Segui la palla che rimbalza
Una traduzione del pezzo di Grantland sulla stagione appena passata del CSKA Mosca e dei suoi giocatori americani, a firma di Tosten Burks e Jeremy Woo
Vi presentiamo la traduzione dell'ennesimo ottimo articolo di Grantland, che questa volta si occupa della stagione del CSKA Mosca, superpotenza europea imbottita di giocatori americani. L'articolo è stato realizzato da Tosten Burks e Jeremy Woo.
"Tutti, avete visto tutto stasera".
Dimitris Itoudis è frustrato. Con "tutto" intende tutte le prove di ciò che di sbagliato ha fatto la sua squadra in campo durante la gara della sera. E' un umido Venerdì poco prima della fine di Marzo e Itoudis fa una smorfia dietro il microfono all'interno di una sala stampa nascosta nell'angolo di una arena da hockey convertita al basket a Novgorod, una città militare-industrialie a circa 250 miglia ad est di Mosca. In un elegante completo con cravatta viola e iniziali stampate sui polsini, l'head-coach del CSKA Mosca digrigna i denti e poi si lascia andare. Nonostante il suo CSKA abbia appena battuto il Novgorod per 86-82 in un match di Eurolega, Itoudis è insoddisfatto. La sua squadra, considerata come una delle migliori di Europa e che sta lottando per il primo posto nel girone, ha fatto molta fatica a difendere sulle situazioni di pick and roll, era sotto di 13 punti alla fine del primo tempo e ha dovuto fare affidamento sulla panchina per riuscire a strappare la vittoria finale. "In parole semplici, siamo stati un vero e proprio disastro difensivamente," dice Itoudis, 44enne greco alla sua prima stagione da head-coach del CSKA. "E questo non è decisamente il momento per correre dei rischi del genere".
Dopo poco, Itoudis si mette ad urlare: "Qui non diciamo bugie e io non ho nessun problema in questo senso. Certo, abbiamo tanto talento offensivo. Ma il punto è andare là fuori, piegare le ginocchia e giocare in difesa, sacrificare il proprio corpo. Vale per tutti, sia che si tratti di un titolare o di un giocatore di rotazione, non importa".
Ultimamente le rotazioni del CSKA sono state in continua evoluzione. Un mese prima, Andrei Kirilenko, probabilmente il miglior giocatore russo di tutti i tempi ed ex All-Star NBA, è tornato al CSKA per chiudere la sua carriera dopo aver iniziato la stagione con i Brooklyn Nets. Kirilenko ha giocato solo 36 minuti durante i due mesi spesi in NBA e gli manca il ritmo partita. Itoudis ha cercato di gestire con cautela il suo rientro e contro il Nizhny, Kirilenko ha giocato solo 6 minuti, senza mai prendersi un tiro. Prevedibilmente, un giornalista russo chiede perchè Kirilenko non abbia giocato di più.
"E' ovvio che Kirilenko abbia bisogno di tempo per fare i necessari aggiustamenti e ci aiuterà, ne sono assolutamente convinto," risponde Itoudis, seccato dalla domanda. "E' un grande professionista. Oggi lo abbiamo provato ma non ha funzionato. Ci sono delle decisioni che dovremo prendere, perchè questo è il periodo dove il CSKA ha bisogno di vincere".
Nonostante sia stato presente in 12 delle ultime 13 Final Four di Eurolega, la squadra russa con più storia non vince la massima competizione continentale dal 2008, guadagnandosi la reputazione di squadra che crolla nei momenti decisivi. In questa stagione, guidata da americani di talento come Sonny Weems e Kyle Hines, il CSKA è riuscito a non perdere una singola partita, tra campionato ed Eurolega, nei primi 4 mesi della stagione. Hanno accumulato una striscia di 30 vittorie consecutive e fatto nascere la speranza che la vittoria in Eurolega potesse tornare. Nel mese di Febbraio, però, la squadra ha iniziato con tre sconfitte e da quel momento sembra aver perso parecchie certezze. Durante gli ultimi giorni da giocatore di Kirilenko, con l'avvicinarsi dei playoffs, c'è un'acuta sensazione di urgenza attorno alla squadra, che spesso si trasforma in panico.
"Questo è il momento in cui mandiamo un messaggio a noi stessi, a tutti," dice Itoudis. "Dobbiamo piegare le ginocchia, mettere i culi sul parquet e giocare duro.". Con questo messaggio, il coach ringrazia i presenti, lascia l'arena e fa qualche mezzo sorriso per le foto mentre arriva al bus della squadra.
