Old Star Game, stasera apre Peterson: “Il derby di Bologna? Per me numero 1”
Il mitico Dan, che alle 20,30 di oggi presenterà al PalaDozza la sfida tra Fortitudo Old Star e Virtus Old Star, racconta i suoi anni in Virtus e le sfide con l'Aquila
E' il grande giorno. Questa sera alle 20,30 al PalaDozza rivivranno i fasti del derby di Basket City con il ritorno al Madison dei Miti che hanno fatto la storia della stracittadina di Bologna.
E' il grande giorno, quello dell'Old Star Game, l'evento organizzato dalla We For You Events&Communication di Ale Nava con il patrocinio del Comune di Bologna e della FIP e con il sostegno della Virtus e della Fortitudo, tutti uniti per sostenere la Fondazione Operation Smile Italia Onlus presieduta da Santo Versace e impegnata nella cura dei bambini affetti da labiopalatoschisi e da malformazioni del volto.
La prevendita dell'evento sta andando nel migliore dei modi, tanto che sono rimasti disponibili soltanto i biglietti per le curve, acquistabili ad appena 10 euro anche oggi presso tutti i punti vendita del circuito VivaTicket, presso il Fortitudo Point ed il Virtus Point, e, dalle 18 di oggi, presso la biglietteria del PalaDozza.
Tantissimi i campioni che si affronteranno nella sfida tra Fortitudo Old Star e Virtus Old Star, una sfida epica che avrà il sapore della festa e che sarà presentata dal mitico Dan Peterson, che nei cinque anni sulla panchina delle Vu nere – dal 1973 al 1978 – seppe conquistare una Coppa Italia nel 1974 ed uno scudetto nella stagione 1975-76.
Dan Peterson è pronto a tornare al PalaDozza?
“Sì, presenterò le squadre. Sarà una roba abbastanza semplice”.
Cinque anni sulla panchina della Virtus non si dimenticano. Che ricordi conserva ancora di quella esperienza?
“Ovviamente la mente va alla conquista della Coppa Italia e dello scudetto, ma va ricordato che disputammo anche due finali scudetto nel 1977 e nel 1978. Quella era la Virtus di Driscoll, Serafini, Bertolotti, Caglieris, John Roche, una squadra molto tecnica in un campionato in cui la competizione era molto alta. Penso ad avversarie come Cantù, Varese, Milano, Venezia, Rieti, Pesaro, Udine. Ogni partita era veramente difficile”.
Qual è stato il giocatore più forte che ha allenato?
“Ce ne sono stati tanti. Terry Driscoll, John Roche, Gianni Bertolotti, che l'anno dello scudetto viaggiava a 26 punti di media a partita, un record per un italiano, prima che arrivasse Antonello Riva. Bertolotti era immarcabile: era due metri e il suo arresto e tiro era un problema per gli avversari. Ho diverse foto con lui un metro sopra il suo difensore. Poi c'era il piccolo Charlie Caglieris, il motore del contropiede e dell'attacco, mentre Gigione Serafini era il nostro pivottone.Gli ultimi due anni ho allenato anche due giocatori formidabili come Renato Villalta e Marco Bonamico, ma probabilmente il più forte di tutti è stato Terry Driscoll”.
Che ricordi ha dei derby con la Fortitudo?
“Prima di tutto vorrei dire che di 10 derby giocati ne ho vinti 9 e perso 1 solo. Credo che sia un record che forse non sarà mai superato. La cosa ancora più interessante è che, quando arrivai sulla panchina della Virtus, il bilancio dei precedenti confronti con la Fortitudo era di 9-6 per l'Aquila: in sette anni se n'erano giocati 14 di campionato più uno in Coppa Italia.
Per questo in Virtus c'era grande preoccupazione per il derby. Quando arrivai dissi ai miei giocatori: “Hey, noi dobbiamo cercare di vincere non per essere i migliori nel triangolo di terra tra il PalaDozza e via san Felice, ma per essere una squadra di livello nazionale, come Varese, Milano, Cantù. Dobbiamo pensare in grande”.
