I Knicks, la cacciata di Derek Fisher e l'enigma del triangolo
I Knicks e il loro presidente esecutivo sembrano intrappolati nell'idea che il triangolo sia l'unica soluzione ai loro mali
Una delle notizie del momento in NBA è il licenziamento di Derek Fisher e la scelta dei Knicks di cambiare coach a stagione in corso. Una scelta arrivata dopo una serie di 9 sconfitte in 10 partite, che ha portato i Knicks fuori dalla zona playoffs ad Est, dopo un più che discreto inizio di stagione. Sembra il caso, dunque, di cercare di capire perchè si è arrivati a questa decisione, cioè licenziare un allenatore che era a New York da meno di un anno e mezzo e che solo quest'anno aveva un materiale decente sul quale lavorare e cercare di raggiungere i playoffs.
La scorsa stagione, quando Jackson decise di assumere Fisher come capo allenatore, in molti rimasero sorpresi. Gli Oklahoma City Thunder avevano offerto un rinnovo da giocatore a Fisher e c'erano anche altre squadre pronte ad utilizzarlo per un'altra stagione come veterano. Jackson, però, dopo aver perso Steve Kerr, che aveva scelto i Golden State Warriors (non una cattiva idea con il senno di poi), voleva assumere a tutti i costi una persona che conosceva già e che poteva sviluppare bene la triangle offense, avendola già giocata durante la sua carriera. E così Jackson offrì un quinquennale da 25 mln di dollari a Fisher (con soli 17 mln garantiti, però), che decise di ritiarsi dal basket giocato e assumere le funzioni di head-coach dei Knicks.
Sulla stagione dell'anno scorso c'è poco da dire, Jackson decise di smantellare il nucleo della squadra, a parte Carmelo Anthony, e di liberare spazio salariale per avere maggiore flessibilità nella free-agency successiva. Nel corso dell'annata i Knicks riuscirono a trovare alcuni giocatori che si sono guadagnati un posto nelle rotazioni come Langston Galloway, Lance Thomas e Louis Amundson. Quest'estate, poi, i Knicks hanno fatto un più che discreto lavoro sia nel draft che nella free-agency. La scelta di Porzingis è stata eccellente, ottima anche la decisione di cedere Tim Hardaway Jr e di puntare su Jerian Grant (anche se dopo un discreto inizio, Grant si è abbastanza perso ed era prevedibile, considerando che il triangolo non è esattamente il sistema adatto per lui), in free-agency sono arrivati una serie di giocatori solidi come Robin Lopez, Arron Afflalo, Kevin Seraphin e Kyle O'Quinn. Insomma un buon lavoro, non una squadra da titolo, chiaro, ma una squadra in grado di potersi giocare uno degli ultimi posti ai playoffs ad Est.
La stagione, però, è iniziata sotto una luna storta per Fisher, che è stato coinvolto in un pericoloso triangolo (non di natura tecnica) con la ex moglie di Matt Barnes e lo stesso Barnes. Il risultato finale è stata una simpatica scazzottata nella casa della ex di Barnes e il coinvolgimento della lega, che ha avviato un'indagine. E' abbastanza ovvio che Fisher non avesse grandi colpe in quella storia, la ex di Barnes era appunto una ex e Fisher aveva tutta la libertà di questo mondo di frequentarla, anche se lui e Barnes erano stati compagni di squadra per qualche tempo ai Lakers. Questo sarebbe il ragionamento del mondo normale ma la NBA non è il mondo normale. Se fai qualcosa come uscire o frequentarti con la ex di un tuo compagno di squadra, passi per un infame, che è quello che Barnes ha detto fin dal primo giorno che questa storia è venuta a galla. Non solo, Fisher ha perso anche gran parte del controllo che aveva sullo spogliatoio dei Knicks con quella faccenda, perchè diversi giocatori dei Knicks pensavano che Barnes avesse fatto benissimo a correre a casa della sua ex e menare Fisher per averci provato con lei. Non era solamente un problema mediatico, che ha ovviamente inciso, ma anche un discorso di empatia con i giocatori, che si è venuta a perdere a causa di quell'episodio. Fisher aveva saltato una sessione di allenamento per andare a Santa Monica a trovare la ex di Barnes ed è poi tornato a New York con un doppio danno, quello di immagine e quello di rispetto. Un disastro vero e proprio. L'episodio ha creato parecchio imbarazzo all'interno dell'organizzazione dei Knicks, non è stato il motivo del licenziamento di Fisher (sarebbe stupido se così fosse) ma ha sicuramente contribuito alla scarsa valutazione del coach da parte di Phil Jackson.
