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NBA 22/07/2015, 14.49

Osservare gli USA: la SL attraverso gli occhi degli scout europei

La traduzione di Grantland di oggi parla della Summer League e del lavoro degli scout europei. Tra coloro che parlano con Grantland anche l'ex GM Olimpia Simone Casali

NBA

La traduzione di Giacomo Sauro di Grantland di oggi parla di Summer League NBA e di come viene vista dagli scout europei. Tra coloro che parlano anche lo scout, ex GM, dell'Olimpia Milano Simone Casale. L'articolo di Jason Concepcion ha come titolo "Watching the Americans: Summer League Through the Eyes of European Scouts"

 

La Summer League è una convention sulla pallacanestro. Matricole pronte al debutto, mestieranti navigati, procuratori, dirigenti, allenatori, preparatori, funzionari di lega e circo mediatico tutti stipati a Las Vegas (probabilmente la città per convegni più importante dell’emisfero occidentale) e alle prese con tutto quello che la città ha da offrire. Ci sono tra le sei e le otto partite semi decenti di basket ogni giorno, oltre ai vari incontri d’affari, eventi sociali e conferenze accademiche. Può diventare un casino, lo ammetto; già il secondo giorno ho perso gli occhiali, e gli ultimi tre giorni sono andato in giro senza l’alimentatore del portatile.


Ma per alcuni l’adunanza di massa dell’intero universo della pallacanestro è tutto.


“Sono tutti qui”, mi ha detto Simone Casali, GM dell’Olimpia Milano. Con 26 scudetti, varie coppe nazionali e 3 titoli europei, Milano è la squadra più vincente d’Italia, nonché il club in cui hanno giocato (e allenato) Mike D’Antoni (sette scudetti e due titoli europei da giocatore e allenatore) e Danilo Gallinari. “È un casino perché ci sono mille informazioni e mille persone. Tutti vogliono parlare, capire, sapere. Puoi ottenere un altro punto di vista se parli con giornalisti o agenti che magari non conoscono molto bene la tua realtà. È una ragnatela, inizi da una parte e ti ci ritrovi invischiato”.


In linea di massima si riescono a individuare gli osservatori europei dal modo in cui sono vestiti: sono semplicemente vestiti meglio dei loro omologhi americani. Sfoggiando una camicia bianca così inamidata da tagliare il vetro, Casali mi parlava nell’anonima sala stampa del Cox Pavilion sgranocchiando patatine, senza far cadere una briciola. Il suo inglese era buono, tanto da farmi sentire un idiota, e la sua età giovane, tanto da farmi pensare di aver buttato la vita.


“Alla Summer League puoi trovare giocatori di livelli diversi insieme in campo”, mi ha detto. “Piano piano riesci a capire il livello reale degli atleti a seconda del contesto, con e contro chi stanno giocando. Ma anche allora non si ha la verità, perché alla Summer League la difesa non è dura come nel nostro campionato, sebbene tutti provino a dare il massimo per ottenere un buon contratto”.


Una buona prestazione alla Summer League è però solo uno dei dati che le squadre acquisiscono e utilizzano per prendere la decisione di ingaggiare un particolare giocatore.


* * *


Sono ormai decenni che giocatori americani approdano a campionati esteri, così come anche i giocatori non americani nella NBA hanno smesso di essere un’eccezione. Tuttavia sapere che la pallacanestro esiste anche in altri paesi non vuol dire sapere come funziona.


Ogni squadra ha la propria storia e cultura, così come ogni campionato ha le proprie stranezze. L’Eurolega, la massima competizione di basket europea, ha un sistema di ammissione quasi impenetrabile basato sulle licenze che prende in considerazione i piazzamenti negli ultimi campionati nazionali, gli incassi televisivi e le medie spettatori. La Philippine Basketball Association adotta un sistema a tre gironi che sostanzialmente si comportano come tre campionati diversi, due dei quali consentono l’impiego di un giocatore non filippino per squadra (il cosiddetto “importato”).


