Martina Franca, parola a coach Aldo Russo
Le parole del coach di Martina Franca
Martina Franca - Cresciuto a Sant’Antimo, Aldo Russo è un napoletano verace e pieno di grinta ma al tempo stesso dedito alla cultura del lavoro. Il nuovo allenatore della Due Esse, nonostante la sua giovane età, può vantare un curriculum di tutto rispetto, grazie alle numerose esperienze come allenatore delle più importanti selezioni giovanili del sud Italia e a livello di Nazionali Giovanili. La sua facilità e naturalezza nel lavorare con i giovani, abbinata alla buona esperienza accumulata in piazze importanti come Sant’Antimo, Napoli e in ultimo Reggio Calabria sotto la guida di coach Bolignano nei primi mesi e Ponticiello poi, ha colpito il presidente Marcello Schiavone, lesto insieme al ds Nico Valzani a strapparlo alle numerose e ambiziose società di categorie superiori.
Raggiunto dal nostro Ufficio Stampa, ecco le sue prime parole che concede per presentarsi alla piazza:
D: Benvenuto coach Russo, quali sono Le sue prime sensazioni dopo l’approdo alla DueEsse Basket Martina?
R: “Sensazioni assolutamente positive, di grande entusiasmo e personalmente di grande motivazione. La reale intenzione è di conoscere tutto l’ambiente e provare a coinvolgerlo il più possibile per diventare un’unica anima”.
D: Cosa l’ ha spinto a “sposare” il progetto DueEsse?
R: “La piazza di Martina Franca, da sempre conosciuta come competente, appassionata e calda. Ideale trampolino di lancio per un coach che ha voglia di mettersi in gioco con entusiasmo. L’approccio col presidente Schiavone e il ds Valzani poi ha fatto la differenza, avendo immediatamente riscontrato in loro la stessa unione di intenti: far crescere Martina a tal punto da diventare un riferimento cestistico nel territorio, anche mediante un movimento che veda trasversalmente impegnati il settore giovanile e le realtà limitrofe”.
D: Che ambiente si aspetta?
R: “So di tifosi sempre presenti e sostenitori della squadra. La conferma l’ho avuta al primo contatto tramite i social network, quando sono rimasto piacevolmente colpito dalla condivisione di un motto a me molto caro: non mollare mai”.
D: Ha già avuto modo di visitare la città?
R: “Poco a dire il vero. Ho avuto modo di vedere solo una piccola porzione del centro, oltre che visionare i campi di gioco e alcune strutture interenti alla squadra”.
D: Cosa significa per Lei essere alla prima esperienza da head coach in un campionato, importante e difficile, come quello della serie B nazionale?
R: “Gioia, orgoglio e responsabilità: verso me stesso, verso chi ha creduto in me e verso i giocatori e tutti coloro che faranno parte di questo progetto. Oltre alla fiducia nel perseguire, con serenità, questo lavoro che è per me una passione. Di indole sono meticoloso e studioso, ma sarà l’entusiasmo che trasmetterò alla mia squadra, la molla che ci spingerà a fare tutto il possibile per raggiungere gli obiettivi, secondo le nostre potenzialità e possibilità”.
D: Che bagaglio tecnico Le ha lasciato la sua ultima esperienza nella Viola Reggio Calabria?
R: “Decisamente importante. L’approccio al mondo senior con Domenico Bolignano e soprattutto la condivisione totale delle idee di gioco con Ciccio Ponticiello, di cui era già stato assistente in B1 a Sant’Antimo. Ritrovarlo alla Viola è stato per me riprendere un discorso lasciato in sospeso. A Reggio abbiamo condiviso un’idea di pallacanestro integrata, mio modello di formazione al Vivi Basket, che ci ha consentito di apprendere sistemicamente l’uno dall’altro, sviluppando un intesa davvero coinvolgente da usare come modello per il futuro”.
D: Da coach Di Lorenzo e Leonetti, passando per Bolignano, fino ad arrivare a Francesco Ponticiello. Chi reputa più importante nel suo percorso di crescita professionale?
R: “Per la mia formazione umana e professionale, devo tanto soprattutto a Roberto di Lorenzo, deus ex machina del Progetto Vivi Basket Napoli. Un maestro di vita e padre cestistico sotto tutti gli aspetti inerenti a ciò che un allenatore deve saper essere, fare e saper fare. Mi ha dato la possibilità di crescere, sbagliare e prendere consapevolezza con quello che sono; ed essere tollerante verso gli errori senza mai perdere di vista coerenza, umiltà e realtà: si è preso cura di me. Così come lo hanno fatto Giacomo Leonetti e Ciccio Ponticiello, condividendo il loro sapere senza remore”.
D: Gli aspetti e i segreti che più ha appreso da loro?
R: “Roberto di Lorenzo per la cura della formazione e la capacità di leggere la partita lasciando autonomia alla squadra; Leonetti per la determinazione e meticolosità fuori dal comune; Ponticiello per l’elevata capacità tecnico/tattica e di gestione degli uomini a livello senior, valorizzando esponenzialmente giovani talenti. Tutti accomunati da una scuola di pensiero comune che ha contribuito a far accrescere e sviluppare la mia idea di pallacanestro e di cui, allo stesso modo, ha fatto parte Domenico Bolignano: esempio di determinazione e lealtà”.