All'inizio di quella settimana, la tensione e la posta in gioco sembrano molto più basse in quel di Krasnoyarsk, in Siberia, una città mineraria sul fiume Yenisey. In quella che è un'arena da wrestling, il CSKA si riscalda per giocare contro l'Enisey, una squadra di metà classifica della VTB League. All'entrata dell'arena ci sono dei grossi banner pubblicitari che fanno capire quale sarà l'attrattiva principale della serata, con una grande foto del viso di Andrei Kirilenko. Bobby Shmurda suona negli altoparlanti mentre le famiglie iniziano a prendere posto. L'arena è quasi sold-out ma sembra calma e tranquilla come un ufficio e i fans di Krasnoyarsk non sembrano particolarmente appassionati. A parte un giovane tifoso con la maglia di Kobe Bryant, non c'è nessun altro che indossa maglie da basket. Durante l'introduzione delle due squadre l'atmosfera rimane molto fredda, anche se Kirilenko riesce a strappare qualche applauso extra. Una sorta di versione siberiana di Ryan Seacrest in smoking, a bordocampo con un microfono, non riesce per tutta la partita ad aizzare la folla.
La partita rimane in equilibrio ma non sembra mai davvero a rischio. Il CSKA, la squadra con il miglior attacco di tutto il campionato, dispone di un attacco bilanciato guidato da tre giocatori di calibro NBA che creano sul perimetro: Sonny Weems, Milos Teodosic e Nando De Colo. I russi Andrey Vorontsevich e l'ex Kansas University Sasha Kaun guidano il reparto lunghi. La panchina è profonda e l'attacco molto disciplinato, si basa molto sui pick and roll che generano un gran numero di tiri da 3 punti. L'Enisey non può competere con il talento del CSKA, quindi si fa affidamento sull'ex point-guard di Ohio University D.J. Cooper, che dribbla senza sosta e cerca gli scarichi per i compagni. Il CSKA entra nell'ultimo quarto in vantaggio 69-59.
La folla sembra animarsi almeno un attimo durante l'ultimo quarto, quando Sonny Weems tira un pugno ad un lungo dell'Enisey, che aveva spinto il suo compagno Kyle Hines, ma l'intervento dei compagni ferma l'accenno di rissa. Alla fine il CSKA si aggiudica la vittoria per 93-79 in trasferta. Per i tifosi della squadra di casa questa potrebbe essere l'ultima chance di vedere Kirilenko in azione, anche se l'ala gioca solo 8 minuti, con 4 quattro rimbalzi, due assist e un solo tiro dal campo, sbagliato. Dopo la partita, ragazzi di ogni età cercano di farsi spazio al di fuori dello spogliatoio e sulle scale. Iniziano a preparare gli smartphones e aspettano i giocatori. Per molti dei presenti il basket era solo un pensiero secondario, i bambini vogliono i selfies.
Due giorni dopo la gara di Krasnoyarsk, la notte prima del viaggio verso Nizhny, Kyle Hines arriva in una steakhouse al centro di Mosca con dei grossi stivali di cuoio. E' curvato in avanti, con la visiera del cappello tirata giù, le sue mani impegnate a messaggiare con l'iPhone. Con la sua stazza fisica, l'ex stella di UNC-Greensboro era considerato troppo piccolo per giocare da ala forte in NBA ma il nostro tavolo ad angolo è comunque piuttosto stretto. La Chicago Prime Steakhouse & Bar, un vero paradiso per gli americani in Russia, si trova al secondo piano, sopra un fast food nel distretto del teatro di Mosca. Sui muri si trovano foto storiche dello sport di Chicago: i Bulls di Michael Jordan, i BlackHawks di Toews e Kane e verosimilmente l'unica foto in cornice di Jay Cutler in Russia. Il titolare del locale, Ken Frost, nativo di Boston, si è trasferito da Rancho Mirage in California 19 anni prima e da quel momento ha sempre vissuto a Mosca. Suo figlio di 17 anni gioca come quarterback della nazionale di football russa ma anche come catcher per la nazionale di baseball. Questo è il posto dove i giocatori americani del CSKA si riuniscono alle due e mezza del mattino per guardare il superbowl.
Hines, 28 anni, è arrivato al CSKA due anni prima, lasciando l'Olympiakos. Dopo aver avuto una delle carriere più produttive dal punto di vista statistico nella storia della NCAA (Hines è tra i 6 giocatori che hanno chiuso l'esperienza di college basket con almeno 2000 punti, 1000 rimbalzi e 300 stoppate. Gli altri 5 sono David Robinson, Alonzo Mourning,Tim Duncan, Derrick Coleman e Pervis Ellison), Hines non venne scelto al draft del 2008. Da lì, un'esperienza in Italia (a Veroli), poi in Germania (con il Bamberg), prima di diventare una stella con l'Olympiakos, dove ha vinto due Euroleghe consecutive. Nel 2013 è apparso a torso nudo sulla copertina dell'edizione greca di Men's Health. Ha trovato il successo in Europa grazie alla sua capacità di andare al rimbalzo e alla sua durezza, che potrebbe suonare un po' come un clichè, tranne per il fatto che una volta è stato colpito da un fumogeno in testa, lanciatogli dai tifosi del Panathinaikos, ma ha giocato senza battere ciglio.
