando inoltre a costruire un core giovane e futuribile. Cede Jennings (di ritorno da un infortunio molto serio e in scadenza di contratto) e Ilyasova ai Magic per prendere Tobias Harris, che non è ancora un giocatore fatto e finito ma che ha comunque 23 anni e ampi margini di miglioramento, oltre ad un contratto che rispetto a quelli che inizieranno a fioccare quest'Estate sembrerà uno scherzo. Van Gundy, sostanzialmente, decide di anticipare di qualche mese la free-agency e non si ferma ad Harris. Prende anche Motiejunas dai Rockets (insieme a Marcus Thornton) per una prima scelta del 2016 protetta in top-8. Prezzo più che onesto per un giocatore intrigante come Motiejunas, che ha avuto tanti problemi fisici quest'anno e che sarà restricted free-agent al termine della stagione. I Pistons hanno già diversi giocatori giovani e quindi la scelta dell'anno prossimo non era così preziosa per loro, considerando anche che il draft del 2016 non è tra i più profondi. Sulla carta un nucleo formato da Drummond, Harris, Motiejunas, Jackson, Caldwell-Pope, Stanley Johnson e Marcus Morris è estremamente intrigante e la guida tecnica di Van Gundy è l'ideale per farli rendere al meglio. Se tutto va per il verso giusto, Van Gundy ha già costruito il nucleo con il quale attaccare i vertici della Eastern Conference nei prossimi 2 anni. Nell'immediato forse si perde qualcosa ma non è che quest'anno i Pistons fossero chiamati a vincere il titolo. Van Gundy dovrà lavorare soprattutto su Harris, il ragazzo ha bisogno di iniziare a giocare più off the ball per rendere al meglio nel sistema di Detroit e sopratuttto deve diventare un tiratore più credibile dal perimetro, ma considerando che non è stato sacrificato nulla di sostanzioso per prenderlo, il gioco vale decisamente la candela. Voto: A-
MEMPHIS GRIZZLIES: Nel giro di due giorni Memphis ottiene quattro seconde scelte future e una prima scelta protetta, insieme a Lance Stephenson, Chris Andersen e P.J. Hairston. Cioè in un colpo solo ottengono flessibilità futura, che non guasta per una squadra il cui futuro non è esattamente limpidissimo, soprattutto in una stagione dove hai perso il tuo miglior giocatore per infortunio, e mettono insieme uno dei roster più folli della storia recente del basket. Ma vi rendete conto che Memphis ha in questo momento a referto Zach Randolph, Tony Allen, Chris Andersen, Matt Barnes, Lance Stephenson, P.J. Hairston e Mario Chalmers? Quello spogliatoio nei prossimi mesi sarà una delle cose più gangsta che si siano mai viste nella NBA, siamo sui livelli dei JailBlazers. Sono partiti Courtney Lee e Jeff Green, entrambi in scadenza di contratto e il ricavato ottenuto è più che soddisfacente. Quattro seconde scelte dalla trade di Lee, due dagli Hornets e due dagli Heat per il "disturbo" di accollarsi il contratto di Andersen fino al termine della stagione. Una prima scelta protetta dai Clippers (del 2019, protetta in lottery) per Green, che è l'emblema del giocatore eternamente incompiuto e che non stava vivendo esattamente la stagione della vita. I Grizzlies escono da questa trade deadline con più risorse per il futuro e senza aver comunque compromesso la stagione attuale, che comunque rimane difficile causa assenza Gasol. Voto: B+
LOS ANGELES CLIPPERS: Doc Rivers prova l'ennesima mossa da win-now (e anche da 'non faccio mosse in prospettiva futura neanche se mi sparate') della sua gestione ai Clippers. Arriva Jeff Green da Memphis, giocatore che Rivers conosce già avendolo allenato ai tempi dei Celtics. Nella trade vengono sacrificati Lance Stephenson e una prima scelta protetta del 2019. Stephenson non era più nei pensieri di Rivers da tempo e i Clippers storicamente con le scelte al draft ci vanno poco d'accordo, ma rimane comunque un prezzo altino per un giocatore come Green in scadenza di contratto e che non è esattamente l'uomo che ti va a colmare il gap con gli Warriors o con gli Spurs. Green è un upgrade rispetto a Wesley Johnson, Mbah A Moute e l'attuale Paul Pierce? Ovvio. Green è la risposta ai problemi dei Clippers nel ruolo di ala piccola? Ma anche no. Ha quasi 30 anni, è in scadenza di contratto e sta vivendo una stagione non semplicissima, tirando a malapena con il 30% da tre punti. Questa mossa conferma la scarsa coerenza e visione di Rivers come GM, in estate aveva deciso di dare maggiore profondità alla panchina firmando gente come Josh Smith e Lance Stephenson, peccato che se ne sia pentito più o meno dopo 5 partite di regular season. Smith è stato regalato ai Rockets, Stephenson è stato ceduto come rifiuto tossico ai Grizzlies, dopo che era stato preso da Charlotte in cambio di un altro dei grandi investimenti di Rivers sul mercato, Spencer Hawes. Come coach Rivers non si discute, uno dei primi della pista. Purtroppo non si discute neanche come GM, dove è per distacco uno dei peggiori executive della lega e ha accumulato quasi esclusivamente mosse sbagliate. Prima o poi il Doc Rivers coach e il Doc Rivers GM collideranno e il risultato che ne verrà fuori sarà qualcosa di molto simile a quello dell'agente Smith di Matrix. Voto: C