E allora come si convince un giocatore americano con ambizioni da NBA a fare il grande salto oltreoceano? “Lo capisco se un ragazzo sogna la NBA”, mi ha detto Casali. “Un giorno però si possono rendere conto che possono fare soldi ed essere delle stelle anche in un altro posto, diventando famosi allo stesso tempo anche negli Stati Uniti. Il mio esempio è Keith Langford. Keith è stato uno straordinario giocatore al college, ma non era abbastanza grosso, abbastanza forte o abbastanza qualcos’altro per la NBA. È venuto in Europa e ha fatto i milioni. Adesso fa parte della nazionale statunitense ai Giochi panamericani. Tutti lo conoscono, è uno dei primi cinque in Europa. Quando un giocatore decide di essere pronto per venire in Europa non è difficile convincerlo”.


Ogni osservatore fa le proprie valutazioni sul possibile inserimento di un giocatore nella propria squadra. Gli scout di squadre d’oltreoceano devono calcolare bene un complesso ventaglio di aspetti legati all’abilità di un ragazzo ad adattarsi a una nuova cultura, a una nuova lingua e a un nuovo ambiente.


“Nella NBA i giocatori sono trattati come professionisti”, mi ha detto Casali. “In Europa si è insieme per 200 giorni e ci si allena tutti i giorni, poi ci sono le riunioni di squadra, i pranzi di squadra, ecc. Si viaggia in maniera diversa e meno comoda rispetto alla NBA. È una maniera diversa di vivere lo sport. Onestamente credo che gli Stati Uniti siano migliori in questo; trattano lo sport così come deve essere, come uno sport. In Italia invece è una questione di vita o di morte”.


Non solo in Italia.


Se l’adattamento a una vita nella pallacanestro professionistica all’estero rappresenta la discesa di uno o più gradini dai voli charter e dagli impianti di allenamento all’avanguardia della NBA, l’attenzione dei tifosi (amplificata da sentimenti di orgoglio nazionale e campanilismo e, a volte, da tensioni etniche mai risolte) è molto più intensa. Nel marzo scorso una gara di Eurolega tra l’Alba Berlino e il Galatasaray è iniziata con venti minuti di ritardo in seguito a dei tafferugli, probabilmente innescati da uno striscione razzista. Nel dicembre 2014 un tifoso serbo della Stella Rossa è stato accoltellato a morte durante una rissa fra ultras scoppiata dopo l’incontro di Eurolega tra il Galatasaray e la squadra di Belgrado. La violenza (sputi, ma anche lancio di piastrelle smurate dai bagni o petardi) è così radicata nelle sfide tra i rivali greci di Panathinaikos (34 titoli nazionali e 6 europei) e Olympiacos (11 titoli nazionali e 3 europei) che sembra quasi più corretto dire che gli scontri sono interrotti da sprazzi occasionali di pallacanestro.


Daryl Middleton, ex Baylor Bear e ora assistente allenatore al CSKA di Mosca dopo 25 anni da giocatore in Europa, ha militato nel Panathinaikos dal 2000 al 2005. In un’intervista pubblicata sul New York Times ha descritto le conseguenze di un attacco al pullman del Panathinaikos da parte di tifosi dell’Olympiacos: “C’era sangue dappertutto, sui sedili e per terra. È stato folle; i tifosi a volte ci lanciavano monete in campo, ma non avrei mai pensato di vedere delle pietre sfondare i finestrini del pullman”.


Ci si riferisce a questa rivalità con il simpatico nome di “derby delle eterne nemiche”.


La situazione è più tranquilla per la Milano di Casali (almeno per il basket), ma la storia vincente del club è sinonimo di alte aspettative. “Abbiamo più pressione”, ha detto Casali. “Solo negli Stati Uniti ci sono posti con più pressione di Milano. È come New York, non puoi sbagliare. In altri posti invece si è una grande famiglia e i giocatori sono coccolati, quindi per loro è più facile, perché vengono trattati come superstar”.