"La parte più difficile di questo lavoro è che qualche volta è molto solitario," dice Hines. Rimanere in contatto con la sua famiglia negli States e con gli amici è una sfida, con Mosca che ha ben 8 ore di fuso orario rispetto alla costa Est degli Stati Uniti. Hines solitamente va a letto alle 3 del mattino, dopo esssere rimasto in piedi per parlare con i suoi familiari nel New Jersey e con la sua ragazza a New York. I giocatori americani del CSKA spendono del tempo assieme ma perlopiù quando si va in trasferta.
Hines dice che questo CSKA è la squadra con più talento nella quale abbia mai giocato ma che c'è comunque del lavoro da fare. "Abbiamo avuto un mese di Febbraio difficile, estremamente difficile." La squadra ha collezionato 4 vittorie e 4 sconfitte dopo aver chiuso la striscia di imbattibilità iniziale. "Puoi sentire che sta arrivando di nuovo," aggiunge Hines. "Stavamo giocando davvero bene, dopo abbiamo avuto qualche infortunio. E' come se avessimo colpito un muro. Penso che stiamo raggiungendo di nuovo quel punto della stagione".
Un uomo greco di mezza età con i capelli scuri si avvicina e ci interrompe, salutando Hines con una vigorosa stretta di mano e un inglese zoppicante. Dice qualcosa riguardo il CSKA, poi qualcosa riguardo alle Barbados. Hines lo ringrazia e dice: "Il mondo è piccolo". E' molto sorpreso. In tutti i suoi viaggi, la Russia è il posto dove solitamente viene riconosciuto di meno dalla gente. Hines aveva incontrato l'uomo che si era avvicinato, che ha un amico che lavora al tavolo durante le partite del CSKA, due anni prima durante una crociera. "Gli sportivi qui non sono delle superstar," dice Hines. "Non sono delle celebrità. Forse solo Kirilenko lo è."
Nel giro di meno di un mese, il ritorno di Kirilenko ha portato molta più attenzione sul CSKA di quanta la squadra ne avesse ricevuta nel resto della stagione. Con il ritorno di Kirilenko e il recupero di Khryapa (che si era operato alla caviglia), il CKSA è la favorita per la vittoria dell'Eurolega. Anche se i nuovi arrivi potrebbero diminuire il suo minutaggio, Hines dice di non essere preoccupato.
"Se alla fine vinceremo l'Eurolega, ognuno otterrà quello che vuole," dice Hines. "Contratti, l'opportunità di guadagnare più soldi in futuro, tutto il rispetto e le lodi che vengono da una vittoria del genere. Se devi sacrificare i tuoi minuti, i tuoi punti e le tue stats individuali per raggiungere quell'obiettivo, perchè non farlo?"
Itoudis è così arrabbiato dopo la brutta prestazione contro il Novgorod che organizza un allenamento a sorpresa il giorno dopo, che inizia con una sessione video di 90 minuti. Aaron Jackson riassume la sensazione di tutti i giocatori mentre arriva in palestra dicendo: "Non posso credere di essere qui adesso".
Dopo un'altra ora e mezza di allenamento, Itoudis raduna i giocatori al centro del campo e inizia una discussione. Il coach si concentra ancora una volta sulla difesa sul pick and roll, isolando Kaun, che era stato messo in grande difficoltà dai blocchi del Nizhny e probabilmente anche dallo stesso Itoudis durante la sessione video. "E' tempo di lavorare, non di parlare," dice Itoudis. I suoi schemi difensivi avevano funzionato l'anno prima in Turchia e anche nei 13 anni precedenti come assistente del Panathinaikos, e il problema, dal suo punto di vista, dipende dall'impegno dei giocatori. "O è la storia che si sbaglia o sono io che mi sbaglio," dice il coach. "Smettela di lamentarvi e di parlare di cose che non sono necessarie".
Kaun interviene per cercare di difendersi. Una terza voce viene da Kirilenko, che suggerisce a Itoudis di ascoltare i suoi giocatori se davvero rispetta le loro opinioni. "Non mi sento a mio agio," dice Kirilenko. I tre discutono per almeno un paio di minuti e nessuno si tira indietro. Alla fine, la discussione si tranquillizza e l'allenamento giunge al termine. Tutti si dirigono verso lo spogliatoio fatta eccezione per l'ex Syracuse Demetris Nichols e sua figlia di 7 anni, Gabby, che tira verso il canestro più lontano (da dove poi entrambi si mettono a ridere quanto Demetris si lascia scappare una scorreggia rumorosa).
"Stiamo gestendo un sacco di personalità forti," dice Aaron Jackson dopo l'allenamento. "In questo modo ci stiamo dirigendo verso un disastro". "Penso che adesso stiamo facendo fatica ad adattarci ai nuovi arrivi e alla condizione di questo momento. Il coach sta cercando un modo per gestire la squadra, la situazione si sta surriscaldando. Ma penso che il coach si sia reso conto di aver fatto un buon lavoro nel secondo tempo contro il Nizhny nel concentrarci su quello che di buono sappiamo fare".