HOUSTON ROCKETS: Stagione difficilissima per Houston, che doveva essere una delle forze della Western Conference e invece rischia seriamente di non fare i playoffs. La convivenza tra Howard e Harden non è mai stata così ai minimi termini, tanto che Morey sonda il mercato per il lungo e cerca di trovare qualche trade che possa funzionare ma ovviamente nessuno è disposto a svenarsi per un giocatore che a fine stagione sarà unrestricted free-agent e che non ha esattamente la fama di un uomo spogliatoio. Allora Morey decide di mandare Motiejunas, che quest'anno è stato più in infermeria che in campo, e Thornton ai Pistons in cambio di una prima scelta del 2016 protetta in top-8. Un asset comunque discreto per un giocatore che sarebbe stato restricted free-agent in Estate e sulla cui tenuta fisica ci sono un po' di dubbi. Non che Houston avesse chissà quale scelta, durante la off-season non ci sarebbe stato comunque lo spazio per trattenere sia Motiejunas che Jones, quindi tanto vale cederne uno e guadagnarci qualcosa piuttosto che perderlo per niente. Da Detroit arriva Joel Anthony che viene subito girato a Philadelphia insieme ad una seconda scelta futura. Classico scambio di favori tra vecchi amici come Morey e Hinkie. Voto: B
PHILADELPHIA 76ers: I Sixers stanno sostanzialmente fermi, un cambiamento rispetto alle ultime deadline. Ricevono un paio di proposte per Marshall, che sta trovando poco spazio, ma preferiscono comunque tenerlo. Arrivano anche dei sondaggi per Jahlil Okafor ma anche in quel caso non si arriva a niente di concreto, visto che i Sixers vogliono quantomeno aspettare la off-season prima di prendere una decisione su chi tenere e chi cedere all'interno del reparto lunghi. Alla fine c'è solo una piccola operazione con Houston, dove i Sixers si accollano il contratto di Joel Anthony, guadagnandoci una seconda scelta del 2017. Niente di trascendentale. Anthony non dovrebbe rimanere, cosa che potrebbe portare alla possibilità di un ritorno di JaKarr Sampson, tagliato proprio per completare la trade con Houston. Voto: B
OKLAHOMA CITY THUNDER: Sam Presti ottiene due obiettivi in una mossa sola: abbassa il livello della luxury tax e prende un esterno che possa dare opzioni in più alla panchina. Randy Foye arriva dai Denver Nuggets in cambio di Steve Novak, D.J. Augustin e due seconde scelte future. Le cessioni di Novak e Augustin abbassano il livello della luxury ed erano comunque preventivate, Novak non giocava e Augustin aveva perso il posto ai danni del rookie Cameron Payne. Le seconde scelte ci possono stare, Oklahoma è in win-now mode e hanno già alcuni prospetti europei bloccati, quindi non è un prezzo enorme. Foye non sta tirando bene da 3 quest'anno ma è anche vero che nessuno pretende che giochi chissà quanti minuti. Difensivamente è più affidabile rispetto ad Anthony Morrow e ad OKC avrà molti più tiri aperti di quanti non ne avesse ai Nuggets. Voto: B+
DENVER NUGGETS: Anche i Nuggets sfruttano il loro cap space per fare un mezzo favore ai Thunder. Si prendono il contratto di Novak, subito tagliato, D.J. Augustin e due seconde scelte future, che l'ottimo scouting team dei Nuggets potrà utilizzare su qualche nuova promessa europea. Augustin potrà dare una risorsa in più nel backcourt, visti i problemi fisici di Jameer Nelson. Tagliano anche J.J. Hickson che ormai era diventato di troppo e non era di nessuna utilità alla squadra. Voto: B+
CLEVELAND CAVS: Anche i Cavs erano arrivati a questa deadline con due obiettivi fondamentali: risparmiare qualche milione in luxury tax e aggiungere un giocatore in uscita dalla panchina con tiro e pericolosità offensiva. Entrambi gli obiettivi sembrano essere stati raggiunti, scaricare il contratto di Varejao a Portland fa risparmiare quasi 9 mln di luxury tax e prendere Channing Frye dai Magic aggiunge un tiratore affidabile e che potrà dare nuove risorse ai Cavs sulle situazioni di pick and pop. Per dare via il contratto di Varejao Cleveland deve sacrificare una prima scelta protetta del 2018 ma quando hai una squadra con Lebron James sei in win-now perenne, quindi dai alle scelte future un peso diverso. Viste le difficoltà di Mozgov di quest'anno, c'era bisogno di un lungo dalla panchina che potesse dare qualcosa in più e Frye sembra essere il giocatore giusto per quel profilo. Ottimo tiratore, eccellente uomo spogliatoio. La sua difesa latita ma i Cavs lo hanno portato dentro per il suo tiro, non per la sua difesa. Voto: B+