Con la Fortitudo c'era grande rivalità, ma anche da grande amicizia. Il rapporto tra il nostro boss, l'avvocato Porelli, e il loro boss, l'onorevole Giancarlo Tesini, ne era la migliore conferma”.
Si racconta di un giorno particolare in cui lei tifò per la Fortitudo.
“Nel 1975 la Fortitudo andò a Genova per disputare lo spareggio per non retrocedere: su tre squadre coinvolte, solo una si sarebbe salvata. Toccò a Roma, che era allenata da Valerio Bianchini, mentre la Fortitudo e Mestre retrocessero. Andai a Genova a tifare per l'Aquila, facendo la trasferta in pullman con la Fossa dei Leoni. Fu molto simpatico. Con noi c'era anche Maurizio Ferro, un ragazzo cresciuto nel vivaio della Fortitudo, di cui poi sarebbe diventato giocatore e, nel tempo, anche allenatore e responsabile del settore giovanile. Era molto giovane ed era un grande imitatore di voci. Per un'ora fece la voce di “Dido” Guerrieri, che aveva allenato la squadra l'anno precedente, e poi si cimentò nell'imitazione di Aza Nikolic. Non ho mai riso tanto in vita mia”.
Lei come allenatore della Virtus non ebbe problemi a fare la trasferta in pullman con la Fossa dei Leoni?
“No, erano tutti tranquilli, non ci fu neanche una parola fuori posto. Ai tempi c'era rivalità, ma, come dicevo, anche grandissima amicizia tra i giocatori delle due squadre”.
Antonelli, tra i protagonisti dello scudetto della stagione 1975-76 e presente stasera al PalaDozza, oltre che questa mattina dalle 10 alla palestra Porelli per il clinic sul “music basketball method”, ci ha raccontato della “regola del 3” di Dan Peterson.
“Ricordo Antonelli, il mitico “Fucile”: era un grande tiratore. Confermo la “regola del 3”. L'ho usata anche a Milano. Sono sempre stato contrario all'idea di sovraccaricare i giocatori e i loro cervelli di troppa responsabilità. Era meglio che giocassero con le idee chiare e senza il peso del mondo sulle spalle. Per questo dicevo poche cose - appunto tre di solito o a volte anche meno - ma chiare. Durante i timeout a volte chiedevo a un giocatore. “Cosa ho detto? Ripetimelo!”. Volevo imprimere il messaggio nella loro mente. Trasmettere chiarezza era fondamentale”.
Segue ancora la Fortitudo e la Virtus?
“Vivo a Milano e faccio il consulente per l'Olimpia. Ogni tanto le guardo. Mi dispiace vederle entrambe in A2: spero che vengano presto in Serie A, dove spero ritornino anche altri grandi piazze come Treviso, Siena, Roma. Sono molto nostalgico”.
Quindi lei sarebbe favorevole alla proposta di una Superlega a 24 squadre, un'ipotesi di cui si è parlato proprio in questi giorni?
“Io sono a favore di qualsiasi cosa che riesca a portare le grandi piazze italiane in Serie A. Vorrei vedere nel massimo campionato, oltre a Bologna, anche Trieste, Siena, Roma, Torino, Brindisi, Napoli, magari la squadra di una grande città della Sicilia, come Palermo o Messina. Ora c'è Capo d'Orlando, che ha 13.000 abitanti. E che merita davvero tanti complimenti: ha fatto un capolavoro”.
Quello che, speriamo, si possa fare questa sera per aiutare la Fondazione Operation Smile Italia Onlus. Qual è l'appello che Dan Peterson fa alla piazza di Bologna?
“Amici sportivi, ci vediamo questa sera, alle 20, al PalaDozza. Venite tutti, io sarò lì. Il derby di Bologna? Per me è sempre numero 1”.