Sportando NBA Award: Coach dell'Anno
I tre esperti di Sportando offrono le loro impressioni su chi merita il titolo di COY in NBA
I premi Sportando continuano e le scelte si fanno sempre più complesse. Postiamo questa volta il Coach dell'Anno secondo gli esperti di Sportando. Anche in questo caso i giudizi sono 3.
COACH DELL'ANNO secondo ORAZIO CAUCHI : (TOM THIBODEAU) Fate un monumento a quest'uomo, subito! Ancora una volta l 'ex assistente di Doc Rivers ai Boston Celtics fa un piccolo capolavoro, portando i suoi Bulls ad essere la terza forza della Eastern Conference ( o la quarta, se la giocheranno con i Raptors nelle ultime partite di Regular Season, ndr ). La stagione inizia con dei buoni presupposti, rappresentati soprattutto dal ritorno di Derrick Rose. L'entusiasmo è alle stelle, è tornato Derrick, siamo di nuovo da titolo pensano i tifosi dei Bulls...ecco, peccato che Rose duri una manciata di partite e si faccia di nuovo male, fuori per il resto della stagione. Una bella mazzata sulle gengive per qualunque allenatore ma non per Thibodeau. Il coach si rimbocca le amniche e reagisce nell'uncio modo possibile, facendo seguire in modo ossessivo gli schemi offensivi della sua squadra. L'attacco dei Bulls non è certo fenomenale, anzi, è molto scolastico e spesso prevedibile, ma la squadra lo esegue, esegue a più non posso con grande disciplina e applicazione. Gli unici che, tra virgolette, si possono permettere di improvvisare in attacco sono Joakim Noah e D.J. Augustin. Quest'ultimo in particolare è una delle rivelazioni della stagione dei Bulls. Arrivato a stagione già iniziata proprio per rimpiazzare il buco lasciato da Rose, dopo essere stato tagliato dai Raptors come l'ultimo dei reietti. In pochi credono in lui; Augustin viene da una serie di esperienze negatvive tra Indiana e Toronto , ma Thibodeau lo fa risorgere trasformandolo in un giocatore straordinariamente utile per la squadra. Augustin viaggia a 15 punti, 5 assist e 2 rimbalzi di media a partita, ha tanti minuti a disposizione e ritorva la fiducia che gli era mancata negli ultimi tempi. Non contenta, la dirigenza di Chicago complica ulteriormente il lavoro di Thibodeau, cedendogli il suo giocatore preferito, Luol Deng, che finisce ai Cleveland Cavs. Thibs ingoia il rospo, non è d'accordo con la scelta della dirigenza, ma è un professionista e sa che deve andare a vanti con quello che ha a disposizione. Più spazio e più fiducia a Butler e più minuti al giovane Snell, la squadra continua ad ingranare e fare risultati al di sopra delle aspettative. Non c'è nemmeno bisogno di dire che i Bulls sono per distacco la miglior difesa di tutta l'NBA. L 'applicazione e l'energia messa in campo da ogni singolo giocatore è semplicemente imbarazzante, tutti lottano come dei pazzi, tutti aiutano tutti. L orchesta come al solito è diretta dall'unico e solo Joakim Noah, MVP romantico della stagione. Il giocatore francese gioca una stagione divina e si trasforma sempre di più in un all-around player: punti, assist, rimbalzi, palle rubate e stoppate. Noah fa tutto e lo fa sempre ad un ritmo pazzesco. Le cifre del francese non dicono tutto ma aiutano: 12.5 punti, 11.3 rimbalzi, 4.5 assist, 1.5 stoppate e 1.2 palle rubate a partita. E sullo sviluppo di Noah c'è anche l'enorme mano di Thibodeau, visto che il francese non era nemmeno lontanamente il giocatore che è oggi quando era uscito dal college. Thibs lo ha trasformato in un tuttofare di altissimo livello, in uno dei lunghi migliori della lega, tanto a farlo diventare efficace anche nel tiro dalla media con quella improbabile tecnica di tiro a tornado che lo contraddistingue. Applicazione, impegno, disciplina, esecuzione, questi sono i punti cardine della filosofia di coach Thiboadaeu, indipendentemente da chi ci sia in campo. Blood, sweat and tears fino alla fine, il premio di coach of the year è tutto suo. Menzione d'onore per Jeff Hornacek.
COACH DELL'ANNO secondo DARIO SKERLETIC: (JEFF HORNACEK) Tutti i premi di questo tipo sono molto soggettivi, ognuno giustamente applica il criterio che preferisce.
Se parliamo di risultati in relazione al materiale umano a disposizione, il candidato che emerge sugli altri è decisamente Jeff Hornacek.
L’ex guardia NBA al debutto su una panchina ha superato ogni aspettativa alla guida dei Phoenix Suns. Nessuno avrebbe scommesso su una stagione da quasi 50 vittorie, a maggior ragione dopo la trade che ha spedito Marcin Gortat a Washington.
L’ex compagno di merende di Stockton e Malone ha optato per uno stile di gioco moderno e veloce, più tiri da fuori e meno ‘long twos’, campo sempre largo per favorire i tanti uno contro uno della coppia Dragic-Bledsoe.
