Stings: Lettera aperta del consigliere Berni ai tifosi biancorossi
La lettera aperta del consigliere ai tifosi della Pallacanestro Mantovana
“Subito dopo la 5° play off persa a Voghera i miei dubbi sulla prosecuzione dell’impegno a causa di quello che ritenevo un’insufficiente sostegno da parte di sponsor mantovani erano molto molto solidi.
Molti amici appassionati di basket quei giorni si fecero vivi per sollecitarmi a continuare garantendo, chi in un modo, chi nell’altro, il loro personale sostegno e attivismo per superare e arginare lo scarso interesse dei marchi nostrani.
Ciò che però mi condizionò di più furono un video e un messaggio.
Era il video dei “sota”, una compilation di situazioni colorite, appassionate e numerose che si concludeva con “l’invasione” di Voghera, nonostante la distanza e la serata feriale.
E il messaggio diceva “facciamo in modo che tutto questo non finisca”.
Il mio trasporto, la mia passione, le mie “sofferenze”, che non mi permettono mai di guardare la partita seduto e silenzioso, sono note e oggetto di plurime e divertenti ironie, così come è noto il mio animo marcatamente nazionalpopolare, di cui vado orgoglioso e che mi accompagna sempre, anche nel lavoro in giro per l’Italia e per il mondo.
Il “facciamo in modo che non finisca” mi rimase davanti agli occhi quei giorni difficili, mi indusse a telefonare e incontrare alcuni amici non mantovani, contagiati dalla mia passione, per continuare l’avventura.
“E siamo ancora qua”, come canta l’immenso Vasco, è dovuto prevalentemente a quell’appello, accorato, sincero e appassionato della marea rossa dei “sota”, che ha toccato le corde del mio cuore di poggese verace, tifoso, per nulla sportivo e tanto meno imparziale, che per regolamento eliminerebbe i falli contro e moltiplicherebbe quelli a favore, che allungherebbe a 48 secondi il nostro possesso e ridurrebbe a 12 quello degli avversari, che consentirebbe ai nostri attaccanti di sedersi nel pitturato e vieterebbe agli avversari di calpestarlo, che disegnerebbe la nostra linea da tre sotto il canestro e quella degli avversari almeno a nove metri.
Non sopporterei un Palabam silenzioso e composto come il Bibiena, che si scioglie per un attimo solo dopo un acuto perché se in teatro è giusto sia così su un campo di basket il primo e l’ultimo canestro li segnano sempre il calore del tifo, che per i nostri ragazzi conta assai di più di una poderosa “sniffata”.
Perciò stavolta sono io a usare verso i 250 invasori di Voghera il loro appello risultato vincente e decisivo “facciamo in modo che tutto questo non finisca” perché tutto questo non deve finire e non finirà solo se continueremo a ritmare in tutti i palazzetti “noi siamo i mantovani…”.”
Stefano Berni
Molti amici appassionati di basket quei giorni si fecero vivi per sollecitarmi a continuare garantendo, chi in un modo, chi nell’altro, il loro personale sostegno e attivismo per superare e arginare lo scarso interesse dei marchi nostrani.
Ciò che però mi condizionò di più furono un video e un messaggio.
Era il video dei “sota”, una compilation di situazioni colorite, appassionate e numerose che si concludeva con “l’invasione” di Voghera, nonostante la distanza e la serata feriale.
E il messaggio diceva “facciamo in modo che tutto questo non finisca”.
Il mio trasporto, la mia passione, le mie “sofferenze”, che non mi permettono mai di guardare la partita seduto e silenzioso, sono note e oggetto di plurime e divertenti ironie, così come è noto il mio animo marcatamente nazionalpopolare, di cui vado orgoglioso e che mi accompagna sempre, anche nel lavoro in giro per l’Italia e per il mondo.
Il “facciamo in modo che non finisca” mi rimase davanti agli occhi quei giorni difficili, mi indusse a telefonare e incontrare alcuni amici non mantovani, contagiati dalla mia passione, per continuare l’avventura.
“E siamo ancora qua”, come canta l’immenso Vasco, è dovuto prevalentemente a quell’appello, accorato, sincero e appassionato della marea rossa dei “sota”, che ha toccato le corde del mio cuore di poggese verace, tifoso, per nulla sportivo e tanto meno imparziale, che per regolamento eliminerebbe i falli contro e moltiplicherebbe quelli a favore, che allungherebbe a 48 secondi il nostro possesso e ridurrebbe a 12 quello degli avversari, che consentirebbe ai nostri attaccanti di sedersi nel pitturato e vieterebbe agli avversari di calpestarlo, che disegnerebbe la nostra linea da tre sotto il canestro e quella degli avversari almeno a nove metri.
Non sopporterei un Palabam silenzioso e composto come il Bibiena, che si scioglie per un attimo solo dopo un acuto perché se in teatro è giusto sia così su un campo di basket il primo e l’ultimo canestro li segnano sempre il calore del tifo, che per i nostri ragazzi conta assai di più di una poderosa “sniffata”.
Perciò stavolta sono io a usare verso i 250 invasori di Voghera il loro appello risultato vincente e decisivo “facciamo in modo che tutto questo non finisca” perché tutto questo non deve finire e non finirà solo se continueremo a ritmare in tutti i palazzetti “noi siamo i mantovani…”.”
Stefano Berni
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