NBA Focus: New Orleans Pelicans
Il team della Louisiana riuscirà a centrare l'obiettivo playoff?
Nella offseason precedente la stagione scorsa i Pelicans cercarono di accellerare il processo di 'team building', sacrificando diversi asset (principalmente due prime scelte più Greivis Vasquez e Robin Lopez) per poter aggiungere due 'giovani veterani' come Jrue Holiday (reduce dall'All Star Game 2013) e Tyreke Evans. L'intento era quello di raggiungere al più presto i playoff, ma, a causa di una lunga serie di infortuni, Davis e compagni non sono riusciti nell'impresa. Più o meno tutti i big della rotazione hanno avuto problemi fisici, Jeff Stotts di Fivethirtyeight (#Mustread) ha calcolato che nella stagione 2013/14 solo Denver è stata danneggiata in misura maggiore dagli infortuni.
Qualcosa di positivo si è visto comunque....
-La crescita perentoria di Anthony Davis, che nel suo secondo anno da pro ha giocato a livelli altissimi.
Da una ricerca nello sconfinato database di basketball-reference emerge che solo Hakeem 'The Dream' ha avuto una stagione numericamente paragonabile a quella dell'ex Kentucky. In realtà ci sarebbe anche l'ammiraglio David Robinson, che però ha iniziato la sua carriera NBA a 24 anni compiuti. Siamo a quei livelli comunque, da predestinato.
Arma totale sui due lati del campo (6 vittorie su 9 con 30 o più punti, 10 su 13 con 5 o più stoppate, 12 su 14 !!!! con 3 o più assist, quasi l'80% ai liberi), che tornerà al training camp dopo una offseason passata ad allenarsi ed a giocare con Team USA e coach Monty Williams. Nelle prime due partite del mondiale ha segnato 36 punti in 40 minuti con 14 su 19 da due e 8 su 9 ai liberi....
-non regolare ma promettente è stata la stagione di Tyreke Evans, che ha confermato pregi e difetti.
Evans è questo, prendere o lasciare. Per rendere al meglio deve essere circondato da tiratori in grado di aprire l'area per le sue scorribande. Per la stagione Tyreke ha un net rating di -4.4, ma il valore nei 227 minuti giocati con Luke Babbitt (altra piacevole sorpresa) sale a +11.6, e nei 408 giocati con lo sfortunato Ryan Anderson a +6.
Per Player Tracking solo Monta Ellis ha realizzato più dei suoi 6.7 punti a partita in penetrazione, e solo Tony Wroten ha segnato più punti al minuto (per un soffio, 11.4 ogni 48 minuti contro gli 11.3 di Evans) nello stesso modo. E' principalmente grazie all'ex Sacramento che i Pelicans hanno realizzato 20.5 punti a partita in penetrazione, più di qualunque altra squadra NBA.
-Anderson ha giocato appena 22 partite, nelle quali sono arrivate ben 12 vittorie. Per lo stretch four medie di 19.8 punti e 6.5 rimbalzi, il 43% dal campo, il 40% da tre ed il 95% ai liberi, con un plus/minus medio di +1.4. Con lui in campo i Pelicans hanno segnato 110.8 punti ogni 100 possessi ( per contestualizzare meglio, i Clippers hanno guidato la NBA in regular season con 109.4).
Risale proprio a quel periodo il miglior basket dei Pelicans, in 15 partite il quartetto composto da Anderson più Davis, Evans e Holiday ha fatto registrare un +15.7 di net rating segnando 123.6 punti ogni 100 possessi, correndo di più (da 94.5 a 98 possessi per 48 minuti) e dominando a rimbalzo (53.9% totali, ben il 35.7% in attacco).
Purtroppo coach Williams non ha potuto più riproporre quell'assetto, rimangono comunque segnali importanti per questa stagione.
L'obiettivo primario di questa offseason era quello di aggiungere al roster un centro fisico e difensivo, per poter evitare a Davis di giocare fuori ruolo (per 82games.com l'ex Kentucky ha giocato il 50% dei minuti totali di squadra nel ruolo di power forward con un PER di 26.9, ed il 42% in quello di centro con un PER di 30.1. In entrambe le posizioni ha dominato gli avversari....) e di incidere difensivamente anche più lontano dal canestro. E' arrivato Omer Asik, il totem perfetto per questa situazione. Il turco, attualmente impegnato con la Turchia ai mondiali, ha già impressionato Dell Demps dal punto di vista umano e della disponibilità. Dopo una stagione travagliata ai Rockets, il big man tornerà ad essere l'indiscusso titolare della sua area. Nel 2012/13 Asik fu primo NBA per rimbalzi totali, secondo per percentuale di rimbalzi totali (22% praticamente uguale al 22.3% con cui Drummond ha guidato la NBA quest'anno) e per percentuale di rimbalzi difensivi (31%, quest'anno primo DeMarcus Cousins con il 30.5%).
In quei Rockets che correvano già a mille all'ora (prenda appunti coach Williams...), il turco giocò tutte e 82 le partite di regular season. Con lui in campo i texani subivano 101.3 punti ogni 100 possessi, senza di lui i punti salivano a 107.
Rispetto a Jason Smith e Greg Stiesma l'upgrade è evidente.
Se ne sono andati anche il play di riserva Brian Roberts, il tiratore Anthony Morrow (finalmente finito in una contender) e l'ala Al-Farouq Aminu.
Saranno sotituiti da Jimmer Fredette, Russ Smith (ottimo a Las Vegas, potrebbe avere spazio) e John Salmons (difensore/rimbalzista decisamente peggiore di Aminu, buon tiratore dagli angoli).
E' rimasto il discusso Eric Gordon, lodato da Demps per aver deciso di trascorrere la Summer League di Las Vegas insieme alla squadra, ma in evidente calo rispetto al periodo con i Clippers. Tra le riserve cercheranno di ritagliarsi un ruolo Austin Rivers (meglio lo scorso anno rispetto al tragico 2012/13), l'altro ex Kentucky Darius Miller ed il tiratore Luke Babbitt.
La sensazione è che questi Pelicans al completo possano giocarsela con tutti, la competitività della Western non aiuta, ma l'owner è impaziente e vuole i playoff. Con questo Anthony Davis e qualche infortunio in meno.....(e magari correndo di più....)
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