Nonostante lo spiacevole episodio e l'investigazione della NBA, i Knicks partono molto bene e tutti rimangono impressionati dalle prestazioni di Kristaps Porzingis, che da nuova speranza al pubblico newyorkese. La squadra gioca una buona pallacanestro e soprattutto difende in modo efficace per larghi tratti. Carmelo Anthony appare in una forma eccellente e sembra soprattutto incentivato dal suo ruolo di leader, gioca più per i compagni e guida la baracca come si deve. Il problema è che tutto questo non dura abbastanza, perchè iniziano a ripresentarsi diversi problemi già visti l'anno scorso. La difesa inizia a perdere colpi, Fisher fa di nuovo confusione con le rotazioni e Carmelo riprende ad avere problemi al ginocchio. I Knicks non vincono una singola partita senza Carmelo in campo, a dimostrare ancora una volta quanto Melo sia la star indiscussa di questa squadra, e nelle ultime settimane arrivano ben 9 sconfitte nelle ultime 10 partite giocate, facendo sprofondare la squadra fuori dalla zona playoffs. Ed è qui che Jackson decide di intervenire. Il maestro Zen capisce che c'è bisogno di una scossa e che Fisher non sta facendo i progressi che si aspettava da lui e allora lo caccia, mettendo Kurt Rambis (altro suo grande allievo) come coach ad interim fino al termine della stagione.
La scelta è al 100% di Phil Jackson e abbiamo già anticipato alcune delle motivazioni: l'episodio con Barnes, una gestione delle rotazioni non sempre impeccabile, un atteggiamento non abbastanza accondiscendente verso i giocatori e soprattutto il mancato utilizzo di uno staff tecnico messo appositamente per sviluppare ulteriormente il triangolo d'attacco. Proprio quest'ultimo punto è probabilmente quello che ha spinto Jackson a fare fuori Fisher a questo punto della stagione. L'ex coach dei Lakers, infatti, non era affatto soddisfatto dell'utilizzo che Fisher faceva di due assistenti come Rambis e Cleamons, che erano stati messi appositamente da Jackson per facilitare l'implementazione della triangle offense. A Fisher, in questo anno e mezzo, la triangle offense era stata abbastanza stretta, tanto che in questa stagione, soprattutto nelle gare in cui si doveva cercare di rimontare, si cercava spesso di mettere via i principi della triangolo per giocare più pick and roll alti e partire da lì, spaziando meglio l'attacco e cercando di aumentare un pò il ritmo.
Nella conferenza stampa che ha annunciato il cambio di allenatore, Jackson ha chiaramente ammesso che non era affatto soddisfatto della gestione dello staff. Ha anche citato un episodio specifico, che rappresenta in maniera lampante la disconnessione tra lui e Fisher. Jackson non era stato soddisfatto di una sessione video tenuta dallo staff e durante quello che doveva essere un giorno libero chiamò Rambis e Cleamons a colloquio, tenendo fuori Fisher e gli altri componenti dello staff, che non furono neanche informati della riunione. Era piuttosto chiaro che Fisher, ad un certo punto, avesse perso la fiducia di Jackson e non stesse più facendo le cose come le voleva il maestro Zen, portando all'inevitabile licenziamento. In realtà, che il posto di Fisher non fosse del tutto sicuro, lo si sapeva già da diverso tempo. Qualche mese fa, infatti, Brian Windhorst di ESPN, durante uno dei podcast di Zach Lowe, dichiarò che c'erano diversi rumors che davano Fisher come non del tutto sicuro di tenersi il posto a fine stagione. Ecco, in molti pensavano che a fine stagione sarebbe stata fatta una valutazione molto attenta del futuro di Fisher ma in pochi, invece, pensavano che già in corso di stagione si potesse assistere ad un cambiamento di scenario del genere. Ormai in NBA si sta sviluppando sempre più la tendenza a cambiare allenatore in corso di stagione e quest'anno abbiamo assistito a diversi episodi simili, anche se avevano alla base motivazioni parzialmente differenti, come quello di McHale o di David Blatt.
Ma cosa succede adesso? Rambis è chiaramente un uomo di Jackson e vivrà di triangolo ma il suo curriculum da capo allenatore è tutt'altro che entusiamante. Dopo una breve parentesi da capo allenatore dei Lakers nel 1999, Rambis ha avuto solo un'altra esperienza da head-coach a Minnesota dal 2009 al 2011 ma si trattò di un totale fallimento, con un record complessivo da 32 vinte e 132 perse e con alcune scelte tecniche al limite del suicidio (panchinare Kevin Love per dare più spazio a Ryan Gomes. Se riuscirà a mettere a posto la difesa e far tornare i Knicks sulla retta via, Rambis avrà serissime chances di diventare il coach anche per la prossima stagione. Jackson lo adora e lavora con lui da tantissimi anni.
