Gresta lascia la carriera da allenatore: diventerà procuratore sportivo
Il 45enne pesarese abbandona la panchina dopo l'ultima esperienza di Matera per diventare agente
LE RAGIONI “Mi dispiace smettere di allenare perché lo faccio dal 1987, da quando avevo 16 anni, e la prima volta che sono finito in Serie A da vicecoach avevo 24 anni. In tutto questo tempo ho sempre avuto il privilegio di fare la cosa che più mi divertiva, facendola diventare anche una professione. Ma se in "Uno su Mille" il buon Morandi canta “Io di voce ce ne avrei ma non per gridare aiuto”, io di voglia ne avrei ancora di allenare però purtroppo, o per errori abbinati a situazioni sfortunate o per scelte non ben ponderate, dopo la positiva esperienza di Cremona in Serie A mi sono accorto che non c'è più lo spazio, o non mi merito più lo spazio, che desiderei avere come allenatore. Quindi devo prendere atto di questo e, sebbene quando entri in palestra e alleni venga fuori il mio “io” nella maniera più marcata, deve anche esserci una società che deve darti l'opportunità di scendere in palestra e divertirti, opportunità che non sto vedendo più per me. Inoltre, purtroppo, vedo che la pallacanestro è sempre più afflitta dalla “zamparite acuta”, anche ai livelli più alti, come si è visto bene quest'anno nel massimo campionato italiano. Non credo pertanto che ci sia più spazio per me per quello che avrei desiderato fare tutta la vita".
IL NUOVO MESTIERE “A 45 anni non è che posso iniziare a far qualcosa che è al di fuori del mio ambiente cestistico. In questi giorni sto avendo colloqui per fare qualcosa di diverso e questo qualcosa di diverso sarà quello di diventare un agente, rappresentare giocatori e allenatori per un'agenzia di procuratori che mi possa dare questa chance. E in effetti sono vicino a trovare un accordo, però ovviamente sino a fine aprile, essendo ancora sottocontratto come allenatore, come tale mi devo comportare. Per cui sarà qualcosa che uscirà ufficialmente fuori dal 24 aprile. Nella mia nuova professione – continua Gresta – la mia idea sarà cercare di essere il più possibile il procuratore che io avrei voluto sempre avere, quindi non considererò l'assistito come una semplice figurina di un album ma guarderò cosa c'è dietro la foto, dando valore all'aspetto umano nel rapporto con giocatori e allenatori. Detto questo, ci tengo però a ringraziare il mio ultimo procuratore, Marco Valenza, perché non posso assolutamente rimproverargli nulla”.
RINGRAZIAMENTI “Come allenatore sarebbero mille le persone da ringraziare, come sono mille quelle da mandare a quel paese. Potendo citare nei ringraziamenti poche persone ne cito solo due, peraltro entrambe al di fuori della pallacanestro attuale: l'ex gm di Avellino Menotti Sanfilippo, che è colui che veramente mi ha dato una grande chance facendomi lavorare con la Scandone, e Alfiero Latini, ex patron di Jesi che ebbe il coraggio di farmi fare il capoallenatore, venendo ripagato con la storica promozione in A1 dell'Aurora nel 2003-04, poi votata come la migliore squadra jesina del decennio”.
SOGNI DA RIMETTERE NEL CASSETTO “Ho sempre sognato di allenare la squadra della mia città, Pesaro, perché rappresenta la storia del basket italiano e perchè è la squadra per la quale ho sempre tifato e sofferto. Poi avevo il sogno di tornare ad allenare Avellino, piazza calda e con un amore enorme per la pallacanestro, e infine, francamente, quello di allenare nella Capitale, perché Roma è Roma. La tassa per la tessera di allenatore continuerò a pagarla, comunque, nella vita di sicuro c'è solo la morte, però in questo momento voglio soltanto cercare di fare al meglio ciò che da fine aprile inizierò a fare”.