Casali preferisce ingaggiare giocatori americani che abbiano già esperienza fuori dagli Stati Uniti. Può valutare il talento dei giocatori a Las Vegas, ma nulla batte la prova provata di un giocatore che è già stato capace di ambientarsi in una cultura diversa. L’esempio più lampante di un’esperienza negativa è stato Dominique Wilkins, che firmò per il Panathinaikos un contratto di due anni, per poi rifiutarsi di giocare il secondo anno e ritornare nella NBA al minimo salariale per i veterani.


“Il nostro modello di vita è profondamente diverso, è una sorta di rookie wall”, ha detto Casali. “È questo il motivo per cui di solito è difficile per le squadre di prima fascia prendere un giocatore direttamente dagli Stati Uniti, college, D-League o NBA che sia”.


Le insidie culturali abbondano per i giocatori americani all’estero. Forse vi ricorderete di Daniel Orton, ex Kentucky e 29esima scelta al draft NBA del 2010, per quel vortice di titoli alla Onion dello scorso febbraio, tutti più o meno una variazione sul tema “Giocatore americano di pallacanestro licenziato dalla sua squadra PBA per aver insultato Manny Pacquiao”.


Sei mesi dopo ecco Orton alla Summer League con i Portland Trail Blazers. Presente a Las Vegas anche Tim Cone, ex allenatore di Orton nella PBA, nonché l’allenatore più vincente nella storia della pallacanestro filippina, con 30 finali disputate e 18 titoli vinti; nel 2013-2014 i suoi San Mig Super Coffee Mixers hanno ottenuto il quinto grande slam (ossia la vittoria dei tre gironi in una singola stagione) nella storia della PBA.


L’affaire Orton era più complesso
, naturalmente; non stava giocando particolarmente bene, in una lega spietata in cui tutti si aspettano che gli “importati” facciano la differenza da subito. Tuttavia...


“Non taglio mai gli stranieri”, mi ha detto Cone a Las Vegas. “Ma ho capito subito che con Orton ci sarebbero stati dei problemi. In allenamento faceva quello che gli pareva, non difendeva, e poi ha detto quella cosa su Manny...”.


Ha avuto modo di incontrare Orton a Las Vegas?


“L’ho visto ma non ci siamo parlati”.


Potreste pensare che alla fine un giocatore potrebbe lasciare che il campo parli per sé, ma gli americani che giocano all’estero scoprono presto che anche sul parquet bisogna affrontare grandi sfide.


“Capire come modificare il tuo gioco è la parte più difficile dell’adattamento”, mi ha detto Casali. “Qui si gioca più di squadra. Non dico che sia meglio o peggio, dico solo che rispetto alla NBA qui non ci si può affidare alle superstar ma al gioco corale. Se a Milano avessi LeBron James gli darei la palla e direi agli altri quattro di mettersi in un angolo. Lo lascerei giocare e basta. Se non puoi contare su giocatori del genere devi ricorrere ad altre strategie”.


La missione di Casali è la stessa di tutti gli osservatori del mondo: trovare un giocatore che si integri in un dato contesto e sistema. “MarShon Brooks, che è stato da noi in quest’ultimo anno, è stata la 26esima scelta al draft”, ha detto (anche se in realtà è stato scelto alla 25). “Ha giocato quattro anni in NBA ad alto livello, non altissimo ma giocava. Ha deciso di venire e mentalmente era pronto, infatti ha macinato sin dall’inizio, senza arroganza. È stato un piacere lavorarci”.

 

Milano ha concluso la stagione regolare con 26 vittorie e 4 sconfitte. MarShon Brooks ha segnato 15 punti di media a partita ed è stato primo in tutto il campionato per plus-minus. Nonostante questo sono stati eliminati nelle semifinali playoff della Serie A dall’arrembante Sassari, mentre in Eurolega si sono fermati alle top 16. Una stagione discreta, ma non al livello degli standard della squadra e delle aspettative dei tifosi.


