Indiana, abbiamo un problema
Cosa succede alla squadra di Vogel? I Pacers in crisi attraversano un periodo buio che può mandare all’aria l’obiettivo principale della RG: il primo posto davanti agli Heat
Non è un segreto, dopo lo spettacolo di New Orleans Indiana ha cominciato a scricchiolare, qualcosa si è rotto negli ingranaggi della perfetta macchina costruita da Vogel, imbattibile e temibile nel 2013 quanto goffa e asfaltabile nelle ultime settimane.
Il calendario, uno dei più fitti e ricchi di BackToBack dell’intera Lega (20 rispetto ai 16 di Miami o ai 15 di OKC) , ha risparmiato poco o nulla ai Pacers. La stanchezza si percepisce chiaramente ed è senza dubbio un fattore importante che incide sul rendimento della squadra.
Ma per quanto possano essere stanchi, non sono gli unici ad aver giocato finora 70 gare.
Spulciando le stats di squadra sarebbe auspicabile notare un generale netto peggioramento, e invece le principali voci sono immutate rispetto a quelle di inizio anno: la % al tiro è invariata, così come tutto il resto, punti segnati compresi. Cos’è che non funziona allora?
Ecco 3 possibili risposte al quesito:
La difesa non è più quella di una volta.
Con 90.3 punti concessi a partita prima della pausa AllStar Game, quella dei Pacers era la difesa migliore della Lega, invalicabile e principale protagonista delle vittorie. L’attacco non è mai stato il punto di forza, le partite si vincevano tenendo gli avversari sotto i 90 punti e con percentuali al tiro inferiori al 37%. Dopo la pausa però la difesa concede ben 99.1, quasi 10 punti in più per partita.
Nonostante Indiana continui a difendere discretamente bene il pitturato, gli avversari si sono adeguati parecchio allo stile difensivo di Hibbert e compagni, costruendo giochi offensivi che prevedono molti tiri dalla media e dalla lunga distanza, aumentando la % realizzativa e mettendo sotto scacco coach Vogel. Tutto questo sommato alla stanchezza e al momento-no degli esterni che non corrono e non difendono più vigorosamente serve su un vassoio d’argento la vittoria agli avversari.
Turnover e serenità.
Non è una novità, le palle perse sono sempre state un problema. Ma se da un lato si potevano giustificare le molte palle perse a inizio anno, quando la squadra doveva ritrovare il ritmo partita e amalgamare quella che a tutti gli effetti era una panchina completamente nuova, oggi però, soprattutto parlando di uno dei quintetti più utilizzati e produttivi dell’intera Lega, non si possono più buttare al vento in modo stupido 15-20 palloni a notte.
Il volto principale di questo problema è sicuramente Lance Stephenson: le luci della ribalta e l’aver sfiorato per un paio di voti l’AllStar Game han peggiorato l’atteggiamento e le prestazioni dell’ex-Cincinnati. Sempre arrogante e polemico con gli arbitri in campo, in fase offensiva alterna giocate di ottima fattura con scelte pazze e insensate che spesso portano alla palla persa. Passaggi dietro alla schiena in mano agli avversari, palleggi prolungati, infrazioni varie, alley-oop selvaggi, blocchi illegali e falli tecnici sono ormai il menu del giorno… Anche in questo caso si poteva sorvolare nei primi mesi di Regular Season, ma giunti a questo punto ci si chiede come è possibile che coach Vogel permetta alla sua SG titolare certi atteggiamenti e libertà.
Nuovi innesti e Paul George.
Vero, lo scambio Granger-Turner non sta ancora portando i frutti sperati.
L’apporto dell’ex-Sixers è altalenante: alterna buone prestazioni a partite in cui sembra un pesce fuor d’acqua.
Vogel gli ha dato le chiavi della second unit preferendolo a Stephenson e quando è ispirato, Scola, Mahinmi e il resto del quintetto ne giovano parecchio, basti guardare l’ultima partita contro i Bulls con Scola mattatore grazie proprio al numero 12 che creava e smistava la palla egregiamente all’argentino che doveva solo metterla dentro.
Pur concedendo ulteriore tempo a Turner, un giocatore che pare si sia preso una lunga pausa è Paul George. La star di Indiana è il giocatore che più manca in questo momento alla squadra.
Le percentuali al tiro di PG24 sono precipitate vertiginosamente, passando da un buon 47% dal campo e 40% da 3 di gennaio a un disastroso 36% e 28% da 3 nelle ultime 15 partite.
La palla non entra più.
Nonostante giochi più per la squadra (+1.6 rimbalzi e +1.1 assist), a Indiana serve ritrovare il vecchio George realizzatore, quello che ti prende in mano la squadra e la porta alla vittoria. Purtroppo ultimamente sono altri i giocatori che si prendono le responsabilità e sembra sempre di più che il prodotto da Fresno State abbia perso la fiducia.
Mancano 12 partite alla fine della Regular Season. Grazie alle brutte prestazioni dei Miami Heat, Indiana continua a tenere saldo il primo posto nella Eastern Conference.
Quella che però si pensava essere una mini-crisi pare non abbandonare Indianapolis e anche chi sosteneva facessero apposta a perdere per mantenere le forze in vista dei playoffs comincia a ricredersi.
Vogel e tutta la squadra devono ritrovare assolutamente l’efficacia e la quadratura difensiva di inizio anno se vogliono tentare di far strada da aprile in poi; e aspettando il ritorno dall’infermeria di Watson (coscia) e si spera anche quello di Bynum (ginocchio), è soprattutto necessario che ritorni il George che tutti conosciamo.
ARTICOLO DI F.ZALTRON