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Serie A2 Ovest 23/06/2016, 13.29

Intervista a Daniele Parente: ecco la sua Gioventù Granata

Ecco le parole di Daniele Parente, allenatore delle giovanili della Pallacanestro Trapani

Serie A2 Ovest
Ci sono persone che “respirano” pallacanestro 24 ore al giorno. L'allenatore del settore giovanile Daniele Parente è una di queste. Lo abbiamo ascoltato, per parlare di basket e di vita granata a 360 gradi.

Daniele, dopo aver lasciato il basket giocato, due anni fa hai deciso di intraprendere l’avventura da allenatore. Come ci si trova a stare dall’altra parte del campo?

“Sono due cose completamente diverse e questo lo può dire qualsiasi giocatore che poi ha intrapreso la carriera da allenatore. Per certi versi è molto meglio giocare, perché un atleta riesce di più a staccare la spina. Allenare, però, mi dà molta soddisfazione. Soprattutto avere a che fare con i giovani: questo mi costringe a più responsabilità rispetto a quelle che avrei allenando un gruppo senior, per motivi non prettamente tecnici. I ragazzi del settore giovanile sono in una fase in cui prima da bambini diventano adolescenti e poi da adolescenti diventano uomini, quindi bisogna curare diversi aspetti”.

I gruppi Under 18 e Under 13 che hai allenato quest’anno hanno raggiunto degli ottimi risultati. Ti ritieni soddisfatto?

“Sì. Al di là dei risultati sportivi, credo che una società che fa settore giovanile debba puntare a far crescere il più alto numero possibile di giocatori di buon livello. Tutti i gruppi del vivaio granata sono migliorati nell’arco di questi due anni. È ovvio che pian piano si diventa grandi, quindi la parte ludica un po’ diminuisce e cerchiamo di spingere, trattando i ragazzi come se fossero dei giocatori adulti. Loro lo capiscono ed infatti vengono molto più motivati agli allenamenti. Partecipano a tornei, riunioni e quindi iniziano già ad intravedere cosa vuol dire diventare un atleta. Non li trattiamo come professionisti ed è proprio questo il percorso da seguire, con concetti tecnici e tattici ogni anno un po’ più complessi”.

Hai dato una mano anche alle formazioni Under 16 e 14. Come hai visto queste squadre?

“Seguo l’Under 14 da due anni, essendo vice-allenatore della squadra. Con l’Under 16, invece, ho dato una mano nell’ultima fase, all’interzona. Gli Under 16 hanno raggiunto un grande obiettivo: peccato per un paio di infortuni, ma credo che Fabrizio Canella abbia fatto un lavoro super, perché portare una squadra all’interzona, per una società come la Pallacanestro Trapani, al momento è da considerarsi un ottimo risultato. Noi puntiamo a far sì che i concentramenti interzona diventino la normalità, però ci vuole tempo, come con tutti i progetti. Non abbiamo fretta, ma siamo sulla buona strada”.

L’allenatore del settore giovanile non ha solo il compito di gestire e formare giocatori, ma anche e soprattutto quello di essere un educatore. Quanto è importante la figura del coach nei confronti dei giovani che alleni?

“Allenare i senior è diverso da occuparsi delle giovanili. Quando si allena una prima squadra bisogna essenzialmente vincere, mentre l’allenatore del settore giovanile deve preoccuparsi soprattutto di avere alle spalle una società con un progetto valido. Noi cerchiamo di lavorare per avere tra qualche anno tre-quattro elementi dentro la prima squadra. Non bisogna focalizzarsi esclusivamente sulle questioni tecniche e tattiche, che sono ovviamente importantissime, ma anche far capire agli atleti quali sono le regole da seguire in campo e all’interno di un gruppo. Abitudini che si ritroveranno per tutta la vita”.

Nel tuo futuro, punti a qualcosa di differente? Magari una carriera fuori dal settore giovanile?

“Bisogna valutare anno per anno. Non ho scadenze, quindi non posso dire che tra due anni vorrò fare questa cosa o tra quattro un’altra. È ovvio che tutti gli allenatori hanno il sogno di allenare in NBA, in Eurolega o in Serie A. Io credo, però, che ognuno debba riconoscere quando è pronto a cambiare programma. Io sono molto contento di quello che faccio: ho iniziato un percorso e mi piace lavorare con i ragazzi. Amo stare con questi ragazzi, in particolare, perché ho trovato una grandissima disponibilità, cosa non sempre scontata. Tutti i giovani trapanesi e le famiglie hanno agevolato il mio lavoro. Più avanti vedremo, ma senza dubbio mi piacerebbe concludere il percorso con i gruppi con cui ho iniziato. È ovvio che poi se ci dovessero essere delle chiamate, le valuterò”.

E’ una storia lunga quella che ti lega a questa città. Che ricordi hai dell’Europeo Under 22 che disputasti qui a Trapani nel 1998, con la maglia della Nazionale?

“Sono cose che si portano dentro per tutta la vita. È stato un europeo importante: basta guardare i roster di allora per capire che gente ha preso parte a quella manifestazione. Noi dell’Italia eravamo in parecchi sotto età e credo che abbiamo fatto un buon torneo. Mi ricordo di una cornice di pubblico fantastica: il palazzetto era sempre pieno e c’era un’atmosfera bellissima. A vent’anni sentivo meno la stanchezza e mi importava solo giocare. Dopo un po’ ho preso coscienza di con chi ho giocato, tanto da aver visto diversi atleti che abbiamo affrontato in NBA e in Eurolega”.

Mentre sei impegnato con il nostro camp e con la pianificazione futura, seguirai la Nazionale? Come vedi il prossimo preolimpico?

“L’Italia ha tutte le carte in regola per vincere. Essendo partite secche ed avendo il vantaggio di giocare in casa, questa Nazionale può senz’altro raggiungere dei buoni risultati. Credo che Ettore Messina sia un valore aggiunto e che la sua presenza possa fungere da stimolo in più per i nostri giocatori. Il roster c’è, è completo, dipende solamente da loro. È un torneo strano: bisogna arrivare all’ultima partita senza sottovalutare le precedenti e giocare intensi, duri. Sono davvero tutte finali e non si può sbagliare mezza partita, però credo che gli Azzurri abbiano tutti i requisiti per andare alle Olimpiadi. Per me, però, è tempo di pensare soprattutto al vivaio granata”.
© Riproduzione riservata
F. Tarantino

F. Tarantino

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 1 Commento
  • Piratagialloblu 23/06/2016, 13.50

    Grande Daniele... sembra una vita che giocava da noi in DNA e la serie A era letteralmente su un'altra galassia, e invece sono passati solo 3 anni... io però non l'ho dimenticato. In bocca al lupo per la tua carriera da coach!