Oleggio Magic Basket, Mamadou e un sogno chiamato pallacanestro
Il comunicato della società
LA SUA STORIA. Mamadou, primo di tre fratelli, ha iniziato a giocare a pallacanestro da piccolo, tutti i pomeriggi dopo la scuola. Quando è rimasto orfano della madre, nel 1996, si è trasferito in Mauritania il fratello di mezzo per trovare un impiego e continuare comunque a giocare. E’ rimasto nel Paese per 12 anni: nel 2008 si è trasferito in Libia grazie a una raccomandazione di lavoro e a un posto nella squadra di casa. Dopo il primo anno però sono iniziati i problemi: Mamadou ha perso il lavoro e anche la possibilità di giocare e ha trascorso otto anni di spostamenti, sempre all’interno della Libia, per poter lavorare e mettere da parte soldi per sé e i suoi fratelli. E’ di qualche mese fa la partenza per l’Italia, l’arrivo in Sicilia, poi a Settimo e infine Comignago. Mamadou durante il giorno studia l’italiano e finalmente ha ripreso la sua attività sportiva preferita, con tutto il corredo per poterlo fare al meglio.
Le parole dell’atleta: «La mia è una famiglia di sportivi, i miei zii erano arbitri di basket e spesso mi portavano con loro in palestra, a casa si respirava quello sport, per cui non potevi non innamorartene. Mi è subito piaciuto e mi è anche spiaciuto tanto non poter giocare per tanti anni e infatti adesso mi accorgo di essere un po’ rigido, ma mi sto riprendendo; vorrei fare il giocatore, so che è difficile, che devo prima imparare bene la lingua, avere tutti i miei documenti, ma essere qui a Oleggio e poter giocare per me è davvero bello, mi serve perché mi sfogo, perché sto bene con i compagni. Grazie a tutti».
Le parole dell’allenatore Alessandro Mattea: «Siamo contenti si possa allenare qua con i ragazzi, sarebbe anche bello farlo giocare davvero durante la partite, ma mancano alcuni documenti. E’ oltre un mese e mezzo che è con noi e si è subito ambientato».
I compagni: «Al di là della lingua, che di fatto è l’unica difficoltà che abbiamo per interagire con lui, siamo contenti si stia allenando con noi, si è subito inserito, è un ragazzo socievole, disponibile, si vede che è disposto a imparare la lingua perché cerchiamo comunque di parlare; ha molto forte il senso di amicizia, tramite Yussu ha chiesto alcune cose, è stato contento di avere il braccialetto della società che ha sempre al polso e che ha detto che così potrà portarlo con sè».