Jackson, 29 anni, è cresciuto ad Hartford, nel Connecticut, e ha giocato a Duquesne al college. Dopo non essere stato scelto nel draft del 2009, ha iniziato la sua carriera da professionista in Europa, giocando ad Antalya, in Turchia; a Bologna, in Italia; e a Bilbao, in Spagna, prima di unirsi al CSKA Mosca nel 2012. I tatuaggi coprono tutta la parte alta del suo corpo: il logo verde e blu degli Hartford Whalers; una delle sue citazioni preferite: "Fate loves the Fearless".
"Dopo ci sono un po' di stronzate," dice Jackson, indicando alcune scritte sui suoi bicipiti, come quella "The World Is Mine", che racchiude un pallone da basket disegnato come il globo terrestre. Jackson inizia ad avere qualche stempiatura tra i capelli, la sua barba è macchiata di grigio e la sua fidanzata è una fotografa Ucraina che ha conosciuto in una partita a Kiev e che ha successivamente rintracciato su Skype.
"E' assurdo che voi siate venuti qui proprio quando stiamo giocando il nostro peggior basket," dice Jackson. "Lo giuro, fino ad un mese fa era incredibile. Avremmo potuto battere almeno 6 squadre NBA, sul serio. Adesso, con l'arrivo di alcuni nuovi giocatori, tutti stanno lottando contro tutti. E' un casino".
Il giorno dopo incontriamo la famiglia di Nichols a pranzo in un ristorante italiano vicino all'arena del CSKA. Demetris, 30 anni, è l'unico giocatore americano della squadra a non vivere da solo a Mosca. Dopo una stagione nella isolata Samara, dove ha guidato il Krasnye Krylia come miglior realizzatore, l'ex seconda scelta NBA si è guadagnato un contratto annuale con il CSKA grazie ad un tryout di due settimane ad Agosto. Sua moglie, Stacey, una consulente nel settore delle comunicazioni, è arrivata in Russia a Dicembre insieme alla figlia Gabby. Inizialmente il piano era quello di rimanere solo per Natale ma adesso siamo a fine Marzo e non sono ancora andate via.
"Le ho prese in ostaggio," dice Nichols. Stacey, che indossa un dolcevita zebrato e dei grossi orecchini d'oro, ride annuendo. La scorsa stagione Nichols ha visto la famiglia solo per il giorno del Ringraziamento e per Natale. E' stato il periodo più lungo senza vedersi per la coppia, sposata da tre anni, dai tempi del college. Quest'anno la separazione era troppo difficile da sopportare. "Non eravamo felici in questo modo," dice Stacey. "Quindi abbiamo deciso di venire qui".
Nichols attendeva da anni un'opportunità come quella del CSKA. Dopo brevi esperienze in NBA con Cavs, Knicks e Bulls, un pò di tempo in D-League e una carriera internazionale fatta di squadre non di primissimo piano, Nichols è riuscito finalmente ad arrivare ad una squadra che offre stipendi importanti e la possibilità di giocare ai più alti livelli continentali. Nichols non gioca molti minuti, soprattutto dopo il ritorno di Kirilenko. Ma di recente sta tirando molto bene dal campo e per un uomo di famiglia, ormai distante 6 anni dalla sua ultima esperienza in NBA, Mosca è una ventata d'aria fresca. "Vinciamo. Viaggiamo bene. Ci trattano come professionisti," dice Nichols. "Se non fossi a casa, mi piacerebbe stare qui".
Dopo il pranzo, la famiglia raccoglie i cappotti al bancone della reception, accanto ad un muro dove ci sono una serie di foto di celebrità russe che posano assieme al proprietario del ristorante. Elton John ha mangiato in questo posto. Nichols indica un altro personaggio famoso: un sorridente e giovanissimo AK 47. Gabby, la figlia di Demetris, all'inizio non riconosce il giocatore. "Quindi quello è Kirilenko?", chiede la bambina. "Wow, è famoso".
Il complesso sportivo del CSKA include un palazzo del ghiaccio, una struttura dedicata alla ginnastica, una piscina olimpionica, un centro di arti marziali con annessa sala pesi e uno stadio di calcio, tutti costruiti per le Olimpiadi del 1980, che gli Stati Uniti e altre 64 nazioni boicottarono a causa dell'invasione dell'Afghanistan da parte della Russia. Giù verso la fine della strada i macchinari sono in fermento, mentre cercano di completare la realizzazione del nuovo stadio della Dinamo Mosca in tempo per la Coppa del Mondo di calcio del 2018.
