Chi è Kristaps Porzingis?
La traduzione di Grantland parla del giovane talento lettone, uno dei pezzi pregiati europei del prossimo draft
La traduzione del mercoledì da Grantland di Giacomo Sauro parla di Kristaps Porzingis. L'articolo originale è stato scritto da Danny Chau ed ha come titolo "WHO IS KRISTAPS PORZINGIS?".
Kristaps Porzingis ha tutto l’aspetto di un bidone.
Guardatelo, sembra uno spaghetto tirato a mano, la versione emaciata dell’Ivan Drago di Dolph Lundgren. Il buon vecchio Dolph non ha combinato poi molto oltre a Drago, e di primo acchito non siamo sicuri che Porzingis riuscirà a combinare più di quello che promette il suo aspetto da bidone.
Per fortuna però le squadre NBA non scelgono i giocatori al draft basandosi sulla prima impressione, non è vero?
Il corpo di Porzingis è un cliché: è tanto lungo quanto la lista di concetti precostituiti che richiama, oltre a essere la manifestazione stessa dell’ansia che ci avverte che la storia si ripeterà (e sapete benissimo che quest’espressione non allude mai a qualcosa di positivo). Porzingis è il tipico prospetto europeo di cui vi ha parlato quel vostro amico malato di sport, quindi guardate gli highlights e ne rimanete colpiti. È a quel punto che si materializzano i fantasmi di Nikoloz Tskitishvili, Darko Milicic e Jan Vesely; si prendono per mano, formano un circolo intorno a voi e vi sussurrano all’orecchio: Questo è il prossimo.
Sentirete dire dagli atleti che il loro corpo è il loro business. Come vanno dunque gli affari per Porzingis? Molto bene, sembrerebbe. Il giovane Kristaps (giovane per davvero, ha solo 19 anni) sta ricevendo le lodi di alcuni tra i più influenti addetti ai lavori in materia di draft. In una recente chat su SportsNation, Chad Ford ha detto di aver sentito delle voci che asserirebbero che i Lakers lo stiano valutando per la seconda scelta; anche i Knicks sono interessati. Al netto della possibile pretattica, non si riceve questo tipo di attenzione in mancanza di vero potenziale. Inutile aggiungere che le due tifoserie relative, alla disperata ricerca di un deus ex machina, devono essere veramente al limite per pensare che uno smunto ragazzino lettone possa essere il loro salvatore.
Tutte le scelte al draft sono dei salti nel buio, ma in alcuni casi il buio è più pesto che in altri. È superficiale dire semplicemente “Questo qua non mi ispira affatto”, quindi cerchiamo al nostro meglio di giustificare i nostri vaghi sentori, e meno ci piace il giocatore più ci impegniamo nella confutazione. Nel suo caso, essendo lo straniero dalla corporatura esile e dal nome buffo, è frequente che le persone, in maniera intenzionale o meno, ricorrano a tipi di categorizzazioni umane screditate da tempo. Fatevi un giro tra gli articoli di analisi su Porzingis e vi imbatterete più di una volta nella parola “ectomorfo”. È un termine decisamente rozzo che sta a indicare che è destinato a essere un asociale smilzo, fragile e rinunciatario. È uno dei tre somatotipi, vale a dire descrizioni del corpo umano che fanno parte di un sistema di classificazione basato su una pseudoscienza di 70 anni fa che cercava di stabilire una gerarchia fisica e intellettuale tra gli esseri umani. Quindi sì, è una parola parecchio rozza, ridicola e... calzante? Dopotutto il draft non è una moderna (e socialmente accettabile) mostra frenologica? Non è forse il draft la madre delle pseudoscienze?
Torniamo seri. Kristaps Porzingis è un’ala grande di 2 metri e 15 centimetri che milita nel Baloncesto Sevilla, squadra che partecipa alla Liga ACB, da molti considerata la seconda migliore lega di pallacanestro al mondo. Quest’anno è partito in quintetto per Siviglia in più della metà delle partite giocate, facendo registrare 21 minuti, 11 punti, quasi 5 rimbalzi e 1 stoppata di media a partita, abbastanza per essere nominato Eurocup Rising Star per la stagione 2014-2015. Le sue credenziali sono ottime, anzi, considerando il livello della competizione, anche migliori della maggior parte dei suoi colleghi di draft.
