La storia di Ndoja nel libro di Pettene 'La morte è certa, la vita no'
La Pallacanestro Mantovana è orgogliosa di promuovere l’evento speciale della presentazione del libro “La morte è certa, la vita no”, la storia di Klaudio Ndoja, da profugo a cestista professionista ed affermato della pallacanestro italiana
Il libro verrà presentato domenica 13 settembre a Mantova, presso il Consorzio Virgilio in Piazza Broletto 6 a partire dalle 11.30, città del Festival della letteratura e anche città della squadra biancorossa Dinamica Generale di Serie A2 nella quale Klaudio Ndoja giocherà questa stagione 2015/16.
L’ala degli Stings, “il gladiatore”, e all’autore Michele Pettene presenteranno insieme il romanzo sportivo, con prefazione di Gianmarco Pozzecco. Il libro è disponibile nelle librerie dal 3 settembre.
Il libro di Michele Pettene “La Morte è certa, la Vita no – La Storia di Klaudio Ndoja” (prefazione di Pozzecco) ci racconta la sua avventura. “Il campo di pallacanestro è uno dei pochi posti al mondo dove non ci si può nascondere: si capisce subito se sei vero o se sei una fregatura. Ed è realmente così”.
Il viaggio, la fede e l’orgoglio di farcela passando attraverso mille difficoltà. Lontano da casa, da profugo, sbarcato sulle spiagge pugliesi con un vecchio scafo arrugginito. Lo racconta lo scrittore veronese, milanese d’adozione, Michele Pettene nel suo libro “La Morte è certa, la Vita no – La Storia di Klaudio Ndoja” di Imprimatur Editore, distribuito da Rcs, con prefazione di Gianmarco Pozzecco.
La storia del primo cestista albanese capace, nel 2007-2008 con Capo d’Orlando, di giocare nella Serie A italiana e diventarne uno dei protagonisti. Pettene ripercorre le tappe fondamentali della vita di un ragazzo scappato dalle spiagge di Valona e da una Albania in piena guerra civile per rincorrere, insieme alla famiglia, una vita migliore. La chiave di volta, dopo aver girato l’Italia in lungo e in largo, è l’arrivo nell’hinterland milanese. Il padre trova lavoro come custode di notte in una fabbrica di Palazzolo Milanese. La famiglia vive in uno sgabuzzino della stessa struttura e Klaudio, senza documenti, incontra don Marco Lodovici, il parroco del piccolo oratorio del comune lombardo, che lo convince a giocare nella sua squadra Csi. L’esperienza dura poco, perché don Marco lo spinge verso un provino nel prestigioso settore giovanile di Desio, dove Enrico Ferrari ed Alberto Sacchi, giovani e rampanti allenatori, lo fanno crescere, come giocatore e uomo. Completa la sua formazione nella Casalpusterlengo di Danilo Gallinari e Pietro Aradori, ma il cerchio si chiude il 14 giugno 2012, quando da capitano di Brindisi, vince la Legadue nella serie finale contro Pistoia, quattordici anni dopo essere sbarcato da profugo su una spiaggia tra Bari e lo stesso comune pugliese.
Nel libro traspare tutta la fede di un ragazzo profondamente cattolico. Il 7 giugno 2014, come rappresentante del Csi, incontra Papa Francesco in Piazza San Pietro, davanti a 70.000 persone. E racconta la sua storia di fede, coraggio e voglia di superare tutti gli ostacoli. E’ il momento più alto di un percorso interiore in cui lo sport è stato parte fondamentale. Pettene racconta l’emozione di un progetto nato quasi per caso: “In passato scrissi un capitolo di un libro in cui parlavo dei ragazzi usciti dal settore giovanile di Casalpusterlengo ed affermatisi ad alto livello. Nel 2012 Ndoja mi chiamò per chiedermi se me la sentivo di scrivere un libro su di lui. Si parla di integrazione e vuole anche rimodellare alcuni stereotipi che accompagnano gli albanesi venuti in Italia. E’ l’immagine dello sport nella sua forma più aggregante. E’ una storia di incontri ed amicizie. Tante cose mi hanno colpito, una in particolare. Un giorno Klaudio mi disse ‘Il campo di pallacanestro è uno dei pochi posti al mondo dove non ci si può nascondere: si capisce subito se sei vero o se sei una fregatura’. Ed è realmente così”.