All'arena di basket, intitolata allo storico coach sovietico Alexander Gomelsky, veniamo invitati dal 68enne fisioterapista del CSKA, Asker Barcho, in una stanza dove gli impiegati della squadra si riuniscono per chiacchierare, bere qualcosa e guardare le partite di Eurolega. Il rifugio è abbastanza ampio per due scrivanie, un divano sporco, una piccola tv e due mini-frigoriferi pieni di snack ed alcol. Centinaia di foto della storia del CSKA riempiono le pareti, una collezione che Barcho ha messo su negli ultimi 40 anni.
Barcho, classico veterano che non sorride mai, è molto famoso all'interno della squadra, come una sorta di versione russa di Don Zimmer. E' un simpatico burlone per i giocatori americani, conosciuto per fingere ed evitare le strette di mano e per dare spallate a chiunque gli passi vicino. Tutti nel club lo chiamano "Deda", che sta per nonno. All'inizio della settimana ci aveva promesso che ci avrebbe mostrato la stanza ma prima gli abbiamo dovuto comprare una bottiglia di Johnnie Walker.
Gomelsky, che ha allenato il CSKA e la Nazionale per decenni, ingaggiò Barcho per il suo staff nel lontano 1976. Fino a quel momento, Barcho era stato un corridore, terzo componente della staffetta 4X100 sovietica del 1969. Per quattro anni Barcho ha vissuto nel campus del CSKA Mosca, il cuore delle residenze militari dell'esercito dell'Unione Sovietica, dove gli atleti sovietici vivevano e si allenavano.
Calvo e con delle sopracciglia rugose ma ancora molto agile, Barcho si muove da una foto ad un'altra, raccontando storie. Vasiliy Kozlovtsev, 28enne manager della squadra, traduce per noi. In passato, la vita di un atleta sovietico era molto modesta. Barcho dice che vivevano in quattro in un appartamento, senza abbastanza soldi per trasferirsi da qualche altra parte nè il tempo per fare un secondo lavoro. Il professionismo libero era illegale. Lavorare per Gomelsky significava più soldi, cibo migliore e un futuro dopo la carriera da atleta. Il muro di Deda è un vero e proprio museo del basket. C'è la foto di un sorridente, ormai ritirato Scottie Pippen quando visitò Mosca e si fece un bicchiere di vodka nel tempio di Deda. Vicino ai mini-frigoriferi, c'è un giovane Andrei Kirilenko in posa davanti alla sua prima macchina. "Dicevo sempre, 'Giocherà nella NBA", Barcho dice di Kirilenko, che arrivò al CSKA Mosca dallo Spartak San Pietroburgo all'età di 16 anni. "Non aveva alcun tipo di paura". Altre foto mostrano grandi giocatori sovietici e russi del passato: Arvydas Sabonis, Sergei Belov, Vladimir Tkachenko, Pavel Podkolzin, Khryapa. C'è anche un po' di spazio per alcuni giocatori americani che hanno lasciato il segno al CSKA: Marcus Webb, Vcitor Alexander, J.R. Holden, David Vanterpool e Trajan Langdon.
Giocatori di contorno in NBA iniziarono a firmare all'esterno già nei primi anni 60, ma non in Russia, almeno non fino a quando non si sciolse l'Unione Sovietica. Chuck Evan, point-guard di Mississipi State, e Patrick Eddie, centro di Ole Miss, divennero i primi giocatori americani del CSKA nel 1994. Non sono sulla parete, come ci dice Barcho, perchè una volta, prima di una partita Europea, si rifiutarono di giocare. C'erano state delle dispute sui loro bonus contrattuali.
Barcho ama parlare di Marcus Webb, che arrivò al CSKA nel 1996. Ci racconta nei minimi dettagli quando il lungo americano fece arrivare dei sarti dall'Italia per farsi fare due completi su misura nello spogliatoio del CSKA. Barcho sorride davanti ai tanti poster di Michael Jordan e indica con orgoglio una foto di J.R. Holden che entra al Cremlino insieme a Sergei Ivanov, primo ministro russo di quel periodo. Holden, che è stato naturalizzato russo e quindi ha potuto giocare per la nazionale, guidò la Russia alla vittoria dell'Europeo del 2007.
Dopo un'ora di racconti e ricordi, Barcho arriva al punto. Apre il frigo e mette in fila una serie di shot di vodka con alcuni sottaceti e salsiccia di cavallo kazako. Barcho deve presentarsi all'allenamento del pomeriggio, quindi non beve ma versa shot per gli altri come se fosse un party, quattro giri di shot in 10 minuti. Fa un brindisi per un sereno ritorno a casa, ci dice di tornare presto e poi ci chiede di salutargli Michael Jordan. Noi facciamo un brindisi al resto della stagione del CSKA.