Malgrado le somiglianze fisiche, Porzingis non è quel tipo di anomalia atletica che era ed è Andrei Kirilenko. Tuttavia il modo in cui Porzingis corre ha un che di giraffesco: per uno della sua taglia è molto veloce a muovere i piedi, ma a causa dell’altezza lo fa in maniera strana. Porzingis è però diverso da un giocatore come Vesely, per esempio, perché i suoi principali punti di forza non ruotano intorno a un atletismo formidabile. I motivi per esaltarsi per il potenziale di Porzingis ci sono e cominciano con il suo talento al tiro. Il giocatore lettone ha difatti una meccanica di tiro meravigliosamente fluida che è capace di utilizzare dopo aver sfruttato un blocco o prendendosi un tiro fuori equilibrio o dal palleggio. Grazie al lavoro fatto con Audie Norris, assistente allenatore di Siviglia ed ex giocatore dei Portland Trail Blazers, ha sviluppato un ottimo tiro appoggiato al tabellone. Non sono molti i giocatori sopra i 2,10 metri che sanno giocare con profitto nel ruolo di ala tiratrice, sfruttando al meglio i blocchi ciechi o in ala o sul perimetro. È questa la risorsa più preziosa di Porzingis, quella che sembra utilizzabile da subito nella NBA.
Non è però molto creativo. Se deve crearsi spazio per se stesso non può contare troppo sul suo trattamento di palla. È vero che ha un primo passo ingannevolmente potente, ma a meno che non abbia una direttrice libera non si può essere sicuri dell’esito delle sue penetrazioni. Non è che sia completamente spaesato con la palla fra le mani, ma non può contare su movimenti troppo sofisticati, il che lo porta a finire talvolta nei guai, poiché è un passatore restio e inaffidabile. Nella stagione 2014-2015 Porzingis ha avuto una percentuale di assistenze del 5,21%, che nella NBA di quest’anno lo avrebbero fatto classificare al 25esimo peggior posto tra i giocatori qualificati (interessante notare che un giocatore con una percentuale di assistenza tanto misera come quella di Porzingis sia Ryan Anderson, uno stretch 4 molto buono ma poco dinamico che potrebbe essere un metro di paragone ragionevole, seppur non lusinghiero, per il lettone).
Porzingis è come un giovane Robin che prova la Bat-Cintura del capo; gli attrezzi ci sono e sono notevoli, solo che la misura ancora non è la sua e non si può dire con certezza se prima o poi la potrà usare con costanza. I problemi difensivi che ha sono tipici dell’età: abbocca alle finte, tiene troppo gli occhi sulla palla e a volte è lento a recuperare sul suo uomo. C’è però la possibilità che da qui a cinque anni saprà mostrare cose che solo un nucleo ristretto di lunghi nella NBA sa fare ad alto livello. Le migliori delle ipotesi sono sempre facili da immaginare; Porzingis potrebbe diventare come un Kevin Love da tre o come un Tyson Chandler a rimorchio di un contropiede, mentre in difesa potrebbe essere l’arma perfetta per disinnescare i pick-and-roll o un attento protettore del ferro. Non vi sembra che tutto questo ricordi Serge Ibaka? Non vi sembra che questo sia il presente e il futuro della posizione di ala grande?
Ma si può essere tranquilli quando il futuro ha questo aspetto?
Los jugadores del @cdbsevilla prosiguen con los reconocimientos médicos, hoy en el CAR de La Cartuja #cbsevilla pic.twitter.com/vfKDooTg0r
— Baloncesto Sevilla (@cdbsevilla) 19 agosto 2014
Se non siete tranquilli ci sono buone notizie: tra cinque anni non avrà quell’aspetto, e nemmeno fra due. Come tutte le note che ricadono nella sezione “Punti deboli” di uno scouting report, l’appunto “è gracile, ha poca forza” è correggibile. Tuttavia, a differenza di altri punti deboli, ha bisogno di tempo per smussarsi, che ci sia la volontà di modificarlo o meno. Il corpo può mutare rapidamente, e Porzingis sarà scelto da una squadra che, grazie a al suo staff di preparatori atletici, metterà il suo rafforzamento fisico in cima alla lista delle priorità.
Chandler, Pau Gasol e Joakim Noah, che quando sono arrivati nella NBA avevano tutti più o meno la stessa altezza e lo stesso peso di Porzingis, oggi sono delle persone completamente diverse rispetto alle proprie versioni giovanili; più di recente Donatas Motiejunas e John Henson si sono rafforzati parecchio da quando hanno fatto il proprio ingresso nella lega. Porzingis farà 20 anni ad agosto, e a meno che non sia il nuovo Alexey Shved, che ha fatto un bizzarro patto col diavolo affinché gli preservi il corpo da diciassettenne per l’eternità, l’unica cosa certa riguardo il futuro del lettone è che riempirà quella struttura corporea.
