It's a looong way to the top
Sam Hinkie e Brett Brown continuano con il loro particolare progetto di "rebuilding" dei Philadelphia 76ers.
Ce li avete presenti gli AC/DC? Anche se non siete appassionati del genere, immagino che abbiate almeno una volta sentito qualche loro canzone. Probabilmente quella canzone era "It's a long way to the top if you wanna rock and roll", pezzo che qualche anno fa è stato riportato in auge dal film "School of Rock", con protagonista quel simpaticone di Jack Black, dove una classe di ragazzini delle elementarsi si trasforma in un mega-gruppo rock. Ecco quel pezzo degli AC/DC potrebbe essere tranquillamente utilizzato come inno del progetto di rebuilding dei Philadelphia 76ers e del lavoro del GM Sam Hinkie, arrivato la scorsa stagione dagli Houston Rockets dopo aver lavorato per diversi anni a fianco di Daryl Morey, uno dei migliori executive della Lega.
Per il secondo draft consecutivo, Sam Hinkie ha scelto la via più lunga, non quella che porta ad un miglioramento immediato e sensibile, ha puntato su giocatori di prospettiva ma che non saranno pronti nell'immediato, chi per infortuni, chi per altri motivi. Il GM dei Sixers ha un piano e bisogna essere pazienti per poterlo attuare nel migliore dei modi, anche per questo motivo il coach Brett Brown ha firmato un quinquennale con quattro anni garantiti, sapeva fin dal primo giorno che avrebbe dovuto affrontare una strada molto lunga. Individuare i talenti migliori, cercare di prenderli a prezzo d'occasione (magari perchè c'è qualche infortunio di mezzo), sfruttare al meglio le scelte ottenute e aspettare che il mercato possa presentare delle opportunità da cogliere.
Nel draft di qualche giorno fa è andato in onda uno show molto simile a quello visto l'anno scorso dai tifosi dei 76ers. 12 mesi fa Hinkie cedette Jrue Holiday e una seconda scelta ai New Orleans Pelicans in cambio di Nerlens Noel, sesta scelta assoluta del draft, e una prima scelta del draft dell'anno successivo. Noel era considerato da molti come la potenziale prima scelta assoluta di quel draft ma l'infortunio al ginocchio fece calare le sue quotazioni e i Sixers decisero di "approfittare della situazione", quella fu la mossa che aprì concretamente il progetto di rebuilding a Philadelphia. Un anno dopo, con la terza scelta assoluta del draft Sam Hinkie ha deciso di correre un rischio simile, selezionando Joel Embiid, lungo camerunense uscito da Kansas ma anche lui infortunato. Anche Embiid era considerato da molti il miglior prospetto di questo draft ma la frattura da stress al piede ha cambiato i piani di diverse squadre e il giocatore, così, è sceso alla 3, dando ai Sixers l'opportunità di selezionarlo. Noel non ha giocato nemmeno una partita la scorsa stagione e, con ogni probabilità, anche Embiid seguirà quel destino, visto che il suo stop va dai 5 agli 8 mesi. Le scelte di Hinkie, focalizzate sempre di più sul futuro a lungo termine della franchigia, sono diventate ancora più evidenti con la seconda scelta al primo giro, la numero 10, proprio quella scelta che i Sixers avevano ottenuto da New Orleans nell'affare Noel.
Adam Silver, commissioner NBA, annuncia: 'With the 10th pick in 2014 NBA Draft, Philadelphia 76ers select....Elfrid Payton' Cosa? Payton? Ma è la fotocopia di Carter-Williams, che lo hanno preso a fare? Qualche minuto e si diffonde già la notizia che Payton non rimarrà, lo stesso Carter-Williams, presente al draft, era sembrato abbastanza scettico riguardo alla scelta del giocatore uscito da Louisiana-Lafayette. Infatti Hinkie impacchetta Payton e lo spedisce agli Orlando Magic, che con la 12 avevano selezionato Dario Saric, talento croato che giocherà con l'Efes almeno per i prossimi 2 anni. Un altro giocatore di prospettiva ma che non potrà dare un impatto immediato alla squadra. Nella trade con i Magic, Hinkie ottiene anche una prima scelta del 2017, scelta che i Sixers avevano ceduto ad Orlando nell'ambito della mega-trade che aveva portato Dwight Howard ai Lakers e Andrew Bynum ai Sixers. Questa mossa spazza completamente via anche gli ultimi rimasugli della gestione Doug Collins/Rod Thorn. I Sixers, infatti, dovrebbero girare la loro prima scelta del 2015 ai Boston Celtics (scelta che era stata ceduta ai Miami Heat per avere in cambio i diritti su Arnett Moultrie) ma solo se raggiungeranno i playoffs, cosa piuttosto improbabile considerando il livello della squadra. In caso di mancato raggiungimento dei playoffs, i Sixers dovranno girare ai Celtics due seconde scelte, una nel 2015 e una nel 2016. Per il piano di Hinkie, dettagli del genere fanno tutta la differenza del mondo: C'è bisogno di tempo per mettere insieme un roster in grado di competere ad alti livelli e c'è bisogno di avere un buon numero di scelte e una discreta flessibilità per potersi muovere con oculatezza.
