Riccardo Cortese: Volevo la vittoria a tutti i costi
Le parole del giocatore di Ferrara
Riki Cortese a meno di 24 ore dalla prodezza della Unipol Arena ripercorre non solo la sua performance (25 punti), ma tutte le tappe di una carriera vissuta sempre col sorriso e per amore della pallacanestro.
Questa la sua intervista rilasciata dall'agenzia Mvp
Riki, buono o no, lo lasciamo dire agli arbitri, fatto sta che hai tirato mirando chiaramente al ferro, nonostante mancasse poco...
il tiro è stato mirato, difficile sicuramente ma quando è uscito dalle mani l'ho sentita subito dentro...
- In uno degli ultimi timeout eri tornato in panchina molto arrabbiato, quasi tirando un calcio.. Volevi fortemente questa vittoria, che consapevolezza può dare alla vostra stagione aver vinto due volto contro la Virtus?
Ero molto arrabbiato con me stesso per qualche palla persa stupida ed evitabile, ma soprattutto per qualche decisione arbitrale dubbia, dal tecnico, al fallo in attacco di Bowers, alla stoppata di Roderick, ma anche qualcuna a favore nostro come alcuni passi dubbi fischiati a Michelori e Spissu. La vittoria la volevo a tutti costi, ce la meritavamo, dominando tutta la partita, avevamo più voglia e fame di loro.
- E che effetto fa battere due volte la Virtus ad un prodotto delle giovanili Fortitudo?
Sicuramente era una partita speciale per me, non me ne vogliano gli amici virtussini, ma avendo giocato in Fortitudo tanto tempo, vincerla in casa loro con un mio tiro sono soddisfazioni: sarà un bellissimo ricordo
- Dal prestito a Matera in poi, mai un rientro alla base nonostante le difficoltà post-fallimento della F: qualche rimpianto e l'auspicio, un domani, di tornare?
Da quando la F è tornata nella categoria dove gioco, oggettivamente non sono mai stato cercato da parte loro. Posso solo dirti che mi piacerebbe molto ritornare a giocare per quella maglia. La passione, la storia, l'energia che ti mette quella maglia, quel popolo credo siano veramente rare da trovare in Italia.
- Cecina, Brindisi, Matera, due volte Avellino, Veroli, Pistoia: ogni tappa, fin da molto giovane, ti ha lasciato qualcosa e dato uno sviluppo graduale alla tua carriera tecnica e alla tua crescita umana? C'è un consiglio che più di tutti ti sentiresti di dare ai ragazzi più giovani di oggi?
Ogni anno in ogni posto differente c'è sempre qualcosa che ti rimane. Delle volte positivo e altre purtroppo negativo. Ma fa parte del tuo "lavoro", se mai lo si possa definire tale. Ai ragazzi più giovani posso solo dire di non abbattersi mai e poi mai, allenarsi e stare sempre sul pezzo. Nessuno ti regala nulla, va tutto guadagnato, fatto di sacrifici e tanta dedizione al lavoro in palestra. Ci saranno molte volte che i tuoi amici vanno fuori a divertirsi ma tu non puoi, perché ti devi allenare o giocare.
- L'apice a Pistoia, due anni con una promozione in A a quasi 11 punti di media e poi un ruolo da protagonista nella squadra che fece soffrire Milano: l'esperienza più importante della tua carriera?
Ovviamente si, Pistoia era e rimane la seconda casa per me. Due stagioni indimenticabili sotto ogni punto di vista, fatte di continue emozioni dentro e fuori dal campo. Ho ancora tantissimi amici li e appena posso vado sempre a trovarli. Decisamente i due anni di carriera più belli e produttivi di tutta la mia vita.
- Un ritorno da "avversario" sotto una pioggia di applausi ed un bellissimo striscione realizzato dalla curva, che effetto ti ha fatto?
Un' emozione unica, li ho veramente capito che ho lasciato il segno, che mi vogliono bene, lì capisci davvero che forse oltre che al giocatore ho lasciato qualcosa a loro anche a livello umano, come loro hanno fatto con me. Dalla società, al presidente, allo staff tecnico, all'allenatore, con cui ci sentiamo ancora, e ovviamente ai tifosi pistoiesi, unici.
