La tessera Aldridge nel mosaico Spurs (1/2)
Nella traduzione odierna da Grantland si parla del neo arrivo in casa San Antonio Spurs, LaMarcus Aldridge
Nella traduzione di Giacomo Sauro da Grantland si parla di LaMarcus Aldridge, neo arrivo in casa San Antonio Spurs. Il titolo del pezzo scrivo da Zach Lowe è "The Adjustment Bureau: How LaMarcus Aldridge Will Fit in With the Spurs". Questa è la prima parte dell'articolo
Gli Spurs sono consapevoli dei mugugni riguardo LaMarcus Aldridge: tiene la palla più di quanto sia permesso a San Antonio, invade il post basso sinistro, territorio sacro di Tim Duncan, e presta troppa attenzione al numero di tiri che prende e alle medie punti, un comportamento non certo in linea con l’etichetta Spurs.
Nonostante tutto, gli Spurs se ne sono fatti una ragione già da un pezzo. Anzi, sono ansiosi di iniziare il mutuo processo di adattamento. Forse Aldridge non era l’elemento ideale per il rodato sistema di pari opportunità di San Antonio, ma sarebbe stato chiedere un po’ troppo alla sorte avere a portata di cap il free agent perfetto proprio durante l’estate in cui si ha, stranamente, spazio salariale libero per sfruttare gli ultimi sforzi da titolo di Duncan. A volte ci si deve accontentare di portare intanto a casa il campione libero e interessato alla causa e dopo fare i conti con i problemi pratici.
“LaMarcus si adatterà”, dice R.C. Buford, GM della squadra. “E anche noi ci adatteremo, evolveremo. Dobbiamo capire come LaMarcus si possa inserire nel gruppo per produrre gioco ai livelli di cui è capace, per il suo bene ma anche quello della squadra”.
L’inserimento di Aldridge presenta alcune difficoltà, ma non pensiate che sia un innesto troppo complicato: si amalgamerà bene e gli Spurs con lui possono diventare fantastici. San Antonio ha sacrificato la sapienza condivisa di un roster immutato per averlo, ma ne è valsa la pena, sia per questa stagione che per le prossime. Gli Spurs hanno bisogno del suo gioco in post, specialmente quando i 24’’ stanno per scadere, e di un lungo capace di far fronte, in attacco e in difesa, a quintetti avversari piccoli. Aldridge ha invece bisogno che San Antonio lo distolga dalle sue abitudini egoiste e lo spinga verso una magistrale completezza di gioco. Se qualcosa dovesse andare storto per gli Spurs sarà probabilmente imputabile ad altre varianti, come l’età media, gli infortuni, il progressivo declino di Tony Parker o il tremendo contesto della Western Conference. Ci vorranno dei sacrifici, ma tutte le persone interessate sono abbastanza intelligenti e flessibili da fare in modo che il meccanismo funzioni.
E andiamo, stiamo parlando degli Spurs! Gregg Popovich ha reinventato la squadra da capo almeno già due volte, e i loro principi secondo cui il bene della squadra è sempre al primo posto fanno sì che tutti i componenti del gruppo, da Duncan in giù, abbiano sempre remato nella stessa direzione, qualunque carattere essi abbiano avuto.
“Se esiste qualcuno a cui concedere il beneficio del dubbio quello è senz’altro Pop”, dice Steve Kerr, allenatore degli Warriors, i cui quintetti super piccoli hanno ispirato la dirigenza di San Antonio nella scelta Aldridge. “Nessuno è più capace di lui a far girare bene un gruppo nuovo”.
Un lungo che sappia tirare è forse la tipologia di giocatore più facile da inserire in attacco, e dalla media distanza Aldridge è su livelli nowitzkiani. Per quel tipo di giocatori è più difficile monopolizzare il gioco, perché banalmente hanno prima bisogno che qualcuno gliela passi quella palla, e se questa gli arriva in mano vuol dire che l’attacco sta già lavorando bene. “Quando tira vede il canestro bello grande”, sostiene Chip Engelland, assistente allenatore agli Spurs nonché famoso guru del tiro. Quando durante i playoff gli Spurs hanno avuto bisogno di migliori spaziature, hanno tenuto Tiago Splitter in panchina; ora hanno Aldridge che partirà in quintetto al suo posto.
Nonostante Aldridge si sia fatto il nome di monopolizzatore del post-up, è più versatile di quello che si creda e si trova a suo agio anche nei pressi dei gomiti, zona per eccellenza dei lunghi di San Antonio. Secondo i dati di SportVU forniti a Grantland, la scorsa stagione solo 10 giocatori hanno fatto registrare più possessi al gomito di Aldridge, dunque le difese, consapevoli della pericolosità del suo piazzato, sono costrette a stargli attaccate quando ha palla in quella zona del campo; in questo modo si aprono le possibilità per gli altri giocatori di tagliare a canestro: potete benissimo immaginarvi Aldridge che distribuisce passaggi consegnati, pesca Parker in taglio sulla linea di fondo e gioca meravigliosi alto-basso con Duncan, Boris Diaw e David West. Poi c’è Kawhi Leonard, che è già un velenoso giocatore di post, ma con Aldridge che gli porta via un lungo avversario dall’area potrebbe diventare veramente letale.
Aldridge può farsi trovare pronto ai margini dell’azione (al cui centro c’è ovviamente il buon Tim) e, non appena riceve palla, far decollare il gioco degli Spurs con le sue ottime letture.
