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Serie A2 Est 09/02/2011, 11.41

Frosini sferza i compagni: "Basta!"

" Le partite si vincono in difesa. E lì tutti si devono aiutare. Noi è da tanto tempo che non lo facciamo, e siamo tornati nel baratro"

Serie A2 Est

- Il Resto del Carlino -

Adesso basta. Parola di capitano; di lungo corso e di mille battaglie, affrontate senza mai tirarsi indietro. Alessandro Frosini è stanco. Ma non di calcare il parquet; anzi, non vede l’ora di tornare in campo. In ripresa dal noto infortunio ieri ha iniziato a corricchiare, in settimana dovrebbe effettuare qualche allenamento differenziato e domenica, nel delicatissimo match contro l’Aget Imola, potrebbe essere della partita. Frosini, si diceva, è stanco; ma di collezionare figuracce su e giù per l’Italia in quella che, per la Trenkwalder più che una stagione sportiva sta diventando un’agonia. Dopo la vergognosa prestazione offerta contro la Tezenis Verona al Palabigi, coach Frates ha definito i suoi giocatori «fantasmi», il presidente Ivan Paterlini ha parlato di «impegno scarsissimo» e del dovere di «onorare la maglia e il lauto stipendio che prendono», per tacere dei tifosi che hanno vibratamente contestato durante l’ultimo quarto e dopo il suono della sirena. Il capitano della Trenkwalder, che ha vissuto la debacle coi veneti a bordo panchina, lancia messaggi precisi.
Frosini, la squadra domenica sera ha fatto arrabbiare tutti per l’atteggiamento remissivo. Onestamente, cosa avete?
«Domanda da un milione, anzi, un miliardo di euro. So che coach Frates ha detto che dovremo parlarne tra noi, lo faremo, lo abbiamo già fatto tante volte in questa stagione. Io però credo che sia finito il tempo delle parole, delle scuse, degli alibi. Adesso possiamo solo fare fatti, vedere chi è uomo e chi mezza figura».
In teoria era quello che ci si aspettava proprio da queste partite…
«Infatti. Dovevamo mostrare carattere e maturità: non ci siamo mai riusciti. Gli avversari ci hanno sovrastato, sotto ogni profilo».
Difficile credere che siate diventati brocchi tutti d’un colpo.
«Infatti è un problema esclusivamente mentale. Dovremmo farci vedere tutti da uno buono. La testa va cambiata, ma aggiungo che è ora di fare vedere qualcosa di solido anche un po’ più in basso, immagino capiate cosa voglio dire…».
Assolutamente. Ve lo hanno chiesto anche i tifosi. Comprende la loro contestazione?
«Certo. Anche dalla panchina la percezione è stata che, alla prima spallata, abbiamo mollato. Tra l’altro, dopo un brutto inizio, stavamo recuperando. Il pubblico ci sosteneva. Perdiamo una palla banale, ok. Ma poi? Invece di reagire, diventiamo molli e ci facciamo travolgere. Per forza che poi la gente si incavola».
Ci sono ancora troppi «galli» nello spogliatoio, e pochi disposti a sacrificarsi?
«Vi rispondo così: le partite si vincono in difesa. E lì tutti si devono aiutare. Noi è da tanto tempo che non lo facciamo, e siamo tornati nel baratro. Non tutti possono pensare solo a fare 25 punti e poi dietro neanche piegano le ginocchia. Da questo casino possiamo uscire solo se remiamo tutti insieme. Se a qualcuno piace solo tirare, è tempo che impari a dare, o a rischiare di prendere, anche due sberle».
Per il ruolo che ha, può fare qualcosa in proposito?
«Di sicuro questo aspetto all’interno dello spogliatoio va chiarito. Tutti devono rendersi conto della grave situazione in cui siamo. Io sono arrivato al limite della sopportazione».

 

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E. Carchia

E. Carchia

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