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Serie A2 Est 31/01/2011, 21.24

Il mea culpa di Di Lorenzo

 "Mi è mancato il coraggio, si sarebbe dovuto cambiare prima"

Serie A2 Est

- La Voce di Romagna -

Sembra ieri quando dopo due anni d'esperienza da capoallenatore a Potenza, Giampaolo Di Lorenzo, ex capitano della Fulgor Forlì con cui conquistò la promozione in B!, prese il timone dell'allora Fulgorlibertas Forlì post-Garelli. La LegaDue sembrava, anche a livello budget, fuori portata per le casse oratoriane ed il pubblico che seguiva le gesta dei propri appassionati erano al massimo sempre gli stessi 1500 fedelissimi delle ultime stagioni. Con un gioco arioso e spumeggiante, una squadra solida, compatta e quadrata, un atteggiamento in campo e fuori da unico blocco granitico, un carisma ed una capacità di comunicazione unica in un mondo votato all'omologazione, Di Lorenzo è stato il principale artefice, sebbene non unico, del dirompente ritorno di fiamma della passione per la palla a spicchi a Forlì. In due stagioni, in un crescendo rossiniano, Di Lorenzo ha saputo guidare la sua truppa fra mille difficoltà e sfortune arrivando l'anno passato a giocarsi la finale promozione contro Barcellona e Fortitudo in condizioni di forma pessime ma riaccendendo al grande pubblico un Palafiera che per gara 5 contro Bologna contava più di 5000 tifosi. La Lega Due putroppo è stato uno scoglio durissimo per la nuova società ed il nuovo coach che ha visto fra mille difficoltà di budget costruire una squadra che sin da subito ha denotato difficoltà ed errori di valutazione tecnica e un po' alla volta nell'ultimo mese i protagonisti di questi favolosi due anni se ne sono andati: in estate il capitano forlivese Frassineti, attirato dalle sirene di Reggio Emilia, e il duo Villani-Farioli senza dimenticare il riminese Tassinari, poi proprio in questi ultimi giorni il neo-capitano Forray, senza dimenticare ovviamente chi è arrivato e in pochi mesi a rifatto le valigie verso altre destinazioni come Foiera, Piazza, Wittman e Licartovsky. E proprio domenica alla fine la mannaia degli insuccessi (7 consecutivi ed una salvezza divenuta ora una chimera sempre più lontana) pure lui, l'ammiraglio di lungo corso, Giampaolo Di Lorenzo, l'uomo a cui molto si deve per la rinascita della pallacanestro mercuriale. Come ha preso la notizia del suo esonero dopo due anni e mezzo in cui si era costruito un legame quasi simbiotico fra lei, la città e la palla a spicchi sotto San Mercuriale? "Logico che questo esonero mi faccia molto male perché per me Forlì è e resta speciale ed è come essere abbandonato dalla propria famiglia, ma so che la decisione è stata difficilissima anche per la società. Una decisione presa probabilmente perché si era arrivati ad un punto in cui serviva la classica scossa e a pagare doveva essere anche l'allenatore, e probabilmente visto il forte legame che mi lega anche ai dirigenti mercuriali serviva anche per proteggere me in una situazione difficile di grande pressione che si era venuta a creare. Quello che però che mi fa più male è vedere la posizione attuale di Forlì dopo la vittoria di Verona perché è ovvio che continuo a tifare Forlì e spero che il mio esonero possa servire almeno per riprendere la corsa verso una salvezza che reputo ancora possibile". Ci sono rimpianti per questa sua prima avventura alla guida di una squadra di LegaDue dopo due anni esaltanti in A dilettanti? "E' normale che ci siano tanti tantissimi rimpianti, ed è logico che ci siano stati molti errori com- messi che hanno portato a questa difficile situazione per la città e la pallacanestro forlivese. Mi è mancata decisamente l'umiltà per gestire al meglio alcune situazione convinto che sarei riuscito comunque a trovare le soluzioni giuste per superare i molti problemi che sin dall'inizio della stagione ci attanagliavano e mi è mancato anche il coraggio per operare alcune scelte e alzare la voce nel momento che lo richiedeva. Sono errori da cui s'impara e che spero di non ripetere in futuro. Probabilmente, complice una classifica che fino a Pistoia ci vedeva salvi, abbiamo troppo temporeggiato ad operare alcune scelte mentre altre formazioni stavano migliorando inserendo giocatori e elevando il proprio gioco, penso a San Severo o Verona, e così quando ciò è successo non c'è stato il tempo di far vedere i miglioramenti che sono stati apportati". Una squadra che è stata profondamente modificata in meno di un mese, che però viene da sette sconfitte consecutive, sebbene le ultime due abbiano dato segnali importanti di ripresa nonostante una difesa ancora trop- po ballerina. Che eredità pensa di lasciare a Vucinic? "Purtroppo il dispiacere più grande è quello di lasciare al nuovo allenatore, che ritengo avere tutte la qualità per fare bene perché so che la società non sceglie sprovveduti, una squadra che è un vero e proprio cantiere aperto senza una propria identità. Purtroppo questo è successo perché abbiamo dovuto cambiare molto per migliorare il talento medio della squadra stessa ma ritengo che gli ultimi due incontri contro formazioni d'alta fascia come Venezia e Rimini abbiano dimostrato che ora il talento per poter fare bene c'è; manca e c'è mancato ovviamente il tempo per assemblarlo soprattutto a livello difensivo dove ci vuole tempo per operare meccanismi giusti. Il calendario non ci ha aiutato mettendoci di fronte formazioni nostre dirette avversarie nella corsa alla salvezza proprio nel momento in cui abbiamo dovuto operare profondi cambiamenti nel roster e nel contempo quando con questa nuova struttura più talentuosa e certamente più quadrata avremmo potuto fare punti con Verona e San Severo, abbiamo dovuto affrontare due delle formazioni più rodate, quadrate e continue di questa Lega, Rimini e Venezia". C'è stato qualche cosa che cambierebbe se tornasse indietro? "I discorsi con i se e con i ma non mi piace farli, forse cercherei di difendere di più le mie opinioni e le mie esigenze. Se siamo in questa situazione è però perché abbiamo commesso degli errori, sebbene alcuni media ci hanno attaccato duramente e questo ha influito non poco su una squadra molto giovane e con poco talento". Crede che questa formazione adesso possa ancora concorrere per la salvezza? "Penso che il talento ci sia sebbene il tempo sia tiranno. E' vero per esempio che non essendoci grandissimi difensori sulla palla ed avendo pochi centimetri e non tanto atletismo, questa formazione abbia bisogno di difendere di squadra cercando probabilmente molte zone miste per ovviare ai propri problemi fisici, zone che però occorre tempo per essere assimilate da una formazione nuova. Io ci spero e tiferò per questo". Come cinque anni fa, le strade di Forlì e Di Lorenzo si dividono, e ancora una volta, la città di Forlì non vuol sentire parlare di addio ma di un gioviale e sincero arrivederci, capitano!

 

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E. Carchia

E. Carchia

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