Più tardi quella sera, nell'attico al 29esimo piano nel nord-ovest di Mosca, Sonny Weems, 28 anni, sta mangiucchiando alcune ciambelline spagnole e ci spiega perchè non gli piace il nuovo disco di Kendrick Lamar. "Mi piace ascoltare roba vera", ci dice. Mentre Weems è rilassato su un divano di pelle nera, due sue amiche dagli Stati Uniti fumano da un hookah alto quasi un metro. Una scala a spirale conduce al piano di sopra dove c'è un altro amico addormentato. Sotto la scalinata c'è un dipinto di lui con la maglia degli Arkansas Razorbacks. "Le ragazze mi dipingono," ci spiega. Biscotti Famous Amos, Oreos e Air Heads, insieme ad una bottiglia di Patròn ci attendono; Weems ci chiede solo di toglierci le scarpe prima di entrare.
Le ragazze si dirigono al piano di sopra mentre la partita tra Duke e Gonzaga della Elite Eight di quest'anno comincia, in streaming sul Macbook con tastiera in cirillico di Weems fino a passare sul suo televisore da 60 pollici. Guarda Jahlil Okafor ricevere palla ed essere marcato da Domantas Sabonis, figlio del leggendario Arvydas. "Davvero, quello è suo figlio?", ci chiede Weems. "E' fottutamente grosso". Dopo, riferendosi ad Okafor dice: "Chi è quel tizio di Duke?"
Weems ha ricevuto una gara di sospensione per la rissa che si era scatenata contro l'Enisey, quindi non sarebbe stato a disposizione per la partita in casa contro il Nymburk. Ma lui non rimpiange nulla: "Siamo americani," dice Weems. "Non accettiamo certe stronzate. Da dove vengo io, se qualcuno mi si avvicina in quel modo, non so che cosa gli possa succedere".
La guardia è cresciuta a West Memphis, in Arkansas, proprio di fronte al Mississipi River. Al college ha guidato Arkansas a due apparizioni al torneo NCAA e venne selezionato dai Chicago Bulls con la 39esima chiamata del draft del 2008 prima di essere ceduto ai Denver Nuggets. Weems era l'unico rookie nella squadra che Carmelo Anthony portò in Finale di Western Conference nel 2009. A parte Carmelo Anthony, Weems spese la sua prima stagione NBA a fianco di Allen Iverson, J.R Smith e Chauncey Billups (che arrivò a Denver in uno scambio che portò Iverson a Detroit). "Il mio anno da rookie, ti puoi immaginare cosa voleva dire camminare in quello spogliatoio?" dice Weems.
Weems finì ai Raptors, dove giocò dal 2009 al 2011, guadagnò minuti nelle rotazioni, divenne amico di DeRozan e Amir Johnson, e vide Chris Bosh lasciare la squadra per andare a Miami. "Chris è diverso," ci dice Weems. "E' il tipo di persona che entri a casa sua e lui starà ascoltando Erykah Badu, bevendo thè o qualche altra merda". La figlia di un anno di Weems, Sienna, soprannominata coccinella, vive a Toronto con sua madre. Le due donne della sua vita gli hanno fatto visita qualche settimana fa e i disegni di Sienna sono ancora attaccati ad una delle finestre dell'appartamento. "Voglio solo fare abbastanza soldi per prendermi cura di mia figlia," dice Weems. "E' tutto ciò che voglio. Assicurarmi che abbia una bella vita."
Dopo il lockout del 2011, Weems fu il primo giocatore NBA a firmare in Europa, con la squadra lituana dello Zalgiris Kaunas. Un infortunio al piede compromise le possibilità di Weems di tornare in NBA, così scelse di accettare una ricca offerta da parte del CSKA. "Avevo una paura fottuta," dice Weems parlando della sua scelta di giocare in Russia. "Negli Stati Uniti vediamo solo le stronzate, ma qui in realtà è più sicuro di qualunque posto negli Stati Uniti".
Weems ha rinnovato con il CSKA prima dell'inizio della stagione e il suo contratto triennale, che si aggira attorno ai 10 mln di dollari, lo rendono il giocatore americano più pagato in Europa. Dice di avere nostalgia della NBA ma ha comunque rifiutato un'offerta dagli Hawks per rimanere in Russia. "Le squadre ci possono parlare dei minuti," dice Weems. "Ma alla fine quello che conta sono i soldi".
Il CSKA ha un sacco di soldi. Il budget da 43 mln di dollari della squadra russa stacca di parecchio anche i principali rivali di Eurolega. Secondo il presidente della squadra Andrei Vatunin, il 45% percento di questa cifra viene dalla Norilsk Nichel, gigante del settore minerario che fino a poco tempo fa era controllata da Mikhail Prokhorov, attuale proprietario dei Brooklyn Nets. Vatutin non ha fornito dettagli sul restante 55% della spesa ma ha precisato che sta cercando di diminuire le spese del club attraverso gli ingressi degli sponsor.
