538: Conclude sempre DeMarcus
Nella traduzione di oggi da 538 si parla di DeMarcus Cousins e del suo ruolo nei Kings
Con un record di 20-26 nell’ancora dura Western Conference, i Sacramento Kings sono la vostra tipica squadra media NBA. Non sono smaccatamente scarsi (a differenza della maggior parte dei momenti della storia recente della franchigia), ma il massimo a cui possono ambire in questa stagione è strappare a Utah o Portland l’ottava piazza per i playoff a ovest prima di essere divorati in un sol boccone dagli onnipotenti Golden State Warriors.
Non un destino esaltante, specialmente se condividete la teoria della monotona mediocrità, secondo cui essere nella media è la peggiore cosa che ci possa essere per una squadra NBA (una teoria che a sua volta innesca l’oscura e delegatoria logica dietro a progetti autolesionistici a lungo termine come quello dei 76ers o altri a breve termine ancora più assurdi, come l’ipotesi secondo cui i Clippers dovrebbero ripartire da zero e cedere Chris Paul). Tuttavia, malgrado la mediocrità d’insieme dei Kings, ci sono molte cose interessanti in quel di Sacramento. Alla guida dell’attacco a più alto ritmo della lega, Rajon Rondo sta vivendo una stagione della rinascita; Omri Casspi si è trasformato in uno dei migliori cecchini dalla lunga distanza della NBA, capace addirittura di combattere alla pari, almeno per qualche minuto, con l’inarrestabile Steph Curry; Rudy Gay continua a sfidare le statistiche avanzate e a suscitare interessi di mercato.
Ah, e poi c’è DeMarcus Cousins, che nel mese di gennaio ha messo a ferro e fuoco tutto, facendo registrare 32,6 punti, 12,8 rimbalzi e 3,3 assist di media a partita, con il 49,5% al tiro, 57,6% di percentuale reale e il 42,9% da 3 punti. Un mostro, come avete potuto desumere anche voi la scorsa settimana, quando in due partite consecutive ha segnato prima 48 e poi 56 punti. Una tale mole di punti è sbalorditiva, naturalmente, ma è figlia di qualcosa di ancora più impressionante: la stagione di Boogie è vicinissima a essere la prima nella storia dei lunghi NBA per ciò che riguarda la percentuale d’impiego; il che è ben più sconcertante se consideriamo il suo stile di gioco, così violento e fisico, sempre con gli avambracci a contatto con lo sterno.
La attuale percentuale d’impiego di Cousins è del 35,8%, sostanzialmente una cifra inusitata per un centro. Nel periodo successivo alla fusione con la ABA, quella percentuale tra i lunghi è superata solo dal Jermaine O’Neal dei Pacers 2004-2005 post-Artest, con il suo 36,2% in 44 partite; quella però fu un’eccezione nata dalla necessità di qualcuno che concludesse le azioni, dati gli infortuni e le squalifiche subite da Indiana (la seconda migliore stagione per percentuale d’impiego di O’Neal vede il dato scendere al 30,2%, sempre consistente ma nell’ordine delle cose). Cousins ha già disputato 38 partite in questa stagione, e il suo enorme impiego fa parte di una tendenza ormai triennale che coinvolge anche un fatturato in punti in crescita costante.
Ma le responsabilità offensive di Cousins sono diventate così consistenti solo nell’anno solare in corso. A partire dal primo gennaio l’impiego di Cousins si è mantenuto su un incredibile 37,8%, con recenti picchi in cui ha superato il 40% per più partite. Per provare un paragone storico, si stima che persino Wilt Chamberlain sia andato a malapena oltre il 36% d’impiego nella sua immortale stagione 1961-1962, quella famosa in cui fece registrare 50,4 punti di media a partita (con un ringraziamento ai ritmi di gioco infernali di inizio anni sessanta!). Dunque, se tutto continua così, Cousins potrebbe battere ogni record e diventare il lungo con più oneri offensivi della storia.
Boogie tra l’altro ha delle caratteristiche relativamente atipiche se paragonate ai compagni di ruolo. Di solito, il tradizionale lungo di una squadra NBA assomiglia molto di più a un Derrick Favors di Utah o a un Kenneth Faried di Denver: solidi giocatori a tutto tondo i cui talenti principali sono prendere rimbalzi, difendere duro e tirare con alte percentuali (segnare molto ed essere capaci a passarla sono anch’esse qualità apprezzabili, ancorché non indispensabili per un centro). Cousins infatti ribalta lo stereotipo, soprattutto in attacco, dove il suo fisico e le sue schiacciate poderose fanno spesso partire paragoni con Shaq, uno estremamente dominante ma anche estremamente nei canoni dei centri tradizionali. A differenza del Grande Aristotele, le percentuali al tiro di Cousins sono piuttosto nella media, mentre la mole di punti quella sì che esce dalla norma; a ogni tiro sbagliato fa però da contraltare un tocco e una volontà di mettere in buona posizione i compagni con i suoi passaggi (va anche aggiunto che non riceve le stesse lodi di altri lunghi passatori, sebbene secondo i dati di SportVU si collochi dietro solo a Blake Griffin, Marc Gasol, Joakim Noah, Pau Gasol e Al Horford per quanto riguarda i punti creati su assist di un lungo).