D: Raggiunto questo prestigioso traguardo, si sente di ringraziare qualcuno in particolare?
R: “Fondamentalmente chi ha sempre creduto in me: dalla mia compagna Susy, alla mia famiglia, a Roberto di Lorenzo e tutta Vivi Basket. Ringrazio anche una grande società come la Viola, per la fiducia concessami, e chi ha saputo essere formatore come Giacomo e Ciccio. Gli atleti e i colleghi/amici veri che hanno sempre lavorato sodo con il sottoscritto e chi, “dietro le quinte”, ha contribuito in maniera fondamentale alla mia formazione come Tonia Bonacci”.
D: Quale filosofia di gioco pensa di mettere in pratica?
R: “Una idea di gioco “frizzante” ma efficace e possibilmente divertente, in cui la gente e i ragazzi del settore giovanile possano identificarsi. Mi piace avere giocatori autonomi e responsabili che sappiano rendersi protagonisti all’interno di un sistema di gioco che proverò a cucire sulle loro caratteristiche e quelle della squadra. Sull’intensità difensiva e offensiva, e sul gioco in campo aperto, si baserà il nostro modo di affrontare le gare che non potrà assolutamente prescindere dal gioco di squadra e dal come ci passeremo la palla”.
D: Quali obiettivi si pone?
R: “Obiettivi coerenti con quelle che saranno le nostre possibilità e peculiarità. Vedremo man mano, con l’allestimento del roster, cosa questa squadra dovrà enfatizzare e migliorare. Con senso di realtà prenderemo coscienza di quelli che sono i nostri limiti e faremo di tutto per migliorarli, lavorando duramente giorno per giorno. Fondamentale sarà la qualità dei rapporti umani che sapremo tessere tra di noi, per divenire un’identità comune e granitica con cui affrontare senza timore ogni avversario”.
D: La stagione 2014-2015 si preannuncia come “l’anno zero” per il basket martinese, anche alla luce delle novità societarie. Cosa promette ad una piazza ambiziosa come quella della Valle d’Itria?
R: “Non assocerei il numero “zero” a questa nuova avventura. Bisogna riconoscere la storia di questa società e i suoi valori, per cui dico che questo potrà essere il primo anno di tanti in cui proveremo a raggiungere il livello più alto possibile senza mai risparmiarci”.
D: Vuole rivolgere un appello ai tifosi?
R: “Sono sicuro che non faranno mai mancare ai ragazzi il loro calore e supporto, ma stateci vicino anche quando le cose andranno meno bene. Vogliamo farvi divertire vincendo il più possibile, in modo da mantenere alto l’entusiasmo. Perché vi garantisco che questa sarà una squadra che getterà il cuore oltre l’ostacolo e non mollerà..mai”.
Raggiunto dal nostro Ufficio Stampa, ecco le sue prime parole che concede per presentarsi alla piazza:
D: Benvenuto coach Russo, quali sono Le sue prime sensazioni dopo l’approdo alla DueEsse Basket Martina?
R: “Sensazioni assolutamente positive, di grande entusiasmo e personalmente di grande motivazione. La reale intenzione è di conoscere tutto l’ambiente e provare a coinvolgerlo il più possibile per diventare un’unica anima”.
D: Cosa l’ ha spinto a “sposare” il progetto DueEsse?
R: “La piazza di Martina Franca, da sempre conosciuta come competente, appassionata e calda. Ideale trampolino di lancio per un coach che ha voglia di mettersi in gioco con entusiasmo. L’approccio col presidente Schiavone e il ds Valzani poi ha fatto la differenza, avendo immediatamente riscontrato in loro la stessa unione di intenti: far crescere Martina a tal punto da diventare un riferimento cestistico nel territorio, anche mediante un movimento che veda trasversalmente impegnati il settore giovanile e le realtà limitrofe”.
D: Che ambiente si aspetta?
R: “So di tifosi sempre presenti e sostenitori della squadra. La conferma l’ho avuta al primo contatto tramite i social network, quando sono rimasto piacevolmente colpito dalla condivisione di un motto a me molto caro: non mollare mai”.
D: Ha già avuto modo di visitare la città?
R: “Poco a dire il vero. Ho avuto modo di vedere solo una piccola porzione del centro, oltre che visionare i campi di gioco e alcune strutture interenti alla squadra”.
D: Cosa significa per Lei essere alla prima esperienza da head coach in un campionato, importante e difficile, come quello della serie B nazionale?
R: “Gioia, orgoglio e responsabilità: verso me stesso, verso chi ha creduto in me e verso i giocatori e tutti coloro che faranno parte di questo progetto. Oltre alla fiducia nel perseguire, con serenità, questo lavoro che è per me una passione. Di indole sono meticoloso e studioso, ma sarà l’entusiasmo che trasmetterò alla mia squadra, la molla che ci spingerà a fare tutto il possibile per raggiungere gli obiettivi, secondo le nostre potenzialità e possibilità”.
