Trapani, il bilancio di Julio Trovato
Il bilancio di fine stagione del dirigente di Trapani
Julio Trovato, è giunto il momento del bilancio: partiamo dalla prima squadra.
“Nessuno di noi può dire che quest’anno sia andata bene. Ma io ho il dovere di guardare oltre”.
Qual è la direzione?
“Se la Pallacanestro Trapani vuole tendere verso una crescita futura costante, deve essere capace di investire in settori e servizi che, con il passare degli anni, possano coprire almeno una parte dei costi complessivi”.
In che maniera?
“Possiamo fare tanti esempi, ne scelgo un paio semplici: gestire il PalAuriga è costoso, ma se la mattina creiamo la possibilità di fare ginnastica dolce, faremo nascere una fonte di reddito che sarà un motore in più per il club, oltre che un veicolo per avvicinare ulteriormente i nostri tifosi alla società. Oppure gli immobili, per citare un altro settore. Al momento, ovviamente, sosteniamo delle spese connesse agli alloggi degli atleti, ma se nel corso degli anni riusciremo pian piano ad acquisire a tutti gli effetti qualche locale, questo diverrebbe un bene prezioso a disposizione dell’intera organizzazione”.
Vuol dire che c’è spazio per un profitto?
“No, assolutamente. La questione non è guadagnare, perché siamo e rimaniamo una società senza scopo di lucro, ma intendiamo creare una vicenda aziendale che possa risultare il più possibile indipendente dal punto di vista economico. La Pallacanestro Trapani è una realtà importantissima del territorio e l’elenco delle società, anche di grande livello, costrette a sparire ogni anno è infinito. Dare stabilità ad un club significa non deludere il tifoso, che da un anno ad un altro non deve vedersi togliere da sotto la sua squadra, la ragione della sua passione. Nello sport italiano c’è una mentalità spesso poco corretta, in questo senso, perché il risultato conta più di tutto il resto. Anzi, a volte, pur di vincere si è persino disposti a indebitarsi, mentre noi intendiamo coniugare la stabilità strutturale alle componenti strettamente agonistiche”.
Sì, ma nello sport si vendono emozioni, non beni di consumo.
“Vero, si vendono emozioni: ma perché per ogni concerto si riesce a guadagnare su ogni singola t-shrit e nello sport bisogna sempre e solo chiedersi quanto ci sia da spendere, per chi organizza le attività?”.
Insomma , la mentalità aziendale deve introdursi anche nelle nostre società.
“Certo. E’ un processo lungo, ma possibile. Questa è la via maestra da percorrere. Del resto, l’America ne è un esempio fulgido. Ripeto: il concetto portante non è guadagnare, ma fare le cose per bene, per non costringere la proprietà a dissanguarsi e creare stabilità e solidità nell’intero ambiente, fornendo la possibilità di programmare e vivere in una realtà sana”.
La Pallacanestro Trapani è su questa strada?
“Il mio lavoro ha proprio questa prospettiva, quest’obiettivo”.
Dal di vista appena menzionato, allora, il bilancio di questa stagione come deve essere considerato?
“Per volere e scelta di Pietro Basciano, questo è stato un vero e proprio anno zero. Era necessario che io conoscessi cose, persone, ambiente e abitudini di questa città. Evidentemente non tutto è andato in maniera impeccabile, come è naturale, ma ho accumulato una serie infinita di input positivi. Ho visto tanta energia. Adesso, bisognerà capitalizzare queste conoscenze, metterle a frutto, e canalizzarle nel miglior modo possibile”.
Il settore giovanile?
“Abbiamo iniziato a lavorare. Da quando Pietro Basciano è presidente, sono arrivate tre convocazioni in azzurro per i nostri atleti. Sono iniezioni di fiducia che ci spingono a fare sempre meglio, che costituiscono un esempio per tutti i nostri ragazzi e per chi vuole iniziare a giocare a pallacanestro. Siamo, però, soltanto all’inizio. E siamo consapevole che servirà del tempo per conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati”.
Un’ultima battuta rivolta ai tifosi di Trapani, che hanno seguito con passione questa stagione e vogliono tornare a sostenere una squadra capace di trasmettere loro emozioni.
“Vengo da una grande città come Torino, ma ho da subito apprezzato e capito come i 3.500 spettatori della Pallacanestro Trapani siano un patrimonio inestimabile. La gente di Trapani ha un’incredibile voglia di coinvolgersi e compromettersi emotivamente con la squadra, al di là del risultato. Noi dobbiamo essere bravi ad aiutare i nostri tifosi a fare esattamente questo, mettendoci del nostro. Questa è la trave portante di ogni pensiero futuro, di ogni progetto sul club, perché i tifosi sono la nostra anima”.