Gli Spurs studieranno il modo per sfruttare al meglio il suo piazzato. Una conseguenza verosimile sarà la diminuzione del numero di tiri per Aldridge, che continuerà comunque ad andare spesso e volentieri in post, ma l’attacco non prevedrà una passeggiata verso il canestro avversario, un passaggio per lui spalle a canestro e quattro uomini in attesa di un suo svitamento sul perno e un tiro sopra il difensore.
“Le percentuali dei tiri presi dopo aver mosso il pallone sono più alte di quelle dei tiri presi dopo singole iniziative”, afferma Buford. “È un fatto innegabile e la differenza è tale che non credo Pop abbia troppi problemi a costringere i suoi a far girare la palla”. Secondo NBA.com Aldridge ha tirato con il 51% quando ha tenuto la palla in mano per meno di 2 secondi prima del tiro, e con il 42% quando invece l’ha tenuta per più tempo. Gli Spurs lo sanno.
In ogni caso Aldridge continuerà ad andare spalle a canestro con il beneplacito della squadra, che gli consentirà anche di fermare la fluidità dell’attacco per approfittare dei mismatch, oppure quando si troverà in quintetto con seconde linee con pochi punti nelle mani. Anche in questa era di orge altruistiche in casa Spurs, Popovich permette a Duncan, Diaw e Leonard di gestire il gioco e attirare i raddoppi contro accoppiamenti difensivi favorevoli. Qualunque squadra voglia uscire viva da quattro serie di playoff ha bisogno di essere mutevole, e gli Spurs stanno sapientemente costruendo una squadra capace di far vedere i sorci verdi sotto canestro a qualsiasi tipo di quintettino (come quello degli Warriors con Draymond Green da centro, per esempio).
Aldridge dovrà però adattare la selezione dei tiri, specialmente all’interno di un sistema come quello di San Antonio che produce ottime situazioni rapide in post-up. Ha l’intelligenza cestistica per farlo. Immaginatevelo al posto di Diaw nell’azione qui sotto.
Un bel taglio accanto al blocco cieco di Leonard ed eccoci qua in una gustosa posizione spalle a canestro, mentre i compagni di squadra gravitano sul lato debole tenendo occupati i difensori in aiuto e creando opportunità per degli scarichi. E se qui sotto lo piazzaste al posto di Duncan in questa classica azione di inizio partita degli Spurs che si trasforma in un post profondo? Non male, dico io.
Aldridge a Portland ha ripetuto quell’esatta azione centinaia di volte, con il vantaggio che può svilupparla in posti preclusi a Duncan, come si può vedere qui sotto.
Se scivolasse ancora uno o due passi indietro quella diventerebbe una tripla dall’angolo, ovvero un tiro che Aldridge dovrebbe prendersi di più a San Antonio, anche in schemi di uscita dai timeout.
Aldridge ha i mezzi per ricoprire, nell’azione di pick-and-roll che diventa in un istante un post-up qui sotto, sia il ruolo di Diaw sia quello di Duncan (ma esistono anche altri schemi in cui gli Spurs possono inserire Aldridge, come alcuni blocchi vicino al canestro ora per Duncan o alcune combinazioni che San Antonio usava in passato con Duncan e David Robinson).
Una giocata così brillante richiede enorme intelligenza da parte di tutti, chimica di squadra e un altruismo coltivato nel tempo: è l’esempio esatto di azione che può generare qualche riserva sull’immediato adattamento di Aldridge. Se lì quattro Spurs toccano la palla in meno di cinque secondi, a Portland molte azioni spalle a canestro di Aldridge duravano di più. L’azione sopra porta velocemente Duncan sul lato destro, mentre Aldridge non ha mai mostrato l’abilità di farsi trovare subito pronto in post su qualunque lato l’attacco si sia sviluppato. Secondo Synergy Sports, oltre il 90% delle sue azioni spalle a canestro si è svolto sulla parte sinistra del campo; da questo punto di vista è il più limitato della NBA fra i giocatori di post.
“Gli Spurs giocano così, ci sono dei principi, non ti puoi scegliere il lato del campo”, dice Jeff Van Gundy.
I giocatori di talento si adattano. Con il tempo Duncan è diventato una sentenza da entrambi i lati del canestro, quindi anche Aldridge dovrà allargare la propria area preferita. Nonostante ciò gli Spurs possono fare in modo che anche quando giocano fuori dagli schemi, in attacco la palla possa arrivare ad Aldridge sul lato sinistro. Non è un problema.
La giocata di cui sopra esiste perché Diaw taglia forte verso il canestro, attirando verso di sé il difensore di Duncan. Ecco un aspetto che preoccupa gli Spurs più delle generose abitudini al tiro di Aldridge: e se rimanessero a corto di lunghi ansiosi di gettarsi in una selva di corpi sotto il ferro?
Splitter agli Spurs è stato sostanzialmente costretto a diventare un ottimo tagliante, più che altro perché tagliare forte era l’unico modo per attrarre i difensori avversari nella propria orbita. Anche quando non riceveva la palla, gli avversari dovevano mandare un aiuto su di lui sotto canestro, aprendo il campo e rimanendo vulnerabili all’inferno di ‘penetra e scarica’ di San Antonio.
(CONTINUA)
Traduzione di Giacomo Sauro