Los Angeles Clippers: l'eliminazione brucia ma ci vuole pazienza
Un'analisi sul momento dei Clippers e sugli errori da non commettere durante la off-season
Un'eliminazione in gara 7 fa male, specialmente quando hai avuto la serie in mano, brucia tantissimo chiudere la stagione a questo punto ma prendere decisioni affrettate, dettate dalla delusione di una sconfitta del genere, sarebbe un errore ancora più grave. I Los Angeles Clippers avevano praticamente chiuso la serie, peccato che si siano dimenticati di giocare l'ultimo quarto di gara 6, dilapidando il vantaggio costruito in precedenza e facendosi rimontare dai Rockets. Quello che c'è bisogno di capire in casa Clippers è che questa eliminazione non è la fine del mondo, brucia, fa malissimo ma non è la fine del mondo. I Clippers hanno perso una serie contro una squadra eccellente come i Rockets, dopo aver buttato fuori al primo turno i campioni in carica di San Antonio e dopo aver giocato una stagione regolare fantastica, chiusa con il miglior offensive rating della NBA. Los Angeles è arrivata con il fiato corto alla serie con Houston, senza Chris Paul nelle prime 2 partite e con una panchina pressochè inesistente. Non c'è bisogno di farsi poi così tante domande, i Clippers hanno perso la serie perchè non hanno avuto la lucidità per chiuderla al momento giusto, perchè gente come Paul e Griffin ha giocato praticamente sempre, arrivando con davvero poco ossigeno nei momenti importanti della serie.
Chris Paul era sembrato una specie di alieno nella serie contro gli Spurs, lottando fino allo stremo e segnando quel folle canestro decisivo in gara 7. Ma, ancora una volta, abbiamo capito che è impossibile per un solo giocatore caricarsi sulle spalle tutta una squadra per tutta la durata dei playoffs. Griffin, che prima della gara 7 contro Houston stava giocando una pallacanestro celestiale, è arrivato letteralmente senza fiato alla gara decisiva. J.J. Redick era stato meraviglioso nelle prime 4 partite della serie, nelle ultime 3 è andato chiaramente in riserva, finendo malissimo in gara 7. Con questi giocatori chiave in difficoltà e con DeAndre Jordan che può essere facilmente limitato offensivamente, non è poi così sorprendente che i Clippers alla fine siano usciti sconfitti nella serie. Senza contare il fatto che la panchina dei Clippers è praticamente inesistente, mentre Houston ha fatto un'ottima opera di rafforzamento della panchina durante la stagione con gli arrivi di Brewer, Josh Smith e Prigioni, che hanno avuto un ruolo importante nel successo dei Rockets.
La cosa più sbagliata da fare in questo momento sarebbe quella di reagire di impulso e pensare che questo nucleo non possa andare più da nessuna parte. I Clippers sono un'ottima squadra e lo hanno ampiamente dimostrato, sia nel corso della regular-season che nel corso dei playoffs. Il problema principale è sempre lo stesso: la scarsa profondità della panchina. Le mosse della off-season di Doc Rivers si sono rivelate fallimentari, dalla prima all'ultima. Dare la full mid-level ad un giocatore come Hawes, che non ha dato nulla alla squadra e che ha passato più tempo sulla panchina che in campo, rinunciare al rinnovo di Darren Collison per firmare un giocatore come Farmar, che poi è stato tagliato a Gennaio. Cedere il contratto di Jared Dudley, attaccandogli una prima scelta addosso, è stata una vera e propria sciagura, considerando che quella prima scelta sarebbe potuta servire in seguito, soprattutto con l'avvicinarsi della deadline, per arrivare a quel tanto agognato esterno che i Clippers non hanno potuto prendere proprio a causa della mancanza di asset futuri (Jeff Green e Arron Afflalo, infatti, sono finiti a Memphis e Denver, squadre che hanno usato delle scelte future per prenderli dalle rispettive squadre). La trade per Austin Rivers ha ulteriormente diminuito una flessibilità salariale già pressochè inesistente e ha aggiunto poco o nulla dal punto di vista tecnico. Rivers ha avuto qualche buona prestazione durante i playoffs ma solo in contumacia Chris Paul, quando il figlio di Doc era letteralmente l'unica guardia in grado di portare palla in squadra. Reggie Bullock è stato praticamente regalato ai Suns e l'altra prima scelta di quest'anno, C.J. Wilcox, ha marcito in panchina per tutto l'anno, mentre i veterani come Turkoglu, Glen Davis e compagnia non hanno avuto praticamente nessun tipo di impatto sulla squadra. In sostanza, Doc Rivers da allenatore molto bene, Doc Rivers da GM molto meno (quest'anno per distacco il peggiore di tutti tra i GM).
