Palestrina saluta Simone Rischia
Qualcuno lo aveva intuito da settimane, qualcuno lo leggerà da queste righe: è il momento di un doloroso arrivederci per i nostri colori, salutando uno dei più validi e carismatici rappresentanti della colonia prenestina
Qualcuno lo aveva intuito da settimane, qualcuno lo leggerà da queste righe: è il momento di un doloroso arrivederci per i nostri colori, salutando uno dei più validi e carismatici rappresentanti della colonia prenestina. Termina il rapporto di collaborazione con Simone Rischia, con il giocatore classe 1990 libero ora di scegliere un’altra destinazione che dato il suo curriculum non faticherà a conquistare. Tra le decisioni delicate preannunciate a giugno poteva rientrare anche qualche nome importante per la squadra di Palestrina, e Rischia ne è uno degli esempi più calzanti. Il playmaker ha giocato da protagonista tutto il periodo che ha riportato la formazione della sua città ai fasti della Serie B, dispensando una quantità infinita di assist e diventando l’emblema del giocatore senza paura che andava a prendersi le responsabilità maggiori sia per il ruolo in campo che per la tanta esperienza accumulata. Non era strano per il pubblico vederlo alzarsi da tre e far sembrare facile e scontata un’azione che valeva tantissimo, ci tornano flashback nella memoria come a Montegranaro qualche anno fa e più di recente l’exploit in casa della Luiss nei playoff, una serie di triple devastante e il canestro della vittoria a bissare quello realizzato in stagione regolare. Ma anche nell’ultima stagione nei frangenti più delicati è servita la sua mano educata e il temperamento di chi ha Palestrina nelle vene, da uomo spogliatoio in termini di incoraggiamento ma anche per la sua proverbiale voglia di scherzare e di riuscire a strappare il sorriso a un compagno o a un dirigente. Cresciuto con noi, ci siamo salutati una prima volta per una doverosa formazione fuori città ritrovandolo dopo un po’ di tempo miglioratissimo e ancor più motivato. Ce lo siamo goduto e coccolato per diversi anni ma oggi ci salutiamo nuovamente, anche se sarà impossibile immaginarlo distante e vederlo come un semplice avversario, potremmo continuare a lungo con tante parole che per un esterno potrebbero suonare come tante che si rivolgono a un giocatore che va via. Ci rendiamo però conto che questo era un rapporto particolare, di una società ancorata alle sue origini e alla tradizione con uno dei ragazzi che ha cresciuto con orgoglio fin da piccolissimo, destinato per vocazione di famiglia a ripercorrere certe orme e che oggi andrà a spolverare dal cassettino dei ricordi tutte quelle immagini che stanno scorrendo nella mente del nostro staff e dei nostri tifosi.
Abbiamo usato la parola “arrivederci” non a caso, per concludere un grazie che non sarà mai abbastanza per quanto fatto sul parquet per i nostri colori e i tuoi colori, e soprattutto per come lo hai fatto: con la faccia tosta di un arancio verde vero e la certezza di aver dato sempre il massimo, non rinunciando mai a un tiro o una decisione rischiosa, consapevole che ne è valsa la pena anche solo per vivere quelle esultanze e quegli abbracci, insieme, tra le lacrime. Come quelle di commozione ora.
Abbiamo usato la parola “arrivederci” non a caso, per concludere un grazie che non sarà mai abbastanza per quanto fatto sul parquet per i nostri colori e i tuoi colori, e soprattutto per come lo hai fatto: con la faccia tosta di un arancio verde vero e la certezza di aver dato sempre il massimo, non rinunciando mai a un tiro o una decisione rischiosa, consapevole che ne è valsa la pena anche solo per vivere quelle esultanze e quegli abbracci, insieme, tra le lacrime. Come quelle di commozione ora.
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