In parte la produttività offensiva di Cousins deriva dallo stile di gioco dei Kings. Secondo i dati di Synergy Sports Technology, solo due lunghi (Kelly Olynyk di Boston e Willie Cauley-Stein, compagno di squadra di Cousins a Sacramento) superano Boogie in quanto a quote di attacco in transizione. Si tratta di canestri facili che arrivano come conseguenza dei ritmi forsennati della squadra e dell’abilità di Cousins di battere il diretto avversario. Sebbene la sua efficienza in questi possessi si collochi nella media (principalmente perché quando conduce la transizione, o arriva a rimorchio, e prova a mettere la palla per terra produce perse o punti quasi in misura uguale, 25% contro 35% è il rapporto), un mediocre possesso in transizione è comunque molto più redditizio rispetto a un buon possesso a difesa schierata.
Un’altra parte del fatturato viene semplicemente da azioni in post vecchia scuola: Cousins riceve sei schemi a partita (il quarto in tutta la lega) ed è uno dei migliori a concludere con successo un’azione spalle a canestro; da questo punto di vista è fatto dello stesso materiale dei grandi centri dei giorni di gloria. Se il resto della lega è ossessionato dal pick-and-roll, rispetto ai colleghi di ruolo Cousins pesca molto poco da questa gettonatissima situazione di gioco. Questo è dovuto in parte al fatto che il suo playmaker, Rondo, è pessimo ai liberi e non tira dalla lunga distanza, ossia due qualità fondamentali se si vuole tenere a bada il difensore sul pick-and-roll. Un altro motivo è che i Kings sono felici di scaricare la palla in post e lasciare che il proprio lungo dominante gestisca il possesso (Cousins inoltre è bravo a tagliare fuori il difensore che lo anticipa in modo che Rondo lo possa servire con un lob per un canestro facile). Questa filosofia non è un’esclusiva per Cousins (vedi alla voce: Gay, Rudy), ma Boogie ne approfitta per brillare come sta facendo.
Un’altra cosa affascinante di Cousins è che mette a confronto il passato della pallacanestro con il suo futuro, perché non scordiamoci che ha solo 25 anni. In mezzo a un’infornata di lunghi apparentemente moderni come DeAndre Jordan, Serge Ibaka e anche Rudy Gobert (vale a dire specialisti difensivi ottimi nei rispettivi ruoli ma limitati in qualche modo a finalizzazioni esplosive del pick-and-roll e tagli sul lato debole creati da qualcun altro), il gioco d’attacco di Cousins è diverso, più autarchico e più simile allo stile dei centri che giravano negli anni novanta, quelli che volevano la palla e poi ci pensavano loro. Il 37% dei canestri di Cousins in questa stagione non sono stati propiziati da un assist; una percentuale piuttosto alta per un lungo. In quanto a creare per gli altri, Rondo ha sicuramente fatto la sua parte, ma Cousins non è da meno, anzi è addirittura terzo ai Kings per percentuale di assist.
Tutto questo potrebbe spiegare come mai il tabellino lasci a desiderare se si tratta di quantificare l’impatto offensivo reale di Cousins in questa stagione. Tuttavia lo ripetiamo, non è esattamente chiaro come dovremmo interpretare un centro che ambisce al titolo di stagione con il massimo impiego di sempre nel 2016, che gioca in un attacco di ritmi alti e che tira con percentuali appena migliori rispetto alla media della lega. Potrebbe benissimo trattarsi di una anomalia statisticamente sconcertante in una squadra statisticamente sconcertante, come potrebbe trattarsi del prototipo per una generazione futura di centri con molti punti nelle mani. Una cosa è certa: l’impresa donchisciottesca di Cousins per superare O’Neal, Chamberlain e compagnia sarà una delle sottotrame statistiche più entusiasmanti della seconda metà di stagione, non fosse per altro che più ci si avvicinerà e più lo vedremo in azione.
Traduzione di Giacomo Sauro
Articolo: DeMarcus Cousins Is A Usage Monster
di: Neil Paine