Il club, che era sotto il diretto controllo dell'esercito Sovietico fino alla caduta dell'Unione, è stato formalmente indipendente da più di 20 anni ma in molti modi rimane ancora la squadra del Cremlino. In un comunicato scritto per il 90esimo anniversario del club nel 2013, il presidente Putin scrisse: "Sono lieto di notare come i rappresentanti del club rosso e blu sono tra i leader riconosciuti nello sport russo ed internazionale." Ivanon, capo dello staff di Putin, siede a bordocampo con degli occhiali scuri praticamente ad ogni partita casalinga e occasionalmente va negli spogliatoi per incoraggiare i giocatori. "Discorsi del tipo dovete vincere per forza, roba del genere," spiega Weems. "Ma è un tipo ok tutto sommato".
Mentre guardiamo il secondo tempo della gara tra Duke e Gonzaga, Weems ammette di essere frustrato dopo l'ultimo allenamento punitivo. Il giocatore dice che recentemente ha iniziato a pensare molto più spesso alla "tradizione" del club" ma che al momento c'è una spaccatura nello spogliatoio. "Non nominerò nessuno, sia chiaro," dice il giocatore, che garantisce che ad inizio stagione la squadra era molto più unita, durante la striscia di vittorie consecutive. "Eravamo tutti uniti, nessuno metteva sè stesso davanti agli altri. Adesso non ci stiamo divertendo. Se riusciamo a tornare ai livelli di inizio stagione, vinceremo sicuramente l'Eurolega"
Tre sere prima, poco prima della gara contro il Nizhny, Andrei Kirilenko è seduto nella lobby di un hotel a quattro stelle sul fiume Volga. Il giocatore ci spiega come è finita la sua esperienza NBA. "Stavo parlando con Prokhorov e disse, 'guarda, con tutto il rispetto, questa cosa non può funzionare", dice Kirilenko. "Stiamo solo perdendo il nostro tempo". Kirilenko ha lasciato i Nets a Novembre per passare del tempo con la moglie che aspettava un bambino. Brooklyn lo cedette a Philadelphia, dove Andrei non si presentò mai. Il 23 Febbraio diventò ufficialmente un free-agent e il giorno dopo firmò per il resto della stagione con il CSKA Mosca.
Kirilenko si unì allo Spartak San Pietroburgo quando aveva 15 anni, da rookie partecipò subito all'All-Star Game del campionato russo e l'anno dopo firmò con il CSKA Mosca. Nelle sue prime due stagioni a Mosca vinse due campionati russi. Si guadagnò il soprannome di AK47, una combinanzione delle iniziali del suo nome e del suo numero di maglia, ma anche un riferimento alla sua città di nascita, Izhevsk, dove il fucile Kalashinikov venne prodotto per la prima volta. Kirilenko venne scelto dai Jazz al draft del 1999, arrivò nello Utah nel 2001, dando il via ad una carriera NBA lunga 13 anni. Kirilenko ritornò al CSKA nel 2011, durante il lockout, condusse la squadra alla Final Four, vincendo anche il titolo di MVP, ma alla fine il CSKA perse in finale di un punto.
Adesso, appena tornato al CSKA, Kirilenko ammette che tutti gli sforzi fatti durante la sua carriera stanno iniziando a farsi sentire: "Sento di non avere più abbastanza resistenza," ci dice. "Mi piacerebbe che il mio corpo fosse differente ma sono quello che sono." Ritornare a casa per tentare un ultimo assalto all'Eurolega ha senso, non solo perchè il CSKA gli fornisce un trattamento da re (Kirilenko è l'unico giocatore della squadra a volare in prima classe e continua ad indossare scarpe Adidas, nonostante la squadra sia sponsorizzata dalla Nike, ma anche perchè chiudere la carriera a Mosca rappresenta il perfetto epilogo per la sua carriera. "Volevo finire la mia carriera in Russia," ci dice. "Davanti alla mia famiglia, ai miei amici, le persone con le quali sono cresciuto,i fan che non mi hanno mai visto giocare. E' la giusta decisione".
Nella gara contro il Nymburk, con Weems squalificato, Kirilenko gioca 21 minuti in uscita dalla panchina e guida la squadra con 14 punti. Nonostante le divisioni interne allo spogliatoio, questa è la nona vittoria consecutiva. "E' probabilmente la migliore partita che ho giocato da quando sono tornato," dice Kirilenko. "Ma raramente, quando esci dalla panchina, riesci a crescere in questo modo". Il giocatore ci descrive anche il tipo di pressione presente al CSKA per vincere l'Eurolega: "Il CSKA è quel tipo di squadra dove conta solo il primo posto. E' una grande responsabilità ma allo stesso tempo non è impossibile".
Dopo la vittoria del CSKA contro il Nymburk, ci incontriamo a cena con Itoudis, sua moglie e due assistenti. Il coach riconosce le sfide che la sua squadra dovrà affrontare con l'avvicinarsi dei playoffs. "Abbiamo dovuto aggiungere due nuovi giocatori all'interno del sistema, Kirilenko e Khryapa. La squadra era abituata a vincere senza di loro. Non è semplice. Ma allo stesso tempo devo dare ai nuovi arrivati una possibilità di mettersi in mostra".
