Rinascita dei centri: connubio tra taglia Vecchia scuola e tecnica dell'era contemporanea
La traduzione di oggi di Grantland è di un articolo di Zach Lowe dal titolo "The Rebirth of Big Men: A Breakdown of Old-School Bulk and New-Era Skill"
Mercoledì, giorno di traduzione di uno dei tanti articoli di Grantland. Giacomo Sauro ha tradotto oggi il pezzo di Zach Lowe dal titolo "The Rebirth of Big Men: A Breakdown of Old-School Bulk and New-Era Skill".
L'articolo verrà diviso in sei: il pezzo d'introduzione più la parte relativa ai cinque centri.
La rivoluzione dei ruoli esiste. Fino a un certo punto, però. Le regole cambiano, e la scaltrezza degli allenatori ha fatto sì che la velocità, la capacità di playmaking e il tiro da 3 siano diventati aspetti chiave per tutte e cinque le posizioni in campo. Oggi i giocatori alternano come mai prima le posizioni su entrambi i lati del campo.
Molti, addetti ai lavori e non, erano convinti che la NBA fosse indirizzata verso l’impiego di quintetti più bassi e rapidi, insomma verso un’era in cui le ali piccole sarebbero state schierate da 4, tutti sarebbero stati in grado di tirare da dietro l’arco e qualche squadra, i predatori alpha, avrebbe schierato un quintetto da incubo di cinque giocatori tra i 2,02 e i 2,05 capaci di fare tutto e bene. Il ruolo di centro era dato così per morto che la NBA l’ha escluso dalle votazioni per l’All-Star Game.
La rivoluzione, dicevamo, non è stata così radicale. Alcune squadre, come gli Heat dell’era LeBron, i Knicks 2012/13 e i Bucks di quest’anno (più per gli infortuni che per altro), hanno percorso in pieno la strada dello small ball, ma non sembrano aver fatto molti proseliti: praticamente tutte le squadre schierano un quintetto titolare con due lunghi piuttosto tradizionali e alcune analisi hanno mostrato come l’altezza media per ruolo non sia mutata. Ci sono stati più giocatori dai 2,08 in su con un Player Efficiency Rating sopra la media nel 2012/13 che nella maggior parte delle stagioni dei primi anni novanta, la presunta epoca d’oro dei centri.
Nella NBA stavano aumentando le capacità, non diminuendo i centimetri. Sempre più squadre senza lunghi di livello decidevano di non schierare i lenti 2,10 che avevano. Diventarono di moda le ali grandi cosiddette stretch, anche se non si trattava di persone più basse, ma semplicemente di persone con il fisico da ala grande con delle buone doti al tiro.
Le squadre migliori hanno bisogno di tutto: la capacità di aumentare la taglia per fronteggiare Memphis o di schierare un lungo dal tiro e playmaking ottimi quando l’avversario lo richiede. Gli Spurs sono un buon esempio di questo tipo di flessibilità; per raggiungerla bisogna spendere ogni dollaro con saggezza.
Fino a quando il gioco della pallacanestro prevedrà dei giocatori che provano a infilare una palla in un cesto appeso a 3,05 metri da terra, la taglia non sarà un aspetto secondario. Qualche anno dopo la nascita della moda di dichiarare estinta la posizione di centro, una nuova nidiata di giovani centri (in particolar modo provenienti dal draft del 2013) sta riscattando il ruolo grazie a un misto tra la mole che caratterizzava la vecchia scuola e le abilità dell’era moderna. Ecco un approfondimento su cinque di questi giocatori, ai quali non è stata forse data la giusta attenzione in questo spazio. (N.B.: non si troveranno giovani centri già noti, e dei quali già si è parlato ampiamente, come DeMarcus Cousins, Andre Drummond, Jonas Valanciunas, Nikola Vucevic, Hassan Whiteside, Mason Plumlee, John Henson e il polivalente Donatas Motiejunas. Menzione speciale anche per lunghi tiratori schierati più spesso da ali grandi, come Kelly Olynyk e Meyers Leonard. Ah, e abbiamo visto che stai migliorando poco a poco, Nerlens Noel. Vogliamo osservarti ancora un po’.).
1. IL MURO. RUDY GOBERT, UTAH JAZZ
2. IL RAGNO. ALEX LEN, PHOENIX SUNS
3. IL BULLO VECCHIA SCUOLA. JUSUF NURKIC, DENVER NUGGETS
4. L'INFILTRATO SILENZIOSO. STEVEN ADAMS, OKLAHOMA CITY THUNDER
5. IL VELOCISTA. GORGUI DIENG, MINNESOTA TIMBERWOLVES
Traduzione di Giacomo Sauro