D: Che bagaglio tecnico Le ha lasciato la sua ultima esperienza nella Viola Reggio Calabria?
R: “Decisamente importante. L’approccio al mondo senior con Domenico Bolignano e soprattutto la condivisione totale delle idee di gioco con Ciccio Ponticiello, di cui era già stato assistente in B1 a Sant’Antimo. Ritrovarlo alla Viola è stato per me riprendere un discorso lasciato in sospeso. A Reggio abbiamo condiviso un’idea di pallacanestro integrata, mio modello di formazione al Vivi Basket, che ci ha consentito di apprendere sistemicamente l’uno dall’altro, sviluppando un intesa davvero coinvolgente da usare come modello per il futuro”.
D: Da coach Di Lorenzo e Leonetti, passando per Bolignano, fino ad arrivare a Francesco Ponticiello. Chi reputa più importante nel suo percorso di crescita professionale?
R: “Per la mia formazione umana e professionale, devo tanto soprattutto a Roberto di Lorenzo, deus ex machina del Progetto Vivi Basket Napoli. Un maestro di vita e padre cestistico sotto tutti gli aspetti inerenti a ciò che un allenatore deve saper essere, fare e saper fare. Mi ha dato la possibilità di crescere, sbagliare e prendere consapevolezza con quello che sono; ed essere tollerante verso gli errori senza mai perdere di vista coerenza, umiltà e realtà: si è preso cura di me. Così come lo hanno fatto Giacomo Leonetti e Ciccio Ponticiello, condividendo il loro sapere senza remore”.
D: Gli aspetti e i segreti che più ha appreso da loro?
R: “Roberto di Lorenzo per la cura della formazione e la capacità di leggere la partita lasciando autonomia alla squadra; Leonetti per la determinazione e meticolosità fuori dal comune; Ponticiello per l’elevata capacità tecnico/tattica e di gestione degli uomini a livello senior, valorizzando esponenzialmente giovani talenti. Tutti accomunati da una scuola di pensiero comune che ha contribuito a far accrescere e sviluppare la mia idea di pallacanestro e di cui, allo stesso modo, ha fatto parte Domenico Bolignano: esempio di determinazione e lealtà”.
D: Raggiunto questo prestigioso traguardo, si sente di ringraziare qualcuno in particolare?
R: “Fondamentalmente chi ha sempre creduto in me: dalla mia compagna Susy, alla mia famiglia, a Roberto di Lorenzo e tutta Vivi Basket. Ringrazio anche una grande società come la Viola, per la fiducia concessami, e chi ha saputo essere formatore come Giacomo e Ciccio. Gli atleti e i colleghi/amici veri che hanno sempre lavorato sodo con il sottoscritto e chi, “dietro le quinte”, ha contribuito in maniera fondamentale alla mia formazione come Tonia Bonacci”.
D: Quale filosofia di gioco pensa di mettere in pratica?
R: “Una idea di gioco “frizzante” ma efficace e possibilmente divertente, in cui la gente e i ragazzi del settore giovanile possano identificarsi. Mi piace avere giocatori autonomi e responsabili che sappiano rendersi protagonisti all’interno di un sistema di gioco che proverò a cucire sulle loro caratteristiche e quelle della squadra. Sull’intensità difensiva e offensiva, e sul gioco in campo aperto, si baserà il nostro modo di affrontare le gare che non potrà assolutamente prescindere dal gioco di squadra e dal come ci passeremo la palla”.
D: Quali obiettivi si pone?
R: “Obiettivi coerenti con quelle che saranno le nostre possibilità e peculiarità. Vedremo man mano, con l’allestimento del roster, cosa questa squadra dovrà enfatizzare e migliorare. Con senso di realtà prenderemo coscienza di quelli che sono i nostri limiti e faremo di tutto per migliorarli, lavorando duramente giorno per giorno. Fondamentale sarà la qualità dei rapporti umani che sapremo tessere tra di noi, per divenire un’identità comune e granitica con cui affrontare senza timore ogni avversario”.
D: La stagione 2014-2015 si preannuncia come “l’anno zero” per il basket martinese, anche alla luce delle novità societarie. Cosa promette ad una piazza ambiziosa come quella della Valle d’Itria?
R: “Non assocerei il numero “zero” a questa nuova avventura. Bisogna riconoscere la storia di questa società e i suoi valori, per cui dico che questo potrà essere il primo anno di tanti in cui proveremo a raggiungere il livello più alto possibile senza mai risparmiarci”.
D: Vuole rivolgere un appello ai tifosi?
R: “Sono sicuro che non faranno mai mancare ai ragazzi il loro calore e supporto, ma stateci vicino anche quando le cose andranno meno bene. Vogliamo farvi divertire vincendo il più possibile, in modo da mantenere alto l’entusiasmo. Perché vi garantisco che questa sarà una squadra che getterà il cuore oltre l’ostacolo e non mollerà..mai”.
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