Si dividono le strade tra Ciro Cardinale e Il Globo Isernia
Ciro Cardinale lascia Isernia dopo cinque stagioni
Un ciclo arrivato a compimento. Dopo cinque stagioni cariche di entusiasmo e risultati di tutto rilievo che hanno fatto di Isernia la piazza principale del basket molisano, si dividono le strade tra Ciro Cardinale ed Il Globo Isernia.
Il coach dei pentri, la cui carriera sui parquet di tutta Italia è stata di quelle scintillanti tra Paternope Napoli, Molisana Campobasso ed Aesernia Basket, ha infatti ufficializzato ieri, al club del presidente Domenico Ricci, la sua volontà di chiudere con il successo ai playout di serie B nella serie con il Venafro la sua esperienza da trainer del team pentro.
“Considero esaurito un ciclo – discetta lo stesso allenatore – che mi ha regalato tantissime soddisfazioni, ma anche un pizzico di amarezza. Sono sempre riuscito a dare risultati a questa società, valorizzando al meglio i singoli giocatori che ho avuto a disposizione, ciascuno protagonista quando è stato chiamato a dare il suo contributo”.
Nell’arco di cinque tornei, il team biancazzurro è passato dalla C regionale, a quella nazionale sino alla B, categoria in cui ha conquistato – per due stagioni consecutive – la salvezza.
Il tutto mettendo in mostra sempre un gioco spettacolare fatto di difesa forte e corsa con un certo eclettismo anche a condire le singole situazioni.
“Ci siamo sempre divertiti – riconosce Cardinale – e lo abbiamo fatto mettendo in mostra un gioco che ha entusiasmato quanti ci hanno visto dalla tribuna. Io penso che il basket sia una disciplina semplice che non ha bisogno di alchimie particolare. È determinante far canestro e saper difendere e queste erano caratteristiche evidenti nei diversi gruppi che ha avuto a disposizione nelle tre categorie. Con mia grande soddisfazione, siamo riusciti a dare il massimo dappertutto, giocandocela con tutti non subendo mai, a mia memoria, passivi ingenti”.
La capacità di Cardinale – peraltro – è stata quello di plasmare al meglio il materiale umano messogli a disposizione dalla dirigenza nelle singole stagioni.
“Di certo – riconosce – non ho mai avuto la fortuna di altri colleghi le cui richieste sono state sempre assecondate. Ho sempre dovuto fare i conti con dei budget limitati, ma ho avuto la fortuna di avere a che fare con un club serio che ha rispettato tutti i propri impegni, una società sana che ha fatto sino in fondo il proprio dovere verso i propri tesserati. E se i miei colleghi più fortunati hanno avuto roster con fior di giocatori richiesti per determinate caratteristiche, da parte mia ho lavorato per valorizzare al meglio il materiale umano a disposizione facendolo crescere. Del resto, stagione dopo stagione, dalla C regionale alla B, abbiamo centrato gli obiettivi e negli ultimi due tornei ci siamo salvati facendo davvero bene e conquistando sempre il premio della federazione, per due stagioni consecutive, per il minutaggio degli under. Il tutto, tra l’altro, con uno spirito camaleontico legato al leggere al meglio le partite cercando di adattarle alle caratteristiche del mio team”.
Dalla serie playoff con Campli, massimo traguardo nella corsa promozione, all’ultimo spareggio playout con i cugini del Venafro tanto le emozioni succedutisi all’insegna di una notevole adrenalina.
“Ho vissuto momenti molto belli anche perché lo sport, del resto, è sempre all’insegna della tensione. I playoff contro Campli ed i playout contro Venafro, per certi versi, sono due facce della medesima medaglia. In particolare questo derby salvezza ha rappresentato la summa del lavoro portato avanti durante l’intera stagione urlando dalla panchina. I risultati si sono visti sul campo e dentro di me c’è grande orgoglio perché l’esito finale dei playout è il risultato di tutto il lavoro, mio e degli altri elementi dello staff tecnico (i miei assistenti ed il preparatore atletico, ndr), portato avanti in palestra. Questi ragazzi hanno dato il 110% di quanto avevano. Sono stati più presenti anche dei veterani e per questo mi sento di ringraziare, individualmente, tutti quanti i giocatori che ho avuto in questo quinquennio”.
Del resto, la salvezza ottenuta in questa stagione ha un sapore davvero speciale in casa pentra. “All’inizio dell’anno tanti addetti ai lavori ci davano per spacciati, ma io e con me la società abbiamo creduto in questo gruppo sin dall’avvio. Abbiamo lavorato sodo, non abbattendoci quando i riusltati non arrivavano e siamo cresciuti in ogni singolo aspetto, compreso quello dei tiri liberi, che in partita ci vedevano con percentuali non all’altezza, frutto anche della tensione figlia della gioventù di questo gruppo, a fronte invece di buoni riscontri in allenamento. La crescita però poi è stata esponenziale e tutti abbiamo concorso a questo risultato che mi ha riempito di enorme soddisfazione perché, a parte la Stella Azzurra Roma, non c’erano poi altre squadre di cadetteria con elementi classe ’96 o ’97 schierati nello starting five”.
A proposito di quintetti, quasi naturale chiedere quale sarebbe stato quello di partenza ideale di questo quinquennio per coach Cardinale.
“Non potrei mai rispondere a questa questione – taglia corto il tecnico – perché offenderei qualcuno dei meravigliosi ragazzi con cui ho lavorato, procurandogli un dispiacere. Con tantissimi di loro mi sento costantemente e mi confronto al di là dell’aspetto tecnico. Citarne solo cinque significherebbe dimenticarne tantissimi che hanno dato tanto a me e alla maglia della società. A mio avviso, oltre il 90% di loro, perché, purtroppo, qualcuno non ha lavorato appieno, hanno dato l’anima sia per me che per il club. Quindi, nel mio quintetto ideale ci sono tutti”.
Del resto, la più grossa soddisfazione per Cardinale è sempre stata legata nel dare l’opportunità ai propri giocatori di poter mirare a tornei di categoria superiore.
“Un esempio che mi viene sempre in mente è quello di Bracci – spiega – anche perché quando è arrivato ad Isernia in tanti storcevano il muso affermando che si trattava di un ragazzo senza alcun tipo di qualità. Ebbene sentire il suo ex allenatore affermare che, qui, da ‘scarpone è divenuto un giocatore’ è per me la più grande soddisfazione. In effetti, dopo Isernia, è stato cambio dei lunghi in una B chiamata al salto in A2 ed anche a Piacenza in C poi è stato un vero e proprio leader a livello di minutaggio ed apporto alla causa. Il suo – che cito come caso esemplificativo – è un percorso che mi riempie d’orgoglio perché è un ragazzo che ha lavorato e sofferto tanto e ci ha messo anima e cuore. E credo che un po’ tutti i giocatori, riferendomi anche all’ultimo anno, potranno mirare ad essere protagonisti in questa categoria la prossima stagione”.
Un 2016/17 che vedrà Ciro Cardinale andare in cerca di un nuovo progetto. “Ora mi guarderò intorno – chiosa – alla ricerca di un club che abbia voglia di giocare a basket”.