Marco Calvani: Recanati, la mia nuova sfida
Calvani intervistato dal sito della LNP
- Coach Marco Calvani, a breve inizierà una nuova avventura in Serie A2 sulla panchina di Recanati.
- “Recanati è una realtà che mi aveva cercato negli ultimi tre anni, a partire dalla finale scudetto disputata con Roma nel 2013. È importante per un allenatore andare in un club che abbia manifestato interesse più volte, a dimostrazione di una volontà di avermi in panchina, certificata nel tempo. Recanati, inoltre, è un Club che ha sempre agito secondo i propri mezzi. Per chi vive di sport è un aspetto importante”.
- La prossima stagione vedrà il Basket Recanati giocare le proprie gare interne ad Ancona. Un progetto importante, che prevede una partnership con le principali società anconetane (Stamura e Cab Ancona), con l’obiettivo di coinvolgere il pubblico anconetano ed il capoluogo di regione.
- "È un passaggio abbastanza epocale per Recanati, ma doveroso, vista la norma che ha fissato la capienza minima degli impianti di Serie A2 a 2000 posti, con tolleranza a 1800 (il PalaCingolani di Recanati ha una capienza di 1006 posti, ndr). C’erano diverse possibilità, la Società ha scelto Ancona, in un impianto da 5200 posti di capienza come il PalaRossini. Si tratterà di un impegno forte, anche a livello organizzativo, cercando di coinvolgere il pubblico locale, come le Istituzioni. Ecco perché è stato importante stringere accordi di collaborazione con le Società anconetane, per evitare il rischio di giocare in una cattedrale nel deserto. Abbiamo coscienza di avere una responsabilità legata ai risultati e al tipo di basket che sapremo mettere in campo, per far sì che nuovi tifosi possano seguirci. Considerando anche il fatto che molte squadre blasonate del girone Est verranno a giocare ad Ancona, e che gli appassionati anconetani potranno vedere da vicino il secondo campionato nazionale di pallacanestro”.
- Ovviamente è altrettanto importante non tagliare il cordone con Recanati, che vanta una passione cresciuta negli anni, una tifoseria corretta e molto spesso al seguito della squadra in trasferta.
- “Continueremo a far base a Recanati per la sede e per gli allenamenti. La squadra continuerà a chiamarsi Basket Recanati e manterremo i colori sociali gialloblù. Nel corso della settimana effettueremo comunque alcuni allenamenti ad Ancona per prendere confidenza con il campo di gioco e con l’impianto, con l’obiettivo di acquisire riferimenti per acquisire fattore-campo”.
- Come pensate di allestire la squadra per il prossimo anno? Si possono già intuire dei possibili obiettivi stagionali? E, se non questi, le filosofie di costruzione del roster.
- "È prematuro, complice variabili di mercato che non possiamo gestire. Al momento stiamo cercando di completare il pacchetto degli italiani, ed già abbiamo fatto alcune mosse in tal senso. Poi valuteremo i due Usa, che nei nostri intendimenti dovranno essere una guardia e un pivot. L’obiettivo sarà avere una squadra che non dipenda da uno o due giocatori. Questo anche per non dare riferimenti agli avversari e trovare sempre protagonisti differenti durante le partite, cercando di trovare quell’equilibrio che è sempre stato uno dei miei principali obiettivi da allenatore”.
- Avete già compiuto le prime mosse sul mercato con gli acquisti di Bolpin e Loschi e con le conferme di Maspero e Pierini, che rappresentano la continuità rispetto al passato campionato. Ci presenta questi primi quattro tasselli? Che ruolo assumeranno nel vostro scacchiere?