- Poi Avellino e all'alba dei 30 anni il ritorno in A2 e un'annata buona sotto il profilo personale, meno per i risultati di squadra a Verona:
Ci sarebbero davvero una marea di cose da dire, ma forse molte volte è meglio essere superiori e non parlarne proprio, lasciandole in spogliatoio, cosa che purtroppo non tutti fanno.
- Adesso Ferrara, un'altra piazza a suo modo storica ed appassionata, con le migliori cifre personali non solo per punti, ma anche rimbalzi e valutazioni degli ultimi anni: che tappa è nella tua carriera e che sensazioni, non solo tecniche, ti sta dando?!
Una tappa indubbiamente importante. in estate son stato cercato insistentemente da coach Trullo, che ce l'ha messa tutta. Ho sentito subito un' aria e una voglia di fare che mi ha colpito. Il progetto era davvero bello, purtroppo però le aspettative di squadra non sono state tali. Il cambio d'allenatore ci ha dato la giusta scossa che prima non avevamo. Personalmente parlando, quest'anno riesco ad essere molto più continuo sotto ogni aspetto.
- Trentuno anni da compiere a Maggio, ma quali altri obiettivi, aspettative, sogni nel cassetto hai da realizzare? Ci sono aspetti in cui ancora senti di poterti migliorare o che comunque sono cambiati in positivo nel corso degli anni? La Serie A o un'A2 di vertice?
Dall'anno scorso son tornato sui libri scrivendomi alla facoltà di Scienze motorie, proprio per poter avere un qualcosa in più a fine carriera. Sull'aspetto fisico e tecnico, c'è sempre da migliorare, dal tiro al palleggio, alla lettura del gioco. Non bisogna mai sentirsi giocatori fatti o finiti. Sicuramente a 30 anni curi più i dettagli, che un ragazzo di 18anni che ha ancora tanto migliorare. Ovviamente mi piacerebbe tornare in serie A, ma con le regole attuali credo sia davvero molto difficile, sempre più americani, e se non sei in Nazionale è difficile trovar spazio! Tornare a lottare per vincere il campionato è una mia priorità, essere protagonista dopo viene di conseguenza se sei nella giusta situazione di squadra e società!
- E' cambiato negli anni il tuo modo di approcciare alle partite e vivere la pallacanestro? Ti diverti sempre allo stesso modo?
La faccia sembra sempre quella del ragazzino che esordì schiacciando in una partita di Serie A, l'adrenalina sempre pronta a fuoriuscire in un qualsiasi momento, il linguaggio del corpo e la tranquillità di prendersi un tiro importante al 38' come se fosse quello di un 5 vs 5 in allenamento...
Bisogna trovare stimoli continui per poter essere pronti ad ogni partita. La pallacanestro è la mia vita e se non ti diverti più a giocare forse è meglio che si smetta proprio. Bisogna avere passione per qualsiasi cosa una persona faccia. Dalla partitella in allenamento alla partita della domenica, stimoli e competizione son all'ordine del giorno, dove ovviamente non voglio mai perdere.
- Fuori dal campo, tutto quello che ancora non si conosce bene di Riccardo Cortese: hobby, passioni... (musica, calcio, playstation, tv, cinema, cucina...)
Come dicevo prima mi son iscritto all'università, quindi studio quando ci sono gli esami, ogni tanto gioco alla playstation, vado a fare i giri nei centri commerciali e per le città per la gioia della mia ragazza Laura (scherzo ovviamente), son appassionato di serie tv e cinema, e tifo Juve
- Un cognato ex fortitudino come pariruolo, Carlos Delfino: si parla sempre di Basket?
Guardavo Jordan, Kobe, Mc Grady e cercavo di imitarli, quando ho visto che non ci riuscivo son passato a fare le cose più consone ai miei mezzi. Con lui invece parliamo poco di basket, anzi non ne parliamo proprio...