Il coach usa la gara contro il Nizhny come un punto di riferimento. "Quel tipo di instabilità, quel tipo di inconsistenza. Ve l'ho detto durante la conferenza stampa, quelli non possiamo essere noi," dice Itoudis. "I giocatori, non possono sopportare un altro fallimento. Chi può sopportarlo? Ho preso parte ad otto Final Four, ne ho vinte 5. Non è facile".
"Ma penso che siamo in un buon momento adesso," dice Itoudis, con intenzione, non molto tempo prima che il CSKA arrivi primo nel suo girone di Eurolega e poi elimini la sua ex squadra, il Panathinaikos, ai quarti di finale. "Dopo la tempesta, verranno giorni sereni. E' impossibile che ci sia solo tempesta".
Il 13 Maggio, un Mercoledì, tutto il CSKA si raduna su un boeing 767 e si dirige alla Final Four di Madrid. La squadra russa arriva a questo weekend decisivo con l'attacco migliore degli ultimi 10 anni di basket europeo. La squadra sembra aver riacquistato la fiducia persa e conta solamente tre sconfitte in tutta l'Eurolega, una delle quali è arrivata a Febbraio, proprio la partita che ha interrotto la striscia di 30 vittorie consecutive, contro l'Olympiakos, che sarà la squadra avversaria nella semi-finale.
E' una sfida pesante per il CSKA. Il suo più recente flop nella Final Four di Eurolega è stata proprio la finale del 2012 contro l'Olympiakos, quando i russi sprecarono un vantaggio di 17 punti, prima di vedere Printezis segnare il canestro decisivo. La stagione successiva l'Olympiakos ha eliminato il CSKA in semifinale. Il sistema ad eliminazione diretta tende ad avvantaggiare la squadra sfavorita sulla carta e questo, tra i fan e i giornalisti, si è iniziato a parlare di fantasmi del passato.
La palla a due è Venerdì sera, il CSKA inizia forte, mettendo tanta pressione sulla palla. A fine primo tempo il CSKA conduce 36-35 e all'ultimo intervallo i russi sono ancora avanti per 51-47. A tre minuti dalla fine della partita, il CSKA è ancora avanti di otto punti.
Dopo si sveglia Vassilis Spanoulis. Il tiratore greco che sta perdendo i capelli fino a quel momento era 0-11 dal campo ma segna la sua prima tripla a 3:30 dalla fine della gara. Hines ci dice che Spanoulis, suo ex compagno di squadra, il giorno dopo la partita gli ha rivelato che quel canestro gli ha cambiato la gara. Un minuto dopo Spanoulis colpisce con un'altra prima e nell'azione successiva manda al bar Vorontsevich con una finta, aggiungendo altri due punti al suo score.
Su una rimessa a 31 secondi dalla fine, Weems sfrutta la linea di fondo e appoggia due punti al tabellone, pareggiando la partita a quota 66. Poi, subito dopo un timeout, Spanoulis gestisce il cronometro con una serie di movimenti in hesitation, prima di piazzare un difficilissimo step-back in faccia a Nando De Colo. "Stavo seriamente pensando, fottuto Spanoulis", ci dice Aaron Jackson al telefono qualche giorno dopo la partita. Con 13 secondi allo scadere, il tiro di Spanoulis va dentro. Alla fine è 70-68 per l'Olympiakos, che vola in finale.
"Era come cercare dell'aria, un po' di ossigeno e non riuscivamo a trovarlo da nessuna parte," continua Jackson. Domenica il CSKA batte il Fenerbahce nell'inutile finale terzo-quarto posto e vola a casa senza guardare la vittoria del Real Madrid.
Tornata a Mosca, mentalmenta distrutta, la squadra riesce a recuperare le sufficienti energie per chiudere i playoffs di VTB League da imbattuti e conquistare il 13esimo titolo russo consecutivo. Dopo, arriva il cambiamento. Kirilenko annuncia il suo ritiro dal basket giocato, esprimendo la sua volontà di correre per la presidenza della Federazione russa (che è stata recentemente sospesa dalla FIBA). Kaun dice basta alla sua carriera europea per cercare un possibile salto nella NBA e viene beccato a guardare la Summer League vicino a Lebron James e coach David Blatt. Hines, Jackson e Nichols firmano delle estensioni contrattuali; il club interrompe il rapporto con Weems con due anni di anticipo rispetto alla naturale scadenza del contratto e il giocatore sceglie di prendere meno soldi e firmare con i Suns. Deda continua a versare shot di vodka nel suo piccolo tempio.
Itoudis, nominato coach dell'anno della VTB League, ritornerà ancora sulla panchina del CSKA. Rimane fiducioso e non affatto superstizioso. "Oh dai, andiamo," dice il coach riguardo all'idea che il CSKA stia vivendo una sorta di maledizione. "Non credo in certe cazzate".