Rimane il fatto che la poca forza fisica sia una preoccupazione reale. È difficile pensare che possa diventare un buon rimbalzista nella NBA, specialmente alla sua prima stagione, in cui sarà con tutta probabilità sbattuto da una parte all’altra come una bambola di pezza da giocatori che dominano la sacra arte del tagliafuori. In questa stagione a Siviglia Porzingis ha catturato 4,6 rimbalzi di media a partita, per una percentuale sui rimbalzi totali del 13,7%, più o meno affine ai Paul Millsap e ai Draymond Green (il totale dei rimbalzi a partita nella ACB si aggira intorno ai 20 o ai 30, circa una decina in meno rispetto alla media NBA per via della durata minore delle partite). Se per ipotesi inserissimo la sua media rimbalzi in una squadra NBA media per numero di rimbalzi (quest’anno la media rimbalzi per squadra è stata di 43,3), la sua percentuale sui rimbalzi totali scenderebbe all’11,1%, sostanzialmente come i Motiejunas e i Dirk Nowitzki di quest’anno.
Porzingis è quel tipo di prospetto che storicamente divide staff tecnici e dirigenze: straniero, estremamente giovane, lanciato nel fuoco della vita NBA e della cultura americana in generale con il serio rischio di sentirsi sempre fuori posto. Gli allenatori non sono troppo inclini a guardare al futuro (né sono pagati per farlo), il loro obiettivo è vincere subito. Sarà necessaria un’ottima comunicazione tra lo staff tecnico e la dirigenza della futura squadra di Porzingis per stilare la tabella di marcia più adatta per il suo sviluppo. È anche vero che, a meno che non si parli dei Sixers, le squadre non lavorano in vitro. Il resto delle squadre della lega cambiano repentinamente le intenzioni e spesso i piani vengono anticipati; gli allenatori diventano impazienti e anche l’entusiasmo dei GM inizia a scemare. Ci sarebbe da chiedersi quanti presunti bidoni stranieri del passato siano stati lasciati a se stessi per via di cortocircuiti nella comunicazione. È romantico pensare che la pallacanestro parli da sola, ma giova altresì sottolineare che Porzingis vanta un ottimo inglese. Si sa che per le scelte alte al draft il margine di errore è sottilissimo, ma la possibilità di non dover fare i conti con la barriera della lingua permette di eliminare un ostacolo alla crescita del ragazzo e di aggiungere qualche prezioso granello di sabbia alla clessidra.
Porzingis, più di qualsiasi altro prospetto pronto a essere scelto, ha bisogno di una franchigia che creda veramente nel suo talento e che faccia di tutto per cercare di nutrirlo all’interno dei principi della squadra. Qualcuno potrà titubare all’idea di prendere la stagione da rookie di Dante Exum come un buon esempio di come Porzingis dovrebbe essere gestito, ma io credo sia azzeccata. I Jazz erano intenzionati ad affrontare in maniera diretta le debolezze principali di Exum e gli hanno proposto un ambiente in cui i fallimenti immediati erano incoraggiati. Per tutta la stagione Exum ha fatto la parte del pedone in una scacchiera, sebbene sia a livello pubblico che privato venisse spinto verso traguardi maggiori. Tutto questo considerato, sono molte le persone che non giudicherebbero il saldo della prima stagione di Exum (giocata con una forma di allergia quasi mortale alla vernice dell’area) positivo. Ci saranno momenti in cui sarà frustrante per tutti, ma io credo che Porzingis abbia bisogno di questo tipo di imprinting.
Può darsi che quella sciocca pseudoscienza si rivelerà indovinata. Scegliere al draft non è un’arte e nemmeno una scienza, ma se si strizzano abbastanza gli occhi può apparire una giusta via di mezzo fra le due. Non si tratta in fondo di gruppi di pregiudizi di conferma su entrambe le estremità dello spettro che si atteggiano a dati statistici significativi? Se si ha la pazienza di aspettare a sufficienza se ne può desumere qualsiasi cosa. Tuttavia in questo momento non può rivelare il destino di Kristaps Porzingis, quindi, come ogni anno, continueremo a cercare qualche dettaglio illuminante che risolvi l’enigma una volta per tutte, ignorando beatamente che c’è solo una persona che ha la chiave.
(Qui la prima parte di un documentario prodotto da Grantland e suddiviso in tre puntate sul giovane prospetto lettone.)
Traduzione di Giacomo Sauro