Con l’esplosivo playmaker arrivato dai Clippers la squadra ha vinto 27 partite su 41, e sia lui che Dragic hanno prodotto la miglior stagione in carriera. Con i due registi in campo in 855 minuti i Suns hanno segnato ben 11.5 punti ogni 100 possessi in più degli avversari, concedendone appena 97.5 in difesa, un valore decisamente superiore ad ogni rosea previsione.
Anche nel resto della rotazione in pratica chiunque è alla miglior stagione in carriera.
Con un frontcourt composto da Plumlee, Frye, i positivi gemelli Morris e l’acerbo Len, Phoenix è una delle 16 squadre che hanno preso oltre il 50% dei rimbalzi totali (grande contributo anche da parte del glue guy PJ Tucker con 6.6 carambole). La difesa (N.14 per punti subiti ogni 100 possessi con 103.9) è peggiorata nel 2014 dopo due mesi sorprendenti (dopo il 19 vinte e 11 perse nelle prime 30 partite era decima a 101.8), e di pari passo è cresciuto l’attacco. I Suns hanno vinto in 42 delle 46 occasioni in cui hanno tirato dal campo meglio degli avversari. La panchina (sesta per valutazione e quarta per punti segnati) ha fornito risorse insperate, con Gerald Green (18.4 punti con il 42% da tre da Febbraio in poi) e Markieff Morris spesso capaci di cambiare l’esito delle partite.
Non poteva iniziare meglio il nuovo ciclo dei Suns, che hanno ancora diversi asset a disposizione per migliorare ulteriormente il roster. Sempre con Hornacek a guidare dalla linea di fondo e con McDonough dalla scrivania.
Doveroso comunque sottolineare l’ennesima strepitosa regular season di Tom Thibodeau alla guida dei Chicago Bulls. In pratica da subito senza Derrick Rose, e con un roster già impoverito rispetto alla scorsa stagione, non ha mollato mai di un centimetro. Addirittura dopo la trade che ha spedito Luol Deng (uno dei suoi più stretti fedelissimi, mossa che insieme ad altre ha alimentato rumors su una frattura con la dirigenza) a Cleveland, c’era chi parlava di tanking, di Bulls in lottery…
Non con Thibodeau e Joakim Noah, nel frattempo diventato playmaker a tempo pieno…
COACH DELL'ANNO secondo ENEA TRAPANI: (DWANE CASEY) a volte per riabilitarsi dopo un inizio difficile serve qualcosa di estremente esaltante, come una stagione in cui tutti ti aspettano al varco del tanking e nella quale tu invece, dopo un iniziale 6-12 di record, riesci a trasformare la squadra nel momento in cui il tuo giocatore più forte viene ceduto. E' quello che accade ai Toronto Raptors. Dwane Casey stramerita sopra tutti il titolo di coach of the year per come sia riuscito con scarti di altre squadre e privato di Rudy Gay a dare un sistema finalmente efficace a una squadra da troppo tempo sbandata ed anarchica. Sono i numeri a parlare: nelle ultime 62 gare, ossia dopo la trade Gay, il record dei Raptors è tra i migliori dell'NBA (41-21) e la difesa è diventata una marchio di fabbrica: settimi nella classifica della più bassa percentuale concessa agli avversari ed in grandissimo incremento anche nella produzione offensiva, passata dai 97.9 punti di novembre ai 108.7 di Aprile.
Potremmo anche continuare con le statistiche, ma ci concediamo una divagazione sul lato umano della faccenda: Casey si è trovato con un nuovo GM, esautorato di ogni potere, ma capace nell'ultimo anno del suo contratto di arrivare al record di franchigia con due gare di anticipo, usando un ammasso di giocatori raccattati altrove e spediti via con leggerezza assoluta. Ricorda tantissimo come emerse LIonel Hollins, che alla prima partecipazione ai playoff da ottavo classificato eliminò gli Spurs e fece sudare di tutto ai Thunder. Casey potrebbe aver percorso il suo stesso apprendistato e allo stato attuale la patata bollentissima sul suo rinnovo contrattuale passa a Masai Ujiri: rinnovarlo sarebbe il minimo dopo l'incredibile stagione e la enorme crescita di moltissimi giocatori (Lowry e DeRozan su tutti) e sa anche bene che se dal prossimo anno non dovesse più confermare certi risultati il primo capro espiatorio sarebbe proprio la mancata conferma del coach; coach che a questo punto sul mercato può stare tranquillo, perché le offerte sul tavolo gli arriveranno, anche se noi gli auguriamo di costruire qualcosa di duraturo dove ha iniziato a mettere e radici
Perchè non Hornacek o Thibodeau? Hornacek no perché sebbene come Casey non avesse alcuna sbandierata ambizione, a differenza di Dwane non si giocava la panchina, quindi tutto gli è stato più semplice. Thibodeau no semplicemente perché dispone di una squadra molto più forte di Toronto (anche senza Rose) pur avendo lo stesso record dei Raptors.
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