Al secondo giro, invece, i Sixers selezionano dei giocatori che avranno parecchio spazio la prossima stagione. Alla 32 arriva K.J. McDaniels, ala piccola uscita da Clemson, difensore di assoluto livello, ottimo atleta e giocatore in grado di poter dare un buon impatto fin da subito. Alla 39 arriva Jerami Grant, ala piccola uscita da Syracuse, altro atleta illegale, dotato di grandissima esplosività e fisicità ma ancora del tutto grezzo in attacco. Alla 47 è il turno di Russ Smith che viene subito girato ai Pelicans in cambio dei diritti su Pierre Jackson (era la seconda scelta che i Sixers avevano girato a New Orleans nell'affare Noel l'anno scorso). Alla 52 c'è spazio per Vasilije Micic, point-guard serba di grande talento che aveva impressionato all'Eurocamp di Treviso. Potrebbe rappresentare una steal, il Mega Vizura è disposto a lasciarlo partire fin da subito ma, come in ogni cosa, deciderà Hinkie sul da farsi. Con le ultime scelte a disposizone al secondo giro, Hinkie si muove e manda la 54 agli Spurs in cambio della 58 e della 60. Con la 58 i Sixers scelgono Jordan Mcrae, guardia uscita da Tennessee, mentre la 60 viene ceduta ai Nets in cambio di 300.000 dollari cash.
Finito il draft, partono i giudizi. C'è chi promuove le mosse di Hinkie, altri lo distruggono, dicendo che con 2 scelte in top-10 non si può non riuscire a non prendere un giocatore in grado di rafforzare la squadra nell'immediato. Durante la conferenza post-draft, Howard Eskin, giornalista di Philadelphia non esattamente tra i sostenitori del lavoro di Hinkie, incalza il GM dei Sixers, dicendo che le sue mosse sono state ordite per non concedere la prima scelta dell'anno prossimo ai Celtics e quindi mancare ancora i playoffs, di proposito.
"I can only control what I can control" è la risposta di Hinkie. La solita vecchia storia sul tanking, si perde apposta? O si perde semplicemente perchè la squadra è mediocre? E' ovvio che nel progetto a lungo termine dei Sixers è molto più conveniente un'altra stagione senza playoffs e dunque un'altra prima scelta di buon livello, piuttosto che dover cedere quella scelta ai Celtics, ma continuare a pensare che qualcuno all'interno dell'organizzazione provi una sorta di insano piacere nel perdere e nel vivere nella mediocirtà è abbastanza ridicolo.
C'è tempo per poter metter assieme una squadra di livello. C'è tempo per capire se Noel può diventare un 4 di livello e giocare a fianco di Joel Embiid. Se non dovesse andare bene, si può sempre puntare su Saric. Se Noel dovesse funzionare in coppia con Embiid, si possono sempre cercare di cedere i diritti su Saric e guadagnarci qualcosa. Ci vuole molta pazienza e bisogna muoversi con calma, mettere le monetine nel salvadanaio. Sarà un'altra stagione molto difficile per i Sixers, visto che il nucleo della squadra rimarrà sostanzialmente lo stesso dell'anno scorso, a parte l'aggiunta delle seconde scelte e di qualche free-agent che arriverà. Ma sarà una stagione altrettanto importante nello sviluppo dei prospetti e per capire lo stato del piano di Hinkie.
La strada è segnata e molto probabilmente è quella giusta. Ovviamente, non lo si potrà sapere per certo fin quando Embiid non sarà del tutto sano o fin quando non si capirà davvero che cosa possano diventare Noel e Saric o quando Carter-Williams inizierà ad essere un tiratore più efficace ecc. ecc. Le monetine, però, iniziano ad esserci e pian piano si cercherà di arrivare al jackpot. C'è un piano ed è proprio per questo motivo che Brown ha firmato un contratto così lungo.
I dubbi sono sempre quelli: ci vorrà troppo tempo, ci sono troppe incertezze, troppe scommesse. Può darsi, a molti manca la pazienza per seguire questo tipo di operazione. Forse, però, questi impazienti erano più contenti ai tempi dello svenamento per un Chris Webber a fine carriera o per il contrattone di Samuel Dalembert o per quello a Elton Brand, forse preferivano la Princeton Offense di Eddie Jordan o l'anarchia di Maurice Cheeks, forse amavano le scelte dirigenziali della magica accoppiata Tony DiLeo-Rod Thorn o forse sono grandi fan di Arnett Moultrie. Vero?
It's a looong way to the top, cantavano gli AC/DC. La strada è lunga, molto lunga...ma almeno la strada c'è.
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