L'interrogativo principale della off-season sarà ovviamente legato al futuro di DeAndre Jordan, che sarà unrestricted free-agent. I Clippers possono offrirgli un quinquennale al massimo salariale e molto probabilmente lo faranno, perchè trovare un'alternativa credibile non sarebbe semplice e perchè, seguendo una delle tante regole non scritte della NBA, non ti lasci scappare un valore senza ricevere nulla in cambio. Rifirmare Jordan è probabilmente l'opzione più sensata, anche se ovviamente bisognerà anche valutare le motivazioni del giocatore, che potrebbe anche decidere di cambiare aria. Con l'eventuale rinnovo di Jordan, però, lo spazio salariale sarebbe davvero ridotto e cercare di rinforzare una panchina corta con soli contratti al minimo salariale sarà una bella impresa, soprattutto per uno come Rivers che ha dimostrato di capirci poco da GM. Quali possono essere le soluzioni allora? Un'idea potrebbe essere quella di scambiare Jamal Crawford per arrivare ad un paio di giocatori in grado di allungare la panchina. Crawford ha un contratto solo parzialmente garantito per la prossima stagione e l'ipotesi di una sua cessione era stata avanzata anche alla deadline di Febbraio. Qualcos'altro si potrebbe risparmiare non confermando Matt Barnes, anche lui con un contratto solo parzialmente garantito per l'anno prossimo, proprio come Jordan Hamilton e Lester Hudson. Il problema, però, sarebbe sempre lo stesso. Crawford e Barnes, per quanto in là con gli anni e con acciacchi fisici vari, hanno avuto dei ruoli chiave in questa versione dei Clippers e trovare delle alternative al minimo salariale non sarà esattamente una passeggiata. Le necessità sono chiare: abbassare l'età media, trovare un'alternativa che possa dare un minimo di respiro a Griffin, avere più profondità nel ruolo di ala piccola e trovare degli specialisti difensivi che migliorino il livello complessivo della squadra.
La prima vera mossa da fare, in realtà, sarebbe quella di far capire a Rivers che il ruolo di GM non fa per lui e assumere un GM a tempo pieno, limitando Doc al lavoro sul campo. Scelte, purtroppo, non ce ne sono e quindi non si può pensare al draft come soluzione, a meno di qualche trade improvvisata ma gli scenari sono davvero pochi al momento. Se si riuscisse a confermare il nucleo attuale e aggiungere quello che serve in panchina, i Clippers continuerebbero ad essere una contender, senza tanti dubbi a riguardo. E' per questo motivo che farsi prendere dal panico, in questo momento, per i Clippers sarebbe un grave errore. Ci vorrà un po' di inventiva, certo, ma questa squadra può essere rafforzata. Un altro aspetto fondamentale sarà quello di far riposare maggiormente giocatori come Paul, Griffin e Redick nel corso della regular-season, altrimenti il rischio sarà quello di farli arrivare nuovamente in riserva al momento della verità e la squadra non se lo può permettere. Nei due turni di playoffs Griffin è stato il giocatore più impiegato in assoluto, quello con la migliore media punti, il secondo in assoluto per rimbalzi catturati e il quarto in assoluto per assist realizzati. L'usura di Griffin è arrivata a livelli quasi insopportabili, considerando anche che per le prime due partite della serie contro i Rockets ha giocato praticamente anche da PG e ha dovuto sobbarcarsi ancora più lavoro difensivo del solito. Con un impiego del genere, non ci si può sorprendere che Griffin sia arrivato cotto nei momenti decisivi, perdendo lucidità e sicurezza. Spesso ci si è lamentati dell'eccessivo impiego che Thibodeau ha fatto di giocatori come Jimmy Butler ma Rivers ha essenzialmente fatto la stessa cosa con Griffin per tutti i playoffs, spremendolo all'inverosimile, senza contare il fatto che il ruolo offensivo di Griffin nei Clippers è anche maggiore di quello di Butler con i Bulls. Un peso praticamente insopportabile. Se si vuole un Griffin o un Paul lucidi nei momenti decisivi, bisogna provare a gestire i loro minuti, soprattutto durante la regular-season, e questo è possibile solo allungando la panchina e trovando delle alternative credibili.
E' proprio quello di cui hanno bisogno i Clippers in questo momento: fare un bel respiro, scrollarsi la sconfitta di dosso e cercare di agire con raziocinio e con intelligenza.
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