Raulzinho Neto: Quando fui scelto al draft NBA fu un'esperienza unica
Intervista esclusiva la giocatore dell'UCAM Murcia CB
Raulzinho Neto (Belo Horizonte, 1992) ha tutte le carte in regola per diventare un grande campione. Attualmente gioca con la squadra UCAM Murcia CB, dove sta dimostrando che, nonostante la giovane età, ha talento, leadership e qualità per comandare la squadra.
L'anno scorso non ha avuto buon FIBA South American Championship con il Brasile, ma ha saputo riscattarsi con un gran mondiale e con una partita contro l'Argentina dove ha eclissato tutti. Ora, vive una nuova fase a Murcia, dove dice di essersi già adattato.
Come ti stai trovando a Murcia?
Molto bene. Con i compagni di squadra c’è un ottimo rapporto, sono persone meravigliose.
Anche la città aiuta, mi sto adattando molto velocemente.
A 19 anni, molto giovane, arrivasti a Gipuzkoa (Spagna). Come fu questo cambiamento?
Ci furono delle difficoltà, soprattutto legate alla lingua. Anche se il portoghese è simile allo spagnolo, avevo difficoltà a parlare con i miei compagni di squadra e capire l’allenatore.
Inoltre, iniziai a vivere da solo, senza la famiglia e gli amici, ma i compagni di squadra mi accolsero bene, mi aiutarono e, in questo momento, la mia vita è in Spagna. Questo si riflette in campo, poichè è molto importante per giocare bene.
Come iniziasti a giocare a basket?
Grazie a mio padre, che era giocatore. Dai due o tre anni, quando iniziai a camminare, prendevo la palla da basket che avevo in casa e giocavo con mio padre e mio fratello.
A otto anni cominciai ad allenarmi con una squadra di basket brasiliana, l’allenatore era un amico di mio padre. Dopo di che, iniziai a salire di categoria.
Nel 2013 sei stato scelto al draft dagli Utah Jazz con il numero 47, come fu l’esperienza?
Fu una esperienza magnifica, non solo per il draft, ma anche per i mesi anteriori, vivere ed allenarsi con la pressione di fare tutto bene, perchè gli scout di 5 o 6 squadre dell’NBA stavano osservando...fu un’esperienza bellissima che rimarrà con me tutta la vita. In quel periodo ho vissuto con Augusto Lima e Lucas Nogueira nello stesso appartamento di Los Angeles per due mesi.
Parlando di Lima, che conosci da tempo. Hai visto come sta migliorando di partita in partita?
E’ un grandissimo giocatore. Quello che gli mancava era concentrarsi nel basket, adesso sta facendo molto bene. Migliorerà molto: aiuta molto la squadra, è un pivot difficile da incontrare, per il suo fisico e la mentalità vincente che ha.
E come va con Carlos (Cabezas) e Alberto (Martín Marín), i tuoi compagni di squadra?
Carlos è un grande play, con una storia nel basket. E’ stato campione del mondo e ha giocato in grandi squadre. Ha molta sicurezza e ottime doti di leadership. Alberto comincia adesso. Ha molto talento, però deve ancora dimostrarlo. Lo sta facendo ogni giorno, negli allenamenti, e quando avrà l’opportunità farà bene. Spero che Carlos ed io potremo aiutarlo nella sua crescita come giocatore e come persona.
Quale giocatore della UCAM Murcia CB ha maggiormente destato il tuo interesse?
Thomas Kelati, per il modo in cui si allena. Non si vede in molti giocatori. Lui vuole giocare e vincere sempre e con i problemi fisici che ha avuto, allenarsi ogni giorno, senza riposo, è raro. Sarebbe normale per un giocatore come lui, che ha giocato a grandi livelli e che ha problemi fisici, non allenarsi così duramente, per poter poi giocare. Lui fa il contrario, vuole aiutare la squadra e si allena il più possibile.
Come si fa una partita come quella della FIBA World Cup contro Argentina?
(Neto ha segnato 21 punti durante quell’incontro, rimontando la partita) (ride) Non so come si fa! La verità è che è venuta fuori una gran partita! Mi ci voleva, perchè nell’estate al campionato Sudamericano non avevo giocato bene. La gente disse cose cattive, come per esempio che io non dovevo stare nella squadra. Sono cose che succedono nello sport. Ebbi l’occasione di giocare questa partita e lo feci con molta sicurezza. Avevo parlato molto con i miei genitori prima del Mondiale, perchè ero preoccupato per quello che si diceva. Mi aiutarono molto a concentrarmi. La partita contro l’Argentina fu molto speciale.
Che ne pensi del modello UCAM, che unisce sport e università?
Mi sembra un ottimo modello, molto simile alle università americane. Credo che si dovrebbe fare di più in Europa e in America Latina, perchè credo che possa avere molto successo.
Stai anche studiando Grastronomia. Come sta andando?
Molto bene, perchè unire lo studio con il gioco professionale non è semplice. E’ ottimo per conoscere persone fuori dal campo di gioco e i professori ci aiutano molto. In più lo sto facendo con Augusto Lima, così è anche più facile.
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