“Cambieremo 10 giocatori su 12. Abbiamo già cambiato l’allenatore. È stato un disastro”, si è lamentato Casali mentre accartocciava mestamente il sacchetto delle patatine.

Traduzione di Giacomo Sauro

© Riproduzione riservata
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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 18 Commenti
  • MrBigshot1 23/07/2015, 21.07

    Bell'articoletto

  • andrebott 22/07/2015, 21.23

    Bellissimo articolo e direi molto azzeccato visto il periodo dell'anno

  • CelticLG 22/07/2015, 16.38 Mobile
    Citazione ( Anubi 22/07/2015 @ 15:37 )

    Ma Milano non poteva prendersi Alan Williams?? Era PERFETTO per il campionato Italiano e forse EL.

    Ma Alan Williams dominerà ovunque andrà in Europa. Entro 3/4 anni sarà nei primi 2 quintetti di EL, ci scommetto.

  • OttoLamphred 22/07/2015, 16.27

    Bella vita caro Casali, lassa fare.....

  • SirUlrich 22/07/2015, 16.16 Mobile

    La prima parte sa molto di calcio mercato alla "l'allenatore nel pallone"...rummenigge..maradona...junior...

  • LelouchViBritannia Account Verificato 22/07/2015, 16.10
    Citazione ( Sportando 22/07/2015 @ 16:08 )

    Perché dopo che me lo ha segnalato ho corretto :) Grazie Matt Bonner

    Puntualità e precisione made in Sportando.

  • MattBonner 22/07/2015, 16.10
    Citazione ( Anubi 22/07/2015 @ 15:37 )

    Ma Milano non poteva prendersi Alan Williams?? Era PERFETTO per il campionato Italiano e forse EL.

    Milano per scelta non prende mai rookie (il motivo si intuisce dalle parole di Casali)

  • MattBonner 22/07/2015, 16.09
    Citazione ( Sportando 22/07/2015 @ 16:08 )

    Perché dopo che me lo ha segnalato ho corretto :) Grazie Matt Bonner

    De nada :)

  • Sportando Account Verificato 22/07/2015, 16.08
    Citazione ( LelouchViBritannia 22/07/2015 @ 15:36 )

    A me no

    Perché dopo che me lo ha segnalato ho corretto :)
    Grazie Matt Bonner

  • MattBonner 22/07/2015, 16.08
    Citazione ( LelouchViBritannia 22/07/2015 @ 15:36 )

    A me no

    Neanche a me lo fa più, avranno corretto ;)

  • Anubi 22/07/2015, 15.37

    Ma Milano non poteva prendersi Alan Williams?? Era PERFETTO per il campionato Italiano e forse EL.

  • LelouchViBritannia Account Verificato 22/07/2015, 15.36
    Citazione ( MattBonner 22/07/2015 @ 15:15 )

    Articolo molto bello (a parte la c*gata sul derby calcistico di Milano, che è tutt'altro che una guerra ma non è un punto importante). Sportando Segnalo che il link "radicata nelle sfide tra i rivali greci" e "giocatore americano di pallacanestro ...

    A me no

  • Dado77 22/07/2015, 15.21 Mobile

    E' stato un disastro. Davvero? :D

  • MattBonner 22/07/2015, 15.15

    Articolo molto bello (a parte la c*gata sul derby calcistico di Milano, che è tutt'altro che una guerra ma non è un punto importante).
    Sportando Segnalo che il link "radicata nelle sfide tra i rivali greci" e "giocatore americano di pallacanestro licenziato ..." rimandano a questa stessa pagina

  • David 22/07/2015, 15.09

    Bella roba, brava sportando.

  • GiorgioBanks 22/07/2015, 15.07

    "È stato un disastro."

  • Daca 22/07/2015, 15.06

    L'ho letto l'altra sera, ero certo che avreste scelto questo pezzo per la traduzione :)

  • Qohelet 22/07/2015, 14.58 Mobile

    Ah bhe, Casali..