Penetrazioni e tiri liberi: come Jimmy Butler ha scoperto il segreto dell’attacco
Mercoledì giorno di traduzioni di uno dei pezzi di Grantland. Oggi si parla di di Jimmy Butler
Se Jimmy Butler sapesse fare solo questo...
...o questo...
...avrebbe comunque spazio nella NBA. In ogni caso, arrivato al suo quarto anno, il prodotto di Marquette è diventato ben più di una semplice minaccia difensiva. Nelle ultime stagioni si è trasformato gradualmente in una sfaccettata arma offensiva, fino a diventare forse il giocatore più completo di una squadra con discrete possibilità di approdare alle finali NBA. Avrete delle difficoltà a trovare un giocatore cresciuto più rapidamente, se si eccettua il caso di Kawhi Leonard a San Antonio.
(Immagine via Grantland)
In pochi e brevi anni Butler è diventato non solo un tiratore piazzato molto più affidabile, ma un attaccante formidabile. Se si osserva la mappa di tiro di Butler di soli due anni fa si fa fatica a credere che appartenga allo stesso giocatore che in questi playoff sta segnando 26,6 punti di media a partita. Quando Derrick Rose subì il primo grave infortunio al ginocchio, la stagione 2012-2013 divenne per Butler, allora al secondo anno nella lega, un’occasione straordinaria per dimostrarsi capace di offrire un contributo essenziale per i Bulls. In realtà Butler non era ancora pronto; mise a referto solo 8,6 punti a partita tirando sostanzialmente da poche zone circoscritte del campo. In definitiva era un giocatore che tirava poco e male.
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Questa qua sopra è la mappa di tiro di un giocatore ancora molto acerbo offensivamente. Nessun segno di vita dai gomiti o dietro l’arco in posizione centrale, due zone dalle quali molte ali raccolgono i maggiori dividendi. Teletrasportandoci alla stagione in corso, ci accorgiamo improvvisamente che Butler è uno dei marcatori più versatili ed eccezionali della Eastern Conference. Niente male come trasformazione: non solo ha ampliato il ventaglio delle soluzioni in repertorio, ma ha anche alzato sensibilmente le percentuali.
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Solo un paio di anni fa Butler era una sciagura dal perimetro (se messo a confronto con altre guardie), mentre ora è capace di fare robe come queste qua sotto.
Nonostante i miglioramenti al tiro siano impressionanti, l’elemento più importante dell’evoluzione offensiva della guardia dei Bulls non appare sulle mappe. In un momento imprecisato della scorsa stagione, infatti, Butler ha decrittato il codice che gli ha svelato il segreto dell’azione più efficace della NBA dal punto di vista realizzativo: andare in lunetta.
Un banale fallo sul tiro aumenta il valore di un possesso medio NBA più di qualsiasi altra azione. Ho già parlato di come mettere Kyle Korver in condizione di tirare abbia trasformato l’attacco degli Hawks in una macchina da guerra; più o meno ogni volta che gli Hawks creano un qualsiasi tiro per Korver segnano un’incredibile media di 1,34 punti per possesso.
Butler è un maestro nel subire falli sul tiro. Ogni volta che ciò accade regala alla sua squadra 1,67 punti per possesso (secondo i dati forniti da Stats LLC). Non sarà il massimo dell’eleganza, ma è tremendamente efficace. E la buona notizia per i tifosi dei Bulls è che pochissimi giovani vanno in lunetta con la stessa frequenza e precisione di Butler.
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In stagione regolare Butler ha provocato la notevole cifra di 5,2 falli subiti a partita, con la conseguenza che solo cinque giocatori NBA hanno tirato più liberi di lui di media a partita.
Maggior numero di tiri liberi a partita
1. James Harden: 10,2
2. Russell Westbrook: 9,8
3. DeMarcus Cousins: 9,2
4. LeBron James: 7,7
5. DeMar DeRozan: 7,2
6. Jimmy Butler: 7,1
Che lo si voglia ammettere o no, i migliori giocatori della lega sono anche quelli che più fanno usare il fischietto agli arbitri. Butler è andato in lunetta più spesso di molte superstar, tra cui alcune vere e proprie calamite per falli come Blake Griffin, Dwight Howard e Anthony Davis. Sebbene queste parziali statistiche sui falli possano di primo acchito sembrare banali, non fatevi ingannare, perché tutti questi viaggi in lunetta rappresentano qualcosa di molto concreto e significativo: prima di tutto indicano che Butler è diventato difficile da marcare, ma soprattutto che è perfettamente consapevole del valore della linea della carità. E se c’è una cosa che abbiamo capito di Butler è che al ragazzo piace mettere la palla nel cesto.
La crescita di Butler è la prova dell’effetto domino innescato dal miglioramento del tiro piazzato. I difensori NBA non vedono l’ora di staccarsi da un pessimo tiratore, il quale di conseguenza avrà anche problemi a trovare una via per attaccare il canestro. Quindi per Butler il miglioramento del tiro è coinciso con un grande miglioramento anche delle sue penetrazioni (per non parlare dei benefici generali per l’attacco di Chicago). Secondo i dati forniti in esclusiva a Grantland da SportVU, in questa stagione Butler ha ottenuto un fallo nel 25% delle sue penetrazioni. In media nella lega una penetrazione chiama un fallo solo nel 13% dei casi. I Bulls hanno segnato 1,23 punti per possesso ogni volta che Butler ha attaccato il ferro; non male se si considera che la media della squadra è di 1,05 punti per possesso.
Le penetrazioni di Butler giocano un ruolo di primo piano nel destino dei Bulls in questi playoff, perché l’attacco di Chiacgo diventa assai più pericoloso quando o Rose o Butler attaccano il ferro. Che subiscano fallo, che facciano canestro o che creino qualcosa per un compagno, quei due sono fra le migliori coppie di attaccanti della lega. Chiamateli pure Slash Brothers.
Esattamente tre anni fa Rose si infortunava per la prima volta al ginocchio e il futuro della franchigia subiva una brusca frenata. Se si riesce a levare l’ortopedico di torno quel futuro potrebbe essere tornato. Magari Rose non tornerà mai a essere quel talento spaventoso che era prima di rompersi il legamento crociato anteriore, ma è comunque forte forte. E ora accanto a sé ha Butler, una tra le migliori guardie della lega su entrambi i lati del campo.
Traduzione di Giacomo Sauro