- "Attilio Pierini, il capitano, è un giocatore assolutamente gradito per le qualità che ha dimostrato di avere e molto importante dal punto di vista tattico con la sua capacità di allargarsi sul perimetro. Per quanto riguarda Maspero, avevo suggerito alla società la sua conferma ancor prima della mia ufficializzazione, a dimostrazione della grande considerazione e del rispetto che nutro nei suoi confronti. Bolpin è un Under classe 1997, di proprietà Reyer Venezia, che l’anno scorso ha già dimostrato di poter reggere la categoria ad Agropoli e che continuerà il proprio processo di maturazione, in un ambiente come quello di Recanati che penso ideale per lui. Chi mi conosce sa che non ho mai lesinato attenzioni nei confronti dei giovani e quindi conto di potergli dare minuti. Loschi, seppur giovane (è un classe 1990, ndr), ha già molti anni di esperienza ad alto livello in società come Brescia e Scafati che ambivano alla promozione. Ci darà sicuramente un grande contributo di esperienza e ci aiuterà a stare in campo nella giusta maniera in determinati momenti della gara. Sarà utile in particolare alla maturazione di Maspero, dovendo condividere lo stesso ruolo”.
- Prima di giungere a Recanati per la presentazione ha svolto una serie di clinic in Africa, e più precisamente in Uganda, a beneficio di allenatori locali. Che realtà ha incontrato?
- “Ho svolto un’esperienza a Kampala, la capitale dell’Uganda, dove ho seguito in una serie di allenamenti le Nazionali ugandesi, sia senior che giovanili, oltre ad alcuni club del campionato. Ho potuto svolgere anche alcuni clinic per allenatori. Ho incontrato i vertici della Federazione e del Comitato Olimpico ugandese per fare un bilancio ed esprimere un parere sulla mia esperienza. Devo dire che si tratta di una realtà con grandi potenzialità, con giocatori molto dotati a livello fisico, che hanno il basket americano come modello. Al momento l’Uganda non può competere con nazioni come Nigeria e Senegal. Ma la Federazione locale ha grandi risorse e vuole strutturarsi, alzando il livello di dirigenti, allenatori e giocatori”.
- Torna in Serie A2 dopo un anno da osservatore esterno. Che opinione ha di questo torneo?
- “Con due soli stranieri e la possibilità di un passaportato ogni squadra ha almeno due giocatori da quintetto italiani, con altri due-tre in rotazione dalla panchina. In teoria i giocatori italiani avrebbero quindi la possibilità di maturare, dopo la fine della propria esperienza nelle giovanili. In realtà questo non avviene sempre, e i giovani non riescono a trovare molto spazio. Bolpin lo scorso anno, a 19 anni, ha giocato circa 10 minuti a gara ad Agropoli (13.5 per l’esattezza, ndr), ma ne avrebbe dovuti fare almeno 20 per il suo bene e la sua crescita. Neppure io so se potrò fornirgli questo tipo di minutaggio nel prossimo campionato. Si dovrebbero quindi porre le condizioni per un campionato che abbia come principale obiettivo quello di sviluppare i giovani italiani. E’ un campionato molto interessante e competitivo, con tante realtà di livello e che serve anche da laboratorio per i giovani Usa appena usciti dal college o alle prime esperienze europee, come prima tappa di un percorso che li potrà poi vedere protagonisti nella nostra Serie A o nelle principali competizioni continentali”.
- Ultima domanda sulla Nazionale azzurra, in questi giorni impegnata nel Torneo preolimpico di Torino. Lei è a Torino per assistere agli incontri e nei mesi scorsi ha seguito Andrea Bargnani in una serie di allenamenti individuali a Roma. Come ha visto gli azzurri e cosa pensa della nostra Nazionale?
- "L’unico obiettivo di questo Torneo Preolimpico è la qualificazione ai Giochi Olimpici, esperienza unica per ogni sportivo. Conta solo vincerlo, anche all’ultimo tiro della finale, dopo aver giocato male e in sofferenza. La gara contro la Croazia ha mostrato carattere in difesa, pur giocando peggio di loro in attacco. Ho visto un Datome molto stanco dopo la lunga stagione con il Fenerbahce ma comunque importante, un Hackett sorprendente per gestione del gruppo ed aggiustamenti durante la gara ed un Melli di grande sostanza in tutte quelle voci che non finiscono nelle statistiche”.