Ma tutto ruota, ancora una volta, attorno a Jackson. Se Phil continuerà ad insistere con l'idea che questa squadra debba vivere e morire di triangolo, la lista di allenatori "buoni" per i Knicks diventerà molto corta. Una delle poche opzioni libere quest'Estate in questo senso sarebbe Brian Shaw, ma anche lui non ha fatto proprio un capolavoro a Denver e dargli in mano la squadra potrebbe essere un azzardo. Un altro nome che sta circolando è quello di Luke Walton, assistant coach dei Golden State Warriors. Walton ha guidato Golden State ad un inizio di stagione straordinario durante l'assenza di Kerr ed è già ben rispettato in giro per la lega. Conosce perfettamente Jackson ed ha giocato per diversi anni con la triangle offense ma lavora in un coaching staff che fa giocare la pallacanestro più moderna di questo mondo, soprattutto dal punto di vista offensivo. Siamo così sicuri che Walton accetterebbe di andare a New York per giocare un sistema che non è proprio il più moderno in circolazione? Questo è il problema che ha sollevato anche Adrian Wojnarowski di Yahoo! Sports, che ha lanciato delle accuse anche abbastanza pesanti a Jackson. Jackson ha vinto tutto da allenatore e l'ha fatto sempre basandosi sulla triangle offense, sempre assistito dal maestro Tex Winter. Ma nel frattempo la lega è cambiata, il gioco è cambiato. Il tiro da tre ha un ruolo sempre più importante, sempre più squadre giocano a ritmi altissimi, cercando di spingere il più possibile la transizione e non permettere alle difese avversarie di schierarsi del tutto. I Knicks, al momento, sono l'esatto opposto. Giocano a ritmi bassi, prendono pochi tiri da 3 e vivono di jumper dalla media distanza, giocano pochi pick and roll alti per aprire i giochi e non hanno una difesa aggressiva sulla palla. La triangle offense è un sistema difficilmente sostenibile al giorno d'oggi, si possono sicuramente implementare degli elementi di quel tipo d'attacco (anche Golden State ha degli accenni che derivano dalla triangle offense) ma basarsi quasi esclusivamente su quella, nel 2016, è qualcosa di difficilmente realizzabile, soprattutto se non si hanno dei giocatori in grado di incarnarla appieno.
E' stato tirato fuori anche il nome di Thibodeau, che sicuramente apprezzerebbe la possibiltà di ripatire da una grande piazza come New York. Ma parliamoci chiaramente, non c'è una singola chance che Thibodeau vada dove non gli venga concesso autorità anche in ambito dirigenziale e a New York questo non è possibile, perchè l'autorità decisionale è di Jackson. Thibodeau è già andato via da una città come Chicago proprio perchè la dirigenza non gli lasciava fare il suo lavoro come lui voleva, immaginarlo con Phil Jackson, al momento, è pura utopia. Inoltre, Jackson ha già dichiarato che il prossimo allenatore dovrà essere necessariamente qualcuno con il quale lui ha già un certo tipo di rapporto e stima. Il problema è che questo tipo di situazione, teoricamente, c'era già con Fisher, quindi qualcosa deve essersi necessariamente rotto. Fisher ha vinto 5 titoli con Jackson, era uno dei suoi giocatori preferiti e nonostante il grande rapporto di stima tra i due la cosa non ha funzionato. Questo è un precedente che potrebbe 'spaventare' molti potenziali candidati alla panchina dei Knicks.
A tutto questo si vanno ad aggiungere anche le voci, riportate sempre da Adrian Wojnarowski, che vorrebbero Jackson come un più che possibile cavallo di ritorno a Los Angeles, dove la sua compagna Jeanie Buss è l'unica ad avere il potere decisionale per far fuori il fratello Jim Buss e Mitch Kupchak, cioè il lato tecnico della franchigia. Jackson ha la possibilità di uscire dal contratto con i Knicks a Giugno 2017 e sono in pochi quelli che credono che il maestro Zen abbia intenzione di rimanere a New York per tutta la durata del contratto.
Insomma, a New York ruota tutto attorno a Phil Jackson e ai suoi enigmi. Proprio quando il futuro dei Knicks sembrava aver ritrovato un po' di luce, Jackson ha voluto velarlo con delle nuove ombre, facendo sorgere nuovi e pesanti interrogativi sul domani della franchigia della Grande Mela. Jackson non allena più, formalmente, ma dall'ufficio continua a decidere tutto. Che direzione prenderanno i Knicks, lo potrà decidere solo lui. Se il triangolo continuerà ad essere l'essenza di tutto, difficilmente il nuovo coach verrà scelto fuori dalla stretta cerchia di allievi di Jackson. Certo, è sempre possibile che Jackson cambi idea ma è altrettando difficile immaginare che un uomo di 70 anni, fermamente convinto delle sue idee, possa stravolgere tutti le sue convinzioni a questo punto della sua carriera.
L'enigma del triangolo continua....