PHOENIX SUNS: McDonough aveva dichirato che ci sarebbe stata almeno una trade e così è stato. Phoenix riesce a scaricare Markieff Morris, che ormai era diventato un peso enorme per la squadra, e a guadgnarci una prima scelta del 2016 protetta in top-9, oltre a DeJaun Blair (già tagliato) e Kris Humhries (che ha un contratto non garantito per la prossima stagione). Un ritorno soddisfacente per un giocatore che Phoenix voleva cedere a tutti i costi e che non godeva di grandissimo mercato. Tutti i problemi dei Suns non si risolvono di certo con questa trade ma McDonough riesce comunque a fare un po' di piazza pulita senza sacrificare nulla. Operazione ben riuscita. Voto: B+
WASHINGTON WIZARDS: L'altro lato della trade per Morris. Washington cercava disperatamente un giocatore che aggiungesse pericolosità offensiva al roster e che potesse dare una scossa positiva ad una stagione finora abbastanza piatta. Morris è quel tipo di giocatore? Su questo ci sono dei dubbi. Morris è un giocatore super umorale e che più volte ha dimostrato di essere proprio un professionista maturo ma allo stesso tempo ha talento, aggressività e un contratto molto onesto rispetto agli standard NBA. Gli Wizards sono ancora in corsa per i playoffs e il giudizio su di loro resta ancora sospeso, un po' come il giudizio sull'operazione per Morris. Voto: B
UTAH JAZZ: Utah stava cercando da tempo un'altra point-guard che potesse dare una mano, senza però dover costringere la dirigenza a spendere una tombola. Shelvin Mack arrivato da Atlanta è il perfetto identikit per i Jazz. Giocatore utile, che potrà dare una mano da subito e con un contratto basso. Va a tappare il buco lasciato dall'infortunio di Exum e che Neto e Burke non sono ancora riusciti a colmare interamente. L'idea di un fix di minore entità è molto sensata, probabilmente andare a cercare un profilo più elevato avrebbe scombussolato troppo le cose in un ambiente che funziona già bene cosi. Voto: B+
ATLANTA HAWKS: Gli Hawks decidono di non andare a toccare il core della loro squadra. Sondano il mercato per Teague e Horford, capiscono che non c'è nulla di reale valore da prendere in cambio e allora preferiscono rimanere così. Mentalità giustissima, due come Teague e Horford si cedono solo di fronte ad offerte davvero importanti, in caso contrario non ha senso muoverli. Budenholzer si limita a due operazioniminori, cedendo Justin Holiday e Shelvin Mack, che avevano pochissimo spazio, e andando ad aggiungere un veterano come Kirk Hinrich che potrebbe tornare utile al momento dei playoffs. Senza infamia nè lode. Voto: B
CHICAGO BULLS: L'immobilismo di Paxson e Forman sul mercato sta raggiungendo i limiti dell'inspiegabile. I Bulls avevano bisogno di muoversi, fare qualche operazione che potesse iniziare a delineare maggiormente il futuro di questa squadra e invece non fanno praticamente nulla, limitandosi a cedere Hinrich, che era comunque in scadenza di contratto. Avrebbero l'opportunità di sfruttare la voglia dei Kings di competere ora, cedendo Gasol e guadagnandoci un giovane come McLemore e un ulteriore abbassamento della protezione sulla scelta che i Bulls già possiedono ma invece rimangono fermi. E' piuttosto chiaro che questa squadra debba iniziare a costruire attorno a Jimmy Butler, l'unica vera certezza del core attuale dei Bulls, cercando di ottenere il massimo dai vari Gasol, Noah, Gibson e probabilmente dallo stesso Rose, che è quasi impossibile possa tornare sui livelli pre-infortuni. Ma Paxson e Forman, invece, parlano di rinnovo di Gasol, annullando ogni tipo di prospettiva a lungo termine per la squadra. Il catalano ha già 35 anni e non è che con lui in squadra i Bulls siano esattamente una contender, sono al massimo una squadra da playoffs ad Est. Al momento i Bulls hanno l'ultimo posto disponibile per i playoffs ma la classifica è cortissima e le cose potrebbero cambiare in fretta. Forse è arrivato il momento che qualcuno dei proprietari si renda conto che il vero problema dei Bulls sono proprio Paxson e Forman. Voto: C
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